L'utilizzo del carbonverde, il combustibile ricavato dai rifiuti indifferenziati, è incompatibile con una politica che incentivi la pratica della raccolta differenziata?
E' una domanda che mi è sorta accostando tra loro 2 notizie ambientali riguardanti Cuneo, una città dove la quota raggiunta dalla raccolta differenziata si attesta attorno al 50% dei rifiuti prodotti: una è relativa al potenziamento della raccolta differenziata dei rifiuti organici, risalente al novembre scorso e l'altra, di fine gennaio 2011, riguarda la protesta di un gruppo di Associazioni del cuneese circa l'utilizzo dei rifiuti indifferenziati come carbonverde.
In particolare, il gruppo di persone che si è rivolto alla testata Cuneo Cronaca per diffondere la propria opnione, esprime preoccupazione circa "l'utilizzo del nuovo combustibile carbonverde, ricavato dai rifiuti solidi urbani che la Buzzi Unicem "sperimenta" nella cementeria di Robilante. La novità sta nell'utilizzare il 100% dei rifiuti della raccolta indifferenziata, che, opportunamente lavorati, sono bruciati nell'unico inceneritore della Provincia di Cuneo. A nostro vedere, questa soluzione non premia affatto gli investimenti nella raccolta differenziata e non ne incentiva l'incremento, considerando che la percentuale raggiunta nei Comuni cuneesi gira intorno al 40-50% dei rifiuti urbani raccolti (corsivo mio).
Il comunicato prosegue:
"Qual è allora la convenienza? Sicuramente quella di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, delegandone a Buzzi Unicem la valorizzazione energetica e arrivando così a bruciarne 110.000 ton/anno per produrre energia ad uso privato. Ci chiediamo quindi se si vogliono "mandare in fumo" anche gli sforzi della raccolta differenziata. Inoltre, secondo il principio "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma" i rifiuti diventano cenere del cementificio per ritornare protagonisti nelle nostre case: i metalli pesanti "non volatili" vanno a confluire nel cemento, mentre quelli "volatili", dannosi per la nostra salute, incrementano le emissioni in atmosfera, come evidenziato dall'Arpa negli ultimi anni.”
In questo blog ambientale, Andrea Quaranta giurista ambientale si è già occupato, in due post di cronaca dell'intervento di Paul Connet sulla strategia rifiuti zero a Cuneo, della distinzione fra:
- incenerimento come operazione di recupero (di energia): è quello che si effettua nei cementifici, ad esempio, come combustibile alternativo a quello tradizionale fossile. Se non fossero bruciati i rifiuti - o meglio, la parte secca degli stessi, opportunamente trattata - si brucerebbero, in ogni caso, derivati del petrolio;
- incenerimento come operazione di smaltimento: è quello effettuato in un inceneritore. Se non ci fossero rifiuti, l'inceneritore non avrebbe ragion d'essere, e i rifiuti dovrebbero essere smaltiti altrimenti. Non imorta se, nel corso di questo incenerimento venga recuparata una parte di energia.
Certo, sono distinzioni di non immediata comprensione, ma che cercano tuttavia, di rendere più integrata la politica ambientale nel nostro paese, e più sostenibile il modello di futuro.
Il tutto deve accompagnarsi una efficace politica di gestione dei rifiuti, che tenda al c.d. "rifiuti zero", incentivi la crescita della raccolta differenziata, l'utilizzo di materia prime seconde e di sottoprodotti.
Il tutto deve accompagnarsi una efficace politica di gestione dei rifiuti, che tenda al c.d. "rifiuti zero", incentivi la crescita della raccolta differenziata, l'utilizzo di materia prime seconde e di sottoprodotti.
In definitiva, il carbonverde, di per sè, se frutto di un'accurata selezione, che tenga conto delle caratteristiche dei singoli rifiuti e della loro potenziale "riutilizzabilità", può essere considerato come parte di un tutto: una politica di gestione dei rifiuti integrata, in cui ognuno (compostaggio, recupero, riciclo, riutilizzo, recpero energetico, incenermento) "fa la sua parte" in vista di un risultato condiviso finale.
Ma da solo non può essere considerato la panacea di tutti i mali che affliggono la gestione dei rifiuti nel nostro Paese: rischia, al contrario, di trasformarsi in un boomerang con effetti devastanti sia sull'ambiente, sia sulla salute dell'uomo.
Anche nel settore del diritto ambientale, come nella vita, del resto, non esiste LA soluzione dei problemi, ma solo un insieme strategie concentriche che, se integrate, possono garantire risultati sostenibili.
Ma da solo non può essere considerato la panacea di tutti i mali che affliggono la gestione dei rifiuti nel nostro Paese: rischia, al contrario, di trasformarsi in un boomerang con effetti devastanti sia sull'ambiente, sia sulla salute dell'uomo.
Anche nel settore del diritto ambientale, come nella vita, del resto, non esiste LA soluzione dei problemi, ma solo un insieme strategie concentriche che, se integrate, possono garantire risultati sostenibili.