Visualizzazione post con etichetta Consulenza ambientale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Consulenza ambientale. Mostra tutti i post

Prevenire costa meno che curare: la consulenza giuridica in materia di diritto dell'ambiente

0 commenti


Avete un’attività di gestione di rifiuti?

Bene, allora sapete già che dovete tenervi informati, conoscere ogni novità normativa, innanzitutto, ma anche giurisprudenziale: le principali sentenze in materia di rifiuti emesse da Cassazione, TAR e Consiglio di Stato.
Dovete insomma essere sempre sul pezzo.

La normativa in materia di gestione dei rifiuti è complessa? Non posso che essere d’accordo con voi.
Ma deve essere applicata, e dinnanzi ad un giudice – perché è facile finire, anche inconsapevolmente, nelle maglie della giustizia – non potete invocare la complessità della normativa per sfuggire alle sanzioni, amministrative o penali che siano.

Ma procediamo con calma, e per gradi.

Il diritto dell’ambiente continua ad essere aggiornato, modificato, integrato, integrato e sostituito: questa situazione, unita al fatto che possono esistere discipline differenti da regione a regione, e che anche la normativa nazionale è scritta in modo non sempre chiaro, non facilita certo la sua osservanza e la sua applicazione.
In altri termini, è estremamente facile sbagliare ed incorrere in sanzioni, ma la complessità e la nebulosità della normativa non sono motivazioni valide per sfuggire alle sanzioni.
Non si può ricorrere alla buona fede, per difendersi innanzi al giudice.

Di recente, due sentenze della Cassazione (n. 2996/2017 e n. 2246/2017) hanno ribadito questo concetto fondamentale, che vale per chi gestisce in modo professionale i rifiuti, ma è applicabile a tutti coloro che, a diverso titolo, devono sottostare alle stringenti regole del diritto dell’ambiente.

I due protagonisti delle sentenze avevano effettuato:
  • in un caso, attività di trattamento e recupero di rifiuti speciali non pericolosi, e
  • nell’altro, raccolta, trasporto e commercio non autorizzati di rifiuti metallici,
in assenza di titolo autorizzativo e di iscrizione nell’Albo Nazionale dei Gestori ambientali.

Varie le motivazioni addotte dagli imputati, che facevano leva proprio sulla buona fede:
“è poco che mi occupo di queste faccende”;
“la normativa è complicata e presenta rilevanti connotati di equivocità”
“si tratta di errore inevitabile”;
“i rifiuti trattati sono pochi”,
e così di seguito …..

Secondo la Cassazione tali argomentazioni sono estremamente generiche: la Corte non arriva a dire che si tratta di un atteggiamento infantile, ma il senso è quello.

Si tratta, e qui esprimo la mia opinione frutto di oltre 15 anni di esperienza nella consulenza giuridica in materia di diritto dell’ambiente, di un atteggiamento che deriva da un approccio anacronistico rispetto alle problematiche connesse con la gestione del rischio ambientale.

La prima obiezione che mi viene mossa quando prospetto ai clienti – non importa se di grandi o piccole dimensioni – l’ipotesi di costruire un sistema di gestione ambientale è la seguente:
“si, ma qui vedo solo costi, che dovrei sostenere per far fronte a situazioni del tutto eventuali…”

È una reazione che io definisco “miopia prospettica d’impresa”, e che consiste nell’aver una scarsissima visione di medio-lungo periodo del proprio business.

Di fronte a questa prima reazione propongo un’argomentazione più pratica: prescindiamo per un momento dalle “motivazioni ambientalistiche”, dal quanto ciascuno di noi tenga alla salvaguardia del pianeta, e passiamo alle motivazioni meramente economiche.
Il portafoglio.

Prevenire è importante perché non si prevengono solo “generici danni all’ambiente” – un concetto per molti ancora troppo astratto – ma soprattutto perché si prevengono i danni economici (che ci sono sempre), quelli di immagine, per non parlare dei contenziosi con le Pubbliche Amministrazioni…

Prevenire è meglio che curare, sintetizzava con efficacia una pubblicità di tanti anni fa.

