Visualizzazione post con etichetta Clima. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Clima. Mostra tutti i post

Rapporto IPCC e urgenze sul cambiamento climatico, di Andrea Quaranta

0 commenti
Rapporto IPCC e urgenze sul cambiamento climatico di Andrea Quaranta
A conclusione di quest'anno 2019, in cui il cambiamento climatico è stato spesso al centro del dibattito internazionale, segnaliamo l'articolo dal titolo Rapporto IPCC e urgenze sul cambiamento climatico di Andrea Quaranta recentemente pubblicato sul portale Teknoring.

Nell'articolo si parla dei temi al centro dell'ultimo Special Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, o Rapporto IPCC, in cui si evidenzia l’urgenza di dare priorità in maniera tempestiva ad azioni coordinate e ambiziose, indispensabili per affrontare cambiamenti persistenti e senza precedenti che riguardano l’oceano e la criosfera. 
Il report si concentra sul rapporto tra clima e territorio, studiando le conseguenze del riscaldamento su agricoltura e foreste.  Il messaggio più importante del voluminoso rapporto è che oceani e criosfera stanno già cambiando sotto l’effetto del riscaldamento globale e che continueranno a mutare in modi in buona parte ancora imprevedibili: da qui la necessità di adattarsi alle mutate condizioni, dal momento che alcuni cambiamenti – secondo il report – non possono essere fermati. Serve una politica che sappia adattarsi ai cambiamenti climatici: una politica resiliente.

Ecco il sommario dell'articolo:

Il rapporto IPCC per adattarsi al cambiamento
Persone, terra e clima in un mondo che si sta (surri)scaldando
Resilienza parola d’ordine del Rapporto IPCC
Le concrete azioni (a breve e a lungo termine)
Lo sviluppo sostenibile e i tre pilastri della sostenibilità

Chi ha realizzato il report IPCC?

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ha diffuso un nuovo rapporto speciale sul clima, presentato nei mesi scorsi a Ginevra. Il rapporto – il terzo pubblicato nell’ultimo anno dall’IPCC – è il frutto del lavoro compiuto da 107 scienziati. Questi hanno considerato 6.981 pubblicazioni e 31.176 commenti provenienti da revisori e Governi di 80 paesi. Il documento si concentra sul mare e sulle aree ghiacciate del pianeta.

Cos’è l’IPCC? 

Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC) è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. L’IPCC è stato istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dall’United Nations Environment Program (UNEP). Serve a fornire ai governi di tutto il mondo una chiara visione scientifica dello stato attuale delle conoscenze sul cambiamento climatico e sui suoi potenziali impatti ambientali e socio-economici, allo scopo di studiare il riscaldamento globale. 

Continua la lettura sul portale Teknoring - Rapporto IPCC - Cambiamento Clmatico.



Read more

Cambiamenti Climatici

0 commenti

Siamo oggi in grado, a 10 anni dall'inizio del nuovo millennio, di parlare di cambiamenti climatici con una certa sicurezza e scientificità, senza la paura di esser contestati da qualche climatologo negazionista? Possiamo affermare con un ragionevole grado di certezza che il cambiamento climatico che si sta verificando è causato anche dalle attività umane?
Ho già in parte affrontato questo tema nel post Piccola lezione sul clima e lo riprendo oggi parlandovi di un articolo di Guido Romeo pubblicato a febbraio su Nova del Sole24ore. L'articolo riferisce che ormai, anche sulla base del IV Rapporto dell' IPPC - Intergovernmental Panel on Climate Change pubblicato nel 2007 (il prossimo è previsto per il 2013), vi sono almeno cinque fenomeni scientificamente assodati "sui quali tutti sono d'accordo, negazionisti e scettici compresi".


Read more

A cosa serve il G8? Anatomia del G8

0 commenti

di Naide Della Pelle

(segue da: Luci e ombre sul G8 L'Aquila 2009)

Ma che cos’è esattamente il G8?
Qual è la composizione del G8, e quali Paesi partecipano al summit?

Dal sito ufficiale del G8, si legge : “Il G8 non è un’organizzazione internazionale e non ha una struttu
ra amministrativa con un segretariato permanente, consiste in un processo che culmina in un Vertice con cadenza annuale, nel corso del quale i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri dialogano per trovare soluzioni alle principali questioni globali”.
Vuol dire che nell’ambito di og
ni G8 si dialoga su problemi di interesse globale, salvo poi rimandare le decisioni vincolanti ad altri incontri e sedi.



