J'accuse: l’Italia è incastrata nella sua disonestà. Occorre una rivoluzione culturale

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Sottotitolo: Anno zero, le discariche, i rifiuti, i termovalorizzatori, le politiche energetiche, quelle ambientali, le emergenze sociali, economiche, ambientali e culturali.

Giovedì sera, 22 maggio 2008, avevo quasi finito di scrivere un post sul nucleare, da pubblicare il giorno successivo, su quanto aveva appena detto il Ministro dello Sviluppo Economico Scajola, quando è cominciata la puntata di Anno zero, dedicata all’emergenza rifiuti a Napoli, e mi sono reso conto, ancora una volta, e ancora con più consapevolezza, dell’immensità del problema, delle menzogne che circondano il non detto il non fatto, della difficoltà di trovare soluzioni condivise, un progetto ad ampio respiro, di ragionare in termini “collettivi” andando al di là del proprio orticello, di considerare tutte le componenti, e non estrapolare solo quelle che fanno comodo.

Una sensazione sintetizzata con poche, lapidarie parole di Antonello Venditti: “L’Italia è incastrata nella sua disonestà”…

Mi sono reso conto dell'abisso che separa il dire e il fare, e dell'assoluta mancanza di volontà di guardare a quello che ognuno di noi può fare, attivamente, senza continuare a delegare alla classe politica (questa in particolare...così poco autorevole) la risoluzione dei problemi, o anche solo di una parte...
Già, perchè fra le pieghe della delega in bianco si nasconde, quasi sempre, una sorta di “autoderesponsabilizzazione”, in base alla quale ognuno si sente autorizzato a comportarsi in spregio a qualsiasi tipo di regola…anche “sotto forma” di “giustizia fai da te”…

Una classe politica, dicevo rappresentata, nella specie, dal Sindaco di Napoli, che sollecitato a proposito della raccolta differenziata, inesistente a Napoli da sempre, risponde “eh, la raccolta differenziata si farà”...
E dalla Mussolini che, giustamente indignata per questa affermazione, sempre con riferimento alla raccolta differenziata, ne parla in termini semplicistici, lasciando trapelare, anche dal tono di voce (la solita vocina utilizzata da chi vuole sminuire e prendere in giro…), che non sono questi, secondo lei, i veri problemi...che gli italiani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e hanno ben altri problemi per la testa (...neanche quello legato alle televisioni, che certo non c'entrano con il problema dei rifiuti – se non in modo “trasversale”, trattandosi, spesso, di tv spazzatura...– ma non giustificano, non possono giustificare azioni come quella relativa a Rete 4...come ha ricordato Di Pietro, l’unico che, a mio avviso, ha cercato di affrontare il problema in modo serio e costruttivo, al di là del merito di certe affermazioni...).

Ma, soprattutto, mi sono reso conto che, prima ancora di tutto, quello che manca è un minimo di cultura, anche (ma non solo) ambientale, presupposto imprescindibile per instaurare un dialogo fra concittadini che permetta di andare al di là del miope particolarismo fatto di tanti piccoli egoismi,sterili e iracondi.
Tutti vogliono tutto, per poi accorgersi che...

Dove voglio andare a parare?
Beh, che semplicemente è molto, molto più complicato di quanto possa sembrare, e cercare di fare il proprio dovere, sempre e a prescindere dalle difficoltà, dallo sconforto, dalla desolazione che vedo, e percepisco, non sempre è facile, e proprio per questo costa tanta, tanta, tanta fatica...

Ho appena compiuto trentatrè anni, e da tanti anni mi interesso a problematiche ambientali, tanto da farne la mia professione.
Sono un giurista ambientale, figura ancora sconosciuta ai più, e da sei anni vivo e lavoro all'interno di un mondo variegato, di cui si sente parlare solamente in occasioni come queste, vale a dire quando l'emergenza (che da noi è diventata sinonimo di quotidianità) si acuisce, fino a sfociare in quello che tutti noi abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi alla televisione (per quelli che hanno più dimestichezza, e che stanno leggendo (anche) queste righe, soprattutto attraverso la rete, strumento di maggior libertà di espressione. Con meno filtri politici, o di parte…).