E aggiungo che, a conti fatti, prevenire costa meno che curare, da qualsiasi angolo visuale voi vogliate guardare la situazione.

In ogni caso, ci pensa la Cassazione a ricordarvelo.
Cassazione che, nel redigere il testo delle sentenze, sembra quasi ispirarsi ad Arthur Donan Doyle, che ne “Le avventure si Sherlock Holmes” sosteneva che “nulla è più innaturale e sfuggevole dell’ovvio”. 

Perché ciò che è ovvio per un soggetto (ad esempio, il legislatore, nel momento in cui legifera), può non esserlo, e spesso non lo è, per un altro (ad esempio, per gli operatori del settore, nell’ osservare le leggi).
E in assenza di una normativa chiara, potete presumere di poter agire correttamente, salvo poi scoprire che ciò che consideravate corretto era in realtà frutto di una vostra libera (o giustificabile) interpretazione.
Con tutte le conseguenze burocratiche, amministrative, temporali, sanzionatorie ed economiche del caso.

Il punto focale è, allora, probabilmente proprio quest’ultimo: presumere troppo, supporre. Ovviamente in buona fede, anziché chiedere aiuto ad uno specialista del diritto ambientale. Come me.
Perché, allora, non affidarvi ad uno specialista in grado di prevedere, e di prevenire i danni?
*°*
Ecco alcuni passi delle due sentenze.

In tema di ignoranza della legge penale, la Corte (n. 2996/2017) afferma che “per il comune cittadino tale condizione è sussistente, ogni qualvolta egli abbia assolto, con il criterio dell’ordinaria diligenza, al cosiddetto “dovere di informazione”, attraverso l’espletamento di qualsiasi utile accertamento, per conseguire la conoscenza della legislazione vigente in materia.
Tale obbligo è particolarmente rigoroso per tutti coloro che svolgono professionalmente una determinata attività, i quali rispondono dell’illecito anche in virtù di una “culpa levis” nello svolgimento dell’indagine giuridica.
Per l’affermazione della scusabilità dell’ignoranza, occorre, cioè, che da un comportamento positivo degli organi amministrativi o da un complessivo pacifico orientamento giurisprudenziale, l’agente abbia tratto il convincimento della correttezza dell’interpretazione normativa e, conseguentemente, della liceità del comportamento tenuto“(Sez. U, n. 8154 del 10/06/1994, P.G. in proc. Calzetta, Rv. 19788501)”.

Avete capito?
Un comportamento positivo consiste proprio nell’adottare misure di prevenzione e di gestione del rischio ambientale, avvalendosi di esperti giuristi ambientali.

Comunque, prosegue la Cassazione: 

  •       l’inevitabilità dell’errore sulla legge penale non si configura quando l’agente svolge una attività in uno specifico settore rispetto al quale ha il dovere di informarsi con diligenza sulla normativa esistente, e 
  •    l’ignoranza, da parte dell’agente, sulla normativa di settore e sull’illiceità della propria condotta è idonea ad escludere la sussistenza della colpa se indotta da un fattore positivo esterno ricollegabile ad un comportamento della pubblica amministrazione, ovvero ad una precedente giurisprudenza assolutoria o contraddittoria o ad una equivoca formulazione del testo della norma.
Inoltre, la prova della sussistenza della buona fede deve essere fornita dall’imputato, il quale ha anche l’onere di dimostrare di avere compiuto tutto quanto poteva per rispettare la norma violata.

E infine: né il carattere di frammentarietà di una disciplina normativa, né il fatto che sull'applicazione della stessa si siano formati diversi orientamenti, tanto da giustificare l'emanazione di una norma di interpretazione autentica, possono essere invocati a causa di ignoranza incolpevole della legge penale, o comunque della legge integratrice del precetto penale, facendo venir meno l'elemento soggettivo del reato, quando il soggetto che svolga professionalmente una specifica attività non abbia dimostrato di aver fatto tutto il possibile per richiedere alle autorità competenti i chiarimenti necessari e per informarsi in proprio, ricorrendo ad esperti giuridici, con ciò adempiendo allo stringente dovere di informazione sullo stesso gravante (Cassazione Penale, n. 2246/2017).

