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La Terra che verrà nelle previsioni di Legambiente: vediamo cosa è successo...

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Oggi ho deciso di rileggere questo post - pubblicato su questo blog ormai 5 anni fa (correva l'anno 2008 e siamo ormai da pochi mesi nel 2013). Le "previsioni" seguenti sono tratte da un articolo comparso sul Corriere della Sera  il 7 aprile 2008, dal titolo “2108: "La Terra che verrà - In un dossier di Legambiente le previsioni per il futuro del pianeta. All'insegna dell'ottimismo”.Come sarà la Terra tra cento anni? Difficile rispondere, ma non impossibile. Ci prova appunto Legambiente, in occasione dell'Earth Day festeggiato il 22 aprile 2008,  in un dossier alla cui base c'è la convinzione ottimistica che lo straordinario sviluppo delle tecnologie aiuterà gli esseri umani nella difficile battaglia per la salvaguardia del pianeta.

"DOMOTICA
Le rivoluzioni (a volte) cominciano dal piccolo: ecco allora che la prima novità riguarda la casa, dotata di strumentazioni all'avanguardia che permettono il massimo del risparmio energetico: elettrodomestici ad altissima efficienza, bio-edilizia passiva che rende minima la necessità di climatizzare artificialmente gli ambienti.E soprattutto la spazzatura (argomento caldo di questi tempi): nel mondo immaginato da Pietro Cambi, autore del dossier, ogni famiglia differenzia i materiali in appositi contenitori che compattano gli oggetti.
CITTA' PICCOLE E VERDI

Il futuro delle metropoli secondo le previsioni di Legambiente è più che grigio. Le grandi città sono destinate a scomparire, tranne le capitali e i centri finanziari. I grattacieli in gran parte saranno demoliti, tranne quelli di alto valore estetico, così come la maggior parte degli edifici in cemento armato. Le nuove case saranno piccole, costruite in polimeri e in buona misura autosufficienti sotto il profilo energetico.
MEZZI DI TRASPORTO

Nei centri abitati car sharing, tram e bicicletta la faranno da padrone. Protagonisti del trasporto anche i nuovi veicoli modulari, modificabili facilmente a seconda delle necessità e dotati di pilota automatico».

Automobili e altri mezzi personali saranno comunque mossi da motori elettrici, così come le navi. I grandi spostamenti avverranno comunque prevalentemente su rotaia.

AGRICOLTURA
Dopo una profonda crisi, secondo Legambiente nel 2060 l'agricoltura riscoprirà criteri del passato e attirerà manodopera anche dal terziario. Il consumo di carne diminuirà e aumenterà quello di frutta a verdura biologici. Secondo il dossier, per quel periodo dovrebbe essere anche tramontata la globalizzazione, le filiere saranno corte e ci sarà un forte legame fra consumi e stagionalità dei prodotti della terra.


ENERGIA
L’Italia, secondo le previsioni del dossier, dovrebbe essere, insieme all'Islanda e alla Nuova Zelanda, uno dei Paesi a emissioni zero per la produzione di energia, grazie a un mix di eolico, geotermico, idroelettrico e solare".


Sembrano passati molto più che 5 anni: non vi è alcun cenno alla crisi economica che ha colpito metà del Pianeta, e termini che - allora - sembravano avveniristici come car sharing e bio - edilizia, oggi sono entrati nel linguaggio comune. Per quanto riguarda il futuro delle metropoli, oggi non si sostiene più che scompariranno, ma che certamente si trasformeranno, chi prima chi dopo, in smart cities: città rese intelligenti dalla tecnologia che interviene per snellire gli spostamenti di esseri umani, merci e informazioni.
E' vero che la tecnologia ci aiuta a salvaguardare il Pianeta, ma per far fronte alla crisi economica ciò che maggiormente utilizziamo è il buon senso (filiere corte, consumi più stagionali e meno globali) che, evidentemente, avevamo smarrito...


