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Tentativi di sostenibilità: l'ecotessera di Alba

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Una delle tasse più odiose agli occhi dei contribuenti italiani è senz'altro la TARSU, la tassa sui rifiuti. Moltissimi cittadini si lamentano del fatto che l'importo annuale sia calcolato sulla base dei metri quadri della propria abitazione, e non sulla base dei volumi di spazzatura effettivamente prodotti.
Per passare alla tariffa, e calcolare l'importo dovuto sulla base del volume dei rifiuti effettivamente prodotti, occorrerebbe dotare di dispositivi elettronici, come i microchip, i cassonetti della spazzatura, che dovrebbero "riconoscere" ciascun utente che conferisce rifiuti attraverso la lettura di una scheda elettronica, e registrare i quantitativi consegnati. Una spesa ingentissima, se si pensa al numero di cassonetti presente in una grande città.
Eppure, è possibile vedere premiati i cittadini virtuosi nella gestione dei loro rifiuti grazie ad iniziative come quella del Comune di Alba in provincia di Cuneo che, grazie ad una semplice tessera a punti, premia chi si impegna seriamente nella raccolta differenziata. 
Di che cosa si tratta?


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Carbonverde e differenziata a Cuneo

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L'utilizzo del carbonverde, il combustibile ricavato dai rifiuti indifferenziati, è incompatibile con una politica che incentivi la pratica della raccolta differenziata?

E' una domanda che mi è sorta accostando tra loro 2 notizie ambientali riguardanti Cuneo, una città dove la quota raggiunta dalla raccolta differenziata si attesta attorno al 50% dei rifiuti prodotti: una è relativa al potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti organici, risalente al novembre scorso e l'altra, di fine gennaio 2011, riguarda la protesta di un gruppo di Associazioni del cuneese circa l'utilizzo dei rifiuti indifferenziati come carbonverde.


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Raccolta differenziata. Ecopiazzole: finalmente la nuova disciplina

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Sul numero 7 del 2008 della rivista Ambiente & Sviluppo, Ipsoa, è stato pubblicato un interessante articolo dell’Ing. Alberto Muratori, dedicato ad una delle novità meno «radiografate»: l’introduzione della definizione di «centro di raccolta», ovvero
un’«area presidiata ed allestita, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica, per l’attività di raccolta mediante raggruppamento differenziato dei rifiuti per frazioni omogenee conferiti dai detentori per il trasporto agli impianti di recupero e trattamento».
Prima di iniziare l’analisi del testo normativo, l’autore sottolinea che
a prescindere dall’incertezza del linguaggio e dalla dubbia interpunzione - per non dire della ridondanza dell’inciso «senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica» - quella di «centro di raccolta» poteva sembrare, in prima lettura, solo una delle tante declaratorie general-generiche (oltretutto, anche piuttosto imprecisa), che frequentemente appesantiscono il nostro apparato normativo senza apprezzabili ricadute, anche in considerazione del fatto che, in presenza di così numerose ed eclatanti inadempienze nell’adozione di provvedimenti esecutivi solo preannunciati dalle norme di rango superiore, ma mai concretizzati, era ben difficile attendersi un percorso preferenziale per il decreto cui il cit. art. 183 aveva demandato la fissazione della disciplina relativa alle cosiddette «ecopiazzole», oltretutto, previa parere della Conferenza Unificata Stato - Regioni - Citta` e Autonomie locali.
Quindi, l’autore prosegue con una disamina della vexata quaestio relativa al regime autorizzatorio delle ecopiazzole, che vedeva contrapposti due orientamenti dottrinari, mentre la Magistratura, sia penale che amministrativa, si attestava su posizioni nella quasi totalità dei casi “garantiste”…
Segue un’approfondita disamina dei contenuti del DM 8 aprile 2008, volto ad approfondire:
  • cosa sono i centri di raccolta disciplinati dal decreto;
  • quali sono i soggetti che possono conferire rifiuti e quali quelli che gestiscono tali isole ecologiche;
  • quali sono i rifiuti che possono essere conferiti nelle ecopiazzole;
  • le norme tecnico-costruttive;
  • le prescrizioni relative all’esercizio
Complessivamente, conclude l’Ing. Muratori
la disciplina dei «Centri di Raccolta» di cui al D.M. 8 aprile 2008 […] sembra adeguatamente ampia ed articolata, e del tutto in grado di assicurare quelle finalità di agevolazione-incentivazione non tanto della raccolta differenziata «in sé e per sé» - cui, abbastanza a torto, alcune componenti dell’ambientalismo militante sembrano riconoscere poteri taumaturgici - quanto piuttosto, grazie al controllo sui conferimenti e sul deposito, delle effettive possibilità di riciclaggio e recupero, che flussi omogenei praticamente privi impurezze, così selezionabili, sono senza dubbio in grado di consentire, a condizioni ottimali, e a costi decisamente contenuti.
E ciò , in un quadro di elevata protezione sostanziale dell’ambiente, anche in assenza del «pezzo di carta» rappresentato dall’autorizzazione ex art. 208, e dalla ridondanza di una procedura d’impatto ambientale del tutto spropositata per la generalità delle fattispecie.
E tutto questo, con buona pace di qualche commentatore che, stracciandosi ora le vesti per tali snellimenti procedurali, nello sposare inopinatamente tesi ultra-garantiste, sembra dimostrare totale sfiducia nel principio di sussidiarietà.
Ma il mondo, si sa, è bello perché é vario, e tutte le opinioni hanno diritto di cittadinanza.
Per leggere l’intero articolo: Ecopiazzole: finalmente un decreto a dettarne la disciplina, stop ai conflitti interpretativi, collegati al sito di Lexambiente.
Per informazioni sull’abbonamento alla rivista, vai al sito dell’Ipsoa.

