Rigenerazione oli usati: è bello ogni tanto essere i primi della classe

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Un esempio di come anche nel paese del gattopardo le cose possano funzionare. Basta volerlo

Nel post “Dai bulloni alla teoria dei sistemi aperti”, Naide chiosava dicendo che
apportando alcuni correttivi alla filiera di produzione (ad esempio, utilizzando materiali organici in alcune fasi della lavorazione) si fa in modo che gli scarti prodotti siano a loro volta scomponibili ed utilizzabili come materie prime per altre produzioni.

Nella puntata di Report del 09 marzo 2008, dopo aver parlato del drammatico problema relativo al fatto che, purtroppo, spesso le emergenze ambientali vengono utilizzate come ammortizzatori sociali si è accennato a una buona notizia in questo senso, che vede l’Italia in prima fila, una volta ogni tanto: mi riferisco alla storia di un particolare tipo di rifiuto pericoloso, l’olio lubrificante usato, che può diventare, se opportunamente trattato, un prodotto base per olii lubrificanti nuovi di zecca.

La storia – sottolinea Giuliano Marrucci – “di come sia possibile che questo paese, che ai suoi rifiuti non sa mai che fine fargli fare, in questo gioco di prestigio sia un passo avanti a tutti”.

La Viscolube rigenera l’olio lubrificante usato, un inquinante pericolosissimo, che contiene sostanze tossiche formatesi durante il suo utilizzo e ha una capacità di penetrazione del sottosuolo e, per questo, inquina le falde più profonde.

L’olio esausto, pertanto, deve essere raccolto e recuperato.

Come?
Attraverso 76 imprese private concessionarie del Consorzio Obbligatorio Oli Usati, che in un anno ritirano qualcosa come 250.000 tonnellate di olio esausto, recuperato per il 90%.

Il risultato?
Dalla rigenerazione si ottengono gasolio, bitume, metalli preziosi.

E non si brucia niente: insomma, si risparmiano materie prime, e non si inquina.

L’unico neo riguarda il fatto che viene dato poco risalto a questo tipo di attività: infatti, quando andiamo al supermercato di oli con su scritto “prodotti da basi rigenerate” non c’è traccia.

Un’ultima annotazione: a differenza di altri settori, l’Italia – insieme al Lussemburgo – con l’Europa a 15 è stata l’unico paese a non essere condannata dalla corte europea del Lussemburgo per non aver rispettato la priorità alla rigenerazione sancita dalla direttiva 75.
Tutti gli altri paesi invece hanno ricevuto questa condanna.
È bello ogni tanto essere i primi della classe, significa che quando parte col piede giusto anche questo disastrato paese qualche speranza c’è, e non solo riguardo ai rifiuti…
Ora, siccome il resto d’Europa non è ancora riuscito a trovare una risposta giusta a questo tipo di rifiuto, cosa stanno pensando: stanno pensando di eliminare l’obbligo per gli stati membri di rigenerare l’olio usato. Speriamo che, prima di gettare la spugna, ci prendano come esempio…almeno in questo.