Ne va del vostro futuro, e della vostra serenità.

Prevention is now, before tomorrow


Read more

Consulenza in materia di sicurezza alimentare

0 commenti

Negli ultimi due anni ho scritto diversi articoli in materia di sicurezza alimentare (in fondo al post troverete alcuni riferimenti). Inoltre, sto lavorando ad un e-book, che presto sarà pubblicato.

Le norme in materia di sicurezza alimentare, infatti, stanno diventando sempre più stringenti, e c’è sempre più bisogno di un’attività di consulenza specifica, perché:
-      la burocrazia è lenta e macchinosa;
-      i controlli (quando ci sono) sono asfissianti;
-      ipertrofica, e spesso frammentaria, è la legislazione italiana.

Consulenza in materia di sicurezza alimentare che, con il passare degli anni, Natura Giuridica ha affiancato a quella, tradizionale, di consulenza ambientale.

Sono molte le domande che i clienti mi pongono, per esempio quelle che riguardano la buona fede nel settore della sicurezza alimentare e la delega di funzioni.

Partiamo dalla prima: il fatto che spesso le prescrizioni imposte da una norma sono generiche (come quelle dettate dall’art. 5 della legge n. 283/1962, in materia di conservazione degli alimenti), non costituisce un’esimente, o almeno un’attenuante alla responsabilità?

Assolutamente no.
La Cassazione ha affermato, al riguardo, proprio in relazione all’ipotesi di reato prevista dall’art. 5 lett. d) della legge n. 283/62, che la norma contiene in sé la nozione di:

  • “nocività”, intesa con riferimento a quelle sostanze alimentari che possono creare un pericolo per la salute pubblica per non essere genuine, e quella di
  • “alterazione”, e cioè della presenza di un processo modificativo di una sostanza alimentare che diviene altra da sé per un fenomeno di spontanea degenerazione.

Non si tratta pertanto di una norma penale in bianco, dovendosi considerare le eventuali indicazioni contenute in circolari del Ministero della Sanità un parametro scientificamente valido al quale ancorare il giudizio (ex multis, v. Cass. Pen., n. 11828/1997, e da ultimo, Cass. Pen., n. 4522/2017).
Per sostanze alimentari “comunque nocive” devono intendersi quelle che possono arrecare un concreto pericolo alla salute dei consumatori, desumibile dal giudice non soltanto nell’ipotesi di superamento dei limiti massimi di concentrazione dei contaminanti alimentari stabiliti dalla legge - che costituisce un solido elemento indiziario in ordine alla idoneità della sostanza rinvenuta a determinare un “vulnus” alla salute degli eventuali fruitori del prodotto - ma anche da altri elementi, purché il relativo apprezzamento sia sul punto adeguatamente e logicamente motivato (Cass. Pen., n. 14483/2016).
Inoltre, il cattivo stato di conservazione degli alimenti ai fini della contravvenzione può essere accertato dal giudice di merito senza dover esperire una perizia tecnica ma in base a dati obiettivi del fatto (Tribunale di Napoli, sez. I  26 settembre 2016 n. 1813).

Quanto alla seconda (“La delega di funzioni nell’esercizio di un’attività di impresa esonera il titolare dalla responsabilità penale connessa alla posizione di garanzia?”), occorre premettere che il D.Lgs n. 155/1997 stabiliva che il responsabile dell’industria alimentare era il titolare o il responsabile specificatamente delegato: per la validità della delega occorreva rispettare specifici requisiti di tipo:
-  oggettivo (dimensioni dell’impresa; effettivo trasferimento dei poteri, con autonomia decisionale, gestionale ed economica; norme interne di disciplina del conferimento della delega) e
-   soggettivo (capacità ed idoneità tecnica del soggetto delegato; divieto di ingerenza del delegante) (Cassazione, 23.4.96, Zanoni).