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Recoplastica. Franchising. Meeting del 13 settembre 2008

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Questo è un altro articolo a proposito dell’ecopunto informativo di Recoplastica

Allora, sottolineavo:
"E, personalmente, sono convinto che il riutilizzo, prima ancora del recupero, sia la strada da perseguire: ma penso che iniziative come questa debbano essere seguite e incoraggiate, proprio perché, inserite in un contesto integrato, rappresentano il contributo che ci si aspetta da ognuno di noi, e perché concorrono a diffondere una cultura ambientale, indispensabile base per costruire, giorno dopo giorno, un mondo migliore".
Dell’iniziativa di Recoplastica si è occupato anche Il Sole 24 ore; sul sito di Greenreport il 25 agosto 2008 è apparso un articolo (oggi - novembre 2011 - purtroppo la pagina non è più disponibile) che solleva qualche dubbio…
Vi riporto alcuni stralci.
A Moncalieri un negozio (forse) che compra rifiuti: un bene o un male?
La notizia si guadagna addirittura un posto in prima pagina sul quotidiano economico più letto d’Italia, Il Sole 24 Ore, ed in effetti si presenta alquanto stuzzicante soprattutto dopo l’ennesima bordata al sistema di filiera di recupero dei rifiuti Conai, arrivata una decina di giorni fa dall’Antitrust.
Anche se assomiglia un po’ ad un pezzo ‘pubblicitario’ i fondamentali ci sono tutti: un’azienda piemontese apre nel centro di Moncalieri un negozio dove i cittadini possono portare i loro rifiuti domestici (già selezionati in modo differenziato) ricevendo in cambio denaro sulla base dei prezzi di mercato.
Il materiale viene quindi recuperato dalla stessa azienda, la Recoplastica, oppure rivenduto ad altre aziende delle rispettive filiere.
Non manca il giallo, perché nell’articolo si parla di un’autorizzazione negata da parte del Comune (ma allora come fa a essere già aperto il negozio?), che invece in un primo momento avrebbe appoggiato il progetto.
Progetto che per la cronaca punta a diventare un network di franchising, con un ‘obiettivo di almeno 50 negozi in tutta la penisola, entro il 2009’.
Fermandosi alla lettura dell’articolo potremmo esprimere un parere sostanzialmente positivo: il rifiuto si recupera e quindi il cuore del progetto racchiude un’esperienza positiva, anche se diversi dubbi riguardano la possibilità che un simile sistema si sviluppi e si allarghi, visto che finché si tratta di pochi quintali raccolti in un comune tutto sembra rose e fiori, ma quando si aspira a fare sistema i nodi vengono al pettine e in questo caso i nodi sono appunto i consorzi di filiera e i rapporti con i comuni stessi, visto che un cittadino che vendesse una buona parte dei suoi rifiuti alla Recoplastica (una quota di indifferenziato resterebbe comunque) avrebbe probabilmente l’ardire di chiedere quanto meno uno sconto su Tia o Tarsu.
Discorsi in prospettiva.
Anche perché in realtà l’attività dell’Ecopunto di Recoplastica è tutt’altro che avviata […]
Ma gli addetti ai lavori cosa ne pensano?
Segue una breve intervista a Antonio Marrucci, della società Revet di Pontedera che, conclude, «la considero in ogni caso un’iniziativa positiva […] perché forzano la situazione e stimolano la riflessione se il sistema privato obbligatorio dei consorzi di filiera, prima o poi possa essere sostituito da libero mercato del riciclo. Inoltre in questo modo si andrebbero a intercettare anche frazioni di rifiuti che i consorzi non trattano perché non sono imballaggi: penso per esempio a tutti i giocattoli o altri prodotti di plastica».

A settembre 2008 l'azienda piemontese organizzò un meeting per spiegare - tra gli altri - il progetto di franchising di ecopunti per la raccolta dei rifiuti:

Programma meeting organizzato dalla Recoplastica, in vista del progetto di franchising.

