(segue da)
Prosegue l’analisi dell’approfondita puntata di Report di domenica 13 aprile 2008, intitolata “Buon appetito!”
Nel post precedente si concludeva evidenziando i risultati di uno studio statunitense, il quale ha dimostrato che “spesso” il prodotto è soltanto un pretesto per venderti un imballaggio.
I COSTI “NASCOSTI”
Più analiticamente, precisa Pietro Riccardi, “per produrre un chilo di questa plastica con cui ci hanno venduto una manciata di prezzemolo tritato o 500 grammi di pomodori si consumano 17 chili e mezzo di acqua, un po’ di petrolio, una spruzzata di zolfo, una di monossido di carbonio e 2 chili e mezzo di CO2, quella che fa crescere il gas serra.
Ma prima ancora dobbiamo calcolare i costi di estrazione del petrolio, il trasporto in raffineria, le varie lavorazioni in fabbriche diverse e ad ogni fase un nuovo trasporto. E poi quella plastica diventa subito un rifiuto e bisogna smaltirla. E allora prodotti che sono un pretesto per vendere un imballaggio".
I “PREZZI DI MERCATO”…
Ma quanto vale il prodotto?
"Ad esempio, di questa confezione di carote grattugiate che ho pagato 8 euro e mezzo al chilo, quanto va a chi lo ha prodotto nel campo, al contadino?”
Da un’indagine condotta in una delle zone agricole più fertili, a sud di Roma, è emerso che le carote, ad esempio, vengono pagate all’incirca 7 centesimi al Kg…prezzo stabilito dal “mercato” in modo insindacabile…(il “mantra della legge di mercato”…che stabilisce, oltre al prezzo, anche le modalità e i tempi di produzione; cfr. prima parte)
…E LE CONSEGUENZE DELL’AGRICOLTURA CONVENZIONALE
Nei terreni, a forza di fare monocoltura – dettata da esigenze di mercato, per aumentare la produttività… – l’elemento naturale ha reagito, “riempiendo il terreno di nematodi, i pionieri della vita, cioè quelli che dopo la colata lavica o dopo il disastro vanno a colonizzare”.
Il problema è che si nutrono delle radici delle piante, e la chimica si rivela un’arma non così efficace, oltre che dannosa…
In definitiva: massicce dosi di dicloropropene; sterilizzazione della terra; nematocidi sempre più resistenti; ulteriore aumento delle dosi di fumiganti…
Per produrre: carote. Carote a un certo prezzo.
Ma, alla fine, chi è questo “mercato” che stabilisce i prezzi?
I “PREZZI DI MERCATO”…E IL RUOLO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Il prezzo come si fa?
Risponde Giuseppe La Rocca, Presidente del MOF, il più grande mercato orto frutta d’Europa
“Diciamo il mercato non è più il luogo come 20 anni fa, 30 anni fa, dove effettivamente si faceva il prezzo” ...
Certo il prezzo lo si fa quotidianamente nel mercato, però…
Però, in un “clima di globalizzazione”, è ovvio che il prezzo non sia più fatto, specificatamente, all’interno del mercato…
Un lungo giro di parole per dire che il prezzo viene stabilito anche dalla Grande Distribuzione quando fa dei contratti direttamente con i fornitori.
Pietro Riccardi cerca di “mettere ordine” a questo vortice di “parole vuote”…
"Insomma, cerchiamo di capire chi stabilisce il prezzo e tutti ci dicono il mercato, ma nel più grande mercato orto frutta d’Europa invece, il presidente ci dice imbarazzato che sì, il prezzo dovrebbero farlo loro, perché sono appunto il mercato, ma in effetti a farlo è la Grande Distribuzione"...
Mai “toccata” - si lamenta il Presidente del MOF, dalle inchieste televisive.
Report lo accontenta, ed entra.
Per verificare.
“La Grande Distribuzione, abbiamo capito – prosegue la Gabanelli dallo studio – non passa dai mercati generali, che vendono sempre meno […], ma fa accordi con il produttore, che deve essere in grado di produrre sempre, tutto l’anno, le stesse cose e in grandi quantità. Anche nelle nostre serre si produco tutto l’anno pomodori, peperoni o fragole ma molto spesso nei supermercati vediamo che questi prodotti arrivano dall’Egitto, dalla Spagna o dal Marocco, cioè da quei paesi dove il processo di industrializzazione dell’agricoltura è più spinto”
Ma si risparmia?
