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UNI EN ISO 14026:2018 su etichettatura e dichiarazioni ambientali per una comunicazione ambientale veritiera

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È passato quasi un anno dal 6 dicembre 2018, giorno di entrata in vigore della norma UNI EN ISO 14026:2018 sull’etichettatura e dichiarazioni ambientali – Principî, requisiti e linee guida per la comunicazione delle informazioni sull’impronta ambientale (footprint).

Il nuovo standard internazionale nasce per garantire a imprese e consumatori una comunicazione ambientale che trasmetta una reale impronta ecologica. Partendo dal dato normativo, Andrea Quaranta analizza i possibili impatti che la nuova norma potrebbe avere sulla comunicazione ambientale. Questi gli argomenti affrontati nell'articolo dal titolo Comunicazione ambientale, guerra al greenwashing e norma UNI pubblicato sul portale teknoring.com
  1. 1. Domande fondamentali e comunicazione ambientale
  2. 2. Quanto abbiamo bisogno di una comunicazione ambientale corretta?
  3. 3. Dalla lotta al greenwashing ai requisiti del programma di comunicazione
  4. 4. Una rivoluzione non solo nella comunicazione ambientale (!?)
La pubblicazione del nuovo standard sancisce il diritto di consumatori e imprese a ricevere informazioni sull’impronta ambientale dei prodotti che siano chiare, non fuorvianti, facilmente accessibili e di qualità.

Si tratta di un modo di concepire la comunicazione ambientale lontano anni luce dal c.d. greenwashing, neologismo composto dalle parole green e whitewash, ossia imbiancare e, in senso figurato, insabbiare o mascherare qualcosa. Fu coniato in America nei primi anni Novanta per descrivere il comportamento di alcune grandi aziende che avevano associato la propria immagine alle tematiche ambientali, al fine di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle responsabilità derivanti dall’inquinamento causato dalle proprie attività produttive.

Ora è troppo presto per tracciare un primo bilancio sugli effetti prodotti da questa norma sulla comunicazione ambientale. Tuttavia, si può affermare che per certi versi si tratta di una norma ambiziosa, che si pone l’obiettivo di rivoluzionare dalle fondamenta il settore della comunicazione ambientale. Scardinando un meccanismo composto da: segretezza dei brevetti, comunicazione non sempre limpida verso terze parti e consumatori, e confusione terminologica.

Da una parte si richiede uno sforzo alle organizzazioni per adeguare le proprie comunicazioni ambientali ai nuovi principî e linee guida. All’interno del testo della norma per esempio, in diversi punti, ricorre il termine ‘semplificare‘, nonché la necessità che le organizzazioni si assicurino che le informazioni comunicate siano comprensibili, chiare e non fuorvianti, con particolare riferimento a dati e grafici.

Ma c’è anche una richiesta di analogo sforzo ai consumatori. Sempre di più dovranno essere in grado di leggere e comprendere comunicazioni dell’impronta ambientale basate su principî e linee guida rigorosi. Ed orientare poi di conseguenza le proprie scelte di consumo, praticando nella quotidianeità un vero e proprio consumo critico. 


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Il Governo ha adottato il DDL di delegazione europea 2015 per l'attuazione di 8 direttive e l'adeguamento a 6 regolamenti. Tra le materie trattate: l'uso delle borse di plastica e la qualità di diesel e benzina

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Il 10 settembre 2015 il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL di delegazione europea 2015: il provvedimento contiene deleghe legislative per l’attuazione, in alcuni casi con indicazione di criteri specifici di delega, di 8 direttive europee e l’adeguamento della normativa nazionale a 6 regolamenti europei. 
In particolare, il Governo dovrà adottare la direttiva 2015/720/UE, relativa all’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero (termine di recepimento 27 novembre 2016), e la direttiva 2015/652/UE, che stabilisce i metodi di calcolo e gli obblighi di comunicazione relativamente alla qualità della benzina e del combustibile diesel (termine di recepimento 21 aprile 2017). 

Nel DL che tre anni e mezzo fa ha dettato le “misure straordinarie e urgenti in materia ambientale” (D.L. n. 2/2012, convertito nella legge n. 28/2012), l’allora Governo aveva previsto anche delle “disposizioni in materia di commercializzazione di sacchi per asporto merci nel rispetto dell’ambiente”: oltre a prorogare (parzialmente, ovvero soltanto per specifiche categorie di shopper) il termine previsto anni addietro (finanziaria per il 2007) ai fini del divieto di commercializzazione di sacchi per l’asporto merci, tale D.L. dettava norme volte: 
  • ad individuare le eventuali ulteriori caratteristiche tecniche ai fini della commercializzazione dei sacchetti, anche prevedendo forme di promozione della riconversione degli impianti esistenti, nonché le modalità di informazione ai consumatori; 
  • a favorire il riutilizzo del materiale plastico proveniente dalle raccolte differenziate;
  • a sanzionare coloro che commercializzano i sacchi non conformi a quanto previsto dalla normativa. 
Ad oggi, in attuazione del citato D.L. n. 2/2012, il decreto del ministero dell’Ambiente del 18 marzo 2013 – “Individuazione delle caratteristiche tecniche dei sacchi per l’asporto delle merci” – ha permesso la commercializzazione dei sacchi per l’asporto delle merci prevedendo l'utilizzo di varie possibilità: dai sacchi monouso biodegradabili e compostabili, sacchi composti da polimeri diversi rispetto ai primi, con determinate caratteristiche tecniche e spessori, nonché i sacchi di carta o di stoffa e comunque in materiali diversi dai polimeri.
Il 6 maggio di quest’anno è stata pubblicata sulla GUCE la direttiva 2015/720/UE che ha dettato nuove norme per la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
A distanza di quattro mesi, il 10 settembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL di delegazione europea 2015, che contiene anche la delega al Governo per il recepimento di tale direttiva.
Lo scopo della normativa è quello di prevenire o ridurre l’impatto degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio sull’ambiente: le buste in plastica, infatti, ai sensi della direttiva costituiscono un «imballaggio», ma in precedenza non si prevedevano misure specifiche sul loro utilizzo.
Per questi motivi, la nuova direttiva ha previsto che gli Stati membri dovranno adottare misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di tali imballaggi in materiale leggero – in linea con gli obiettivi generali della politica sui rifiuti e con la gerarchia dei rifiuti dell’Unione di cui alla direttiva 2008/98/CE – che dovranno tenere conto degli attuali livelli di utilizzo di borse di plastica nei singoli Stati membri. 
L'UE in questo caso suggerisce vere e proprie  misure restrittive come le restrizioni alla commercializzazione o la fissazione del prezzo, delle imposte e dei prelievi.

Nella seconda delega ambientale DDL prevede anche il recepimento della direttiva 2015/652/UE sul metodo di calcolo e comunicazione da parte dei fornitori, dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di vita dei combustibili e dell’energia.