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Film sottile solare di seconda generazione

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Pochi giorni fa, rimbalzavano le voci di un ritocchino al sistema di incentivi sulle rinnovabili contenuto nella manovra finanziaria presentata al Quirinale, segnando un'altra puntata di questa telenovela infinita, che tiene nell'incertezza investitori, imprese, lavoratori e utenti finali.
Nel frattempo, tuttavia, le cose sono andate avanti ugualmente e a Catania si inaugura un  grande impianto con pannelli solari di seconda generazione, denominati "a film sottile".
La produzione industriale di questa tipologia di pannello, costituita da sottilissime pellicole di silicio disposte a strati su una base in vetro, è iniziata in aprile presso lo stabilimento Sharp, nei pressi di Osaka in Giappone, ed è il frutto di una collaborazione tra Enel, StMicroelectrics e Sharp. 
Ma perché si parla di seconda generazione? Cosa hanno di diverso i pannelli sottili da quelli oggi utilizzati? La novità principale sta nel fatto che i pannelli a film sottile sono cosparsi da una quantità molto più piccola di silicio, e questo fa si che costino meno e sia più facile produrli. 


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Earth Overshoot Day: l'escalation senza regole e senza freni dei capricci insostenibili dell'uomo

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Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a crederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo
tu non darglielo in fretta

non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell'amore
dopo l'amore così sicure a rifugiarsi nei "sempre"
nell'ipocrisia dei "mai"


Mentre leggevo il post sull’Earth Overshoot Day sul blog di Beppe Grillo, le immagini che scorrevano nella mia mente erano accompagnate dalle note di questa splendida canzone di Fabrizio De Andrè…"Verranno a chiederti del nostro amore"

Un’associazione di immagini, niente di più, probabilmente legata al fatto che gente consumata a farsi dar retta (l’uomo moderno, volendo generalizzare) sta cedendo l’amore (per la natura) un po’ troppo in fretta, tanto per dirne una.

Il 23 settembre 2008, infatti, è stato l’Earth Overshoot Day di quest’anno: il giorno, cioè, in cui (una parte de) l’umanità ha finito di consumare tutte le risorse che la natura è in grado di produrre in un anno solare.

Come a dire che da quella data stiamo già consumando le risorse future, con buona pace dello sviluppo sostenibile, e dell’ingorgo di parole che si spendono per ribadire i soliti mai (mai più comportamenti scellerati, mai più politiche insostenibili, mai più …), e rifugiarsi nell’ipocrisia dei sempre (d’ora in poi lotteremo sempre contro gli sprechi, le ingiustizie, bla bla bla…).

In definitiva: siamo sulla "buona strada" per la bancarotta ecologica.

Il 23 settembre 2008 è la data indicata dal Global Footprint Network fondato da Mathis Wackernagel, l'inventore del concetto di impronta ecologica, un indice statistico utilizzato per misurare la richiesta umana nei confronti della natura, mettendo in relazione il consumo umano di risorse naturali con la capacità della Terra di rigenerarle.

Il Global Footprint network ha sintetizzato il concetto di Overshoot.

Dopo aver paragonato la natura ad una società che, come una società, possiede un proprio budget, l’accento viene posto sul fatto che ogni anno possono essere prodotte solo un tot di risorse e solo una certa quantità di rifiuti può essere assorbita.
Il problema è rappresentato dal fatto che la nostra domanda di “servizi naturali” eccede l’offerta…
Nel 2008 (una parte de) l’umanità ha consumato ben il 40 % in più di quello che la natura era in grado di generare.
In definitiva
this problem -- using resources faster than they can regenerate and creating waste faster than it can be absorbed -- is called ecological overshoot.
e loro si stupiranno
che tu non mi bastavi

Sul sito di You Tube è stata inserita l’intervista a Wackernagel, il quale evidenzia, in estrema sintesi, l’escalation senza regole e senza freni che i consumi hanno avuto negli ultimi decenni, cui è corrisposto il progressivo assottigliarsi delle capacità della Terra di rigenerare le risorse tanto insensatamente delapidate