In passato, in molte sentenze si è pretesa la forma scritta della delega; tuttavia, tale orientamento è stato superato dalla successiva giurisprudenza, che ha evidenziato che, diversamente da quanto accade per le responsabilità connesse agli obblighi relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro, nel diritto penale alimentare non vi è una norma che richiede la delega scritta.
In sostanza, in tema di vendita di sostanze alimentari, il titolare dell'impresa è esonerato da responsabilità solo se fornisce la prova del conferimento espresso, inequivoco e certo di una delega di funzioni ad una persona:

  • tecnicamente capace;
  • dotata delle necessarie cognizioni tecniche e dei relativi poteri decisionali e di intervento;
  • che abbia accettato lo specifico incarico.

  • Tutto ciò, a prescindere dalla forma orale o scritta dell'atto.

    Di recente, tuttavia, la Cassazione, sotto la vigenza della nuova normativa (D.Lgs n. 193/2007) è tornata sui suoi passi, affermando che la delega di funzioni nell'esercizio di un'attività di impresa esonera il titolare dalla responsabilità penale connessa alla posizione di garanzia soltanto se è conferita per iscritto al delegato, essendo inidonea l'attribuzione in forma orale (Cass., n. 16452/2012; n. 6872/2011): di conseguenza, la responsabilità del delegato deve essere esclusa nel caso in cui vi sia l'attribuzione meramente verbale di una qualifica, non accompagnata dalla specifica individuazione delle funzioni e delle responsabilità che a tale qualifica conseguono.

    Concludo suggerendovi qualche approfondimento in materia di sicurezza alimentare (si tratta di articoli che ho pubblicato per la rivista Ambiente & Sviluppo, edita da IPSOA).


    La “nuova” normativa sugli OGM: quando oggi è già ieri, in Ambiente & Sviluppo, IPSOA, n. 2/2017

    Il TTIP: le ragioni (e i torti) del sì e del no, in Ambiente & Sviluppo, IPSOA, n. 11/2016



    La giurisprudenza alimentare ai tempi di EXPO 2015 e il ruolo del legislatore”, in Ambiente & Sviluppo, IPSOA, n. 7/2015




    Read more

    Bonifica e compravendita di siti potenzialmente contaminati: cosa fare? A chi rivolgersi?

    0 commenti
    Oggi vi parlerò di come - anche grazie alla visibilità che questo blog mi ha portato - una società controllata da un colosso della chimica mi ha contattato per una consulenza giuridica in seguito alla lettura, da parte dell'A.D., di un mio articolo dal titolo Strumenti di compravendita per siti (potenzialmente) contaminati (pubblicato sul sito ecoera.it). Nell'articolo affrontavo il delicatissimo tema relativo alla compravendita di terreni potenzialmente contaminati rispondendo, nel modo più semplice e preciso possibile, alle domande che si pone qualsiasi persona si trovi a dover affrontare una questione del genere:

    Quali gli aspetti di questa problematica?
    Come affrontare le trattative?
    Quali aspetti prendere in considerazione?
    Come tutelarsi al meglio di fronte alle richieste (spesso e volentieri alle pretese) della controparte?
    Quali clausole inserire in un ipotetico preliminare?
    Quali indagini svolgere?
    A chi, e come, spetta l'eventuale bonifica?

    Quando il cliente, qualche giorno dopo, è venuto da me a studio ha appunto espresso tutti i suoi dubbi e mi ha tempestato di domande: domande tutte legittime, che ho ascoltato con grande attenzione.
    Successivamente, ho letto una bozza di contratto - redatta dall'avvocato della controparte - che il mio cliente, secondo il diktat della controparte stessa, avrebbe dovuto firmare, pena la vanificazione del “lavoro” fino ad allora svolto, e la perdita dell’affare.
    L’affare consisteva nella vendita di un terreno che, secondo il potenziale acquirente, era sicuramente contaminato, “evidenza” che avrebbe comportato….Sì, potete immaginarlo, no, non alla bonifica (se del caso), ma molto più prosaicamente ad uno sconto sul prezzo di vendita. Il documento conteneva peraltro tutta una serie di clausole capestro per il mio cliente….e – incredibile a dirsi! – clausole discutibili anche per la stessa società che le aveva ideate. Il documento era in realtà un’accozzaglia di copia-incolla presi da diversi contratti standard.

