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L'estensione della responsabilità diretta d'impresa in forza del D.Lgs n. 231/01 ai reati ambientali rientra in un percorso normativo volto a rivoluzionare il diktat, che ha imperato per anni, secondo il quale societas delinquere non potest.
Societas delinquere non potest significa letteralmente che "la società non può commettere reati" e, in sostanza, risponde ad un classico principio sulla responsabilità penale delle persone
giuridiche: una persona giuridica non può
commettere reati, per la mancanza di volontà (elemento soggettivo) che copre
la frode ai suoi lavori.
In tal modo, alle persone giuridiche non possono essere
imposte sanzioni intese come le conseguenze giuridiche penali-classiche.
Di conseguenza, i patrimoni societari sono stati finora fatti salvi dall'eventualità di essere soggetti a sanzioni per responsabilità da qualsivoglia reato...Con l'estensione della responsabilità d'impresa anche ai reati mbientali, il paradigma è cambiato, e l'impresa è chiamata a rispondere direttamente per la commissione, da parte dei dipendenti, di tali tipologie di reato.
Natura Giuridica propone un servizio di consulenza in materia di responsabilità d'impresa ex D lgs 231, che supporti l'azienda nel suo confrontarsi con questa nuova materia.
Andrea Quaranta, titolare di Natura Giuridica ed esperto in diritto dell'ambiente e dell'energia, si avvale della collaborazione di Luca De Gennaro, professionista in possesso di una consolidata esperienza nella consulenza alle imprese in materia di gestione e controllo dei costi, che ha già supportato numerose imprese nella messa a punto del sistema organizzativo Mog previsto dal decreto 231.
Attualmente, il programma di conformità ai requisiti discendenti dal D.Lgs 231/2001 e, in particolare, l’adozione e l’efficace attuazione di un Modello di organizzazione, gestione e controllo con funzioni di prevenzione e contrasto all’interno dell’azienda o ente in genere nei confronti dei reati sanzionati dalla 231, non è obbligatorio: essere conformi è, piuttosto, un’opportunità per le aziende o enti in genere per poter ridurre il rischio di essere chiamati a rispondere per uno dei reati sanzionati dallo stesso D.Lgs n. 231/01.
In altre parole, l’azienda o ente in genere che ha intrapreso il programma di conformità al D.Lgs 231/01 ha uno strumento difensivo in più nell’ipotesi di contestazione di un reato: invocare la propria diligenza organizzativa per richiedere l’esclusione o la limitazione della propria responsabilità derivante da uno dei reati sanzionati.
La tappa futura del percorso normativo, cui prima si accennava, prevederà quasi sicuramente l'obbligo, per le imprese, di attuare tali programmi di conformità. Una rivoluzione necessariamente lenta, perché impatta in maniera generalizzata sulla cultura d'impresa.
Vi sono imprese dotatesi, in passato, di certificazioni di qualità ed ecolabel che, tutto sommato, sono una buona base da cui partire, poiché si tratta di adeguare i modelli e le prassi già certificati a quanto prescrive il nuovo regime di responsabilità d'impresa. La associazioni di categoria, come per esempio Confindustria, stanno pubblicando materiali informativi e schemi di modelli organizzativi. Vi sono molti seminari e corsi di formazione in partenza, che hanno l'obiettivo di aiutare le imprese a familiarizzare con questo delicato argomento.
Tuttavia, non è facile orientarsi (peraltro la normativa è ancora in divenire, poiché di essa si parla anche nella neonata Legge di Stabilità promulgata lo scorso 12 novembre).
Ogni impresa dovrà infatti porsi alcune decisive domande rispetto alla normativa ex D.Lgs 231/01: cosa rischio se la mia azienda non si adegua a quanto prescritto in materia di responsabilità d'impresa?
Quali costi dovrò affrontare per potermi auto - tutelare?
Quali sono i profili che, all'interno della mia azienda, sono più idonei a gestire il processo di adeguamento?
Che cos'è e di cosa di occupa un organismo di vigilanza?
Una consulenza serve proprio a questo: a sgombrare il campo da qualsiasi equivoco e a tracciare in maniera chiara ed esaustiva un percorso di adeguamento per la propria impresa, dotandola, in ultima analisi, degli strumenti necessari per inserirsi rapidamente ed efficacemente nel percorso di cambiamento in atto per quanto riguarda la responsabilità d'impresa.
La tappa futura del percorso normativo, cui prima si accennava, prevederà quasi sicuramente l'obbligo, per le imprese, di attuare tali programmi di conformità. Una rivoluzione necessariamente lenta, perché impatta in maniera generalizzata sulla cultura d'impresa.
Vi sono imprese dotatesi, in passato, di certificazioni di qualità ed ecolabel che, tutto sommato, sono una buona base da cui partire, poiché si tratta di adeguare i modelli e le prassi già certificati a quanto prescrive il nuovo regime di responsabilità d'impresa. La associazioni di categoria, come per esempio Confindustria, stanno pubblicando materiali informativi e schemi di modelli organizzativi. Vi sono molti seminari e corsi di formazione in partenza, che hanno l'obiettivo di aiutare le imprese a familiarizzare con questo delicato argomento.
Tuttavia, non è facile orientarsi (peraltro la normativa è ancora in divenire, poiché di essa si parla anche nella neonata Legge di Stabilità promulgata lo scorso 12 novembre).
Ogni impresa dovrà infatti porsi alcune decisive domande rispetto alla normativa ex D.Lgs 231/01: cosa rischio se la mia azienda non si adegua a quanto prescritto in materia di responsabilità d'impresa?
Quali costi dovrò affrontare per potermi auto - tutelare?
Quali sono i profili che, all'interno della mia azienda, sono più idonei a gestire il processo di adeguamento?
Che cos'è e di cosa di occupa un organismo di vigilanza?
Una consulenza serve proprio a questo: a sgombrare il campo da qualsiasi equivoco e a tracciare in maniera chiara ed esaustiva un percorso di adeguamento per la propria impresa, dotandola, in ultima analisi, degli strumenti necessari per inserirsi rapidamente ed efficacemente nel percorso di cambiamento in atto per quanto riguarda la responsabilità d'impresa.