Programma meeting del 13 settembre 2008 a Moncalieri (TO)
· 10.00 - 10.15 Introduzione
· 10.15 - 11.00 Il ciclo dei rifiuti e gli adempimenti
· 11.00 - 11.30 Il franchising Recoplastica
· 11.30 - 12.00 Aspetti legali (st. legale avv. Piovano)
· 12.00 - 12.30 Aspetti amministrativi (st. dott. Mandile)
· 12.30 - 13.00 Aspetti autorizzativi (Eco Team dott.ssa Brizzi)
·
· 13.00 - 15.00 Pausa pranzo
· 15.00 - 15.30 Aspetti tecnici (st. geom. Beccia)
· 15.30 - 16.00 Aspetti di immagine (st. ing. Zavaglia)
· 16.00 - 16.30 Demo
· 16.30 - 18.00 Domande e risposte

Concludo riportando un comunicato di Recoplastica, apparso sul sito, nel quale si evidenzia che:
"sono più di 100.000 i contatti che abbiamo avuto fino ad oggi e vi ringraziamo per l'interesse che dimostrate per il progetto.
A tutti coloro che hanno richiesto di partecipare al meeting comunichiamo che abbiamo purtroppo superato la capienza della sala riservata. Siamo pertanto, nostro malgrado, costretti a fare una selezione dei partecipanti. Il 4 settembre comunicheremo agli interessati la conferma della partecipazione.
Chi non potrà partecipare al meeting sarà in seguito ricontattato e gli verranno fornite tutte le informazioni.
Attualmente stimiamo in 1.300 il numero degli Ecopunto che saranno aperti in tutta Italia.
Il meeting sarà ripetuto il 27 settembre a Messina.


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L’Antitrust vuole maggiore concorrenza nel sistema di riciclaggio dei rifiuti da imballaggio

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Con un comunicato stampa del 14 agosto 2008, l’AGCM, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha portato a conoscenza i risultati dell’indagine conclusiva sui rifiuti riciclabili da imballaggio raccolti sul suolo pubblico.
Rifiuti che “sono una risorsa economica che i Comuni italiani non riescono a sfruttare e che potrebbe invece, con un opportuno ricorso al mercato, garantire ai cittadini un servizio di raccolta migliore e tariffe più basse”.
Nelle quasi 100 pagine di documento – si legge nel comunicato stampa –
l’Autorità fa il punto su un settore che è stato interessato da continue modifiche del quadro normativo e dal ricorso, in molte aree del Paese, soprattutto al Sud, alle gestioni emergenziali: due fattori che hanno ostacolato una corretta organizzazione delle attività di recupero di prodotti che, all’origine, valgono 25 miliardi di euro, e che hanno influito negativamente sul livello di concorrenza del settore.

Per superare una situazione che si traduce in un aumento dei costi a carico degli utenti, l’Autorità ha proposto una serie di correttivi:


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Testo Unico Ambientale, versione originaria. Critiche e ombre

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(segue da)

Nella sua formulazione originaria, il Testo Unico Ambientale presentava anche degli aspetti positivi, che riguardavano la V.I.A. (disciplinata unitariamente per la prima volta); l’introduzione di alcuni meccanismi di flessibilità in tema di determinazione dei livelli di tutela (ad es., la maggior importanza riconosciuta all’analisi di rischio rispetto ai limiti tabellari; l’introduzione di meccanismi differenziati, come la messa in sicurezza operativa per i siti con attività in esercizio, per la gestione delle contaminazioni storiche); parzialmente la nuova definizione di deposito temporaneo (nella parte in cui chiariva che l’opzione quantitativa e quella temporale sono fra di loro alternative…).

Tuttavia ben più numerose erano le ombre, sia da un punto di vista procedurale che sostanziale.

Il Governo, in ragione di una delega del Parlamento non adeguatamente vincolante, ha disposto di ampi poteri discrezionali.

Il testo finale contrasta con diverse direttive comunitarie, stravolge l’assetto delle competenze definite dalla Costituzione, e si caratterizza per una spiccata tendenza neocentralista.

Il prodotto dell’elaborazione della Commissione dei 24 saggi non si è limitato a coordinare, riordinare o integrare la normativa dei diversi settori di cui si compone la materia ambientale, ma ha minato le fondamenta su cui poggia l’attuale impianto normativo, senza peraltro fornire gli elementi per l’organizzazione di un diverso sistema, coerente con il quadro costituzionale e aderente ai principi comunitari in materia di tutela ambientale.

Il mero assemblaggio materiale di singoli testi, nati separatamente, non ha consentito, tra l’altro, di ritenersi di fronte ad un corpo unitario di norme in materia ambientale, in quanto mancava un nucleo fondamentale di principi comuni alle diverse discipline settoriali, in grado di guidare in modo trasversale e coordinato i vari settori delle discipline giuridiche coinvolte.

Non è stato attuato il necessario coinvolgimento, sin dalla fase di elaborazione della normativa, di tutti i livelli territoriali di governo secondo il principio di corresponsabilità e di leale collaborazione.