    Tuttavia, nel caso della compravendita di un sito potenzialmente inquinato, tutte le questioni ambientali devono essere affrontate in modo completamente diverso: non vi è nulla di standard, ma il contratto va ideato in base alle peculiarità del caso: ecco perché esiste il consulente giuridico ambientale, il professionista a cui è necessario rivolgersi in questi casi.
    Non è stato facile spiegare al mio cliente – durante diversi sopralluoghi e numerose riunioni – la reale situazione, far capire i pericoli insiti dietro la condotta di controparte, imbastire una strategia di gestione del rischio ambientale, indicare una strada da seguire che, al contempo, tutelasse gli interessi del mio cliente, invogliasse la controparte ad accettare le nostre proposte, volte oltre che a far concludere l'affare, alla tutela dell’ambiente, per il tramite del rispetto della legge.

    Nel giro di tre mesi sono riuscito a mettere d’accordo le parti a condizioni favorevoli per tutti (per l'Ambiente,  il mio cliente e la controparte). Quello che qui mi preme sottolineare è che, in questa come in altre situazioni – di cui parleremo prossimamente – è importante non agire precipitosamente e, al tempo stesso, è fondamentale non arrivare tardi.

    La gestione del rischio ha, essenzialmente, bisogno di questo giusto mix: o meglio, di un giusto mix, che dipende – e con questo si chiude il cerchio – dal contesto, dall’analisi di quelle situazioni che fanno la differenza, e che il consulente ha il dovere di verificare sul campo. Questo discorso vale per tutti: anche le grandi aziende multinazionali – a maggior ragione – devono stare bene attente e capire l’importanza di gestire il rischio che ogni cambiamento può portare. Il mio cliente l’ha capito.


    Read more

    La consulenza ambientale smart di Natura Giuridica, per un moderno, efficiente ed efficace management ambientale

    0 commenti

    L’ambiente è un settore strategico e di potenziale business per tutte le imprese.

    Tuttavia, il diritto ambientale, che dovrebbe facilitare l’operatività delle imprese in questo settore, è in costante evoluzione.

    Le numerose modifiche che continuano a succedersi nel corso degli anni, unite alle difficoltà interpretative/applicative e a quelle legate alla scarsa considerazione da parte della P.A. delle esigenze di certezza operativa, celerità e semplificazione indispensabili per gli operatori del settore, hanno dato vita ad un sistema difficile da gestire, macchinoso, burocratico e, in ultima analisi, molto costoso per le imprese.

    Queste ultime, infatti, si trovano spesso in difficoltà a seguire tutte le modifiche normative, a contestualizzarle, a comprenderle, perfino a rispettarle, per non parlare delle problematiche connesse alla difficile gestione degli iter burocratici con le PP.AA.

    I costi per le imprese

    Perdite di tempo e denaro, legati alla non corretta/ottimale gestione delle problematiche ambientali, rischi di non-compliance e profili di responsabilità civile, amministrativa e penale sono, dunque, all’ordine del giorno, e costituiscono un grave problema per le risorse interne e il management dell’impresa.




    Rispettare la normativa ambientale, e gestire con minore rischio le dinamiche e le problematiche operative ambientali, tuttavia, può essere meno faticoso, più accurato ed economicamente vantaggioso, se inquadrate in un dinamico ed efficiente servizio di consulenza integrata.

    Il management ambientale

    Natura Giuridica è un’impresa che opera nel settore della consulenza ambientale strategica, ponendosi a fianco delle imprese nella delicata gestione del rischio ambientale, attraverso:
    • una continua attività di compliance normativa;
    • il regolare supporto nei contatti con le Pubbliche Amministrazioni;
    • il monitoraggio costante di tutta la produzione normativa di settore, anche di quella attuativa di dettaglio;
    • la minimizzazione dei danni causati da una precedente e non adeguata gestione delle problematiche ambientali;
    • il suggerimento di strategie operative, volte ad ottimizzare i tempi e i costi di gestione e utili a limitare al massimo le problematiche ambientali e consentire, di conseguenza, di liberare risorse per investimenti produttivi;
    • la creazione di nuove fonti di business per l’azienda.