L'articolo completo è sul sito di IPSOA


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Una “sentenza terremoto” che suscita qualche perplessità

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Il 22 ottobre 2012 il giudice del Tribunale de L’Aquila ha letto il dispositivo della sentenza sul terremoto che colpì il capoluogo abruzzese nell’aprile del 2009. Sebbene le motivazioni si conosceranno solo entro il 22 gennaio 2013, si può già parlare prima facie di una sentenza che ha provocato un terremoto politico-istituzionale-sociale, e che è destinata a far discutere sulle regole della prevenzione.

Son passati quasi tre mesi dal dispositivo della sentenza relativa al terremoto de L'Aquila, e fra non molto dovrebbe essere depositata la sentenza.

In attesa di leggere il testo della sentenza,  oggi voglio parlarvi, comunque, di cos'è successo in quel periodo, perchè le cose dette allora valgono anche oggi, visto che nel nostro Paese tutto scorre immobile (tranne i fiumi e i torrenti che ogni anno, verso fine ottobre-primi di novembre, provocano qualche disastro lungo lo stivale, sic!).
Perchè da noi funziona così: tutti a gridare al lupo al lupo quando il danno ormai è fatto, ma con l'accortezza di non dimenticarsene subito dopo, quando dovrebbero far tesoro degli errori per cercare di prevenirli, i danni.
E a volte capita che i giudici, in una sorta di smania di protagonismo (per chi è in mala fede) o di eccesso colposo di giustizia(lismo?) (per chi invece è in buona fede), pronuncino sentenze "un po' originali", come direbbe Fabrizo De Andrè....

Pubblico perciò sulle pagine del blog un articolo che ho scritto all'indomani della lettura del dispositivo, e pubblicato il 24 ottobre 2012 su “Il Quotidiano IPSOA. Professionalità quotidiana”.

Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza sul terremoto de L'Aquila dell’aprile del 2009, di cui il 22 ottobre 2012, dopo cinque ore di camera di consiglio, è stato enunciato in quasi dieci minuti di lettura concitata il “solo” dispositivo: ma si può già parlare prima facie di una sentenza che ha provocato un terremoto politico-istituzionale e sociale forse addirittura peggiore del primo, perché non ha fatto giustizia delle tante, troppe morti di quel giorno d’aprile di tre anni e mezzo fa.
Una sentenza destinata a far discutere sulle regole di pre-venzione, che in un sistema giuridico, degno (o almeno dignitoso) ed autorevole, dovrebbero pre-esistere (specie in quei settori – come quello della protezione civile/terremoti – in cui pre-vedere con pre-cisione un evento è ancora molto difficile, se non impossibile) per pre-venire e pre-cludere il verificarsi di eventi catastrofici, come quello de quo, ma che nel Belpaese sono:
  • annacquate (quando esistono) da pre-giudizi (troppe regole e troppi allarmismi fanno fuggire gli investimenti, e deprimono l’opinione pubblica, si sente dire, con tono sussiegoso, quando le cose vanno bene);
  • frammiste (e confuse) a pre-monizioni (valutate però ex-post, quando quegli stessi eventi, che si escludevano con una malcelata sufficienza, si sono ormai verificati) e, per questi motivi,
  • incapaci di far fronte alle reali emergenze, causate anche da “eventi pre-terintenzionali” (come se il terremoto – visto con gli occhi di chi, dopo non aver adottato, sbertucciandole, le regole minime di prevenzione, si lamenta della loro mancata pre-disposizione – avesse un’intenzione, e fosse dunque pre-vedibile da quegli esperti allora sminuiti e oggi chiamati a rispondere della loro “monumentale negligenza” che portò ad un “difetto di analisi del rischio”.
L’accusa nei confronti degli allora presidenti della Commissione Grandi Rischi e dell’INGV e dell’allora vicecapo della Protezione Civile, dei direttori del servizio sismico del Dipartimento della Protezione Civile, del centro nazionale terremoti e di Eucentre, e del professore di fisica dell’Università di Genova era di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, per aver fornito rassicurazioni alla popolazione aquilana, in una riunione avvenuta solo una settimana prima del sisma. Lo stesso periodo in cui, a onor della cronaca, un tecnico di ricerca, che studiava il radon come precursore sismico, inascoltato aveva lanciato l’allarme per un terremoto che, peraltro, avrebbe dovuto produrre i suoi danni a decine di chilometri di distanza. In attesa delle motivazioni, si può dire che il giudice:
  • ha condiviso le conclusioni della requisitoria del pubblico ministero, che ha parlato di una “monumentale negligenza” che portò ad un “difetto di analisi del rischio […] Una valutazione […] approssimativa, generica e inefficace, sia in relazione all’attività della Commissione sia ai doveri di prevenzione e previsione, che ha portato gli scienziati a fornire, dopo la famosa riunione, informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica, vanificando le attività di tutela della popolazione”,
  • andando oltre alle richieste del PM (sei anni di reclusione, mentre il PM nella requisitoria aveva chiesto una condanna a quattro anni), e
  • condannando gli imputati alla provvisionale nei confronti delle parti civili di complessivi 7,8 milioni di €, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Oltre alle reazioni comprensibili di chi, nella penosa vicenda de qua, ha perso dei familiari; a quelle frettolose di chi afferma che “le cose stanno andando per il verso giusto”; a quelle sconsolate di chi è conscio che, pur mettendo in qualche modo in pre-allerta le istituzioni, non c’è sentenza che possa ripagare qualcuno di quanto accaduto, e a quelle sbalordite dei diretti interessati, ancora una volta destano sconforto quelle divergenti dei politici, che sembrano più impegnati a fare dei distinguo ideologici (pro o contro la magistratura, secondo il consueto modello che vede contrapposti chi considera la sentenza folle o strana e un po’ imbarazzante a chi cerca di minimizzare, banalizzando “che le sentenze vanno sempre rispettate e la giustizia deve fare il suo corso”) piuttosto che interrogarsi – questo dovrebbe essere il loro principale ruolo – su ciò che ha realmente condotto alla catastrofe di quelle dimensioni.
Il risultato di tali affermazioni è quello di sviare l’attenzione dalle reali responsabilità dell’accaduto, al di là di quelle di chi oggi è stato condannato, colpevole forse, ad avviso di chi scrive, di un eccesso di parole troppo rassicuranti, che se possono indurre i cittadini coinvolti a sottovalutare più del dovuto l’emergenza potenziale, difficilmente possono però valere una condanna per omicidio colposo.
Le responsabilità di chi, con pre-ssappochismo ha governato e amministrato negli anni passati, chiudendo un occhio (e guardando altrove con l’altro) nei confronti di comportamenti pre-giudizievoli, quali sicuramente sono stati quelli volti a realizzare fabbricati di ogni genere e fattezza in zone sismiche senza il rispetto delle norme basilari per scongiurare i pericoli e di quelle urbanistiche.
Oltre alla condanna (che chi scrive considera) spropositata, e al di là delle negligenze e della cattiva “comunicazione” dei potenziali pericoli che allora si correvano, la sentenza può avere delle conseguenze particolarmente dannose:
  1. innanzitutto, è possibile (e anche probabile) che l’opinione pubblica possa essere indotta a pensare – da una certa politica – che i terremoti si possono (perché si devono) prevedere, quando invece la letteratura scientifica internazionale da sempre ribadisce che “è impossibile prevedere in maniera deterministica un terremoto. Di conseguenza, chiedere all’INGV di indicare come, quando e dove colpirà il prossimo terremoto non solo è inutile, ma è anche dannoso perché alimenta in modo ingiustificato le aspettative delle popolazioni interessate da una eventuale sequenza sismica in atto” (INGV);
  2. in secondo luogo, si corre il rischio di compromettere il diritto-dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico, comunicando i risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche, nel timore di subire una condanna penale. A conferma di tale timore, oggi (23 ottobre 2012) si è dimessa la Commissione grandi rischi. Corollario di tale pericolo, il proliferare di “santoni e divinatori, che nel nostro paese abbondano” (TOZZI), al posto di scienziati che difficilmente appariranno in pubblico, sapendo di poter finire in carcere per omicidio colposo, come nel caso de quo, o per procurato allarme;
  3. il procurato allarme, infatti, costituisce l’altra (opposta) “valvola di sfogo”, per giustificare, al contrario, l’eccessivo ricorso ad evacuazioni che, rebus sic stantibus, si può ipotizzare che aumenteranno nel futuro prossimo (le fantomatiche inondazioni “previste” per Roma solo qualche giorno fa rientrano in questa logica di strisciante, preoccupante ed ingiustificato allarmismo);
  4. infine, la sentenza è in grado di condizionare in modo determinante il rapporto fra esperti scientifici e decisori politici.
In questi termini si tratta di una sentenza (terremoto) politica, anche e soprattutto perché non si sono prese in considerazione le responsabilità politiche nazionali e locali, e il loro ruolo all’indomani della riunione della Commissione: come sottolineato dalla difesa, “la responsabilità degli scienziati era quella e soltanto quella di fornire un quadro chiaro a chi poi doveva decidere e comunicare le decisioni alla popolazione”.
L’unica, reale, concreta e perseguibile strada da percorrere per mitigare il rischio sismico, o quanto meno limitarne i danni, consiste nella costante opera di pre-venzione, di InFormazione, di educazione della popolazione: l’INGV sottolinea che, in questo quadro, “le istituzioni scientifiche, la protezione civile e le amministrazioni locali devono svolgere, in modo coordinato, ognuna il proprio ruolo”.
Nel nostro Paese, invece, in luogo di una consapevole ed accettata pre-venzione, con la PRE maiuscola, esiste una “cultura” fondata, per utilizzare un “gioco di parole”, su altri suffissi:
  • un diffuso pre-ssappochismo ex ante, che ha portato a non pre-venire, a chiudere gli occhi nei confronti di comportamenti pre-giudizievoli, a legiferare alla stregua di un pre-stigiatore che, fra deroghe, condoni, sanatorie e decretazioni d’urgenza ha spianato la strada, la pre-messa
  • dell’attuale, pre-vedibile, schizofrenico, sentimento (ex post) di chi ritiene sufficiente individuare dei capri espiatori “perché giustizia sia fatta” (“sentimento” pre-meditato da quei campioni di “innocenza comportamentale” che all’indomani del terremoto ridevano al telefono, pre-gustando lauti guadagni). 
La sentenza del Tribunale de L’Aquila – “con la quale l’Italia finalmente si allinea con gli altri Paesi del mondo dove gli scienziati vengono condannati da tribunali teocratici e il terremoto considerato un castigo divino” (TOZZI) – appare in linea con tale pre-testuoso modo di ragionare, “assolutamente incomprensibile da un punto di vista scientifico, e profondamente diseducativo”, ma valido quando si vuole perpetrare lo scaricabarile, in uno Stato comatoso di perenne emergenza.
Uno Stato che “si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità”. L’unica emergenza che bisogna affrontare è quella del cambiamento di paradigma mentale: un terremoto di coscienze, insomma. Ma anche questo terremoto sembra, allo stato, alquanto imprevedibile…




