Barriera fisica o idraulica? Questo è il problema

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Chi opera nel campo delle bonifiche conosce fin troppo bene questo problema: nell’ambito delle operazioni di bonifica di siti contaminati, spesso la direzione rifiuti e bonifiche del Ministero dell’ambiente impone la realizzazione di una barriera fisica, l’unica considerata idonea a “fronteggiare” lo stato di inquinamento, confinandolo, per poterlo più facilmente gestire.

Di recente, il TAR Toscana (sentenza n. 3973/09) è intervenuto a dirimere una delle molteplici contestazioni, in materia di bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale: è sufficiente la realizzazione di una barriera idraulica, o la costruzione di una barriera fisica è l’unica strada percorribile per bonificare il sito?


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Poteri di ordinanza del Sindaco in materia di gestione dei rifiuti

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Sarà che si parla con maggiore insistenza di federalismo, sarà che tocca spesso al Sindaco cercare di togliere le castagne dal fuoco in materia ambientale, in riferimento a situazioni definite contingibili ed urgenti, anche se non sempre lo sono.

Tant’è, uno degli argomenti più gettonati, in materia di gestione dei rifiuti, è quello relativo ai confini del potere di ordinanza del Sindaco.

Natura Giuridica ne ha parlato spesso, nelle pagine del blog.
Per un ripasso andatevi a leggere questi post:


Oggi NG ritorna su un caso di un’ordinanza di un Sindaco, con la quale si imponeva la rimozione, lo smaltimento ed il recupero di rifiuti speciali provenienti da demolizioni edili, previa presentazione di dettagliato programma di smaltimento del materiale stesso presunto abbandonato.


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Denuncia inizio attività per la realizzazione di un impianto eolico

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Il caso sottoposto all’analisi del TAR di Bari aveva per oggetto la validità della sola denuncia di inizio di attività (DIA) per la realizzazione di un impianto eolico per la produzione di energia elettrica, di potenza pari ad 1 MW, in un Comune in Puglia.

La vicenda, come spesso accade in questi casi, è complessa, e potete approfondirla scaricando gratuitamente il testo dell’ordinanza n. 155/2009 del TAR di Bari sul sito di Natura Giuridica, previa semplice registrazione.

Ordinanza, avete letto bene, non sentenza: perché il TAR di Bari ha considerato che il caso sottoposto al suo vaglio fosse così complicato da dover rimettere alla Corte Costituzionale una questione di legittimità costituzionale della legge regionale della Puglia, applicabile al caso concreto (LR 1/2008).


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Quali poteri hanno i Comuni in materia di fonti rinnovabili di energia?

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Le fonti di energia rinnovabile, come si sa, rappresentano uno dei pochi settori che, in questo momento di crisi economico-finanziaria, tirano il mercato.

Purtroppo, però, sono molti gli ostacoli, soprattutto normativo-burocratici, che, soprattutto nel nostro Paese, ostacolano lo sviluppo dell’eolico, del fotovoltaico, delle biomasse, tanto per citare le fonti di energia rinnovabile più "cool".

Natura Giuridica si occupa, come sapete, di diritto ambientale a 360 gradi, ma di recente si è specializzata ulteriormente nel settore della gestione dei rifiuti, delle bonifiche dei siti contaminati e, appunto, nel settore delle fonti di energia rinnovabile.

Oltre a pareri e consulenze legali ambientali, e a “dritte giuridiche” ai numerosi lettori che inviano per e-mail, o pongono per telefono, quesiti in materia di diritto dell’energia, Natura Giuridica collabora con un’importante Associazione di Comuni rinnovabili, che sta progettando, in giro per l’Italia, numerosi cantieri sostenibili.

Si tratta di Amministrazioni comunali lungimiranti, che puntano sulle energie rinnovabili (con una predilezione per il fotovoltaico, il minieolico e le biomasse), anticipando quelli che, secondo me, saranno i futuri scenari energetico-ambientali.

Ma gli altri Comuni, che al momento sono al palo, cosa fanno per le fonti di energia rinnovabile?
Quali sono i poteri dei Comuni in materia di fonti di energia rinnovabile?
Quali strumenti hanno per realizzare, o al contrario, per frenare questo inevitabile viaggio versa la sostenibilità?


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Una sbirciatina sulla bozza di linee guida nazionali in materia di energia rinnovabile

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Per chi, come me, si occupa di consulenza ambientale e di web 2.0, parlare di diritto dell’ambiente risulta un’esperienza per certi versi entusiasmante, ma allo stesso tempo estremamente faticosa.

Occorre, infatti, trovare il giusto equilibrio fra:
  • il linguaggio aulico degli articoli di dottrina e dei pareri legali ambientali;
  • lo studio analitico e scientifico scientifico delle questioni, sempre più numerose, sottoposte alla mia attenzione dagli operatori del settore ambientale;
  • il metodo divulgativo, indispensabile, a mio avviso, per interessare il grande pubblico, e renderlo, di conseguenza, partecipe di un processo che ha bisogno di condivisione, dialogo, partecipazione.
In numerose occasioni ho sottolineato, nelle pagine del blog di NG, l’incapacità del nostro legislatore di adottare una normativa in campo ambientale coerente, integrata, lungimirante, puntuale: in sintesi, in grado di garantire, al contempo, certezza del diritto, tutela dell’ambiente e competitività delle imprese operanti nel settore.