All’indomani dell’entrata in vigore del Testo Unico Ambientale, in dottrina si sottolineava, in generale, che:
  • il sistema autorizzatorio era privo di sistematicità (erano previste durate diverse per le autorizzazioni previste per le emissioni in atmosfera, gli scarichi, la gestione dei rifiuti – 15, 4 10 anni e dell'IPPC 5-6-8 anni, pur in presenza del disposto dell'art. 9 lett. f) della legge delega, qual criterio specifico sull'autorizzazione unica. In ogni caso sono troppo lunghe, a fronte dell'innovazione tecnologica);
  • dietro l'obiettivo di semplificazione dell'intera normativa si nascondeva un elevato rischio di allentamento delle maglie della tutela del bene ambiente;
  • la creazione di nuovi enti di gestione e controllo rischiava di duplicazioni di funzioni e difficoltà di individuazione del responsabili e delle scelte in campo ambientale;
  • le discipline transitorie avrebbero creato problemi di coordinamento;
  • in materia di rifiuti e bonifica dei siti contaminati, oltre alla problematiche connesse alla definizione di rifiuto, e al ridimensionamento dei target di raccolta differenziata previsti dal Decreto Ronchi, si sarebbe assistito ad un eccessivo utilizzo degli accordi di programma tra soggetti pubblici e privati;
  • sempre in materia di rifiuti, era problematico e difficilmente giustificabile l'inserimento del deposito temporaneo irregolare fra le operazioni di recupero, e appariva discutibile la scelta di introdurre una condizione di non punibilità per coloro che, dopo aver inquinato un sito, avrebbero bonificato;
  • la disciplina relativa all’inquinamento atmosferico aveva subito un appesantimento burocratico, e presentava ad alcuni vuoti della disciplina;
  • in materia di danno ambientale si era fatto un passo indietro, in relazione alla scelta di centralizzare in capo al Ministero dell'Ambiente (organo amministrativo, con un potere di ordine di ripristino e di risarcimento del danno che si esplica mediante “ordinanza”): la proponibilità esclusiva dell'azione aveva, di fatto, cancellato il paziente e innovativo ruolo svolto dalla giurisprudenza precedente al T.U., che aveva esteso l'azione di danno agli enti locali.
Come si può notare, ce n’era abbastanza per concludere che, nonostante le affermazioni fatte dal Governo nel presentare questo “monumento” riorganizzativo della materia, si era, in realtà, ancora molto lontani dal poter parlare di un testo unico ambientale, in cui le varie discipline fossero effettivamente coordinate e semplificate, e compenetrate, secondo un metodo di tutela ambientale integrata.

Cos'è stato fatto, allora, per rimediare a questo testo del ... Gattopardo?

(continua)


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Emergenza rifiuti: deroghe per decreto legge. Niente di nuovo sotto il sole

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Ci sono dubbi sull’effettiva urgenza di alcune parti: così sottotitola un articolo pubblicato sul Sole 24 il 30 giugno scorso, intitolato “Rifiuti, un decreto legge imperniato sulle deroghe”.

In effetti, anche a voler prescindere dalla correttezza (e, soprattutto, dall’efficacia) del costante utilizzo del decreto legge, ciò che desta qualche perplessità è il fatto che, oltre alle misure straordinarie per l’emergenza (perenne) rifiuti in Campania, il Governo abbia inserito alcune disposizioni destinate ad operare in tutto il territorio nazionale…



