WWF: 12 specie simbolo, tante adozioni per salvarle

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Sai quali sono le 12 specie simbolo del nostro pianeta, quelle per le quali il WWF lotta ogni giorno per scongiurare il rischio estinzione e salvaguardare il loro habitat naturale? Se stai pensando all’orso polare o al panda, sei sulla buona strada.  Forza, pensane un’altra!
Hai pensato alla foca, allo scimpanzé, agli uomini in grado di stirare davvero una camicia o alle donne che conoscono per davvero la ricetta della bagna caoda? Sei già avanti, ma la strada è ancora lunga: devi arrivare a 12 e senza includere il genere umano!
Ti do una mano io: oltre all’orso polare, al panda, allo scimpanzé e alla foca, ci sono i pinguini, le tigri, i ghepardi, i panda, gli elefanti, i delfini, gli orsi bruni, i lupi e gli oranghi. Queste specie rischiano ogni anno di scomparire per sempre a causa dei cambiamenti climatici, del bracconaggio e della scomparsa dei loro habitat naturali.
Certo che, però, le conservazioni senza fondi sono un po’ solo conversazioni! E allora? Questo Natale il WWF ti da la possibilità di partecipare alla salvaguardia di alcune specie in maniera tangibile, simpatica e sostenibile: basta aderire alla campagna adozioni wwf, un progetto che permette di adottare a distanza, o regalare un’adozione di, una o più fra le specie a rischio estinzione.
Scegliere di aderire significa proteggere una delle 12 specie simbolo, ma anche le specie che con essa condividono l’ habitat: se proteggo l’orso polare, ad esempio, proteggerò anche volpi artiche, trichechi, balene e via dicendo. Aiutando gli scimpanzé ne beneficeranno anche i gorilla, e questa moltiplicazione virtuosa è il risultato di tale progetto.
Ogni adozione viene premiata con bellissimi doni che rendono ancora più tangibile il proprio gesto. Per esempio, con l’Adozione Semplice (donazione a partire da 30€), ricevi una lettera di Fulco Pratesi, una scheda sulle caratteristiche ed i rischi corsi dalla specie, un certificato, un grande planisfero con evidenziate le aree di azione del WWF e un adesivo da apporre sull’area tutelata.
L’Adozione con Peluche (donazione a partire da 50€) include, oltre ai materiali dell’adozione semplice, un peluche WWF privo di PVC (dunque adatto anche ai bambini molto piccoli) e di componenti potenzialmente tossici, che possono venire rilasciati sia in fase di produzione sia di gioco.
L’Adozione Trio (donazione a partire da 125€) è dedicata ai quattro grandi habitat condivisi dalle specie: trio polare (orso polare, foca, pinguino), trio asiatico (tigre, orango e panda), trio africano (ghepardo, elefante e scimpanzé), trio italiano (orso bruno, lupo e delfino). Per ciascun trio si ricevono i tre peluche ed i rispettivi kit, ciascuno con il planisfero, e i certificati possono essere personalizzati con nomi diversi.
Le adozioni durano un anno. Alla scadenza, si viene contattati per decidere se rinnovarla per l’anno successivo oppure no. Le possibilità di scelta sono molto ampie: si può scegliere di adottare per un periodo più lungo di 1 anno, e c’è anche l’adozione digitale o “I WWF you”, con il panda WWF circondato da un cuoricino, che permette di ricevere uno screensaver, uno sfondo per il desktop e una firma digitale direttamente via mail. WWF ha pensato proprio a tutto, incluso un efficiente servizio di spedizione che consente di aderire alle adozioni wwf anche all’ultimo minuto.
Si tratta di un progetto che mette insieme una gesto che dobbiamo fare ogni anno, i regali di Natale, con uno scopo importante e concreto: lasciare ai nostri figli un mondo con le stesse specie animali e vegetali che oggi lo popolano, attraverso il sostegno concreto al lavoro delle centinaia di ricercatori ed esperti che ogni giorno operano sul territorio, per proteggere le specie in pericolo, equipaggiano pattuglie antibracconaggio o finanziano una giornata di gestione e riabilitazione di un animale sottratto al commercio illegale da reintrodurre in natura.
Che animale scelgo io? Da abruzzese quale sono, l’orso bruno, of course. E tu, che specie adotti?


