Ego te absolvo: il motto dell’Italia dell’anno (sotto) zero.

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Considerazioni sulla puntata di Anno Zero del 28 ottobre 2010 ("Il miracolo no!"), dedicata all'emergenza rifiuti in Campania

Il 26 ottobre 2010 è stato pubblicato su “La Stampa” un ottimo articolo di Mario Deaglio.

In modo lucido e pacato mette a nudo, in poche righe, il male dei mali italiani: un’autoreferenziale e discutibile (anche se di questo non si discute!) auto-assoluzione, nella vana ricerca, di fronte ad una globalizzazione vissuta come “scioccante”, di un federalismo di maniera, che assomiglia più ad una chiusura a riccio nei confronti del mondo, che ad una oculata scelta di decentramento politico.

E così si cercano capri espiatori:
  • l’extracomunitario di turno;
  • il poco diplomatico Marchionne, che di certo non sarà un “santo” (mettiamola così), ma che si è preso la briga di mettere a nudo certe scomode verità, e certi vizi che gli italiani praticano con nonchalance, ma mai e poi mai, nemmeno sotto tortura, o nel confessionale, ammetterebbero di esercitare;
  • il suscettibile avversario politico, anche questo rigorosamente di turno: uno a caso, tanto vale –
in assenza di qualsivoglia argomentazione, di una discussione costruttiva, di un “mea culpa

Niente, solo un lancinante, ripetitivo, ossessionante, “urlificio”, popolato da segugi dall’olfatto avariato, da politici autoreferenziali e vanagloriosi, da vassalli, valvassori e valvassini la cui unica virtù è l’ossequiosa devozione ad personam…

Se il bungagiorno si vede dal mattino, immaginatevi il resto…

Delle oscenità in materia di politica ambientale Natura Giuridica ha parlato ampiamente nelle pagine di questo blog, sia in generale che con riferimento alla specifica, annosa “questione campana

Fra i post più letti, “Per chi suona la Campania” e “Emergenze rifiuti dal 1994

Oggi torno a fare qualche riflessione sull’argomento, dopo aver visto la puntata di “Anno Zero” dello scorso 28 ottobre 2010, “Il miracolo no!”.
Miracolo no, secondo me, nel doppio senso che:
  • non abbiamo bisogno di miracoli, di un’entità terza – un deus ex machina, che in fondo non è che una sorta di “capro espiatorio al contrario, no? – ma di cavarcela, un giorno, finalmente, con le nostre mani. Senza continuare a rimandare la soluzione del problema. E
  • il miracolo, questa volta, non è stato fatto. Ammesso e non concesso che, invece, nelle precedenti emergenze (susseguitesi senza soluzione di continuità: semplici variazioni sul tema dell’emergenza campana), il miracolo fosse stato compiuto.
Frizzante come al solito, la puntata, e come al solito condita dalle ciniche, a tratti acide, ma purtroppo sempre puntuali e dettagliate, considerazioni di Marco Travaglio, cui si sono accompagnate, per l’occasione, le forbite, precise parole di un Antonello Caporale stupito ed attonito, di fronte:
  • al solito refrain dell’“apparato industriale del berlusconismo”, un Bertolaso (stanco, l’ho visto ma) deciso a sbandierare la sua (mal celata, ed in ogni caso autoreferenziale e supposta) onnipotenza (ho fatto questo e quest’altro, siamo il pronto soccorso dell’Italia, siamo belli bravi buoni e blablabla),
  • e ai soliti (s)lanci di Castelli (per aria?), sempre pronto ad impedire a chiunque di parlare, con quel suo modo pruriginoso capace di irritare anche un’educanda; incapace di capire che il mondo in cui vive – quello opulento e produttivo del nord, di cui faccio parte anche io, ma senza per questo sentirmi in diritto di discriminare gli “esclusi” – fa parte di un meccanismo più ampio, più complesso, più interconnesso di quanto non voglia ammettere. E che, soprattutto, la presunta autosufficienza dello stesso nord, che si lamenta essere stato danneggiato dal sud, si è servita – eccome si è servita, in silenziosi anni di nebuloso sfruttamento del territorio – del meridione. Che adesso, a prescindere da una considerazione globale, si vorrebbe far fuori…

L’impressione che ho avuto, nel sentire parlare i politici e i cittadini di Terzigno, è che nessuno la conti giusta: proprio perché figli di quel modo auto-assolutorio e poco incline al dialogo, al confronto, così ben descritto da Deaglio.