Il decreto legge prevede, in estrema sintesi:
  • misure volte ad agevolare, sotto la direzione di un sottosegretario di Stato, la concreta realizzazione di discariche e di inceneritori, nonché per l’acquisizione di impianti, cave dismesse o abbandonate ed altri siti per lo stoccaggio o lo smaltimento di rifiuti. Il Sottosegretario potrà agire “anche in deroga a specifiche disposizioni legislative e regolamentari in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione del territorio e della difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria…”
  • deroghe per quanto riguarda i termovalorizzatori di Acerra (NA) Santa Maria La Fossa (CE) e Salerno (art. 5); il termovalorizzatore di Napoli, ecoballe e stoccaggi (art. 8); le discariche (art. 9); gli impianti di depurazione (art. 10); la complessiva funzionalità dell'Amministrazione (art.15). Senza contare il lungo elenco di altre deroghe contenute nell’art. 18..
  • proroghe (si veda, ad esempio, l’art. 8, comma 3, che stabilisce la proroga, “per un triennio rispetto al termine di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, lo stoccaggio dei rifiuti aventi codice CER 19.12.10, 19.12.12, 19.05.01, 19.05.03, 20.03.01, in attesa di smaltimento, nonche' il deposito dei rifiuti stessi presso qualsiasi area di deposito temporaneo”;
  • disposizioni relative alla raccolta differenziata, in cui si “prevedono” maggiorazioni della tariffa di smaltimento dei rifiuti indifferenziati per quei Comuni che non raggiungano l’obiettivo minimo di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2008. Vedremo se si tratta di grida manzoniane, e se ci si muoverà nel senso di dotare la regione di impianti di recupero adeguati: se mancano le strutture per il recupero del materiale raccolto in modo differenziato, mi domando a cosa serva la raccolta differenziata...se non ad illudersi di aver risolto il problema...
  • maggior informazione e partecipazione dei cittadini (art. 13), anche attraverso iniziative di educazione ambientale;
  • la devoluzione alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo tutte le controversie, anche in ordine alla fase cautelare, comunque attinenti alla complessiva azione di gestione dei rifiuti, seppure posta in essere con comportamenti dell'amministrazione pubblica o dei soggetti alla stessa equiparati. La giurisdizione di cui sopra si intende estesa anche alle controversie relative a diritti costituzionalmente tutelati.
In relazione a quest’ultima disposizione, in particolare, occorre fare una precisazione.
Nella famosa sentenza n. 27187 del 18 dicembre 2007, le Sezioni Unite civili della Cassazione avevano affermato che:
  • le controversie relative alla installazione delle discariche di rifiuti spettano all'esclusiva giurisdizione del giudice amministrativo, in quanto questioni afferenti la gestione del territorio nell'interesse dell'intera collettività nazionale, anche qualora sia denunciata una lesione ai diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione;
  • anche in materia di diritti fondamentali tutelati dalla costituzione, quali il diritto alla salute (art. 32 Cost.), allorché la loro lesione sia dedotta come effetto di un comportamento materiale, espressione di poteri autoritativi e conseguente ad atti della P.A. di cui sia denunciata l'illegittimità, in materie riservate alla giurisdizione esclusiva dei giudici amministrativi (come ad es. in quella di gestione del territorio) compete a detti giudici la cognizione esclusiva delle relative controversie e circa la sussistenza in concreto dei diritti vantati e il contemperamento o la limitazione dei suddetti diritti in rapporto all'interesse generale pubblico all'ambiente salubre e la emissione di ogni provvedimento cautelare, per assicurare provvisoriamente gli effetti della futura decisione finale sulle richieste inibitorie, demolitorie ed eventualmente risarcitorie dei soggetti che deducono di essere danneggiati da detti comportamenti o provvedimenti;
  • spetta allo stesso giudice amministrativo adottare, se ne ricorrono le condizioni, i provvedimenti cautelari per assicurare provvisoriamente gli effetti della futura decisione finale sulle richieste inibitorie, demolitorie ed eventualmente risarcitorie dei soggetti che deducono di essere danneggiati dai comportamenti materiali o dai provvedimenti autoritativi finalizzati all'installazione delle discariche.
Tuttavia, di recente la Corte Costituzionale ha affermato che non sussistono i requisiti di necessità e urgenza per quelle norme che sono connotate da evidente estraneità rispetto alla materia del decreto legge, e che la legge di conversione non sana l’eventuale carenza dei requisiti di necessità e urgenza del decreto (Sentenza n. 171/2007).

Inevitabile, allora, domandarsi: quale la legittimità costituzionale di siffatta norma?

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Raccolta differenziata nel cuneese

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Con questo post inauguro una nuova categoria, Esperienze locali, dedicata, come dice il nome stesso, a parlare di fatti concreti, vicini ai cittadini.
Fatti che in alcuni casi costituiscono l’applicazione, viziosa o virtuosa, delle regole generali del diritto ambientale (perché, per fortuna, esistono molti esempi positivi, da emulare, di cui però, purtroppo, non si parla con il dovuto approfondimento, e di cui non si fa adeguata pubblicità…) e, in altri rappresentano, invece, “esperienze pilota”…

Fatti che sono, in ogni caso, testimoniano le diverse realtà del nostro paese, e costituiscono la base per cercare di capire i perché del divario che ancora oggi esiste fra le diverse regioni.

Naturalmente – ma questo è un discorso generale, che vale per qualsiasi “categoria” – mi auguro che collaboriate, segnalandomi iniziative positive e denunciando situazioni di degrado, in modo da costituire un quadro più ampio e completo della situazione nello Stivale…
Per quanto mi riguarda, potrò seguire più da vicino le mie realtà…quella di origine, il cuneese, quella romana di adozione e, infine, la realtà affettiva, quella abruzzese…

Ho deciso di cominciare pubblicando una tabella relativa alla raccolta differenziata dei rifiuti nel cuneese, che aumenta del 5,73% rispetto al 2006, mentre diminuisce la quantità di rifiuti solidi urbani indifferenziati conferiti in discarica (-2,63%).

Come si legge la tabella.
Nelle prime due colonne sono indicati il valore assoluto della raccolta differenziata nel 2007 e la variazione percentuale rispetto all’anno precedente.
Nella terza e quarta colonna sono riportati i dati relativi ai rifiuti indifferenziati prodotti e le variazioni rispetto al 206.
Infine, nella quinta colonna è indicata la variazione percentuale nei due anni della raccolta differenziata rispetto al quantitativo totale dei rifiuti prodotti.