Sono tre le aree nelle quali – sottolinea Wackernagel – ci dobbiamo concentrare:
La prima è che, come per l'economia, dobbiamo essere coscienti di quanto spendiamo e quanto utilizziamo. Una buona contabilità non salva dalla bancarotta, ma aiuta a capire quanto ci siamo vicini.
La seconda: se si guarda alle infrastrutture costruite oggi o nel passato... le infrastrutture rimangono per decenni. Pensate a come sono costruite le vostre città: questo determina come vivete in queste città, determina per decenni quanto le case consumano.
La terza, è orientare l'innovazione nella giusta direzione. L'innovazione è il miglior strumento per risolvere i problemi, ma se non è concentrata sui problemi giusti questi non verranno risolti. Se abbiamo chiare le questioni da risolvere possiamo raggiungere gli obiettivi dell'innovazione più facilmente e iniziare a investire in questi obiettivi.
L’intervista prosegue ponendo l’accento sull’importanza di riconsiderare i rifiuti non solo dal punto di vista culturale (i rifiuti sono l’inizio, e non la fine, del ciclo), ma anche da quello economico (i rifiuti sono una risorsa) e organizzativo (fondamentale è il recupero attraverso un’adeguata separazione.

L’era dell’Overshoot è cominciata nel 1986, anche se allora ci siamo salvati in zona Cesarini (31 dicembre 1986): di lì in avanti ogni anno la situazione è andata via via peggiorando…

Solamente dopo 9 anni, nel 1995, già a partire dal 21 novembre, la quantità di risorse andava oltre la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi.
Nel 2005 l’Earth Overshoot Day è caduto il 2 ottobre.
Quest’anno, come anticipato, la data è stata anticipata al 23 settembre.
Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, di questo passo nel 2050 si arriverà alla scadenza anticipata del 1° Luglio, ovvero si avrà bisogno di un secondo pianeta per soddisfare i capricci insostenibili degli esseri umani.

I responsabili di questo scempio ecologico sono, naturalmente, i paesi più industrializzati.

Dai dati emerge che se tutto il mondo avesse lo stile di vita Stati Uniti ci vorrebbero 5,4 terre, mentre con quelli del Regno Unito e Germania si scenderebbe rispettivamente a 3,1 e 2,5 terre.
Il dato per L’Italia è di 2,2 pianeti, ci servirebbe cioè Marte e un quinto di Venere per continuare a portare avanti le nostre scellerate abitudini.
Trasferimento su Marte?
Il panorama è desolante.
Tuttavia voglio concludere il post con una bella notizia: una delle tante campagne di sensibilizzazione ad un uso più sostenibile delle risorse.
Si chiama “Sing before the shower”…


Foto n. 1 originally uploaded by willc2



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Rigenerazione oli usati: è bello ogni tanto essere i primi della classe

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Un esempio di come anche nel paese del gattopardo le cose possano funzionare. Basta volerlo

Nel post “Dai bulloni alla teoria dei sistemi aperti”, Naide chiosava dicendo che
apportando alcuni correttivi alla filiera di produzione (ad esempio, utilizzando materiali organici in alcune fasi della lavorazione) si fa in modo che gli scarti prodotti siano a loro volta scomponibili ed utilizzabili come materie prime per altre produzioni.

Nella puntata di Report del 09 marzo 2008, dopo aver parlato del drammatico problema relativo al fatto che, purtroppo, spesso le emergenze ambientali vengono utilizzate come ammortizzatori sociali si è accennato a una buona notizia in questo senso, che vede l’Italia in prima fila, una volta ogni tanto: mi riferisco alla storia di un particolare tipo di rifiuto pericoloso, l’olio lubrificante usato, che può diventare, se opportunamente trattato, un prodotto base per olii lubrificanti nuovi di zecca.

La storia – sottolinea Giuliano Marrucci – “di come sia possibile che questo paese, che ai suoi rifiuti non sa mai che fine fargli fare, in questo gioco di prestigio sia un passo avanti a tutti”.

La Viscolube rigenera l’olio lubrificante usato, un inquinante pericolosissimo, che contiene sostanze tossiche formatesi durante il suo utilizzo e ha una capacità di penetrazione del sottosuolo e, per questo, inquina le falde più profonde.