Non basta – mi riferisco ai politici di turno – continuare a ripetere in modo ossessivo, come è stato fatto nel corso della puntata di Anno Zero dello scorso 28 ottobre 2010:
  1. “cosa ne vogliamo fare, dei rifiuti, eh, se la raccolta differenziata non la volete fare, le discariche non le volete, gli inceneritori neanche?”;
  2. “noi nel nord i vostri rifiuti non li vogliamo”;
  3. che la soluzione è rappresentata dai termovalorizzatori;
  4. che la legge Ronchi, fatta dalla sinistra, è federalista (bah!)…
Nel primo caso, infatti, si tratta di una domanda retorica: domanda, cioè, che “non rappresenta una vera richiesta di informazione, ma implica invece una risposta predeterminata, e in particolare induce a eliminare tutte le affermazioni che contrasterebbero con l'affermazione implicita nella domanda stessa”.
Ovvio che chi avanza tale domanda vuole costringere all’angolo il destinatario: in questo caso, l’obiettivo mal celato dell’On. Castelli era quello di far passare incondizionatamente dalla parte del torto gli abitanti di Terzigno, rei di non voler la discarica (oltre che di essere meridionali...).
Peccato che la validità di tale “logica” non la dica tutta: non dica, ad esempio, di come la politica (o la sua degna figlia: la normativa ad personas) impedisca, spesso, ai virtuosi (fuori luogo!) di agire, e che condannare i cittadini di Terzigno (oggi; quelli di Pianura, di Chiaiano e tutti gli altri, ieri), senza ricordare tutte le nefandezze che, complici camorra e industriali del nord – e qui veniamo al secondo punto – sono state perpetrate nei confronti del sud, è una facile omissione di comodo, utile a sollevare polveroni con i quali si vorrebbe nascondere un pezzo di verità.

Un altro pezzo di verità, invece, lo si nasconde quando si parla, con enfasi, di termovalorizzatori (punto 3): con un abile operazione semantica, si trasforma in qualcosa di utile ciò che fino a ieri era considerato come il diavolo in persona.
Se si parla di termo-valorizzazione, si distoglie l’attenzione dal fatto che l’incenerimento dei rifiuti rappresenta – dovrebbe rappresentare – una delle ultime soluzioni, nella gestione dei rifiuti. E che, in ogni caso, l’incenerimento è un’operazione di smaltimento, e non di recupero (scusate: valorizzazione) dei rifiuti, come ho spiegato nel post “Strategia rifiuti zero, inceneritori e cementifici”.
Lo dice proprio il “Decreto Ronchi”, di cui al punto 4 (per la precisione Decreto legislativo, caro ex Ministro, non legge….), oggi non più in vigore, fra l’altro….

La realtà è ben più complessa, così come ben più complessa è la soluzione all’emergenza rifiuti: non un’unica soluzione, ma un mix di interventi coordinati, strutturali e strutturati.
E, alla base di tutto, una solida cultura della responsabilità.

Cultura della responsabilità che – e qui mi riferisco, invece, ai cittadini – impone anche ai cittadini di fare la loro parte, che devono smetterla di barricarsi dietro ad una sterile catena di “Nimby”, di delegare in bianco  i politici per poi farsi giustizia da sé, di fomentare la cultura della polemica non costruttiva, di mettere le mani avanti e di dire – come avvenuto in questa emergenza rifiuti in Camania – che la camorra non c’entra niente, quando anche i sassi sanno che le mafie vivono dell’incertezza connaturata alle situazioni di emergenza, come quella che da troppo, troppo tempo prospera in Campania.

Eccoli i mali del nostro “Sistema Italia”, che “non la conta giusta”, dicevo: non riconoscere i propri limiti e i propri errori, non discuterne per trovare una soluzione condivisa e concreta, non avere il senso dello Stato (è lo Stato che fa senso, come direbbe Massimo Gramellini).
Autoassolversi.
Vere e proprie armi di distrazione, e distruzione, di massa...

***

Natura Giuridica di Andrea Quaranta: Studio di Consulenza legale Ambientale.

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