    Nella brochure vengono delineati più nel dettaglio i servizi offerti da Natura Giuridica alle imprese (è disponibile anche la versione in inglese)

    La consulenza smart

    Sulla base dell’esperienza maturata dal 2002 dal titolare di Natura Giuridica, Dott. Andrea Quaranta, Environmental risk and crisis manager, giurista e consulente ambientale d’impresa, formatore e facilitatore in campo ambientale, Natura Giuridica ha:
    • catalogato le principali esigenze operative che le imprese si trovano a dover affrontare in campo ambientale, e
    • ideato una snella ed efficace modalità di collaborazione con le imprese, in modo da consentire loro di avvalersi in forma realmente semplificata del supporto specialistico di un professionista del settore ambientale a costi contenuti.


    Gli obiettivi della consulenza smart

    Lo scopo è quello di:
    • affiancare le risorse interne, che spesso non hanno il tempo necessario per approfondire accuratamente tutte le tematiche ambientali, e di conseguenza, di gestirle in modo efficace e tempestivo (tutoring);
    • aiutare il management ad implementare nuove strategie operative e nuove vie per il business e lo sviluppo economicamente ed ambientalmente sostenibile dell’azienda (semplificazione dei processi aziendali).


    Tale strumento è costituito da una convenzione annuale, meglio delineata nel paragrafo che segue, ideata appositamente per permettere all’impresa di:
    • essere costantemente informata ed aggiornata su tutte le novità normative nei diversi settori che costituiscono il diritto ambientale e su tutte le implicazioni pratico-operative che le stesse comportano; 
    • conoscere gli orientamenti interpretativi della normativa ambientale, e applicare di conseguenza le migliori strategie e scelte operative, sulla base di una personalizzazione funzionale alla specificità dell’azienda, alla sua struttura e agli obiettivi perseguiti; 
    • gestire in modo più rapido ed efficace le pratiche amministrative ambientali, grazie ad un costante contatto con le amministrazioni competenti; 
    • limitare le problematiche ambientali, ed in ogni caso gestire tempestivamente le situazioni di emergenza che dovessero comunque verificarsi;
    • essere competitiva a costi ragionevoli, esternalizzando il servizio di gestione delle problematiche ambientali e consentendo, al contempo, alle risorse interne di poter essere seguite da un tutor specializzato nel nevralgico settore ambientale. In questo modo, i responsabili del settore ambiente possono lavorare con piena consapevolezza degli strumenti e padronanza degli stessi, e il management è in grado di effettuare scelte strategiche adeguate.

    In definitiva, si tratta di uno strumento conoscitivo-operativo, personalizzabile sulla base delle specifiche esigenze dell’impresa, in grado di consentire alla stessa di gestire nel migliore dei modi il rischio ambientale d’impresa, e di porre le basi per creare business ambientalmente ed economicamente sostenibile.

    Compilate il questo modulo, specificando quali sono le criticità ambientali della vostra azienda, e inviatelo a andrea.quaranta@naturagiuridica.com.
    Otterrete un preventivo gratuito e personalizzato per una consulenza ambientale in convenzione, articolata nei termini che seguono, ideata sulla base dell’esperienza professionale maturata nel settore dal Dott. Andrea Quaranta, titolare di Natura Giuridica, in relazione alle problematiche ambientali, e alla relativa necessità di consulenza giuridico-amministrativa ambientale non solo delle PMI, ma anche delle imprese di maggiori dimensioni.

    La convenzione può anche prevedere diversi pacchetti di ore di consulenza (scritta e/o orale, a seconda delle indicazioni di volta in volta date dal Committente), in funzione delle esigenze della singolaimpresa.
    Oggetto della convenzione, a titolo puramente indicativo, è quello di seguito elencato.

