A marzo scorso la Commissione Europea ha pubblicato una comunicazione - il cui testo integrale è accessibile all'indirizzo http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2007:0502:FIN:IT:HTML - avente per oggetto "una migliore applicazione della normativa ambientale UE" perché, si stima pragmaticamente, la mancata applicazione della normativa ambientale costa all'economia dell'Ue stessa «circa 50 miliardi di euro l'anno, tra sanità e costi diretti per l'ambiente».
Peraltro, la corretta, tempestiva ed omogenea applicazione dei circa 200 atti normativi a tutela dell'ambiente emanati in sede comunitaria garantirebbe nei diversi Paesi membri la creazione di un'ingente quantità di nuovi posti di lavoro, per non parlare della notevole riduzione dei costi connessi al trattamento dei rifiuti.
Vista così, la notizia, del febbraio scorso, dell'arrivo a Roma di una lettera "di messa in mora" da parte della Commissione Europea ha un che di fantozziano.
La lettera di messa in mora, lo ricordiamo, è il primo passo della procedura di infrazione, quella - per intenderci - che può concludersi con la richiesta di pagamento di multe salate.
Oggetto della lettera è, ccomme d'habitude, la gestione dei rifiuti: la Commissione contesta all'Italia il mancato adeguamento, per almeno 102 discariche sparse per tutto il territorio nazionale, alla direttiva del 1999, quella che specifica come devono essere trattati i rifiuti prima di essere collocati in discarica, ed impone una netta distinzione tra rifiuti pericolosi e non, specificando quelli non ammissibili in discarica. La normativa imponeva agli stati membri di chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche esistenti che risultassero non conformi, con il semplice scopo di renderle conformi a quanto prescritto dalla normativa prima di riattivarle.
A settembre 2009, secondo la Commissione, in Italia vi erano ancora ben 187 discariche da adeguare.
A maggio 2011 l'Italia ha scritto una lettera di "chiarimenti" ma alla Commissione non è bastata: manca, dice la Commissione, un atto di programmazione strategica, che faccia intravedere una pianificazione chiara e con date certe.
Peraltro, la corretta, tempestiva ed omogenea applicazione dei circa 200 atti normativi a tutela dell'ambiente emanati in sede comunitaria garantirebbe nei diversi Paesi membri la creazione di un'ingente quantità di nuovi posti di lavoro, per non parlare della notevole riduzione dei costi connessi al trattamento dei rifiuti.
Vista così, la notizia, del febbraio scorso, dell'arrivo a Roma di una lettera "di messa in mora" da parte della Commissione Europea ha un che di fantozziano.
La lettera di messa in mora, lo ricordiamo, è il primo passo della procedura di infrazione, quella - per intenderci - che può concludersi con la richiesta di pagamento di multe salate.
Oggetto della lettera è, ccomme d'habitude, la gestione dei rifiuti: la Commissione contesta all'Italia il mancato adeguamento, per almeno 102 discariche sparse per tutto il territorio nazionale, alla direttiva del 1999, quella che specifica come devono essere trattati i rifiuti prima di essere collocati in discarica, ed impone una netta distinzione tra rifiuti pericolosi e non, specificando quelli non ammissibili in discarica. La normativa imponeva agli stati membri di chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche esistenti che risultassero non conformi, con il semplice scopo di renderle conformi a quanto prescritto dalla normativa prima di riattivarle.
A settembre 2009, secondo la Commissione, in Italia vi erano ancora ben 187 discariche da adeguare.
A maggio 2011 l'Italia ha scritto una lettera di "chiarimenti" ma alla Commissione non è bastata: manca, dice la Commissione, un atto di programmazione strategica, che faccia intravedere una pianificazione chiara e con date certe.
La comunicazione, con la quale ho aperto questo post, è un documento importante presentato al Parlamento europeo, agli Stati membri, ai cittadini e a tutti gli attori interessati dall'attuazione e dall'applicazione della normativa. Il risultato delle discussioni tra le tre istituzioni dell'Unione europea preparerà infatti il terreno per il settimo programma di azione in materia di ambiente.