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Ecomondo 2012 e la novità dei social network

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A Rimini da pochi giorni si è conclusa l'annuale kermesse Ecomondo - Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile, giunta alla sedicesima edizione.
Grandi protagonisti di quest'anno sono stati i principali social network come Facebook, Twitter, Linkedin, e Google+ a cui, all'interno del portale della manifestazione, è stata dedicata una pagina, Ecomondo social network. Anche un evento fieristico come Ecomondo si è piegato alla moda di legare eventi tradizionali - come una fiera di settore appunto - al mondo dei social network, attivando canali digitali per divulgare e scambiare messaggi , news e proposte in tempo reale sia con persone presenti all'evento, sia con coloro che ne sono distanti.
Tramite i social network è stato possibile visionare i programmi, le tematiche e i contenuti di questa sedicesima edizione di Ecomondo, correlati di interviste ai relatori, pubblicazione di ricerche, e nel contempo informazioni di carattere tecnico su logistica e accoglienza. 
Tra le iniziative social, anche la possibilità di seguire una vera e propria narrazione sulla preparazione della Fiera, con anteprime, immagini sui progetti di allestimento, interviste agli organizzatori, promozioni degli espositori e i relativi profili social. 
Una serie di agorà virtuali insomma, affiancate a quella reale, gestite da un Social Media Green Team, deputato alla pubblicazione degli aggiornamenti in tempo reale, ed alla copertura live dei momenti principali e delle diverse sessioni con condivisione di testi, interviste, immagini e video assicurando l´interazione con i partecipanti alla Fiera attivi nei social network. 
Un'iniziativa, quella di Ecomondo, in grado di moltiplicare le possibilità di incontro e di comunicazione offerte dall'evento stesso (rispetto al 2011 l'edizione appena passata ha segnato un incremento presenze pari all'11%, come si legge nel comunicato pubblicato sul sito): qualcosa in più degli incontri faccia a faccia tra operatori economici e potenziali clienti; un vero e proprio moltiplicatore di possibilità e di opportunità per rendere più attrattiva la partecipazione alla fiera per espositori e pubblico, in un momento di gravissima crisi economica quale quello che stiamo attraversando. In effetti, fra le prime spese che un'azienda in crisi taglia vi sono proprio quelle destinate  alla partecipazione a eventi fieristici che comportano l'acquisto di spazi espositivi piuttosto che la predisposizione di spese di trasferta per la partecipazione da parte dei dipendenti.
La fiera è stata anche l'occasione per l´annuncio congiunto, da parte dei Ministri Passera e Clini, dell´avvio del Conto Termico, ossia 900 milioni di euro per l´efficienza energetica di abitazioni private ed edifici pubblici stanziati dal Governo.
Il prossimo appuntamento con Ecomondo è a Rimini Fiera dal 6 al 9 novembre 2013


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Il trend della pubblicità online