Read more

Luci e ombre sul G8 L’Aquila 2009

0 commenti

di Naide Della Pelle

Il contesto nazionale ed internazionale in cui l’evento G8 2009 si svolge è abbastanza variegato, tra questioni di bon ton e ben più gravi questioni di politica estera:
  • la composizione del G8, forse troppo ristretta per poter discutere e prendere risoluzioni comuni in materia di cambiamenti climatici e crisi economica;
  • le polemiche sul cambio di sede (dall’isola della Maddalena a L’Aquila, in seguito al terremoto che l’ha sconvolta il 6 aprile scorso);
  • il risalto dedicato dai media alle vicende private (!?) del nostro Premier e alla sua reputazione;
  • la crisi economica e la necessità di individuare al più presto regole di mercato condivise;
  • la politica di contenimento delle emissioni di CO2; la politica internazionale: Talebani, Corea, elezioni fin(i)te a Teheran.
Difficile è poi distinguere la verità sul G8, tra dicerie e presunte campagne diffamatorie ad opera della stampa estera contro il presidente Berlusconi, dietro parte delle quali cui si nasconderebbe la longa manus di Murdoch.



Read more

Emission impossible?

0 commenti
Un paio di mesi fa leggevo due articoli interessanti su “Nòva 24”, settimanale del Sole 24 ore.

Il primo, “Emission impossible”, di Guido Romeo, iniziava sottolineando che “la soluzione al problema energetico non arriverà semplicemente da nuove tecnologie, ma da una nuova organizzazione della crescita basata su una sintesi di arti e scienze avanzate”.

In sintesi, nell’articolo si sottolineava che c’è poco da fare, che è ora di finirla con la solita, vecchia storia dello sviluppo illimitato e del frenetico consumo fine a se stesso: le risorse sono non sono infinite, e la natura non riesce a reggere il passo inutilmente stressante che la società moderna impone (come se quest’ultima fosse un’entità distinta dall’insieme degli uomini che la popolano, e la portano avanti…un capro espiatorio cui affibbiare colpe troppo gelate – questi sì – per sciogliersi al sole…) 

Romeo continuava accennando alla necessità di affrontare la questione energetica e ambientale in maniera integrata, all’ecocompatibilità come occasione di sviluppo di un nuovo settore economico, più competitivo e dinamico; alla complessità delle scelte energetiche e della necessità di espandere gli “economics networks”, “reti di sistemi produttivi intelligenti perché in grado di utilizzare l’uno gli scarti dell’altro grazie alla ricerca scientifica”.
Infine, dopo un richiamo all’“ecodesign leonardesco”, riporta le parole di Fritjof Capra (fondatore del “Center for Ecoliteracy a Berkeley, in California, per la promozione dell’alfabetizzazione sui temi naturali), secondo il quale “è proprio in Italia che bisogna guardare per trovare le chiavi di uno sviluppo che tenda alla perfetta sintesi tra gli ideali di verità, bellezza e bontà, che si potrebbero declinare come efficienza, competitività e soprattutto, ecocompatibilità.
All’Italia dell’inizio del Rinascimento, però.
Non a quella priva di personalità di oggi, (anche) per questo (forse) alla perenne rincorsa di un’identità “altra”, tanto per distinguersi dagli altri. Purtroppo per noi, tutto ciò avviene in peggio…