    1-      Materie oggetto della convenzione.
    a)   Scarichi;
    b)   Emissioni in atmosfera;
    c)    Rifiuti/RAEE;
    d)   IPPC;
    e)   Autorizzazione Unica Ambientale;
    f)    Bonifiche;
    g)   Responsabilità d’impresa;
    h)   Efficienza energetica;
    i)     ...quelle ulteriori eventualmente indicate dall’impresa.
    2-      Costante aggiornamento normativo.
    3-  Costante aggiornamento giurisprudenziale (con l’indicazione dei risvolti pratico-operativi che le pronunce del giudice penale ed amministrativo possono avere nei settori presi in considerazione)
    4-      Specifiche ricerche normative e giurisprudenziali.
    5-      Quesiti di carattere generale e specifico
    6-      Telefonate/riunioni tramite Skype
    7-      Riunioni presso la sede della società
    8-      Finanziamenti
    9-      Pratiche amministrative/autorizzatorie
    10-   Qualsiasi altra consulenza volta a soddisfare le esigenze del cliente, con lo scopo ultimo di ottimizzare tempo e denaro.

    Il taglio della consulenza, nelle sue diverse articolazioni, sopra elencate, sarà operativo, e avrà lo scopo di permettere alla dirigenza di effettuare scelte strategiche ambientalmente ed economicamente sostenibili.

    Lo scopo è quello di consentire all’impresa di poter essere costantemente aggiornata sulle materie oggetto della presente proposta di convenzione; ai responsabili del settore ambiente di poter lavorare con piena consapevolezza degli strumenti e padronanza degli stessi; alla direzione dell’impresa di effettuare scelte strategiche adeguate e interfacciarsi nel migliore dei modi possibili con la P.A.

    Cosa aspettate, allora!
    Contattate Natura Giuridica e chiedete la vostra consulenza ambientale smart: una consulenza personalizzata in convenzione che vi permetterrà di risparmiare tempo e denaro, dormendo sonni più tranquilli.
     




    Read more

    Consulenze ambientali integrate

    0 commenti
    Sotto la dicitura consulenze ambientali spesso si intende l'offerta di servizi, per lo più rivolta alle imprese, relativa alla gestione chimico- ingegneristica di processi di smaltimento rifiuti, bonifiche ecc, ricomprendendo nel termine anche gli aspetti ecologici, tanto che si parla anche di consulenza ambientale ed ecologica.
    In alcuni casi, invece, per consulenze ambientali si intendono servizi tecnici di igiene ambientale e del lavoro.
    Infine, con consulenza ambientale si intende anche il servizio ti tipo giuridico, che riguarda il rispetto delle norme del diritto ambientale da parte delle imprese.

    I motivi di questa confusione terminologica sono essenzialmente dovuti al fatto che, fino a pochi decenni fa, la tutela ed il rispetto dell'ambiente e del paesaggio non avevano nulla a che fare con l'attività d'impresa: si pensava - e si dava per scontato - che dovesse essere lo Stato ad occuparsi di tutelare l'ambiente ed il paesaggio, mentre all'interno dell'impresa tutti i processi potenzialmente in grado di contaminare le acque, i terreni ecc avvenivano al di fuori di ogni controllo.

    Oggi le cose sono totalmente cambiate, non solo dal punto di vista normativo, ma anche da quello culturale: ogni impresa è tenuta al rispetto di precise regole in campo ambientale, se non vuole incorrere in pesanti sanzioni pecuniarie, oltre che nel danno all'immagine. Le competenze professionali necessarie per gestire in modo efficiente queste aspetti sono molteplici e, per rispondere alle richieste delle imprese, spesso è necessario ricorrere all'integrazione di competenze diverse, di tipo chimico, ingegneristico, manageriale e giuridico, ancora poco abituate a dialogare in maniera rapida ed efficace.

    Il termine più corretto per rappresentare questa tipologia di servizi è consulenze ambientali integrate.
    Natura Giuridica offre alla tua impresa non solo consulenze ambientali in campo giuridico, ma anche consulenze ambientali integrate, quando risulta necessario integrare aspetti di tipo manageriale e tecnico- scientifico, avvalendosi di una rete di esperti in diverse discipline capaci di rispondere in maniera puntuale alle tue domande e di risolvere rapidamente i tuoi problemi in campo ambientale.