Da segnalare che la Regione Piemonte sta per applicare delle sanzioni a quei tre/quattro comuni che non hanno raggiunto il 40% di raccolta differenziata previsto per il 2007 (Fonte: “La Guida”, settimanale del cuneese, del 13 giugno 2007).


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Adottata in via definitiva una nuova direttiva sui rifiuti per proteggere l’ambiente e la salute umana (parte 1)

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Nella tarda mattina di ieri sul sito del Parlamento europeo è stata pubblicata un’informativa, di cui oggi vi riporto prontamente alcuni stralci, con la quale si rende noto che il Parlamento ha adottato definitivamente una direttiva che, per proteggere l’ambiente e la salute umana:
  • fissa misure per ridurre la produzione di rifiuti, anche incentivando l'eco-design;
  • impone il ricorso a regimi di raccolta differenziata entro il 2015 per aumentare di almeno il 50% il riutilizzo e il riciclaggio nel 2020;
  • prevede la definizione di programmi di gestione e prevenzione dei rifiuti e norme in materia di autorizzazioni, responsabilità, sanzioni e ispezione degli impianti.
La direttiva stabilisce «misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana:
  • prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti,
  • riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia».
La direttiva, inoltre, sottolinea che la politica in materia di rifiuti dovrebbe mirare anche a ridurre l'uso di risorse e, ricordando che la prevenzione dei rifiuti dovrebbe essere una priorità, rileva che «il riutilizzo e il riciclaggio dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti», in quanto rappresentano la migliore opzione ecologica.


Esclusioni

Nella misura in cui sono contemplati da altra normativa comunitaria, sono esclusi dall'ambito di applicazione una serie di rifiuti quali:
  • le acque di scarico;
  • taluni sottoprodotti di origine animale;
  • le carcasse di animali morti per cause diverse dalla macellazione;
  • i rifiuti risultanti dalla prospezione, dall’estrazione, dal trattamento e dall’ammasso di risorse minerali o dallo sfruttamento delle cave;
  • gli effluenti gassosi emessi in atmosfera;
  • il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso di attività di costruzione;
  • i rifiuti radioattivi;
  • i materiali esplosivi in disuso;
  • la paglia e altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati nell’attività agricola.

Gerarchia dei rifiuti
: prima di tutto la prevenzione e la riduzione

La direttiva stabilisce una "gerarchia dei rifiuti" che stabilisce in generale un «ordine di priorità» di ciò che costituisce «la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti».
  1. In testa alla gerarchia figura la prevenzione, ossia misure - prese prima che una sostanza, un materiale o un prodotto sia diventato un rifiuto - che riducono la quantità di rifiuti, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l'estensione del loro ciclo di vita, gli impatti negativi dei rifiuti prodotti sull'ambiente e la salute umana oppure il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti.
  2. Segue la preparazione per il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.
  3. Viene, quindi, il riciclaggio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini.Esso include il ritrattamento di materiale organico ma non il recupero di energia né il ritrattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili o in operazioni di riempimento.
  4. Segue poi il recupero diverso dal riciclaggio, come il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». A questo proposito, la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero unicamente se rispondono a determinati requisiti di "efficienza energetica" fissati dalla direttiva stessa.
  5. Vi è, da ultimo, lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l'operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia, come il deposito in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, l’iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, l'incenerimento o il deposito permanente (ad es. sistemazione di contenitori in una miniera). Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri «non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l'incenerimento di materiali riciclati».
Nell'applicare questa gerarchia dei rifiuti, precisa la direttiva, gli Stati membri devono:
  • adottare misure volte a incoraggiare le opzioni «che danno il miglior risultato ambientale complessivo»;
  • tenere conto dei principi generali di precauzione e sostenibilità in materia di protezione dell'ambiente, della fattibilità tecnica e praticabilità economica, della protezione delle risorse nonché degli impatti complessivi sociali, economici, sanitari e ambientali.

Raccolta differenziata per aumentare di almeno il 50% il riutilizzo e il riciclaggio


Gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per promuovere il riutilizzo dei prodotti e le attività di preparazione al riutilizzo.
Si tratta, in particolare, di incoraggiare la costituzione e il sostegno di reti di riutilizzo e di riparazione, di ricorrere a strumenti economici e a criteri per l'aggiudicazione degli appalti e di fissare obiettivi quantitativi.

Gli Stati membri, inoltre, sono chiamati a prendere misure per promuovere il riciclaggio di alta qualità e, a tal fine, dovranno predisporre regimi di raccolta differenziata dei rifiuti, praticabili dal punto di vista ambientale ed economico, volti a garantire il rispetto dei necessari criteri qualitativi per i pertinenti settori di riciclaggio.