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Questo articolo prende spunto da un commento inserito all'interno del sito alverde.net, ormai storica borsa per acquistare e vendere spazi pubblicitari on line in maniera diretta, senza cioè alcune intermediazione fra publisher (proprietario di un sito che mette a disposizione degli spazi per la pubblicità altrui) e inserzionista (azienda o privato che acquista uno di quegli spazi per un certo periodo di tempo e ad un certo costo).
A tutti quelli che possiedono uno o più blog e siti sarà capitato, prima o poi, di cimentarsi con il mercato pubblicitario al di là del programma automatico Google Adsense (che è per esempio facilissimo da implementare se si possiede un blog su piattaforma blogspot); spesso capita di ricevere e mail con nuovi  programmi di affiliazione pubblicitari, che promettono di riempire gli spazi messi a loro disposizione sul nostro sito con tanti annunci perfettamente in target, e dunque potenzialmente in grado di apportarci dei lauti guadagni.
La testimonianza pubblicata su alverde descrive bene un fenomeno classico che si verifica a volte con queste applicazioni: "Metto il banner alto lato destro 300 x 250 non in tutto il sito 3 giorni una valanga di impression e tanto per cambiare zero lead, siamo alle solite", aggiungendo qualcosa in più: "Clicco il banner, vado sul sito dell'azienda, li contatto per email e scrivo". In altri termini, il publisher contatta direttamente l'inserzionista o merchant proponendogli di raccogliere i contatti o lead senza l'intervento del programma di affiliazione.
L'azienda e il publisher concordano una certa cifra per lead, e questa storia si conclude con guadagni piuttosto interessanti per il publisher: nulla a che vedere insomma con gli scarsissimi volumi che la maggior parte dei programmi garantiscono.
"Quindi cosa voglio trasmettervi. Entrare dentro il pannello di controllo degli adv ppl, cliccare il banner e trovare il sito del mercant. Una volta lì fategli la vostra proposta, raccogliete voi il lead, non cedete, siate fermi quando vogliono fiducia, non dategliela, il lead lo raccogliamo noi, te ne passo 90 a 10 euro mi devi dare 900 euro, stop poche storie". 
In realtà, le cose sono un po' più complesse della realtà testimoniata su alverde: il nostro publisher si è  suo malgrado trasformato in una sorta di call center - collettore di contatti (credo in vista della richiesta di fissare appuntamenti con l'azienda) a favore dell'azienda inserzionista o merchant. Nulla da obiettare, ma siamo partiti da un obiettivo ben diverso: quello di realizzare buoni guadagni pubblicitari, non quello di cercare un lavoro a tempo pieno (non ho sentito parlare di contratto, né di accordi scritti).
Credo che le questioni centrali siano due:
A. è necessaria la stesura di reportistiche automatiche periodiche, che possano essere condivise tanto dai publisher tanto dagli inserzionisti. Da un lato, infatti, non è corretto che il programma di affiliazione si limiti a piazzare le creatività del merchant "alla sanfasò" come direbbe Montalbano, fra i publisher disponibili, senza informare gli stessi in maniera dettagliata della performance dei loro siti o blog in relazione ad un certo annuncio (dirò di più: a volte sembra che gli omini dietro i programmi di affiliazione ignorino di che cosa trattano i nostri siti o blog, e questo non consente loro di incrociare in maniera ottimale annunci con spazi pubblicitari); dall'altra, la reportistisca automatica diventa una garanzia a fronte di merchant "ruzzanti", come dice il nostro su alverde, che sminuiscono la portata dei lead forniti dai publisher, affermando che essi non si sono convertiti in appuntamenti se non in vendite: lì non è più un problema di pubblicità, ma di marketing aziendale.
B. la possibilità di contattare il merchant e proporre un accordo diretto: quello della pubblicità on line è un mercato libero, ed è giusto che chi si dedica alle proprie piattaforme web in maniera professionale, e sia disposto ad investire del tempo per procacciarsi introiti pubblicitari, possa avere la possibilità di farlo; e da che mondo è mondo scavalcare un passaggio commerciale arricchisce sia chi vende che chi compra. I programmi di affiliazione che, lo ripeto, stanno sorgendo come funghi promettendo funzionalità e guadagni assolutamente al di là di quello che possono garantire, sono dunque avvertiti!


fonte: http://www.alverde.net/forum/come-guadagnare-con-il-proprio-sito-web/155210-se-maometto-non-va-dalla-montagna-la-montagna-va-da-maometto.html?svv_idlinkclk=1537660


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A Cuneo la presentazione del libro di Andrea Quaranta

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Mercoledì 23 maggio alle 17.30 a Cuneo, presso la libreria Ippogrifo presente in C. so Nizza 1, Andrea Quaranta presenterà il suo libro La consulenza giuridica nelle fonti rinnovabili - Guida teorico-pratica agli incentivi giuridici, economici e fiscali recentemente edito da Dario Flaccovio Editore - Palermo. Ingresso libero.
L'evento rientra nell'ambito della manifestazione nazionale "Il maggio dei Libri" 2012 e costituisce un'occasione per conoscere, da una fonte competente ed esperta, il mondo delle energie rinnovabili e soprattutto dei sistemi di incentivazione vigenti in Italia.
Un'opportunità dunque rivolta non solo ai professionisti del settore ed ai soggetti imprenditoriali coinvolti a vario titolo nella filiera energetica, ma anche ai cittadini che vogliano avvicinarsi a questa importante tematica e desiderino comprendere quali sono le informazioni che è necessario conoscere per scegliere la soluzione energetica più confacente alle proprie esigenze.
 Infine, la presentazione è rivolta a tutti coloro che stanno pensando di intraprendere un percorso formativo e/o professionale nel campo delle fonti energetiche rinnovabili e dei green jobs e vogliano avere informazioni per orientare le proprie scelte in questo senso.
La caratteristica principale di questa guida alle fonti energetiche rinnovabili è quella di essere strutturata secondo un approccio teorico - pratico che, se da un lato presenta con un linguaggio chiaro ma rigoroso le principali questioni legate all'evoluzione della normativa energetica italiana, cercando di dar conto dei motivi per cui oggi si presenta per quella che è, dall'altro tenta di rispondere alle principali domande che quotidianamente sorgono in capo ai soggetti professionali e giuridici operanti nella filiera energetica.
Ecco perché il libro contiene, oltre alla disamina accurata degli incentivi economici, fiscali e giuridici attualmente in vigore nel nostro Paese, una descrizione approfondita del riparto di competenze in materia energetica fra lo Stato, le Regioni e gli Enti Locali.  A tutto ciò viene affiancata una sezione dedicata alle principali pronunce giurisprudenziali in materia energetica, che per certi versi hanno fatto chiarezza sui punti oscuri della normativa italiana fungendo da pungolo al Legislatore per adeguare le norme in materia di diritto dell'energia alle numerose evoluzioni tecnologiche ed alle dinamiche di un mercato economico dalle grandi opportunità, che si sta sviluppando proprio sotto i nostri occhi.

Al link seguente tutti gli appuntamenti della Dario Flaccovio Editore per il Maggio dei Libri 2012: http://magazine.darioflaccovio.it/2012/05/04/il-maggio-dei-libri-2012-gli-appuntamenti-dario-flaccovio-editore/
Luogo della presentazione:  Libreria L'ippogrifo Di Paolo Robaldo E C. Sas C. Nizza, 1 - 12100 Cuneo Tel.: 0171605742.