    Read more

    AIA-Autorizzazione Integrata Ambientale. Dettate le modalità per la redazione della relazione di riferimento

    0 commenti


    Sul n. 4/2015 della rivista "Ambiente & Sviluppo", edita da IPSOA, è stato pubblicato un mio articolo in materia di AIA, Autorizzazione Integrata Ambientale. 

    In particolare, nell’articolo si affronta il tema relativo alle modalità per la redazione della relazione di riferimento, introdotta dal decreto “emissioni industriali” (D.Lgs n. 46/2014).

    Di seguito, si riportano le principali considerazioni. Il testo completo dell’articolo, comprensivo delle note di dettaglio, è consultabile sul sito di IPSOA.

    Una delle novità più rilevanti introdotte dal decreto “emissioni industriali” riguarda sicuramente l’introduzione, all’interno della disciplina sull’autorizzazione integrata ambientale (AIA), della “relazione di riferimento” (RdR), un documento contenente le “informazioni sullo stato di qualità del suolo e delle acque sotterranee, con riferimento alla presenza di sostanze pericolose pertinenti, necessarie al fine di effettuare un raffronto in termini quantitativi con lo stato al momento della cessazione definitiva delle attività”.


    La relazione di riferimento in pillole

    Contenuto: informazioni sullo stato di qualità del suolo e delle acque sotterranee, con riferimento alla presenza di sostanze pericolose pertinenti. 

    Le informazioni devono riguardare almeno:
    ·       l’uso attuale e, se possibile, gli usi passati del sito,
    ·       se disponibili, le misurazioni:
    -  effettuate sul suolo e sulle acque sotterranee che ne illustrino lo stato al momento dell’elaborazione della relazione o, in alternativa,
    -  (nuove) effettuate sul suolo e sulle acque sotterranee tenendo conto della possibilità di una contaminazione del suolo e delle acque sotterranee da parte delle sostanze pericolose usate, prodotte o rilasciate dall’installazione interessata.

    Scopo: effettuare un raffronto in termini quantitativi con lo stato al momento della cessazione definitiva delle attività.

    Altre informazioni: le informazioni definite in virtù di altra normativa che soddisfano i requisiti, sopra elencati, possono essere incluse o allegate alla relazione di riferimento.

    Rinvio: con uno o più decreti del MATTM sono stabilite le modalità per la redazione della relazione di riferimento, con particolare riguardo alle metodiche di indagine ed alle sostanze pericolose da ricercare con riferimento alle attività di cui all’Allegato VIII alla Parte Seconda.

    Condizioni per la predisposizione della RdR
    Si predispone nel caso in cui l’attività comporti l’utilizzo, la produzione o lo scarico di sostanze pericolose e, tenuto conto della possibilità di contaminazione del suolo e delle acque sotterrane nel sito dell’installazione.

    Chi la deve presentare e quando
    Il gestore, prima della messa in esercizio dell’installazione o prima del primo aggiornamento dell’autorizzazione rilasciata, per la quale l’istanza costituisce richiesta di validazione.

    Esame
    L’autorità competente esamina la relazione disponendo nell’autorizzazione o nell’atto di aggiornamento, ove ritenuto necessario ai fini della sua validazione, ulteriori e specifici approfondimenti.

    Potere dell’Autorità
    Quello di verificare, entro trenta giorni dalla presentazione della domanda, la completezza della stessa e della documentazione allegata; chiedere apposite integrazioni, nel caso in cui la domanda risulti incompleta, con l’indicazione di un termine non inferiore a 30 giorni per la presentazione della documentazione integrativa.

    Altre informazioni
    Occorre in ogni caso indicare le informazioni richieste dalla normativa concernente aria, acqua, suolo e rumore.

    L’art. 29-sexies, comma 9-sexies, infine, stabiliva che con uno o più decreti del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbero state stabilite le modalità per la redazione della relazione di riferimento, con particolare riguardo alle metodiche di indagine ed alle sostanze pericolose da ricercare con riferimento alle attività di cui all’Allegato VIII alla Parte Seconda. Il primo di tali decreti è il decreto n. 272 del 13 novembre 2014, che analizzeremo nel dettaglio nei prossimi giorni nelle pagine del blog di Natura Giuridica.



    Read more