In questi anni ho imparato molto, e non solo dal punto di vista teorico-nozionistico: padrone sempre più di una visione prospettica, ho capito meglio certe dinamiche legate alla politica ambientale e alla sottostante (dis)informazione, spesso frettolosa e incompleta, facile preda per far di tutta l’erba un fascio e alimentare i bassi istinti, quelli che, in occasioni di “emergenza”, sfociano ribellioni e prese di parte aprioristiche, inconsapevoli di quello che sbandierano proprio pechè figlie di una disinformazione pilotata…

Disinformazione spesso decontestualizzata, che spaccia assurdità giuridiche e tecniche per verità assolute…parlo di disinformazione in generale, in cui ahimè, finiscono, o rischiano di finire, per cadere anche i più incalliti ambientalisti, lusingati dai troppi no (alcuni dei quali sacrosanti), che, quando oltrepassano la soglia del non dialogo, rischiano di essere altrettanto dannosi, perché non ancorati alla realtà e ai dati di fatto (con i quali occorre fare i conti. Una realtà che ci dice che ogni anno vengono prodotte quantità inverosimili di rifiuti ma non si avvia una credibile raccolta differenziata, non si vogliono le discariche, i termovalorizzatori manco a parlarne, la riduzione del trasporto su gomma pare una chimera, il compostaggio che cos’è?!, il nucleare no, l’eolico deturpa il paesaggio, l’energia la pretendo comunque e mi prendo pure il lusso di sprecarla…………..e via dicendo)

Io non ho nessuna verità da regalarvi.....“va già bene se sono riuscito a regalarvi un'emozione”, scherzava Fabrizio De Andrè, a volte, durante i suoi concerti, parlando più in generale dell'importanza del dialogare, conoscersi, accrescersi vicendevolmente...ognuno con il proprio contributo, ognuno affamato di conoscenza (anche di quella appresa attraverso i propri errori, riconoscendoli), ognuno consapevole di avere un ruolo nella società, e di poter contribuire, insieme con gli altri, a miglirarla un po'...
E invece....e invece probabilmente non ho neanche la speranza di regalare a qualcuno un'emozione, ma spero di riuscire a destare in qualcuno un po' di sana indignazione, quella che ti fa venire la voglia di darti da fare...

Sono stanco, ma soprattutto indignato, per la lentezza fine a se stessa in cui stagna il nostro Bel Paese, per l'ipocrisia di chi parla senza conoscere i fatti, per l'arroganza di chi crede che esista una sola e semplice soluzione a tutti i problemi (la sua...), per l'ignoranza di chi urla e strepita per avvalorare tesi di partito (o di lobbies) insostenibili per semplice tornaconto, della mancanza di cultura e di informazione in cui questa politica vuole costringerci a naufragare......

Alla fine della puntata mi sono alzato dal divano con l'amaro in bocca, e una nuova idea per il blog – nata dal miscuglio di idee che saettavano nella mia mente – che ha dato vita al titolo del post odierno (e ad una nuova categoria, che da oggi, spero, diventerà, piano piano, un luogo di incontro costruttivo): un "atto di accusa" contro l'esasperante stillicidio di vuoto che trasuda ogni giorno dai discorsi di chi dovrebbe decidere e non decide, di chi dovrebbe proporre alternative e invece si rintana nell'abisso mentale del particolarismo personale, di chi dovrebbe fare e invece continua a parlare, e a parlarsi addosso, schiavo di un'autoreferenzialità dilaniante...

Ho già cercato di cominciare a parlare di qualcosa di tutto ciò nei post dedicati alle politiche ambientali nel paese del Gattopardo....altro titolo, penso, quanto mai significativo...senza la pretesa di poter essere esaustivo, e con la speranza che dalle mie parole possa nascere un dialogo, che possa alimentare nuove discussioni, ricerche, approfondimenti, scambi culturali, dibattiti, ad un passaparola che possa aiutare a trovar nuovi stimoli per cambiare…

J'accuse: occorre una rivoluzione culturale, in cui ognuno si metta in gioco, senza dar per scontato nulla, lontano dal riso isterico dei cinici…

Una rivoluzione dei “giusti”, termine che può sembrare a qualcuno pretenzioso, ma che io utilizzo lo stesso, per sottolineare che ci sono persone, per fortuna, che (prescindono da qualsiasi connotazione particolare, legata alla razza, al sesso, all’ideologia, all’appartenenza politica….. tutta fuffa da dare in pasto a chi filosofeggia sul niente, e lontano dalla chiacchere “tanto per…”, e) usano le parole come strumento di comunicazione, e i fatti come grimaldello per veicolarle con più autorevolezza

J’accuse: occorre una rivoluzione culturale, ma anche mettere in luce anche quello che di buono c’è, perché c’è, sia a livello pratico, sia a livello di ricerca scientifica.
Ma per farlo occorre il contributo, così piccolo, ma così grande, di ognuno di noi