Il nuovo standard internazionale nasce per garantire a imprese e consumatori una comunicazione ambientale che trasmetta una reale impronta ecologica. Partendo dal dato normativo, Andrea Quaranta analizza i possibili impatti che la nuova norma potrebbe avere sulla comunicazione ambientale. Questi gli argomenti affrontati nell'articolo dal titolo Comunicazione ambientale, guerra al greenwashing e norma UNI pubblicato sul portale teknoring.com.
- 1. Domande fondamentali e comunicazione ambientale
- 2. Quanto abbiamo bisogno di una comunicazione ambientale corretta?
- 3. Dalla lotta al greenwashing ai requisiti del programma di comunicazione
- 4. Una rivoluzione non solo nella comunicazione ambientale (!?)
La pubblicazione del nuovo standard sancisce il diritto di consumatori e imprese a ricevere informazioni sull’impronta ambientale dei prodotti che siano chiare, non fuorvianti, facilmente accessibili e di qualità.
Si tratta di un modo di concepire la comunicazione ambientale lontano anni luce dal c.d. greenwashing, neologismo composto dalle parole green e whitewash, ossia imbiancare e, in senso figurato, insabbiare o mascherare qualcosa. Fu coniato in America nei primi anni Novanta per descrivere il comportamento di alcune grandi aziende che avevano associato la propria immagine alle tematiche ambientali, al fine di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle responsabilità derivanti dall’inquinamento causato dalle proprie attività produttive.
Si tratta di un modo di concepire la comunicazione ambientale lontano anni luce dal c.d. greenwashing, neologismo composto dalle parole green e whitewash, ossia imbiancare e, in senso figurato, insabbiare o mascherare qualcosa. Fu coniato in America nei primi anni Novanta per descrivere il comportamento di alcune grandi aziende che avevano associato la propria immagine alle tematiche ambientali, al fine di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle responsabilità derivanti dall’inquinamento causato dalle proprie attività produttive.
Ora è troppo presto per tracciare un primo bilancio sugli effetti prodotti da questa norma sulla comunicazione ambientale.
Tuttavia, si può affermare che per certi versi si tratta di una norma ambiziosa, che si pone l’obiettivo di rivoluzionare dalle fondamenta il settore della comunicazione ambientale. Scardinando un meccanismo composto da: segretezza dei brevetti, comunicazione non sempre limpida verso terze parti e consumatori, e confusione terminologica.
Da una parte si richiede uno sforzo alle organizzazioni per adeguare le proprie comunicazioni ambientali ai nuovi principî e linee guida. All’interno del testo della norma per esempio, in diversi punti, ricorre il termine ‘semplificare‘, nonché la necessità che le organizzazioni si assicurino che le informazioni comunicate siano comprensibili, chiare e non fuorvianti, con particolare riferimento a dati e grafici.
Ma c’è anche una richiesta di analogo sforzo ai consumatori. Sempre di più dovranno essere in grado di leggere e comprendere comunicazioni dell’impronta ambientale basate su principî e linee guida rigorosi. Ed orientare poi di conseguenza le proprie scelte di consumo, praticando nella quotidianeità un vero e proprio consumo critico.
Da una parte si richiede uno sforzo alle organizzazioni per adeguare le proprie comunicazioni ambientali ai nuovi principî e linee guida. All’interno del testo della norma per esempio, in diversi punti, ricorre il termine ‘semplificare‘, nonché la necessità che le organizzazioni si assicurino che le informazioni comunicate siano comprensibili, chiare e non fuorvianti, con particolare riferimento a dati e grafici.
Ma c’è anche una richiesta di analogo sforzo ai consumatori. Sempre di più dovranno essere in grado di leggere e comprendere comunicazioni dell’impronta ambientale basate su principî e linee guida rigorosi. Ed orientare poi di conseguenza le proprie scelte di consumo, praticando nella quotidianeità un vero e proprio consumo critico.