In Italia dovrebbero esistere, già da parecchio tempo, linee guida nazionali in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili, con il delicato compito di assicurare un corretto inserimento degli impianti (in particolare di quelli eolici e fotovoltaici), nel paesaggio.

Dovrebbero, perché a distanza di più di sei anni dall’entrata in vigore del D.Lgs n. 387/03, che ne preannunciava l’indispensabile emanazione, tali linee guida sono rimaste…inevase.


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Diritto dell’energia: come muoversi nel complesso contesto giuridico

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Qualche giorno fa, parlandovi delle “Energie rinnovabili in Italia: occorre rivolgersi all’U.C.A.S., l’ufficio complicazione affari semplici” ho tracciato un quadro generale delle principali problematiche relative alla normativa in materia energia da fonti rinnovabili, sottolineando il fatto che, allo stato attuale, il puzzle normativo italiano non consente di definire una politica energetico-ambientale coerente e di prospettiva.
In una parola: sostenibile.

In questo confuso contesto normativo le Regioni dettano normative diverse fra di loro, stabilendo principi e limiti legali differenti e contribuendo, in questo modo, a creare (o ad allargare, in certi casi) le differenze fra i cittadini di regioni diverse…

Quando un lettore di Natura Giuridica, che spesso si trasforma in un cliente dello Studio di consulenza legale ambientale, mi contatta, le domande che mi pone, di solito, sono molto generiche, e mirano alla risoluzione di un problema specifico.
Per farvi un esempio, attinente alla materia delle fonti di energia rinnovabile, oggetto di questo post: 


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Al servizio dei cittadini

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"... io sono un principe libero
e ho altrettanta autorità di fare guerra
al mondo intero quanto colui
che ha cento navi in mare"
Samuel Bellamy

Chi adora Fabrizio De Andrè, come il sottoscritto, conoscerà sicuramente questi versi: rappresentano il prologo de “Le nuvole”, l’album del 1990, quello di “Don Raffaè”, “La domenica delle salme” e “A çima”, tanto per intenderci…

Mi è venuta in mente leggendo – da uomo libero, quale sono – le parole di Filippo Rossi, il direttore di FareFuturo, su “La Repubblica” di oggi, 17 aprile 2010
“Comunque vada, il dado è tratto, emerge una differenza tra chi considera il potere una cosa privata e chi lo considera al servizio dei cittadini
Da uomo libero che ha altrettanta autorità di dire come la pensa al mondo intero, quanto colui che ha cento televisioni nell’etere…

Sono un cittadino che, come avrebbe detto il caro Indro, turandosi il naso è andato a votare, per ciò che ritiene il meno peggio, non sicuramente il "bene", né il meglio.

Da uomo libero quale sono orgoglioso di essere, appunto, non sono – e non posso essere, da nessuno – etichettabile: sfuggo alle definizioni semplicistiche (quelle che finiscono, di solito, in –ismo, -ista), che tanto piacciono a chi ha la velleità di controllare tutto e tutti, di mettere da una parte i buoni e dall’altra i cattivi; da una parte quelli che la pensano come me (e che, quindi, la pensano bene) e dall’altra quelli che no; da una parte quelli che vogliono…


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Diritto dell’energia: autorizzazione unica per un impianto eolico

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Gli ultimi anni hanno visto la Sicilia in prima linea nella richiesta di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio di parchi eolici.

Molte le richieste di concessione dell’autorizzazione unica alla realizzazione di impianti per la produzione di energia pulita prodotta da fonte eolica: molte anche le opposizioni a tali richieste, che hanno intasato le aule dei due TAR, quello di Palermo e quello di Catania.

Di recente il TAR di Palermo si è trovata a dover giudicare le fondatezza di tre distinti ricorsi.

Nel primo (sentenza n. 1760/09) è stato affrontato un tema delicato, oggetto di numerosi post nelle pagine del blog di Natura Giuridica: l’illegittimità del silenzio inadempimento dell’amministrazione, di cui potete leggere un sintetico riassunto nel post “The sound of silence”.

Nel secondo (sentenza n. 272/10), una famosa società leader nel campo eolico ha impugnato gli atti con i quali un Comune del palermitano aveva individuato la proposta progettuale ritenuta più vantaggiosa attraverso l’espletamento di una procedura informale.

Nel terzo (sentenza n. 274/10) la società ricorrente ha impugnato gli atti con cui è stata respinta la richiesta di autorizzazione unica per la realizzazione di un progetto di parco eolico, a seguito di illegittimi ritardi da parte dell’Amministrazione procedente.


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Piano cave: quali sono le competenze provinciali?