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Come diventare giurista ambientale

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Sovente ci capita di ricevere e-mail e messaggi di giovani laureati che ci chiedono come si diventa giurista ambientale. Non si tratta di una domanda banale, perché in Italia non esiste un albo o un ordine dei giuristi ambientali, per cui un laureato o una laureata che vogliano diventare giuristi ambientali sono in realtà alle prese con un ventaglio di competenze da costruire attingendo da fonti e percorsi differenti. 
In questo articolo, ci permettiamo di dare qualche consiglio, frutto dell'esperienza di Andrea Quaranta come giurista ambientale da 10 anni, e della mia come responsabile web content per il sito e per il blog di Natura Giuridica.
Per diventare giuristi ambientali occorre senz'altro una laurea in giurisprudenza, o comunque una laurea in discipline giuridiche, cui accompagnare una serie di studi post - lauream più specifici, in diritto dell'ambiente e/o dell'energia.


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Sistri: la telenovela continua tra minacce di class action e test di funzionamento, in svolgimento proprio in questi giorni.

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A inizio novembre 2011, tuonavano fulmini con la notizia dell'avvio di una class action da parte di importanti associazioni imprenditoriali come Confartigianato, Cna, Casartigiani e Confesercenti. Le azioni legali sarebbero necessarie per tentare di recuperare (anche sotto forma di credito d'imposta) i contributi versati nel biennio 2010-11 per l’iscrizione al Sistri, sistema che però non è - per lo meno fino ad oggi - diventato operativo.
 “Negli ultimi due anni – si legge nella nota che annuncia la battaglia legale - "325.470 imprenditori italiani hanno speso 70 milioni di euro per iscriversi, acquistare oltre 500mila chiavette usb e quasi 90mila black box. Risultato: il Sistri non è mai partito. Abbiamo sempre denunciato – prosegue la nota - le inefficienze e gli inutili costi del Sistri per le imprese chiamate ad attuarlo. Chiediamo una revisione profonda e strutturale del sistema, per semplificare il quadro normativo e le procedure e rendere il Sistri uno strumento di semplice utilizzo, realmente efficace per contrastare le ecomafie e fondato su criteri di trasparenza ed efficienza. In attesa che il sistema possa davvero funzionare intraprenderemo le azioni legali necessarie nei confronti del Ministero dell’Ambiente per restituire alle nostre imprese risorse che sono quanto mai importanti in questo momento di grave crisi”.
La replica del Ministero si fa attendere fino al 14 novembre, giorno in cui sul sito www.sistri.it viene pubblicato un comunicato nel quale, sostanzialmente, si conferma l'avvio dei test sul funzionamento del sistema di tracciamento Sistri:


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A Cuneo il Circolo locale del Forum Salviamo il Paesaggio

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Nella puntata speciale di Presa Diretta, dedicata all'alluvione che ha interessato Genova e le Cinque Terre,  andata in onda lunedì 7 novembre 2011, si è puntato il dito contro la cementificazione selvaggia che ha afflitto - e continua ad affliggere - il nostro Paese, considerandola come una fra le più importanti cause del dissesto idro-geologico a monte delle recenti alluvioni. 

L'altra grave causa scatenante è costituita dall'incuria nella manutenzione di argini e letti dei fiumi: se l'acqua non trova uno spazio sufficiente per scorrere se lo prende, invadendo con furia inaudita città e paesi, rimuovendo i tappi costituiti da case, arcate di ponti, arbusti ed esseri umani.

In questo scenario, appare un segnale molto importante la notizia che è sorto a Cuneo il Circolo locale del Forum Nazionale “Salviamo il paesaggio, Difendiamo i territori”, un movimento creato nei mesi scorsi da Carlo Petrini di Slow Food e altri, con lo scopo di arginare la dilagante cementificazione del nostro paese. 

Il  territorio è stato trattato, a partire dal boom economico degli anni 60 del 900 come un supermercato da cui prendere aree sempre più vaste di suoli boschivi o coltivati,  con l'unico scopo di cementificare. In passato, si è cementificato per costruire case, oggi lo si fa perché i Comuni hanno sempre più bisogno di fare cassa, e cambiano la destinazione urbanistica anche a terreni che sono situati troppo vicini ai fiumi, o che hanno una natura franosa. E i condoni non hanno certo migliorato la situazione, anzi: sono state sanate numerose situazioni che le norme qualificavano come abusive.

Il Forum Salviamo il paesaggio, Difendiamo i territori invece, sostiene che esiste una strada concreta alternativa al modello attuale e che si può gestire un comune anche facendo a meno degli oneri di urbanizzazione derivanti da nuove edificazioni. E' un risultato che si può ottenere attraverso la "crescita zero" urbanistica, come esito di una concertazione attenta e condivisa. 