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Ho vinto l'Enel Blogger Award: un commento a freddo sul mondo dei blog e della comunicazione digitale

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Foto con gli altri vincitori
E così, finalmente, il 7 maggio scorso ho partecipato alla premiazione per il concorso Enel Blogger Award 2012, che oltre a premiare naturagiuridica.blogspot.it come migliore blog di ambiente, ha premiato altri 3 blogger - Luca Rosati con il suo http://www.rosatiluca.it/ per l'attualità, Francesca Nuzzaco con il suo http://www.vivereamadrid.it/ per il lifestyle e Andrea Mazzalai con il suo http://icebergfinanza.finanza.com/ per la categoria finanza.

L'evento si è svolto a Villa Lazzaroni, un immobile di Enel sito a Roma in zona Tor di Quinto, e in contemporanea in diretta sulla web radio della Rai WR8 e su twitter (occorre seguire "enelsharing" e cercare i tweet che hanno l'hashtag - vuol dire raccolti sotto la categoria - "EnelBA12").
Inoltre, vari comunicati, che hanno accompagnato l'iter del concorso, sono presenti su uno dei siti corporate di Enel a questo indirizzo: http://enelsharing.enel.com/tag/enel-blogger-award/
Durante la premiazione ho potuto conoscere più da vicino gli altri blogger vincitori, e scambiare qualche impressione su vari punti: dalle motivazioni che ci hanno spinto ad aprire un blog, passando alle ragioni per cui continuiamo e continueremo a "postare", all'importanza che il nostro blog ha assunto nelle nostre vite professionali, fino ad arrischiarci a anche a fare qualche considerazione sul futuro che la rete riserverà ai blog.
Presentazione del blog NG
L'evento è stato animato da Raffaele Cirullo, responsabile New Media di Enel e Marco Zamperini, creatore del blog funkyprofessor ed esperto del web 2.0

Le idee e gli spunti che sono emersi, e che più mi hanno colpito, sono innanzi tutto il fatto che il fenomeno dei blog ha un'importanza crescente - il fenomeno Beppe Grillo, partito da un blog, dovrebbe farci riflettere in questo senso - ma è davvero molto difficile coglierne le varie sfaccettature e trovare delle tendenze univoche: si tratta di una galassia variegata di stili, persone e contenuti, difficilmente imbrigliabile in qualche definizione.

Spesso i blogger hanno una certa conoscenza della "concorrenza" all'interno del proprio settore o argomento, ma ignorano le regole, le tendenze ed in ultima analisi ciò che accade nel complesso mondo di blog "altri" che popola la rete.

Cogliere e sapere descrivere un "fenomeno blog" che prescinda dall'argomento dei blog stessi è a mio parere quasi impossibile: un blog di turismo, di attualità o di informatica seguono tendenze, etiche, e regole assolutamente diverse tra loro. Non parliamo poi dei blog "tecnico-giuridici", rarità assoluta rispetto al settore professionale della consulenza giuridica.
Inoltre, spesso i blog nascono come diari personali, vere e proprie appendici delle persone reali che varcano la rete; poi alcuni si evolvono in blog professionali (d'altro canto, la professione è una delle dimensioni più preponderanti del nostro essere), e molti diventano espressione di un'organizzazione di persone: un movimento politico, una redazione, un'agenzia web.

Un'altra impressione che ho avuto è che si voglia cercare di studiare il fenomeno dei blog proprio perché ci si è finalmente accorti della loro imprevedibile potenza nell'influenzare la vita politica e sociale nel nostro Paese.
Insomma, che piacciano oppure no, è venuto il momento di conoscerli e cominciare a confrontarsi con i loro autori.
Certo, i blog da soli non bastano, e occorre integrarli con gli altri mezzi che la tecnologia ci offre: e, in particolare, con i social network, per creare un giusto mix di strumenti di comunicazione.
Avere un blog fantastico e super seguito ignorando totalmente le potenzialità di Twitter, di FB o delle applicazioni per mobile o per tablet può alla lunga rivelarsi un ostacolo per raggiungere i propri obiettivi (l'affermazione professionale, la diffusione di una campagna pubblicitaria piuttosto che di un programma politico).
Ma anche esser fan sfegatati dei 140 caratteri di un tweet, o passare tutto il tempo che si ha a disposizione per postare solo sulla propria bacheca di FB alla lunga può rivelarsi controproducente: meglio tenere gli occhi aperti, non dare niente per scontato, e cercare di utilizzare e conoscere tutti i mezzi digitali, anche quelli che ci stanno più "antipatici".



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RAEEporter Social campagna 2012

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È partita RAEEporter Social 2012, terza edizione della campagna nazionale di Ecodom (Consorzio Italiano Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici) e Legambiente per la sensibilizzazione sull’importanza del corretto trattamento dei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche). 
Lo scopo della campagna è di inoltrare le segnalazioni di RAEE abbandonati agli Enti competenti (il Comune o la Società di Igiene Urbana che effettua la raccolta dei rifiuti), affinché provvedano al recupero dei RAEE e al loro trasporto al Centro di Raccolta più vicino, da qui il nome della campagna, crazi di RAEE e reporter. 
Da quest’anno si può partecipare attivamente anche attraverso i social network: Facebook, Twitter e YouTube. 
Come funziona? I cittadini possono fotografare e segnalare i RAEE abbandonati sul sito www.raeeporter.it, realizzare e caricare contributi video e partecipare al dibattito intorno al tema RAEE, alimentando la discussione attraverso la bacheca virtuale. Inoltre, su ciascun social network è possibile interagire in maniera diretta con lo staff e prendere parte alle attività online; è possibile anche inviare le proprie segnalazioni dallo smartphone, perché sono disponibili gratuitamente, sui relativi negozi virtuali, le applicazioni dedicate per iPhone e Android. 
Le segnalazioni potranno quindi essere fatte in tempo reale e attraverso numerosi canali.
Il concorso RAEEporter 2012 premierà il RAEEporter più attivo con un viaggio-reportage di 5 giorni ad Accra in Ghana, per conoscere e documentare il fenomeno dello smaltimento incontrollato dei RAEE.  
Dove seguire RAEEporter 2012:
http://www.facebook.com/RAEEporter 
https://twitter.com/#!/RAEEporter 
http://www.youtube.com/raeeporter 


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Green-washing: il caso della campagna Ferrarelle a impatto zero

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Ferrarelle S.p.A., notissima produttrice di acque minerali, è stata condannata dall'Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato al pagamento di una sanzione pecuniaria di 30.000 euro per una pratica commerciale scorretta. In particolare, a Ferrarelle viene contestato di aver diffuso messaggi pubblicitari scorretti volti ad enfatizzare gli effetti di una campagna, Ferrarelle a Impatto zero, con lo scopo di accreditare la sua acqua minerale come un prodotto privo di impatto sull'ambiente, e più in generale la sua attività d'impresa come particolarmente attenta al rispetto dell'ambiente.
Sono ormai molti i grandi marchi commerciali che hanno avviato c.d. campagne di green washing, ossia campagne d'immagine di stampo ambientalista o, per meglio dire green, verdi, allo scopo di lavare (to wash), e dunque mettere in luce la propria immagine accostandola a progetti per la tutela dell'ambiente.
All'interno del blog ho già parlato del fenomeno del green washing, che rientra nella più generale categoria del green marketing. 
L'Antitrust italiano sostiene che, nel caso di specie, Ferrarelle abbia esagerato, facendo intendere, rispetto al progetto pubblicizzato in quella specifica campagna, di aver fatto, per salvaguardare l'ambiente, più di quanto non corrisponda alla realtà.