Il secondo, “Irrazionalità energetica”, di Marco Magrini, treva spunto da una scelta razionale, quella di Vaclav Smil – oggi distinguished professor all’Università di Manitoba, in Canada – quando i carri armati sovietici fecero irruzione a Praga, quarant’anni fa…
Oggi, questo professore di origine cecoslovacca è famoso come studioso non di una sola disciplina, ma di quell’incrocio che sta fra energia, ambiente, risorse alimentari e popolazione…un incrocio, come sottolineato da Magrini, spesso governato dall’irrazionalità...
Come quando si tengono concerti contro la fame, in o per l’Africa, invece di progettare e costruire fabbriche di ammoniaca, con meno "appeal" ma sicuramente più utili…
O come quando si parla solo bene dei biocarburanti, tacendo i costi ambientali che si nascondono dietro a quel “bio”, a volte una semplice etichetta, una maschera, una parola con cui riempirsi la bocca…
Irrazionalità, infine, che si riscontra nelle scelte alimentari, al momento dell’acquisto di un’auto, di un viaggio aereo, nel consumo, o meglio, nel modello consumistico moderno, esagerato e poco, anzi per nulla, lungimirante…
E la crisi finanziaria attuale dimostra, per la sua parte, quanti danni può provocare un mercato lasciato in balia delle bizze della mano invisibile…
L’articolo si conclude proprio con l’“esternazione” del bisogno di un evento che dia la scossa al mondo (la crisi finanziaria?), “affinchè rimodelli il suo irrazionale sfruttamento delle risorse, e con un appello: “l’umanità deve comprendere la portata dei cambiamenti in corso, per invertire i trend negativi ed evitare spiacevoli sorprese. È la razionale paura dell’irrazionalità”.

In sostanza, scelte integrate, lungimiranti, coerenti, ambientalmente compatibili.

Il contrario, insomma, della “politica ambientale” dell’Italia, che continua ad inanellare brutte, pessime figure, spacciandole come innovative ricette anti-crisi…
E così, dopo che anche gli USA, dopo la morte naturale del (peggiore del) pessimo (governo?) Bush, noi, imperterriti, continuiamo a sfoggiare con un certo orgoglio le battute del ministro di turno (nel nostro caso, del ministro dei giochi di prestigiacomo, che, a proposito della defezione italiana all’accordo sul pacchetto clima, ha affermato che se non verrà accolta la nostra proposta di modifica del pacchetto-clima l’Italia si metterà di traverso...noi vogliamo combattere davvero l’inquinamento”), fino ad arrivare a scelte radicali.
Sì, radicalmente suicide…

Foto: “Pollution” originally uploaded by Basher-Tango



Read more

Vivere a impatto zero

1 commenti
di Naide Della Pelle

L’impatto zero è un modello di vita che punta verso l’azzeramento delle emissioni di CO2.
Le attività umane sono uno dei fattori che influenzeranno i futuri cambiamenti climatici. Questo è un dato accettato - come riporto nell'articolo Piccola Lezione sul clima - anche se, data la complessità e la molteplicità dei fattori che influenzano il clima, non siamo ancora in grado di capire che cosa succederà al nostro clima nei prossimi anni. Possiamo ragionare in termini probabilistici ed ipotizzare una serie di scenari.

Questo però non è un buon motivo per non agire fin da subito, concentrandoci su come ridurre gli effetti dannosi derivanti dalle attività umane, industriali e civili. Fare la spesa o comprare il giornale, prendere l’auto o produrre un bene: tutto quello che facciamo consuma energia.

Le materie prime più usate per produrre energia, attualmente, sono, per lo più, petrolio, carbone e metano che, bruciando, emettono anche anidride carbonica, oggi troppa per il nostro pianeta.
L’anidride carbonica è quella sostanza responsabile principale dell’effetto serra. La CO2 di per se non è un male, perché serve al nostro pianeta per trattenere il calore del sole, impedendo che la temperatura diventi troppo bassa per la nostra sopravvivenza. 
Il punto è che noi ne produciamo troppa, più di quanta noi e il pianeta riusciamo a sopportarne.



Read more

Piccola lezione sul clima

0 commenti
di Naide Della Pelle

Piccola lezione sul clima di Kerry Emanuel è un libro di neppure 100 pagine in cui l’autore ci racconta a che punto è arrivata la conoscenza scientifica dei cambiamenti climatici sul nostro pianeta. 
Kerry Emanuel è professore di meteorologia al Mit di Boston ed è molto conosciuto per le sue pubblicazioni in materia di atmosfera e dinamiche degli uragani tropicali. Parlandoci di quali sono le conclusioni cui la scienza è arrivata, Kerry ci mette davanti all’importante ruolo dei giornalisti, ed in particolare dei divulgatori scientifico-ambientali, nell’istruire l’opinione pubblica a proposito dei cambiamenti climatici che si sono verificati e si verificheranno nel nostro pianeta.

Oggi la comunità scientifica per esempio riconosce come un dato di fatto l’influenza dell’Uomo sul cambiamento del clima. 



Read more