L’olio esausto, pertanto, deve essere raccolto e recuperato.

Come?
Attraverso 76 imprese private concessionarie del Consorzio Obbligatorio Oli Usati, che in un anno ritirano qualcosa come 250.000 tonnellate di olio esausto, recuperato per il 90%.

Il risultato?
Dalla rigenerazione si ottengono gasolio, bitume, metalli preziosi.

E non si brucia niente: insomma, si risparmiano materie prime, e non si inquina.

L’unico neo riguarda il fatto che viene dato poco risalto a questo tipo di attività: infatti, quando andiamo al supermercato di oli con su scritto “prodotti da basi rigenerate” non c’è traccia.

Un’ultima annotazione: a differenza di altri settori, l’Italia – insieme al Lussemburgo – con l’Europa a 15 è stata l’unico paese a non essere condannata dalla corte europea del Lussemburgo per non aver rispettato la priorità alla rigenerazione sancita dalla direttiva 75.
Tutti gli altri paesi invece hanno ricevuto questa condanna.
È bello ogni tanto essere i primi della classe, significa che quando parte col piede giusto anche questo disastrato paese qualche speranza c’è, e non solo riguardo ai rifiuti…
Ora, siccome il resto d’Europa non è ancora riuscito a trovare una risposta giusta a questo tipo di rifiuto, cosa stanno pensando: stanno pensando di eliminare l’obbligo per gli stati membri di rigenerare l’olio usato. Speriamo che, prima di gettare la spugna, ci prendano come esempio…almeno in questo.


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Il Paese che rispetta l'ambiente

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Ieri ho chiesto ad una mia amica che vive in un Paese che rispetta l’ambiente di descrivermi una sua giornata tipo per capire quali sono i comportamenti da attuare nella quotidianità per rispettare e difendere l’ambiente.

Ecco cosa mi ha detto:

“Non ritengo di fare granché per l’ambiente: non sono attivista in nessuna associazione ambientalista e non ho mai partecipato come volontaria alla bonifica di siti dalla spazzatura. Comunque, ti dirò come si svolge una mia giornata tipo: al mattino mi alzo e come ogni giorno apro il frigo per prendere il latte fresco, quello che ho acquisto nella latteria ambulante dove, a giorni alterni, mi reco per riempire i miei contenitori con latte alla spina.


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Dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior

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Non siamo a via del campo, ma in un’azienda agricola in provincia di Modena.
E dal letame non nascono solo fiori, ma anche energia elettrica, che serve per alimentare l’azienda zootecnica e per realizzare profitto, grazie alla vendita del surplus energetico al gestore della rete.

Non si butta via niente, nell’azienda agricola “I giardini del Duca” a Castelfranco Emilia, in Provincia di Modena, già premiati a Ecoprofit.

Come funziona?
Nella corsia centrale del capannone un raschiatore, una sorta di grande rastrello, passa per ben sei volte al giorno a “raccogliere” le sostanze organiche degli animali, e le convoglia in una vasca di cemento.
a qui, attraverso una conduttura, le deiezioni animali sono fatte arrivare in un’altra vasca dove, tramite un impianto di riscaldamento si ottiene una miscela di gas metano e anidride carbonica, necessaria ad ottenere energia.
Il gas ottenuto, infatti, viene convogliato verso un vicino compattatore, che a sua volta alimenta un trasformatore che genera energia elettrica.

Occorre aggiungere, per completezza d’informazione, che la lavorazione del letame riduce il cattivo odore della stalla ed elimina l’ammoniaca, riducendo l’inquinamento (il liquido destinato a concime contiene una percentuale minore di nitrati).

È proprio il caso di dirlo: in natura nulla di crea, nulla si distrugge.
E tutto si può riutilizzare.
Basta volerlo






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Segnalazioni editoriali. Consulting n. 3/2008. Sommario

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È stato da poco pubblicati il n. 3 del 2008 della Rivista Consulting, Geva Edizioni.