Entro il 2015 gli Stati membri dovranno, quindi:
  • istituire regimi di raccolta differenziata «almeno» per la carta, il metallo, la plastica e il vetro;
  • adottare le misure necessarie affinché, entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti domestici di carta, metallo, plastica e vetro (e, possibilmente, di altra origine) sia aumentata complessivamente almeno del 50% in termini di peso. Entro lo stesso anno, inoltre, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di altri materiali di recupero, incluse le operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, dovranno essere aumentati di almeno il 70% in termini di peso.
Spetterà alla Commissione stabilire le norme dettagliate di attuazione e di calcolo per verificare il raggiungimento di tali obiettivi e, entro il 2014, dovrà esaminare le misure e gli obiettivi per eventualmente proporne il rafforzamento e l'introduzione di obiettivi per altri flussi di rifiuti.

Ogni tre anni, invece, gli Stati membri dovranno stilare una relazione in merito ai risultati ottenuti e, qualora gli obiettivi non fossero raggiunti, spiegarne le ragioni, illustrando le misure che intendono prendere per porvi rimedio.

(continua)

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J'accuse: l’Italia è incastrata nella sua disonestà. Occorre una rivoluzione culturale

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Sottotitolo: Anno zero, le discariche, i rifiuti, i termovalorizzatori, le politiche energetiche, quelle ambientali, le emergenze sociali, economiche, ambientali e culturali.

Giovedì sera, 22 maggio 2008, avevo quasi finito di scrivere un post sul nucleare, da pubblicare il giorno successivo, su quanto aveva appena detto il Ministro dello Sviluppo Economico Scajola, quando è cominciata la puntata di Anno zero, dedicata all’emergenza rifiuti a Napoli, e mi sono reso conto, ancora una volta, e ancora con più consapevolezza, dell’immensità del problema, delle menzogne che circondano il non detto il non fatto, della difficoltà di trovare soluzioni condivise, un progetto ad ampio respiro, di ragionare in termini “collettivi” andando al di là del proprio orticello, di considerare tutte le componenti, e non estrapolare solo quelle che fanno comodo.

Una sensazione sintetizzata con poche, lapidarie parole di Antonello Venditti: “L’Italia è incastrata nella sua disonestà”…

Mi sono reso conto dell'abisso che separa il dire e il fare, e dell'assoluta mancanza di volontà di guardare a quello che ognuno di noi può fare, attivamente, senza continuare a delegare alla classe politica (questa in particolare...così poco autorevole) la risoluzione dei problemi, o anche solo di una parte...
Già, perchè fra le pieghe della delega in bianco si nasconde, quasi sempre, una sorta di “autoderesponsabilizzazione”, in base alla quale ognuno si sente autorizzato a comportarsi in spregio a qualsiasi tipo di regola…anche “sotto forma” di “giustizia fai da te”…

Una classe politica, dicevo rappresentata, nella specie, dal Sindaco di Napoli, che sollecitato a proposito della raccolta differenziata, inesistente a Napoli da sempre, risponde “eh, la raccolta differenziata si farà”...
E dalla Mussolini che, giustamente indignata per questa affermazione, sempre con riferimento alla raccolta differenziata, ne parla in termini semplicistici, lasciando trapelare, anche dal tono di voce (la solita vocina utilizzata da chi vuole sminuire e prendere in giro…), che non sono questi, secondo lei, i veri problemi...che gli italiani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e hanno ben altri problemi per la testa (...neanche quello legato alle televisioni, che certo non c'entrano con il problema dei rifiuti – se non in modo “trasversale”, trattandosi, spesso, di tv spazzatura...– ma non giustificano, non possono giustificare azioni come quella relativa a Rete 4...come ha ricordato Di Pietro, l’unico che, a mio avviso, ha cercato di affrontare il problema in modo serio e costruttivo, al di là del merito di certe affermazioni...).

Ma, soprattutto, mi sono reso conto che, prima ancora di tutto, quello che manca è un minimo di cultura, anche (ma non solo) ambientale, presupposto imprescindibile per instaurare un dialogo fra concittadini che permetta di andare al di là del miope particolarismo fatto di tanti piccoli egoismi,sterili e iracondi.
Tutti vogliono tutto, per poi accorgersi che...

Dove voglio andare a parare?
Beh, che semplicemente è molto, molto più complicato di quanto possa sembrare, e cercare di fare il proprio dovere, sempre e a prescindere dalle difficoltà, dallo sconforto, dalla desolazione che vedo, e percepisco, non sempre è facile, e proprio per questo costa tanta, tanta, tanta fatica...

Ho appena compiuto trentatrè anni, e da tanti anni mi interesso a problematiche ambientali, tanto da farne la mia professione.
Sono un giurista ambientale, figura ancora sconosciuta ai più, e da sei anni vivo e lavoro all'interno di un mondo variegato, di cui si sente parlare solamente in occasioni come queste, vale a dire quando l'emergenza (che da noi è diventata sinonimo di quotidianità) si acuisce, fino a sfociare in quello che tutti noi abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi alla televisione (per quelli che hanno più dimestichezza, e che stanno leggendo (anche) queste righe, soprattutto attraverso la rete, strumento di maggior libertà di espressione. Con meno filtri politici, o di parte…).