I fronti operativi sono 2:


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L' assoggettabilità degli impianti fotovoltaici all'ICI

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L'assoggettabilità o meno degli impianti fotovoltaici al pagamento dell'ICI (imposta comunale sugli immobili) rappresenta un importante aspetto tributario relativo alle fonti energetiche rinnovabili, sul quale permane una notevole incertezza, causata sia dalla controversie interpretative fra Agenzia del territorio e Agenzia delle Entrate, sia dalle contradditorie sentenze dei giudici pronunciatisi in merito. In questa sede tratteremo della querelle tra le 2 agenzie.

La questione (che può essere posta in questi termini: l'impianto costituisce un bene mobile, dunque non soggetto a ICI, oppure è un bene immobile, e per questo non soggetto all'imposta?) è quanto mai stringente perché l'attuale incertezza riguarda l'azione amministrativa stessa delle 2 agenzie, gli investitori in energie rinnovabili, l'azione dei Giudici Amministrativi, presso cui vengono ad aprirsi in contenziosi e, non da ultimo, i Comuni nei quali quegli stessi impianti sono collocati, che si trovano alla perenne ricerca di fonti di finanziamento, dato il progressivo venire meno dei trasferimenti statali.

In estrema semplificazione, la discussione parte dalla definizione di bene immobile: un bene risulta immobile perché inamovibile da un bene immobile (un terreno, un fabbricato) nel quale è inserito, oppure è immobile perché privo dell'integrazione con il supporto immobile (di nuovo, il terreno o il fabbricato), o dell'integrazione fra le parti stesse che lo compongono?

Il tutto può essere affrontato con esiti diametralmente opposti se si pensa ad un impianto energetico domestico (dotato di un numero di parti componenti minore rispetto ad un omologo di maggiori dimensioni), diciamo sotto o attorno ai 20 kw,  oppure ad un impianto di potenza superiore. Nel primo caso, l'amovibilità - quanto meno teorica - è fattibile e senza costi economici aggiuntivi eccessivi (posso quindi pensare ai pannelli sul tetto di un condominio come un bene mobile), mentre risulta difficile pensare di poter spostare, se non a fronte di costi economici ingenti, un intero parco fotovoltaico da un terreno ad un altro!

Altra questione è la connessione o meno dell'impianto alla rete elettrica nazionale: nel caso di un grande impianto connesso alla rete elettrica può configurarsi un interesse pubblico, e dunque un'esenzione dall'imposta ICI? Questa è l'interpretazione, innovativa, del Consiglio Nazionale del Notariato, di cui parlo in seguito.
L'Agenzia delle Entrate fa peraltro notare che la destinazione urbanistica di un terreno su cui viene ospitato un impianto fotovoltaico non è destinata a cambiare per il fatto stesso di ospitare l'impianto: se era agricolo, o edificabile, rimane comunque tale...

L'occasione per affrontare questo argomento è data dall'attesa (che si trascina da diverso tempo) della pubblicazione di una circolare congiunta delle 2 agenzie volta a far chiarezza proprio in relazione agli aspetti prima evidenziati.



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La responsabilità d'impresa ex D.Lgs 231/2001 - servizio di consulenza

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www.naturagiuridica.com
Con l’art.2 del decreto legislativo 121 del luglio 2011 è stata estesa ai reati ambientali la portata della responsabilità civile diretta delle imprese sancita dal decreto legislativo 231 del 2001. Questo vuol dire che soggetti forniti di personalità giuridica, società, associazioni e imprese individuali sono responsabili non solo per reati contro la P.A. (es. corruzione), reati informatici, riciclaggio/ricettazione, reati societari, corruzione internazionale, reati in materia di sicurezza sul lavoro, ma anche per reati ambientali come il trasporto di rifiuti non autorizzato, o la creazione di scarichi di acque reflue industriali non autorizzati.

L'estensione della responsabilità diretta d'impresa in forza del D.Lgs n. 231/01 ai reati ambientali rientra in un percorso normativo volto a rivoluzionare il diktat, che ha imperato per anni, secondo il quale societas delinquere non potest.

Societas delinquere non potest significa letteralmente che "la società non può commettere reati" e, in sostanza, risponde ad un classico principio sulla responsabilità penale delle persone giuridiche: una persona giuridica non può commettere reati, per la mancanza di volontà (elemento soggettivo) che copre la frode ai suoi lavori. 
In tal modo, alle persone giuridiche non possono essere imposte sanzioni intese come le conseguenze giuridiche penali-classiche.
Di conseguenza,  i patrimoni societari sono stati finora fatti salvi dall'eventualità di essere soggetti a sanzioni per responsabilità da qualsivoglia reato...
Con l'estensione della responsabilità d'impresa anche ai reati mbientali, il paradigma è cambiato, e l'impresa è chiamata a rispondere direttamente per la commissione, da parte dei dipendenti, di tali tipologie di reato.