Questo è il sommario:

Per chi suona la... Campania - Cronaca di una sentenza annunciata, di Andrea QUARANTA, articolo, di cui ho pubblicato un breve riassunto fra le pagine di Natura Giuridica

Le radiazioni ionizzanti e la radioprotezione, di Sandro SANDRI, interessante articolo in cui si parla degli cause, degli effetti delle radiazioni ionizzanti, e dei dispositivi di protezione

Impresa e azienda - Le problematiche connesse alla cessione del ramo d'azienda, in cui Caterina PISAPIA commenta una recente sentenza della Corte di Cassazione (5932 del 5 marzo 2008).

Stabilizzazione dei rifiuti contenenti amianto - L'impianto mobile ICAM.
In questo articolo Marco TAMMARO illustra le componenti e il funzionamento di un impianto di stabilizzazione dei rifiuti contenenti amianto, i moduli di processo e le caratteristiche dei materiali trattati e dei prodotti ottenibili e i relativi costi.

Nello Speciale è stata pubblicata un’intervista al dottor Felice DI LUCENTE, e si parla di Nucleo Agoralimentare Forestale - Una garanzia in più per la tutela della sicurezza alimentare

Nella rubrica Greenergy, Leonardo EVANGELISTA ci parla della smaterializzazione dell'energia

Il numero 3 del 2008 di Consulting prosegue con un interessante articolo di Massimo Jandolo, in cui l’Autore illustra La tecnologia MBR in materia di depurazione delle acque reflue

Il Direttore Nicola G. GRILLO (oltre all’editoriale, che potete leggere qui) illustra a grandi linee il concetto di discarica in Dicesi discarica...

Il numero di Consulting è completato da un reportage fotografico (Questo non deve mai accadere) e dalla presentazione, da parte di Bruno EVANGELISTA, della Legge n° 46/90 al DM 22 gennaio 2008 - Finalmente molte novità nel settore della sicurezza degli impianti

Non mi resta che augurarvi buona lettura


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Si fa presto a dire nucleare

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L’altro giorno, nel postarvi un interessante articolo di Enrico Lorenzini sul "Nucleare di quarta generazione" (Sole 24 ore del 17 giugno 2008), ho evidenziato come, a mio parere, i “sordi isterismi” (anche nella dialettica in materia ambientale) non servono, in ogni caso, a fare il punto della situazione, né ad aiutare un dialogo costruttivo fra posizioni contrapposte, e come sia indispensabile informarsi, prima di parlare (e immolare e immolarsi a questa soluzione piuttosto che a quella), per capire e poter essere più consapevoli delle proprie scelte, in totale indipendenza.

L’alternativa è quella di ridurre tutto a tifo da stadio...

Oggi posto stralci del secondo dei due articoli, firma di Marcello Inghilesi (sempre tratto dal Sole 24 ore del 17 giugno 2008)

“Si fa presto a dire «nucleare».

Ci sono alcune premesse doverose.

«Pietà l'è morta», recitava un vecchio adagio dell'ultima guerra.

Passata la pietà, ora sembra morta l'umiltà: da tempo molti, moltissimi pontificano sull'argomento nucleare, dicendo bestialità, normalmente interessate a beghe di parte o di villaggio o di potere, grande o piccolo che sia.


I poveri e pochi italiani che hanno studiato professionalmente la materia sono ormai rossi di vergogna.

Al G8, gruppo degli Stati più industrializzati del mondo, siamo gli unici che non solo non hanno più centrali elettronucleari, ma che le hanno anche spente (dopo aver maltrattato gli austriaci, che qualche anno prima, avevano dato il buon esempio, gettando dalla finestra, tecnologie, "saper fare" e decine di miliardi di euro).

Una volta laurearsi in Ingegneria nucleare era un titolo di grande merito […]

La proposta del Governo è ora di riaprire rapidamente i cantieri per costruire centrali nucleari di terza generazione.

Contro questa proposta si sono già schierati diversi gruppi.
Gli anti-nucleari, tout court.
Quelli che dicono che forse è meglio aspettare i reattori di quarta generazione.
Oppure che l'Italia non è Paese adatto all'installazione di centrali nucleari.
Oppure che il nucleare è troppo caro.
Oppure che il nucleare «inquina».
Oppure che il minerale di uranio, da cui deriva il combustibile nucleare, è in via di esaurimento.