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Sponsored Post, post sponsorizzati in questo blog

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Se i messaggi che riguardano un prodotto, un'attività, un servizio, un progetto, o anche soltanto un'idea creativa, hanno un connotato green possono essere veicolati e diffusi attraverso canali specifici o - come si suol dire - in target, che li rendano immediatamente visibili e popolari presso il loro vero pubblico obiettivo. 
Si tratta di dare un'ulteriore e preziosa fonte di visibilità alla propria idea imprenditoriale, andando a pescare, è proprio il caso di dirlo, i canali di comunicazione che il mercato obiettivo realmente utilizza. Una specie di rivoluzione verticale, diametralmente opposta all'idea di una comunicazione di massa, per la quale tutti i messaggi vanno passati a tutti, sperando di pescare nel mucchio i clienti giusti.
I prodotti green style o green concept possono essere comunicati attraverso la rete poiché i tanti siti, blog e forum dedicati agli alle tematiche più variegate relative all'ambiente permette al meglio di comunicare i propri messaggi in maniera mirata, verticale, attraverso la pratica sempre più diffusa dello sponsored post o post / articolo sponsorizzato, all'interno di un blog o di un sito che abbiano un taglio attinente all'argomento del messaggio pubblicitario. La riduzione di costo rispetto anche ad una semplice campagna di annunci a pagamento sui più noti motori di ricerca è notevole, anche perché il post sponsorizzato rimane on line, come un seme, che acquisisce popolarità giorno dopo giorno.
In questo blog e nel sito web di Natura Giuridica, www.naturagiuridica.com, abbiamo cominciato ad applicare questa pratica, ospitando alcuni post sponsorizzati su iniziative in target con le mie due piattaforme web professionali. Si tratta di una nuova opportunità che si integra e si aggiunge a quelle, più "tradizionali", che già propongo (vedi in proposito la pagina offerte pubblicitarie), come il link o il banner, o il passaggio sulla pagina di Facebook. Per richiedere tale servizio basta contattarmi ai miei diversi recapiti, ed i costi sono nell'ordine di alcune decine di euro per articolo.
Negli ultimi tempi, si parla di rinascita dei blog personali forse anche per questo motivo: il proprio blog personale, frutto di tante e tante serate e week end passati a "postare", e a fare ricerche sulla propria passione o argomenti preferito può diventare fonte di piccole soddisfazioni economiche proprio grazie a questa pratica pubblicitaria. Il blogger lavora, come una specie di copywriter all'interno di un'agenzia pubblicitaria, sulla base di un brief, che presenta in maniera sintetica ma dettagliata le caratteristiche del prodotto, del servizio o quant'altro; il documento indica i siti web da linkare, di solito quello della casa produttrice, e lo spirito della campagna, in altri termini l'idea creativa, il concetto che va espresso nell'articolo; il blogger è dunque assolutamente libero, innanzi tutto, di scrivere o di non scrivere su quel determinato brief e, se decide di farlo, di dare all'articolo un taglio coerente al proprio stile di scrittura e di comunicazione. 
In altri termini, il prodotto finale è un articolo personalizzato, diverso da un article marketing o da un comunicato stampa perché redatto da un soggetto che non ha niente a che fare con chi produce o eroga il bene o il servizio (il blogger viene contattato o direttamente dall'ufficio comunicazione della casa produttrice, oppure da un'agenzia di comunicazione che gestisce la comunicazione per quel determinato cliente). 
Il vero elemento innovativo è dato, tuttavia, dalla capacità di argomentare dei blogger. Il primo giudice di un qualsiasi blogger sono i propri lettori, i colleghi blogger, quelli che gli hanno dato fiducia linkando il suo blog e così via. E' per loro e soltanto per loro che un blogger non può permettersi di scrivere un banale article marketing, anche se a fine post compare - bene in vista - la dicitura post sponsored. Se l'articolo fosse una pedissequa riproposizione del brief, senza un'argomentazione articolata dei vantaggi e svantaggi riscontrati nell'utilizzo del prodotto o del servizio, verrebbe immediatamente invaso da commenti poco lusinghieri o, quel che è peggio, silenziosamente abbandonato dai suoi lettori.
Il sistema dei blog non è un paradiso artificiale, dove tutto funziona a menadito, dove tutte le informazioni postate sono corrette, verificate e, soprattutto, non offensive, ma ha la capacità di auto - regolarsi (che non vuol dire auto - censurarsi o essere censurato). Se un blogger scrive informazioni false, imprecise, se non è capace di proporre le sue idee in maniera accattivante, con uno stile personale e originale, la selezione naturale lo farà finire, prima o poi, nell'oblio, visibile soltanto ad un ristrettissimo pubblico, coincidente con gli amici del bar. Detto per inteso, questo è l'incubo di tutti i blogger: se il tuo pubblico si riduce così tanto, ti chiedi se valga la pena continuare a tenere aperto un blog, e se non sia più azzeccato scambiarsi e mail private, telefonarsi o, appunto, incontrarsi al bar.


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Le miniguide di Andrea Quaranta su Tutto Green

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TuttoGreen, il portale delle guide pratiche al vivere sostenibile,  ha iniziato una collaborazione con Andrea Quaranta giurista ambientale titolare dell'impresa di consulenza in diritto dell'ambiente e dell'energia Natura Giuridica.
L'obiettivo della collaborazione consiste nella pubblicazione, sul portale Tutto Green, di mini-guide ambientali, a carattere divulgativosu alcune delle tematiche ambientali che più prepotentemente entrano nella vita quotidiana, come il risparmio e l'efficienza energetica, la gestione dei rifiuti, l’inquinamento atmosferico e acustico, le bonifiche dei siti contaminati, gli incentivi statali alle produzioni energetiche rinnovabili, le possibilità ed i limiti connessi con lo sfruttamento di biomasse e biogas per la produzione di energia rinnovabile. 
I temi e gli argomenti trattati prenderanno spunto dall'attualità e, soprattutto,  dalle domande o dai casi segnalati dai lettori di TuttoGreen. 
Per segnalare un tema di interesse o porre una domanda è possibile sia lasciare un commento - su uno degli articoli pubblicati da Andrea Quaranta su TuttoGreen  oppure su questo blog -  sia inviare una mail all'indirizzo andrea.quaranta@naturagiuridica.com.

La prima miniguida on line è dedicata al delicato e controverso rapporto tra l'incenerimento dei rifiuti e la raccolta differenziata.


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Viva l'Italia, l'Italia tutta intera

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Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste.