Natura Giuridica propone un servizio di consulenza in materia di responsabilità d'impresa ex D lgs 231, che supporti l'azienda nel suo confrontarsi con questa nuova materia.
Andrea Quaranta, titolare di Natura Giuridica ed esperto in diritto dell'ambiente e dell'energia, si avvale della collaborazione di Luca De Gennaro, professionista in possesso di una consolidata esperienza nella consulenza alle imprese in materia di gestione e controllo dei costi, che ha già supportato numerose imprese nella messa a punto del sistema organizzativo Mog previsto dal decreto 231.


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Abusivismo e autorizzazione paesaggistica in sanatoria

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Una società costruisce, su un terreno di sua proprietà, vicino al suo stabilimento produttivo, una costruzione abusiva di grandi dimensioni (circa 60 metri di lunghezza per 6 di larghezza).
Questo terreno è classificato come area produttiva, ma per buona parte è sottoposto a vincolo ambientale.
Un articolo delle NTA del PRG ammette nelle zone produttive l'aumento fino al 10% della superficie coperta esistente alla data di adozione del PRG stesso, ma previa stipula di una convenzione con il Comune che preveda, fra le altre cose, "miglioramenti qualitativi dell'insediamento produttivo quali la riduzione dell'impatto ambientale nonché la cessione di aree o la realizzazione di opere finalizzate all'interesse pubblico"…

Inevitabile la sospensione dei lavori, e il tentativo di una domanda di sanatoria, il suo successivo diniego e, quindi, l’ordine di demolizione. Le cose sarebbero potute andare diversamente?


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Auto Elettrica: la rivoluzione lenta

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Ho già parlato del futuro delle auto elettriche all'interno della mia rubrica Natura allo Specchio (Auto elettriche: stiamo arrivando?), in occasione del lancio commerciale di alcuni modelli di auto elettrica.
Oggi segnalo un articolo di Mario Cianflone, dal titolo "La rivoluzione lenta delle elettriche", che contiene alcune interessanti considerazioni circa il futuro dei motori elettrici sia su 4 che su 2 ruote: in effetti, tra i prodotti sfornati  dalle case produttrici rientrano gli scooter elettrici, per non parlare di tutta la vasta gamma di veicoli ibridi.

Cianflone non usa mezzi termini e parla di rivoluzione epocale, "che trasformerà radicalmente l'industria più importante del mondo, quella dei motori, avvicinandola a quella strategica della tecnologia e del digitale. Ma non sarà, nonostante i proclami delle case, la propaganda del marketing, una rivoluzione dietro l'angolo".


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Riutilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura

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La Provincia può demandare al Dirigente dell’Area Ambiente la verifica di tutte le autorizzazioni in vigore sul territorio provinciale “al fine di definire i quantitativi di fango di depurazione applicabili sui terreni agricoli, in particolare per quanto riguarda l’apporto di azoto necessario alle colture previste?
Il Commissario Straordinario può assegnare temporaneamente all’A.R.P.A. il servizio di istruttoria tecnica dei procedimenti amministrativi per il rilascio e rinnovo delle autorizzazioni all’utilizzazione dei fanghi di depurazione?
Quali poteri ha il Dirigente dell’Area Ambiente di disporre i quantitativi di fango applicabili che devono fare riferimento al fabbisogno complessivo di azoto delle colture?
Sono gli interrogativi cui si è trovato a dover rispondere il TAR Friuli Venezia Giulia nella sentenza n. 299/10 (scaricatela dalla pagina Natura Giuridica - Gestione dei rifiuti) e al quale ha risposto nei seguenti termini, riassunti per ovvi motivi di tempo.


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Fertilità dei terreni agricoli dopo il fotovoltaico

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Fra il secondo ed il quarto conto energia, in Italia sono cresciuti gli impianti fotovoltaici installati a terra. Molti di questi impianti sono stati costruiti su terreni agricoli perché, grazie all'incentivo statale e ad una congiuntura non favorevolissima per il settore agricolo, parecchi agricoltori hanno ritenuto più remunerativo vendere o affittare i propri terreni al fine di produrre energia da impianti fotovoltaici piuttosto che continuare a coltivare la terra come hanno sempre fatto.

Ma che cosa succederà ai terreni su cui sono stati installati impianti fotovoltaici tra 20 anni (termine per il godimento dell'incentivo statale) o fra 25/30 anni (durata media attuale di un pannello fotovoltaico)? Questo è l'interrogativo di fondo che sta alla base di una ricerca volta ad analizzare la fertilità dei terreni dopo la dismissione di un impianto fotovoltaico, con l'obiettivo di salvaguardarla e proteggerla.



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