I filo-nucleare sostengono che tutte queste argomentazioni sono o infondate o inconsistenti o risibili.

La mancanza di umiltà di fronte al sapere, continua, anzi si aggrava, perché il sapere in materia è in continua evoluzione.

Cerchiamo di capire qualcosa su questa storia delle «generazioni» dei reattori nucleari, oltretutto fortemente contestate, in questa loro evoluzione generazionale, da alcuni movimenti ecologisti, come l'«uscire dal nucleare».


[…]

Una considerazione finale.
Il "nucleare" in Europa ormai si basa su due fattori, di cui bisogna assolutamente avere coscienza, al di là di opinioni sbandierate, per lo più superficiali.


La prima è che una centrale elettronucleare ha senso solo se inserita in un quadro almeno continentale, per tecnologie, necessità finanziarie, localizzazioni e reti di distribuzione.
La seconda è che il "nucleare" è composto da sistemi tecnologici complessi e internazionali, talvolta autonomi tra loro (in maniera analoga al settore "spaziale").”

Per leggere l’intero articolo (in particolare, per l’interessante storia delle varie generazioni del nucleare, clicca qui)

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Nucleare di quarta generazione: InFormazione, sicurezza ed indipendenza

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Sul Sole 24 ore di martedì 17 giugno 2008 sono usciti due interessanti articoli che parlano di, ma soprattutto cercano di spiegare il (riuscendoci, a mio avviso), nucleare.
Lasciando per una volta da parte gli isterismi di chi, per un motivo o per l’altro, per una bandiera piuttosto che per un’altra, si pone pro o contro tale opzione energetica, senza peraltro conoscere, almeno in parte, le problematiche sottostanti.

Il punto focale, secondo me, è proprio questo: al di là delle convinzioni di ognuno di noi, indiscutibili dal punto di vista della loro legittimità, sarebbe opportuno che le stesse fossero ("tuttavia"...) suffragate da un minimo di conoscenza, di informazione, a riguardo.

I sordi isterismi, cui facevo riferimento prima, non servono, in ogni caso, a fare il punto della situazione, né ad aiutare un dialogo costruttivo fra posizioni contrapposte: informarsi, prima di parlare (e immolare e immolarsi a questa soluzione piuttosto che a quella), è indispensabile per capire e poter essere più consapevoli delle proprie scelte, in totale indipendenza.
Altrimenti tutto si riduce a tifo da stadio...

Per questo motivo ho trovato i due articoli interessanti: cercano di delineare un quadro delle futuribili scelte energetico-ambientali scevro da fronzoli…

Ognuno, come è giusto che sia, abbia le proprie idee e opinioni in merito: purchè siano consapevoli, frutto, cioè, di un’informazione accurata ed indipendente dai preconcetti (spesso pretestuosi) che sono disseminati sul “percorso”…

Di seguito riporto stralci di uno dei due articoli, a firma di Enrico Lorenzini, Ordinario di Gestione dell’energia dell’Università di Bologna.


“È terribile: da parte di molti si vuole raccogliere la coda di questo nucleare morente, ma poi gli stessi si confondono tra terza e quarta generazione, e già poiché è necessario dire quale "terza" o quale "quarta", perché si ha a che fare con termini non univoci.

Molti di noi lavorarono direttamente o indirettamente per la realizzazione della centrale a neutroni veloci Superphénix di Creys-Melville, enorme passo in avanti per lo sviluppo del nucleare, ma la sicurezza dell'impianto ahimè non offriva e non offre reali garanzie o certezze.
[…]

Si sta ora accendendo un dibattito sul nucleare, caratterizzato da grande confusione tecnica.

- Ermete Realacci sul Sole 24 Ore del 23 maggio dice che questo nuovo indirizzo è una scelta ideologica. Purtroppo non credo sia nel vero, queste scelte non sono mai ideologiche, ma economiche, purtroppo senza una base, a mio avviso, di reale studio scientifico - tecnico e di conoscenza.

