Maggio 2008: Napoli, l’emergenza ambientale, le barricate, i rifiuti e il danno ambientale

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Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento […]

E se vi siete detti
non sta succedendo niente […]
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco […]

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione […]

E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

Era il maggio di quarant’anni fa, e non era quello dei rifiuti l’argomento di questa meravigliosa canzone di Fabrizio De Andrè.
Ma risentendola, in questi giorni non ho potuto fare a meno di pensare all’attualità di queste parole…maggio, fuoco, non sta succedendo niente, barricate, verità della televisione, un gioco, sicurezza, disciplina, la paura di cambiare

Affrontare un tema scottante come quello della perenne emergenza rifiuti in Campania (solo la punta dell’iceberg delle problematiche ambientali del nostro paese…che ho cominciato a delineare nei post intitolati “La politica ambientale nel Paese del Gattopardo") in singoli “post spot” sarebbe velleitario…e non si andrebbe al di là dell’esposizione più o meno critica della propria visione del problema…senza capire (in fondo) la storia, il perché di questa situazione…

Penso che sia più credibile affrontare l’argomento in modo organico, tale da offrire una visione più ampia del problema…

Natura Giuridica, del resto, nasce proprio con questo obiettivo: trovare il necessario dialogo fra il mondo della natura, dell'ambiente, dell'ecologia, da un lato, e quello del suo utilizzo da parte dell’uomo e delle sue leggi, della tecnologia, dall’altro…

Sono convinto che l’InFormazione sia essenziale per veicolare la conoscenza che, a sua volta, costituisce la base per il Formarsi di una cultura ambientale che vada al di là delle sterili contrapposizioni ideologiche e politiche, spesso (se non sempre…) troppo lontane dall’esigenza di cercare quel minimo comun denominatore indispensabile per mettere in pratica uno sviluppo veramente sostenibile.

Certo, aspirare, oggi, a diventare come Vaxjo (città svedese in cui la destra, la sinistra e l’intera cittadinanza collaborano in modo serio e concreto, giorno dopo giorno, per una tutela dell’ambiente effettiva. Ne parlerò più diffusamente in uno dei prossimi post) sembra avveniristico, specie dopo aver guardato immagini come queste…


Tuttavia, se vogliamo essere coinvolti, ma in un modo diverso da quello cantato da “Faber”, occorre darsi da fare, cominciando proprio dall’informazione ambientale.

Le problematiche ambientali sono, oggi più che mai, fortemente “interconnesse”, e le ragioni che stanno alla base della mancanza di soluzioni adeguate (con rari esempi di politiche virtuose…) sono da ricercare in una molteplicità di comportamenti, che coinvolgono non solo i “grandi inquinatori” senza scrupoli, ma anche (sia pure con le dovute proporzioni, e per ragioni diverse) le quotidiane lentezze ed inefficienze dell’apparato burocratico – spesso incapace di rispondere efficacemente sia nella fase preventiva che in quella di controllo – l’inconsapevolezza colpevole di chi non sa e l’omertà di chi accetta tacitamente lo stillicidio di vera e propria incultura ambientale, perpetrata quotidianamente da chi si limita a fare spallucce ma ha anche il coraggio – contestualmente – di lamentarsi, nella solita e gattopardesca visione del mondo secondo cui, comunque vadano le cose, il “sistema” non cambierà…

Abbiamo già visto, parlando di inquinamento atmosferico che questo “sistema” è reso ancora più complicato dalle “grandi distanze” fra gli interessi delle rilevanti entità economiche e politiche, da un lato, e quelli dei singoli cittadini dall’altro, che rendono ancora più evidente l’incomunicabilità fra le posizioni contrapposte e “la sproporzione fra le capacità di attività degli uni e degli altri, che si muovono secondo logiche e in contesti diversi e – appunto – incomunicabili”.

Ma questo non deve costituire un alibi dietro al quale nascondersi, e le contingenze non possono, e soprattutto non devono, innalzarsi a baluardo per la strenua difesa di interessi personali, a scapito della difesa di un bene collettivo…

Per fortuna ci sono anche segnali che vanno in direzione opposta

Ho cominciato a parlare dell’irrisolto problema dell’emergenza fin dal primo post, per continuare nella breve analisi della cronaca di una sentenza annunciata e, successivamente, in quella di una bella puntata di Exit.

Pensavo, ora, di prendere spunto da questa situazione per cominciare ad affrontare il trema del danno ambientale, perché (al di là della – diciamo così – “trasversalità” della disciplina rispetto agli altri “comparti” della materia ambiente, dai quali può discendere un danno ambientale) attraverso una se pur sintetica ricostruzione dell’evoluzione della relativa disciplina, a livello europeo ed italiano, si può comprendere meglio l’importanza di un’azione preventiva di informazione ambientale, come sopra delineata…

L'ambiente ha cominciato a porsi come problema di politica mondiale a partire dai primi anni '70. In questo periodo, infatti, sono emerse fortemente le problematiche legate al degrado ambientale e si è cominciata a sentire l'esigenza improcrastinabile di adottare misure idonee e sistemi efficaci di prevenzione e di controllo, nella consapevolezza che lo sviluppo economico non poteva più essere fine a se stesso, incurante delle conseguenze e dell'impatto sull'ambiente e sulla biodiversità.

La simbolica soglia è stata varcata nel 1972, anno in cui si sono tenute la Conferenza delle Nazioni Unite a Stoccolma e il Consiglio delle Comunità europee a Parigi: in queste sedi, infatti, si prese atto dei danni che uno sviluppo industriale ed economico indifferente ai problemi ecologici provocava all'ambiente, e della necessità di difendere e migliorare l'ambiente per le generazioni presenti e future.

Inizialmente, le politiche ambientali sono state attuate mediante strumenti di diritto pubblico. Scelta, questa, dovuta, innanzitutto, al fatto che si riteneva che gli strumenti pubblicistici fossero più idonei di quelli privatistici in un settore in cui è prevalente la preoccupazione di prevenire i danni.
In secondo luogo, gli strumenti di diritto pubblico erano considerati i soli in grado di offrire un certo livello di protezione all'ambiente (la quale richiede un'attività di pianificazione mirante a salvaguardare particolari assetti ecologici e a coordinare le attività antropiche maggiormente incidenti sull'assetto del territorio con le finalità di protezione dell'equilibrio ecologico generale).

Successivamente, a partire dall'inizio degli anni '80, è iniziato il trend legislativo di rivalutazione della responsabilità civile come strumento di prevenzione del danno derivante da attività potenzialmente pericolose per l'uomo e l'ambiente.
In dottrina, si è soliti scandire la politica della Comunità in diverse "tappe", ad ognuna delle quali corrisponde un determinato indirizzo di politica ambientale.

(continua)


Foto 2


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20 maggio 2008 alle ore 18:32

Canzone perfetta per la situazione.
Purtroppo.

M.Sans.

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