(continua)
Prosegue l’analisi dell’approfondita puntata di Report di domenica 13 aprile 2008, intitolata “Buon appetito!”
Nel post precedente si concludeva evidenziando i risultati di uno studio statunitense, il quale ha dimostrato che “spesso” il prodotto è soltanto un pretesto per venderti un imballaggio.
I COSTI “NASCOSTI”
Più analiticamente, precisa Pietro Riccardi, “per produrre un chilo di questa plastica con cui ci hanno venduto una manciata di prezzemolo tritato o 500 grammi di pomodori si consumano 17 chili e mezzo di acqua, un po’ di petrolio, una spruzzata di zolfo, una di monossido di carbonio e 2 chili e mezzo di CO2, quella che fa crescere il gas serra.
Ma prima ancora dobbiamo calcolare i costi di estrazione del petrolio, il trasporto in raffineria, le varie lavorazioni in fabbriche diverse e ad ogni fase un nuovo trasporto. E poi quella plastica diventa subito un rifiuto e bisogna smaltirla. E allora prodotti che sono un pretesto per vendere un imballaggio".
I “PREZZI DI MERCATO”…
Ma quanto vale il prodotto?
"Ad esempio, di questa confezione di carote grattugiate che ho pagato 8 euro e mezzo al chilo, quanto va a chi lo ha prodotto nel campo, al contadino?”
Da un’indagine condotta in una delle zone agricole più fertili, a sud di Roma, è emerso che le carote, ad esempio, vengono pagate all’incirca 7 centesimi al Kg…prezzo stabilito dal “mercato” in modo insindacabile…(il “mantra della legge di mercato”…che stabilisce, oltre al prezzo, anche le modalità e i tempi di produzione; cfr. prima parte)
…E LE CONSEGUENZE DELL’AGRICOLTURA CONVENZIONALE
Nei terreni, a forza di fare monocoltura – dettata da esigenze di mercato, per aumentare la produttività… – l’elemento naturale ha reagito, “riempiendo il terreno di nematodi, i pionieri della vita, cioè quelli che dopo la colata lavica o dopo il disastro vanno a colonizzare”.
Il problema è che si nutrono delle radici delle piante, e la chimica si rivela un’arma non così efficace, oltre che dannosa…
In definitiva: massicce dosi di dicloropropene; sterilizzazione della terra; nematocidi sempre più resistenti; ulteriore aumento delle dosi di fumiganti…
Per produrre: carote. Carote a un certo prezzo.
Ma, alla fine, chi è questo “mercato” che stabilisce i prezzi?
I “PREZZI DI MERCATO”…E IL RUOLO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE
Il prezzo come si fa?
Risponde Giuseppe La Rocca, Presidente del MOF, il più grande mercato orto frutta d’Europa
“Diciamo il mercato non è più il luogo come 20 anni fa, 30 anni fa, dove effettivamente si faceva il prezzo” ...
Certo il prezzo lo si fa quotidianamente nel mercato, però…
Però, in un “clima di globalizzazione”, è ovvio che il prezzo non sia più fatto, specificatamente, all’interno del mercato…
Un lungo giro di parole per dire che il prezzo viene stabilito anche dalla Grande Distribuzione quando fa dei contratti direttamente con i fornitori.
Pietro Riccardi cerca di “mettere ordine” a questo vortice di “parole vuote”…
"Insomma, cerchiamo di capire chi stabilisce il prezzo e tutti ci dicono il mercato, ma nel più grande mercato orto frutta d’Europa invece, il presidente ci dice imbarazzato che sì, il prezzo dovrebbero farlo loro, perché sono appunto il mercato, ma in effetti a farlo è la Grande Distribuzione"...
Mai “toccata” - si lamenta il Presidente del MOF, dalle inchieste televisive.
Report lo accontenta, ed entra.
Per verificare.
“La Grande Distribuzione, abbiamo capito – prosegue la Gabanelli dallo studio – non passa dai mercati generali, che vendono sempre meno […], ma fa accordi con il produttore, che deve essere in grado di produrre sempre, tutto l’anno, le stesse cose e in grandi quantità. Anche nelle nostre serre si produco tutto l’anno pomodori, peperoni o fragole ma molto spesso nei supermercati vediamo che questi prodotti arrivano dall’Egitto, dalla Spagna o dal Marocco, cioè da quei paesi dove il processo di industrializzazione dell’agricoltura è più spinto”
Ma si risparmia?
(continua)