- Addirittura Alfonso Urso dice (Il Sole 24 Ore del 25 maggio) che «i tempi sono maturi per la scelta responsabile del nucleare, come dimostrano le reazioni positive delle forze produttive e sociali e della stessa Chiesa cattolica (!)». Non sapevo che l'undicesimo comandamento o l'ultima enciclica, fosse "fare il nucleare"!, ma rimaniamo seri. (mi permetto di sottolineare la lucida ironia delle parole di Lorenzini...)

- E Casini tuona: «Ritorno immediato al nucleare».

Che cosa significa ciò? Semplicemente che si vuole il nucleare, comunque e qualunque.

Afferma Scajola: il primo impegno è il rilancio (??) del nucleare di IV generazione, ed entro il 2013 (Il Sole 24 Ore del 23 maggio).

L'AD confermato di Enel Conti (Il Sole del 25 maggio) gli fa eco: «quattro anni per quattro centrali di terza generazione evoluta che potrebbero entrare in funzione già intorno al 2016 per fornire almeno il 10% dell'elettricità necessaria all'Italia».
Se almeno Conti che è un tecnico ci dicesse a che cosa si riferisce il 10% sarebbe bello (cioè energia di picco, media, minima).
Poi aggiunge sempre Conti: «bollette elettriche più tenui del 20%...».
Con quattro centrali dal 2016? Basta fare delle percentuali e l'affermazione si commenta da sé.

In realtà le centrali di terza generazione sono superate e bisogna prevederne la sostituzione e ringraziamo Dio che non ci troviamo anche tutti i problemi di questo nucleare.

Ciò lo dice il nuclearista Garwin, padre assieme a Teller della bomba a idrogeno.
Infatti il problema è la gestione delle scorie, il decommissing e il ciclo del combustibile tutto, che noi in Italia non siamo in grado di gestire.
Tutti costi che non vengono seriamente considerati e valutati.

È questo il nucleare che si vuole?
O si vuole il nucleare di quarta generazione?
Ma che cosa è?”

Lorenzini conclude elencando sinteticamente i punti fondamentali che deve soddisfare un reattore nucleare di quarta generazione:
1. nessuna emissione inquinante in atmosfera;
2. vita media a lungo termine (20 anni di funzionamento ininterrotto);
3. elevata efficienza di consumo del combustibile;
4. minimizzazione delle scorie nucleari radioattive;
5. eliminazione della necessità di prevedere un piano di emergenza in caso di incidente e quindi una intrinseca sicurezza nucleare. Ciò riguarda sia la sede del reattore, sia il trasporto del materiale nucleare, il suo uso e immagazzinamento.
6. Non venga dato luogo alla proliferazione nucleare di uso militare.
7. Essere economicamente vantaggioso rispetto alle altre fonti di energia elettrica.

In conclusione il processo è tutto da riavviare, ma senza fabulatori, bensì con esperti veri e indipendenti.

Per leggere l’articolo completo, clicca qui

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A forza di essere vento: altre fonti di produzione di energia eolica

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In questi giorni ho cominciato a inserire post relativi all’energia eolica, argomento di estrema attualità.
Come sapete, il 15 giugno si terrà l’European Wind Day, e ritengo sia molto importante contribuire a diffondere informazioni (anche) sull’argomento eolico.

Ma oltre alle pale eoliche esistono anche altri modi alternativi per “catturare” la forza del vento e trasformarla in energia.

Uno di questi è il Wind Tunnel Footbridge, un progetto dell'architetto Michael Jantzen. Funziona in questo modo: quando soffia il vento le cinque ruote ad energia eolica che avvolgono il ponte iniziano a girare a differenti velocità, mentre le persone attraversano il ponte. Tre ruote girano in un verso e due nel verso opposto, e ognuna di esse produce un suono elettronico diverso (via Blogeko).