Sono stato preso dalla tentazione di “parafrasare” il testo di questa splendida canzone di Francesco De Gregori, per criticare questa Italia perennemente litigiosa, quest’Italia da dimenticare, appunto.
Poi però mi sono detto che no: un’emozione non si può spiegare.
Che oltre alla casta (per niente casta…) politica che dà un’immagine dell’Italia deprimente, oltre all’idiozia di chi inneggia alla divisione dell’Italia come obiettivo ultimo da raggiungere, al di là dei mille particolarismi portati all’esasperazione per privati tornaconti personali, esiste un’Italia che suda, fatica, si indigna, si impegna e non getta la spugna, ma che anzi dimostra una gran dignità…un’Italia che, senza declamazioni di sorta, preferisce i fatti alle sole parole.
Un’Italia che – per fortuna – non è affatto minoranza nel paese, ma una maggioranza silenziosa cui non viene data voce, solo per aumentare sterili contrapposizioni.

L’Unione, l’Unità, per quanta fatica costi (oh quanto costa…), non è neanche da paragonare al nulla, al vuoto che discende, inevitabilmente, dall’esplodere di mille particolarismi, da mille divisioni, da mille egoismi, velleitari quanto sterili. Costa, ma ne vale la pena.

L’idiozia di chi vuole dividerci non merita neanche di essere “commentata”: meglio pensare a come far tornare a volare l’Italia, smetterla di delegare al potente di turno il compito (che significa solo una cosa: deresponsabilizzazione) e cominciare, ognuno di noi, a fare qualcosa di concreto.
Insieme, senza barricate (para) ideologiche.
Uniti nelle diversità.
Perché la vita è così: l’appassionata ricerca di una verità diversa dalla nostra…

Viva l’Italia unita, “l’Italia tutta intera”…

“poi d'improvviso venivo dal vento rapito,
e incominciavo a volare nel cielo infinito…”



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Perché comprare green ?

Come spiegare ai consumatori perché è meglio comprare green? E quali sono le leve da spingere per un green marketing di successo?


C'è una scena molto simpatica del film Stregata dalla Luna, con Cher e Nicolas Cage, dove il papà della protagonista, idraulico italo americano di successo a New York, racconta alla sua amante come fa a convincere i clienti a pagargli onorari non proprio economici. Vincent Gardenia - che italiano lo era sul serio - dice più o meno così: "Io ai miei clienti dico sempre: ci sono i tubi di zinco, come quelli che avete voi, che causano grossi problemi, ci sono quelli di piombo, che si sono buoni ma a lungo andare possono causare problemi, ci sono poi quelli di rame, che io utilizzo perché sono i migliori e non causano nessun problema, è per questo che costano un po' di più. Allora, che tubi volete utilizzare?".
Questa simpatica scena decrive la sfida che le imprese italiane, che vogliono cogliere tutte le opportunità legate al green business, dovrebbero raccogliere: convincere i propri acquirenti che è più furbo e intelligente pagare di più, e che questo si traduce in un risparmio per il futuro.
Lo spunto per questa riflessione viene da una interessante ricerca di Sda Bocconi, curata da Silvia Vianello e Davide Reina, che sarà presentata a un workshop sul green marketing a Milano il 7 ottobre prossimo.


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Imprese e Ambiente: quale relazione?

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Il direttore della filiale italiana del WWF, Michele Candotti, spiega - in un' intervista rilasciata al Sole24ore -  come sta cambiando il rapporto delle imprese con l'ambiente e lo sviluppo sostenibile. L'occasione è data dalla firma dei nuovi accordi con Electrolux Zanussi e Federlegno Arredo per una nuova politica di sensibilizzazione di imprese e consumatori.
Nel corso degli anni, WWF ha scelto con le imprese un atteggiamento collaborativo, avviando campagne di comunicazione pionieristiche che collegavano per la prima volta alcuni brand a tematiche ambientali: vi ricordate la difesa dell'orso bianco collegata con il marchio delle caramelle per la gola? All'epoca, come spiega Candotti, si trattava di attività squisitamente comunicative "e non di tipo trasformativo", nel senso che non agivano effettivamente sui comportamenti dell'impresa o dell'utilizzatore, diversamente dagli obiettivi che oggi si porrebbe una campagna di comunicazione ambientale.


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Risorse locali e piccoli comuni: verso quali orizzonti incamminarci?

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Come vi ho annunciato qualche giorno fa ("Festa nazionale Borghi autentici 2010"), dal 25 al 27 di Giugno si svolge la terza festa nazionale dei Borghi Autentici d’Italia, associazione di piccoli comuni italiani che fanno delle molteplici sostenibilità il loro cavallo di battaglia, nella costruzione di un futuro migliore, più equo e sostenibile.
Associazione con la quale collaboro, in qualità di consulente legale ambientale, dal 2008.

Ieri si sono aperte le danze, e nell’incontro pubblico “Federalismo, risorse locali e piccoli comuni: guardare alle possibilità di sviluppo dalla parte dei piccoli” c’erano, come ospiti, niente popò di meno che il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, la Presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia, l’onorevole Giovanna Melandri e il Dott. Mauro Guerra, responsabile ANCI piccoli comuni, oltre che il Presidente di BAI, il Sindaco di Sauris Stefano Lucchini.

Ottima iniziativa, per portare avanti discorsi interessantissimi, oltre che di vitale importanza, in un periodo in cui si parla – non sempre sulla base di dati precisi, ma in compenso su quella di decisioni frettolose, monche e contraddittorie – di tagli alla spesa pubblica, di tagli agli Enti locali, di province magnone, di Comuni troppo piccoli per essere efficienti.
Un periodo di crisi, in cui le piccole realtà locali potrebbero fungere da traino, da esempio. Da motore per una crescita sostenibile.

Benissimo, finalmente sentiamo parlare di qualcosa di concreto ed interessante, mi sono detto, che premia gli sforzi fatti per avere un parterre come questo…


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Toolbar Natura Giuridica

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Non so se ci avete fatto caso, ma poco prima di intraprendere il nostro viaggio - vacanza in Abruzzo, sull'intestazione del blog apparivano cose strane, tipo una barra di navigazione un po' sgangherata e dai colori troppo sgargianti.
A furia di fare esperimenti, io e Andrea siamo giunti al risultato che vedete ora sul blog:


una toolbar personalizzata Natura Giuridica per accedere rapidamente sia ad alcune sezioni del blog ambientale Natura Giuridica, sia ad alcune pagine del sito web Natura Giuridica.
Su una piattaforma blog è difficilmente concepibile uno strumento di navigazione come la site map, che io personalmente utilizzo parecchio, soprattutto quando accedo ad un sito che non conosco ed ho poco tempo per visitarlo. Oggi sul nostro blog sono presenti più di 400 post, e così durante il mese di maggio ci siamo messi nei panni dei nostri utenti, che utilizzano il blog per cercare informazioni in materia di ambiente, cercando di creare degli strumenti per rendere la navigazione più semplice. 
Così, oltre al motore di ricerca interno, che comunque funziona bene quando si ricercano singoli articoli su uno specifico argomento, abbiamo snellito il menu a destra, introducendo un indice per argomenti, che ricalca l' organizzazione per materie del diritto ambientale (e dunque anche l'organizzazione del sito),  e dei principali temi legali alla tutela ambientale, ed un indice di "rubriche", dove vi sono gli argomenti maggiormente trattati all'interno del blog, inclusa la mi rubrica Natura allo Specchio, e le "pillole di giurisprudenza".
Il restyling si è esteso anche al footer, dove ho inserito una serie di link per accedere rapidamente alle varie sezioni del sito dove, in relazione all'argomento di interesse, possono essere reperiti articoli di taglio più tecnico - giuridico, e con un maggiore livello di approfondimento.