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Un piano cave provinciale, adottato in assenza della valutazione di impatto strategica, alla stregua di quanto previsto dalla direttiva 42/01/CE, è legittimo?

Quali sono i limiti della pianificazione provinciale in materia di cave?

Questi sono i quesiti ai quali ha dovuto dare una risposta il TAR di Brescia (sentenza n. 893/09, scaricabile sul sito di Natura Giridica previa semplice registrazione), che al primo interrogativo ha dato risposta negativa, sottolineando che è infondato il motivo di ricorso fondato sulla asserita necessità di sottoporre il piano cave a VAS (valutazione d’impatto strategica), in forza della direttiva comunitaria 42/01/CE, ritenuta autoesecutiva.
La costante giurisprudenza precedente, infatti, ha affermato che la direttiva 42/01/CE, per quanto riguarda la generalità degli atti di pianificazione territoriale (come il piano cave provinciale), non è immediatamente applicabile all’interno degli Stati membri.


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Localizzazione di discariche: i Comuni possono impugnare i relativi provvedimenti?

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Natura Giuridica ha già parlato di discariche di rifiuti, sotto diversi aspetti:

1. quello dell’emergenza
2. quello interpretativo
3. quello normativo: in particolare, della telenovela discariche (primo e secondo tempo, in lingua italiana)

Nonostante la discarica rappresenti la soluzione finale della gerarchia della gestione dei rifiuti – l’extrema ratio, quando nessuna altra opzione è praticabile – le continue emergenze ambientali nostrano continuano a riportarla in auge (sulle emergenze in materia di gestione dei rifiuti, specie nella regione Campania, consulta le pagine dedicate di Natura Giuridica)

E così, quando viene decisa una nuova localizzazione di una discarica di rifiuti, chi è legittimato ad impugnare il relativo provvedimento innanzi all’autorità competente?


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Montalbano e la denuncia…di inizio attività. Racconto di un cittadino che lotta per la semplificazione

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Qualche giorno fa abbiamo nuovamente parlato della denuncia di inizio attività in relazione alla realizzazione di un impianto eolico di 900 Kw, evidenziando che, nell’utilizzare uno strumento volto alla semplificazione burocratica, i cittadini non devono però abusarne.

Di solito, però, è la Pubblica Amministrazione che, più o meno silenziosamente, continua ad intralciare l’iter semplificativo, contribuendo a trasformare il nostro paese nella sede legale dell’UCAS, ufficio complicazioni affari semplici.

Questa volta torniamo a parlare di questa triste fattispecie:


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Buona Pasqua da Natura Giuridica...

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La gestione dei rifiuti in forma semplificata non è per sempre…

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In materia di gestione dei rifiuti, quale documentazione deve produrre un’impresa che intende chiedere il rinnovo dell’attività di rifiuti in forma semplificata?

Quali documenti devono essere allegati alla comunicazione di inizio di attività?

Se manca, all’atto del rinnovo, il certificato di compatibilità urbanistica, con l’indicazione dell’inesistenza dei vincoli idrogeologici e con relativa attestazione che l’impianto di recupero non contrasta con le norme e gli strumenti urbanistici del Comune competente per territorio, l’attività di gestione dei rifiuti in forma semplificata può essere autorizzata a proseguire?

A tali interrogativi ha dato una risposta il TAR di Napoli, che nella sentenza n. 3733/09 (liberamente scaricabile dal sito di Natura Giuridica, previa semplice registrazione) ha sottolineato che l’inibitoria dell’attività di recupero di rifiuti ex art. 216, comma 4, del c.d. “Testo Unico Ambientale” può intervenire:


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Denuncia inizio attività eolico

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Denuncia di inizio attività (DIA) per la realizzazione di un impianto eolico.

La denuncia d’inizio attività o D.I.A. per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonte eolica rappresenta, come quella edilizia, un regime sostitutivo della normale procedura autorizzatoria: Natura Giuridica ne ha già parlato, all’interno del blog, con particolare riferimento:
La denuncia di inizio attività, in sostanza, rappresenta un istituto volto alla semplificazione, perché consente di bypassare, al ricorrere di determinati requisiti, stabiliti dalla legge, l’iter burocratico (di per sé già semplificato, almeno a parole) previsto per la realizzazione di impianti che producono energia rinnovabile.

Ma non bisogna abusarne, come ha fatto un privato cittadino, in Puglia, che, dopo aver presentato una denuncia d’inizio attività (DIA) per la realizzazione di un impianto eolico da 900 kW si è visto chiedere dal Comune una serie di documenti, con contestuale sospensione dell'inizio dei lavori.

Di fronte al silenzio, questa volta del privato cittadino (per i silenzi della Pubblica Amministrazione, leggete il post “The sound of silence”) che però pretendeva di avere copia della denuncia di inizio attività, il Comune rigettava l’istanza volta ad ottenere copia della DIA, precisando che quest’ultima sarebbe stata rilasciata solo dopo il deposito della documentazione richiesta.


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