Oltre al Wind Tunnel Footbridge, si apprende da Metaefficient ripreso, in Italia, da Ecoblog, del progetto della Aerotecture International Inc. di turbine, studiate per un contesto architettonico urbano, che possono essere attaccate a ponti o installate sulla superficie di edifici.
Secondo i produttori, sono sicure per gli uccelli e generano pochissimo rumore e vibrazioni.
Si aggiustano da sole in caso di venti forti, hanno bisogno di poca manutenzione e non dovrebbero costare troppo. Per
ora le producono e le vendono solo negli USA.

L’eolico stradale è un’altra alternativa: il passaggio delle automobili, come si sa, crea spostamento d’aria.

Allora ci si è chiesti: perché non recuperare tale tipo di energia (attraverso un sistema di eliche), specie laddove, come in autostrada, si formano costanti flussi di vento?
Mark Oberholzer ha pensato di sfruttare questa idea e di concorrere con un suo progetto alla Next Generation Design Competition:
"egli non propone di installare le turbine vicino all’autostrada, ma piuttosto, di inserirle nell’autostrada, in modo tale da poter alimentare un sistema di trasporto pubblico leggero su rotaia.
Il suo progetto propone di integrare le turbine nelle barriere tra le corsie delle autostrade, utilizzando il vento generato dai flussi opposti delle automobili per creare l’energia.
Originalmente concepito come una fila singola di turbine rotanti ad asse verticale, è stato poi modificato per includere due file, disposte una sull’altra – in questo modo l’energia generata è molto maggiore – al fine di essere usate per alimentare un sistema di trasporto leggero su binari.
‘I picchi di traffico scorrevole coincidono più o meno con quelli di uso di energia – dice Mark – sono molto contento di essere riuscito ad integrare il sistema nel tracciato
di percorrenza di un treno della metropolitana e di trasporto leggero su binari, dove sono collocate le barriere con generatore integrato. Amo l’idea che l’elettricità generata dal trasporto privato venga utilizzata per far funzionare il trasporto pubblico’. L’espediente di utilizzare l’energia nel luogo in cui è prodotta, piuttosto che distribuirla attraverso una rete, evita le perdite di carico che ci sarebbero durante il trasporto ed elimina il costo aggiuntivo di infrastrutture extra" (via Rinnovabili.it).

Un’altra invenzione interessante è quella volta alla ricerca del modo di riutilizzare l'energia eolica o almeno riciclare quell'energia, altrimenti sprecata, dai veicoli e trasporti in corsa nelle autostrade.
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La maggior parte dell'energia eolica utilizzabile in natura è legata all'imprevedibilità della velocità del vento, o troppo alta o troppo bassa, mentre in alcune autostrade per diverse ore questa velocità diventa costante.
Naturalmente il vento soffia nelle due direzioni quindi bisognava progettare un design che possa
separare il vento all'interno della turbina.
La soluzione diventa una turbina eolica ad asse verticale bi-direzionale posta al centro della strada in modo da poter utilizzare l'energia eolica generata da entrambe le direzioni di cor
sa ed in grado di sfruttare una velocità del vento pari a 5-7 Km/h. (via genitronsviluppo).

Infine, la Selsam sta lavorando alla costruzione di un prototipo di motore eolico molto interessante, che potrebbe produrre 6000 Watt, se la velocità media del vento fosse di circa 25 km/h.
Piú in alto ci si trova, piú veloce va il vento

Sul sito di Photosyntesis si legge che “si tratta quindi di un progetto realizzato pensando sopratutto all'altezza […] In questo caso l'energia si produrrebbe sulla superficie del mare.
L'albero parte da una boa galleggiante e si estende in altezza.
Lungo questo tronco sono installate delle piccole turbine eoliche che producono energia elettrica.
Il bello é, che non avendo una base solida ed essendo flessibile, l'albero é mobile e si sposta automaticamente a seconda da dove viene il vento, rendendo ancora più efficiente la produzione di elettricità”, che giunge “a destinazione” attraverso cavi sottomarini, collegati alla boa.
I costi di produzione sarebbero più bassi di una normale turbina eolica: tuttavia, occorre considerare che la manutenzione potrebbe risultare più cara e più complicata".


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