In questi anni ho imparato molto, e non solo dal punto di vista teorico-nozionistico: padrone sempre più di una visione prospettica, ho capito meglio certe dinamiche legate alla politica ambientale e alla sottostante (dis)informazione, spesso frettolosa e incompleta, facile preda per far di tutta l’erba un fascio e alimentare i bassi istinti, quelli che, in occasioni di “emergenza”, sfociano ribellioni e prese di parte aprioristiche, inconsapevoli di quello che sbandierano proprio pechè figlie di una disinformazione pilotata…

Disinformazione spesso decontestualizzata, che spaccia assurdità giuridiche e tecniche per verità assolute…parlo di disinformazione in generale, in cui ahimè, finiscono, o rischiano di finire, per cadere anche i più incalliti ambientalisti, lusingati dai troppi no (alcuni dei quali sacrosanti), che, quando oltrepassano la soglia del non dialogo, rischiano di essere altrettanto dannosi, perché non ancorati alla realtà e ai dati di fatto (con i quali occorre fare i conti. Una realtà che ci dice che ogni anno vengono prodotte quantità inverosimili di rifiuti ma non si avvia una credibile raccolta differenziata, non si vogliono le discariche, i termovalorizzatori manco a parlarne, la riduzione del trasporto su gomma pare una chimera, il compostaggio che cos’è?!, il nucleare no, l’eolico deturpa il paesaggio, l’energia la pretendo comunque e mi prendo pure il lusso di sprecarla…………..e via dicendo)

Io non ho nessuna verità da regalarvi.....“va già bene se sono riuscito a regalarvi un'emozione”, scherzava Fabrizio De Andrè, a volte, durante i suoi concerti, parlando più in generale dell'importanza del dialogare, conoscersi, accrescersi vicendevolmente...ognuno con il proprio contributo, ognuno affamato di conoscenza (anche di quella appresa attraverso i propri errori, riconoscendoli), ognuno consapevole di avere un ruolo nella società, e di poter contribuire, insieme con gli altri, a miglirarla un po'...
E invece....e invece probabilmente non ho neanche la speranza di regalare a qualcuno un'emozione, ma spero di riuscire a destare in qualcuno un po' di sana indignazione, quella che ti fa venire la voglia di darti da fare...

Sono stanco, ma soprattutto indignato, per la lentezza fine a se stessa in cui stagna il nostro Bel Paese, per l'ipocrisia di chi parla senza conoscere i fatti, per l'arroganza di chi crede che esista una sola e semplice soluzione a tutti i problemi (la sua...), per l'ignoranza di chi urla e strepita per avvalorare tesi di partito (o di lobbies) insostenibili per semplice tornaconto, della mancanza di cultura e di informazione in cui questa politica vuole costringerci a naufragare......

Alla fine della puntata mi sono alzato dal divano con l'amaro in bocca, e una nuova idea per il blog – nata dal miscuglio di idee che saettavano nella mia mente – che ha dato vita al titolo del post odierno (e ad una nuova categoria, che da oggi, spero, diventerà, piano piano, un luogo di incontro costruttivo): un "atto di accusa" contro l'esasperante stillicidio di vuoto che trasuda ogni giorno dai discorsi di chi dovrebbe decidere e non decide, di chi dovrebbe proporre alternative e invece si rintana nell'abisso mentale del particolarismo personale, di chi dovrebbe fare e invece continua a parlare, e a parlarsi addosso, schiavo di un'autoreferenzialità dilaniante...

Ho già cercato di cominciare a parlare di qualcosa di tutto ciò nei post dedicati alle politiche ambientali nel paese del Gattopardo....altro titolo, penso, quanto mai significativo...senza la pretesa di poter essere esaustivo, e con la speranza che dalle mie parole possa nascere un dialogo, che possa alimentare nuove discussioni, ricerche, approfondimenti, scambi culturali, dibattiti, ad un passaparola che possa aiutare a trovar nuovi stimoli per cambiare…

J'accuse: occorre una rivoluzione culturale, in cui ognuno si metta in gioco, senza dar per scontato nulla, lontano dal riso isterico dei cinici…

Una rivoluzione dei “giusti”, termine che può sembrare a qualcuno pretenzioso, ma che io utilizzo lo stesso, per sottolineare che ci sono persone, per fortuna, che (prescindono da qualsiasi connotazione particolare, legata alla razza, al sesso, all’ideologia, all’appartenenza politica….. tutta fuffa da dare in pasto a chi filosofeggia sul niente, e lontano dalla chiacchere “tanto per…”, e) usano le parole come strumento di comunicazione, e i fatti come grimaldello per veicolarle con più autorevolezza

J’accuse: occorre una rivoluzione culturale, ma anche mettere in luce anche quello che di buono c’è, perché c’è, sia a livello pratico, sia a livello di ricerca scientifica.
Ma per farlo occorre il contributo, così piccolo, ma così grande, di ognuno di noi


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