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Aggiornarsi su Natura Giuridica

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Natura Giuridica è un blog di informazione e comunicazione in tema di ambiente e di diritto ambientale
Chi è interessato alle tematiche ambientali, sia come semplice cittadino che per motivi professionali, può trovare nel mio blog – e nel sito Natura Giuridica – una fonte di informazioni, idee e spunti sempre nuovi e aggiornati. 

Per sapere con tempestività ogni volta che sul blog inserisco aggiornamenti in tema di ambiente e diritto, vi sono diversi strumenti a disposizione degli utenti. Queste utilities si trovano sulla barra laterale destra del blog.

Uno di questi strumenti è l’iscrizione al servizio Feed Burner, per ricevere gli aggiornamenti direttamente sulla propria casella di posta elettronica.: basta inserire la propria mail nello spazio bianco e cliccare nel box “iscriviti a NG via e-mail. 
Sulla propria casella di posta arriverà una mail con un link cui collegarsi, per confermare la propria iscrizione, e il gioco è fatto: ogni volta che sul blog verrà pubblicato un nuovo contenuto, l’utente iscritto riceverà un’email con il link al nuovo articolo. 


C’è chi preferisce ricevere gli aggiornamenti senza utilizzare la posta elettronica, ma con uno strumento apposito per ricevere e leggere gli aggiornamenti direttamente sul proprio pc:  questo strumento è il lettore di feed.
Si tratta di un “aggregatore di notizie” che consente di iscriversi ai feed di tutti i siti a cui si è interessati e di ricevere un avviso ogni volta che su ciascun di essi viene inserito un nuovo contenuto.
Per iscriversi al feed di NG basta cliccare sull link “iscriviti al feed del blog", sulla sidebar di destra e completare l'iscrizione.


Bisogna però aver installato sul proprio pc un’applicazione che legge i feed, come per esempio Feed Reader http://www.feedreader.com/download

Esiste infine un terzo strumento per tenersi sempre aggiornati su ciò che viene pubblicato su Natura Giuridica, e consiste nell’utilizzo di un “bliget” (Blog widGET), ossia di una “finestra” da ospitare all’interno del proprio sito o blog.
La finestra si aggiorna automaticamente con l’ultimo contenuto pubblicato su NG. Per inserire il codice html o java sul proprio sito o blog basta copiare-incollare all’interno del proprio blog o sito il codice che trovate sul post “Natura Giuridica sul tuo blog”.





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eco famiglia in eco amministrazione

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C'è un modo di vivere che qualcuno chiama "stile di vita sostenibile", che può essere applicato sia all'interno delle famiglie, si parla di eco-famiglia, sia a livello di amministrazioni pubbliche, eco-amministrazione. Scrivo questo articolo ispirandomi ad un articolo de La Stampa del 12 marzo scorso, Un giorno da eco-famiglia di Sara Ricotta Voza, e riprendendo un mio articolo pubblicato proprio su questa rubrica a settembre del 2008, il paese che rispetta l'ambiente.

Alcuni tendono a leggere il fenomeno del life style ecosostenibile in termini minimi, considerando il rispetto per l'ambiente come un mero fenomeno economico, un po' dettato dalla crisi (compro la verdura dal contadino perché costa meno), un po' dettato da qualche markettaro intelligente, che ha creato una nuova serie di leve di marketing per stimolare il consumo di una certa tipologia di prodotti che altrimenti, difficilmente, avrebbero trovato un mercato (le lavatrici e gli elettrodomestici che costano di più perché consumano meno).

Hanno tutti ragione, nel senso che 30 anni fa, nei mitici, ricchissimi e spensierati anni 80, messaggi di questo tipo sarebbero caduti nel vuoto. Eppure, quello a cui oggi assistiamo è il risultato di una serie di fenomeni convergenti che pochissimi avrebbero potuto prevedere. 

La crisi economica ha, per molti, spazzato via l'illusione di entrare a far parte del ceto medio conseguendo un titolo di studio. C'è una generazione di trentenni / quarantenni che ha passato anni a studiare, dunque è colta, e che ad un certo punto si è trovata con lavori eternamente precari, mutui impazziti, banche strozzine e governi nazionali inconcludenti. 



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Rai per una notte

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E alla fine ce l'ho fatta anch'io - da un piccolo borgo di montagna con connessione internet saltellante, e segnale digitale terrestre che più debole non si può - a seguire Rai per una notte

Mi sono sintonizzata su Rai News 24 (con la parabola!) ed ho aspettato pazientemente le 21.00, per guardarmi la trasmissione di Michele Santoro. Invece, ho dovuto attendere altre 2 ore, occupate dalle tribune elettorali: spot elettorali dove "hanno tutti ragione", perché non c'è nessuno che possa contraddire il politico di turno.

Rai per una notte è un evento importante anche al di là del contenuto della trasmissione: è stato un esperimento di sinergia tra web - tv non generalista - tramissione live, che ha coinvolto moltissime persone: da chi ha organizzato l'evento a tutti quelli che lo hanno seguito e commentato. 



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Brunetta, i bamboccioni e trenitalia

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Devo ammettere, persino con una punta di soddisfazione (era ora!), che il Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, questa volta ha fatto centro.

Vorrei sommessamente osservare che quello “della semplificazione”, forse, sarebbe più opportuno chiamarlo “Ministero dei semplicismi”, per il consueto, sbracato, disinvolto utilizzo di espressioni “colorite”, per così dire, e non consone al registro che dovrebbe essergli proprio, che l’attuale inquilino del dicastero distilla quotidianamente.
Come se ne sentissimo la necessità…

E invitare un qualsiasi onorevole dell’IdV a non contestare, a prescindere, qualsiasi cosa venga detta da un qualsiasi esponente del PdL: ogni tanto, qualcosa di concreto, di condivisibile, e di intelligente, per fortuna, lo dicono (anche?!) loro, quando si dimenticano, per un po’, di stare appresso alle perenni esigenze di un capo interessato quasi esclusivamente ai sondazzi propri...

La provocazione di Brunetta – quella di stabilire “per legge” che i nostri giovani bamboccioni devono lasciare la famiglia, compiuti i diciotto anni – infatti, mi sembra costituire un ottimo spunto per cominciare a parlare di un problema cruciale per il nostro paese (con la “p” minuscola, per restare in tema di provocazioni): la costruzione di un futuro.


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