La Commissione ricorda in una nota che «gli Stati membri hanno la responsabilità di garantire che la normativa ambientale Ue sia applicata a livello nazionale. Il ruolo della Commissione consiste nel controllare il rispetto degli impegni assunti dagli Stati membri e di adottare provvedimenti nel caso non vengano rispettati. L'applicazione comprende diversi aspetti. Gli Stati membri devono adottare leggi nazionali che consentano un'applicazione dettagliata delle leggi approvate a livello Ue e devono organizzare le loro amministrazioni in modo tale da garantire che tali leggi vengano rispettate nella pratica».
La comunicazione punta a rafforzare il dialogo «con i governi e con tutte le altre parti interessate riguardo al modo migliore di collaborare per conseguire un'applicazione più efficace del diritto dell'Unione, intensificando la raccolta e lo scambio delle conoscenze e promuovendo una più ampia partecipazione agli obiettivi ambientali da parte di tutti i cittadini».
In particolare, delinea «misure intese ad aiutare gli Stati membri a realizzare un approccio sistematico per la raccolta e la diffusione delle conoscenze, tra cui i modi per incoraggiare una maggiore capacità di risposta alle questioni ambientali».
Tra i suggerimenti per migliorare l'applicazione ci sono: ispezioni e sorveglianza più efficaci; criteri per il trattamento delle denunce dei cittadini da parte degli Stati membri; un accesso facilitato alla giustizia in materia ambientale; il sostegno alle reti europee di professionisti dell'ambiente.
In caso di problemi, i responsabili dell'applicazione delle norme dovrebbero assumere impegni più chiari, con scadenze e parametri di riferimento concreti che possano essere valutati pubblicamente. Il commissario Ue all'ambiente Janez Potočnik, ha ricordato che «la normativa Ue non è un'invenzione di Bruxelles, ma è democraticamente adottata da tutti gli Stati membri e dal Parlamento, per il beneficio dei cittadini.
L'ambiente è protetto da circa 200 atti normativi, che tuttavia troppo spesso non vengono correttamente applicati. Ciò non solo nuoce all'ambiente, ma mette a rischio la salute umana, causa incertezze per l'industria e compromette il mercato unico. Si tratta di costi che non possiamo permetterci in tempi di crisi».
E la Commissione ribadisce: «l'attuazione e l'applicazione della normativa ambientale Ue costituiscono un compito comune che compete alle autorità nazionali, regionali e locali».
Sperando che a qualche istituzione (non da ultimo il nostro legislatore) fischino le orecchie...
La comunicazione punta a rafforzare il dialogo «con i governi e con tutte le altre parti interessate riguardo al modo migliore di collaborare per conseguire un'applicazione più efficace del diritto dell'Unione, intensificando la raccolta e lo scambio delle conoscenze e promuovendo una più ampia partecipazione agli obiettivi ambientali da parte di tutti i cittadini».
In particolare, delinea «misure intese ad aiutare gli Stati membri a realizzare un approccio sistematico per la raccolta e la diffusione delle conoscenze, tra cui i modi per incoraggiare una maggiore capacità di risposta alle questioni ambientali».
Tra i suggerimenti per migliorare l'applicazione ci sono: ispezioni e sorveglianza più efficaci; criteri per il trattamento delle denunce dei cittadini da parte degli Stati membri; un accesso facilitato alla giustizia in materia ambientale; il sostegno alle reti europee di professionisti dell'ambiente.
In caso di problemi, i responsabili dell'applicazione delle norme dovrebbero assumere impegni più chiari, con scadenze e parametri di riferimento concreti che possano essere valutati pubblicamente. Il commissario Ue all'ambiente Janez Potočnik, ha ricordato che «la normativa Ue non è un'invenzione di Bruxelles, ma è democraticamente adottata da tutti gli Stati membri e dal Parlamento, per il beneficio dei cittadini.
L'ambiente è protetto da circa 200 atti normativi, che tuttavia troppo spesso non vengono correttamente applicati. Ciò non solo nuoce all'ambiente, ma mette a rischio la salute umana, causa incertezze per l'industria e compromette il mercato unico. Si tratta di costi che non possiamo permetterci in tempi di crisi».
E la Commissione ribadisce: «l'attuazione e l'applicazione della normativa ambientale Ue costituiscono un compito comune che compete alle autorità nazionali, regionali e locali».
Sperando che a qualche istituzione (non da ultimo il nostro legislatore) fischino le orecchie...