Si conclude, oggi, il lungo viaggio attraverso la politica ambientale piemontese, iniziato con un medley ambientale – volto a sottolineare la confusionaria arretratezza del legislatore italiano, (it)alieno da qualsiasi visione prospettica ed integrata, l’unica in grado di dare respiro ad un progetto serio, autorevole, efficace – continuata, dapprima, con un esempio dell’incapacità del diritto di far fronte alle emergenze ambientali e, quindi, con l’analisi del ruolo della Regione nel Testo Unico Ambientale e del rapporto di queste ultime con la materia ambiente e con la Costituzione.
E’ seguito un rapido excursus della politica regionale piemontese e, in particolare, della legislazione sulla bonifica e sulla politica energetica (1 e 2).
Quali conclusioni trarre?
Se, come dice Aristotele, la legge non ragiona di cose particolari e presenti, ma di cose future e generali e se il futuro, specie in ambiti in cui sono coinvolte questioni tecnico-scientifiche, è caratterizzato dall’incertezza, dalla varietà dei casi ogni giorno più sorprendenti, non si può non convenire che il diritto ambientale dimostri come il legislatore tenda ad essere sempre più spesso scavalcato, ridimensionato e limitato.
E infatti, costretto nelle pastoie di procedure lunghe e complesse, sballottolato nel teatro nazionale della politica, questi resta costantemente indietro rispetto al regolato formale, affannandosi in una sorta di corsa contro il tempo che inevitabilmente produce sovrapposizioni, contrasti incertezze (F. de Leonardis, Le trasformazioni della legalità nel diritto ambientale, in Diritto dell’ambiente, a cura di G. Rossi, Giappichelli, 2008).
Nella premessa a questa serie di post, dopo il breve excursus in cui ho delineato la crisi della legge, concludevo evidenziando come, a parer mio,
l’unica azione credibile, dopo anni di velleitarie politiche settoriali, consiste in interventi coordinati e razionali, strutturali e strutturati, sia in campo giuridico che in campo economico: una politica dell’ambiente integrata e di ampio respiro, dinamica, che sia al tempo stesso incentivante e dissuasiva, adeguata e, soprattutto, effettivamente operativa, capace di dare, finalmente, una seria e concreta risposta all’esigenza di tutela, troppo a lungo disattesa.
Questo a livello di politica ambientale.
Ma le odierne sfide ambientali impongono di guardare oltre l’approccio strettamente normativo e di assumere una strategia su più fronti, capace di indurre i necessari cambiamenti dei nostri modelli di produzione e di consumo.
In sostanza, non è sufficiente “delegare” il problema ambiente alla classe politica, per pensare di poterlo risolvere: occorre responsabilizzarsi, uscire dal pantano di cinismo rassegnato in cui ci dimeniamo, dalla miopia culturale.
Bisogna prendere coscienza e consapevolezza delle possibilità e del potere dei piccoli gesti quotidiani, cominciare a informarci, comunicare, dialogare e collaborare veramente, come capita in altri paesi più civili del nostro, per la costruzione di un bene comune: in sostanza, formare una solida cultura della legalità ambientale.
Fondamentale, in questa prospettiva, è il ruolo della governance, ovvero di un nuovo modo di governare, basato su un approccio condiviso ed allargato, alternativo al tradizionale intervento politico dall’alto: nell’attuazione delle politiche ambientali diventano così prioritari i comportamenti degli attori pubblici e privati, di interessi economici e di singoli cittadini, quotidianamente chiamati, con le loro azioni, a mettere in pratica la sostenibilità.
Da ciò l’importanza della comunicazione e dell’informazione ambientale, volte a rendere consapevole la popolazione delle problematiche ambientali e delle politiche mese in atto per la loro risoluzione.
La politica ambientale della Regione Piemonte si inserisce proprio in questa direzione, tanto auspicata.
In sostanza, e al di là del dettaglio analitico della normativa ambientale regionale, ritengo che sia importante porre l’accento sul minimo comun denominatore alla base di tutte le iniziative regionali in campo ambientale: la forte campagna di comunicazione, informazione ed educazione ambientale, caposaldo per la costruzione di una cultura e di una coscienza ambientale, nell’ottica della sostenibilità.
In sintesi: una nuova legalità ambientale.
È indubitabile, come emerge (anche) dalla breve analisi si qui condotta, che sono molte le criticità ambientali, anche nella nostra regione; ma continuare a limitarsi agli allarmismi e ai catastrofismi senza (cominciare a) compiere, quotidianamente, azioni concrete per la sostenibilità non serve a nulla.
Anche perché – ed è bene sottolinearlo, per farlo emergere con forza – esistono incoraggianti e positive esperienze concrete che si muovono in quest’ottica, e fanno ben sperare.