La Provincia di Cuneo, sulla base del parere favorevole della Conferenza di servizi, ha autorizzato il mese scorso la realizzazione sul territorio di Cavallermaggiore di un impianto di cogenerazione alimentato con biomasse legnose.
L’impianto utilizzerà legno cippato per produrre sia energia elettrica che termica (acqua calda). La Conferenza di servizi che ha esaminato la pratica ha coinvolto 16 diverse istituzioni o Enti come il Comune di Cavallermaggiore, la ASL CN1, i Vigili del fuoco, Legambiente e l'ARPA Piemonte. L’impianto, che verrà realizzato da una ditta del posto, sorgerà presso la strada vicinale delle Basse e appartiene alla categoria di impianti di media dimensione con una potenza produttiva di 1 MW di energia elettrica e 3,5 MW di energia termica.
Le 45 tonnellate giornaliere di biomasse legnose necessarie per alimentare l'impianto di Cavallermaggiore saranno approvvigionate dalla ditta stessa nel raggio di 70 Km di distanza dall'impianto, principalmente da coltivazione a ciclo breve di pioppi di proprietà dell'azienda: questi sono i criteri che stabilisce la legge per parlare di filiera corta delle biomasse.
Una distanza che alcuni ritengono eccessiva, ma che in ogni caso si attaglia alla perfezione alla "provincia granda", una provincia molto estesa, nella quale i boschi (fonte primaria della biomassa legnosa) si trovano spesso in zone impervie, che rendono difficoltoso l'insediamento di qualsiasi attività produttiva.
Non verranno utilizzati né sermenti di vite né rami di potatura di frutteti. L’insediamento dovrebbe comprendere, oltre all’impianto di cogenerazione, un essiccatoio di biomasse legnose e di serre per circa 2.000 mq, per la selezione e l’allevamento di piante necessarie alla realizzazione di filiere agro-energetiche. Le due strutture di servizio sono funzionali allo sfruttamento dell’energia termica prodotta dalla centrale e che altrimenti andrebbe persa. L’impianto, nel suo complesso, si dice, darà lavoro a circa 25 persone, delle quali, 4 addetti fissi all’impianto di cogenerazione e venti per le attività dell’essiccatoio e per le serre.
Il Comune di Cavallermaggiore, che ha partecipato ai lavori di istruttoria della pratica di autorizzazione, ha inoltre richiesto in sede di Conferenza di servizi che gli Enti competenti in materia di impatto ambientale assumessero le iniziative più consone per assicurare che l’impianto non rappresentasse un rischio per l’ambiente e per la popolazione di Cavallermaggiore.
L'assenza di polemiche o di proteste, e la celerità dell'iter autorizzatorio (portato avanti con 2 amministrazioni comunali che si sono succedute) sono forse in parte dovute al fatto che la ditta realizzatrice è di proprietà di una famiglia di Cavallermaggiore che da generazioni svolge l’attività di vivaismo e di coltivazione di pioppi. Ciò probabilmente costituisce un fattore positivo, anche per il solo fatto che la manutenzione dell'impianto sarà svolta da una ditta che si trova nel medesimo posto in cui sorge l'impianto, e non da un'impresa dislocata altrove.
L’iter era iniziato nell’Autunno 2010 e la prima Conferenza dei servizi, riunitasi il 16 Febbraio 2011, aveva richiesto una serie di chiarimenti ed integrazioni. Per quanto riguardava il Comune, a parte le osservazioni effettuate dall’ufficio tecnico circa la locazione dell’impianto, la Commissione Agricoltura si era espressa favorevolmente, anche se vi erano molti fattori critici: origine e caratteristiche delle biomasse necessarie all’impianto, viabilità che se non adeguata avrebbe causato grosse difficoltà e bilancio ambientale negativo. Tant'è, la Commissione agricoltura neo costituita dopo le elezioni amministrative del Maggio 2011, riunita a luglio, esprimeva un parere condizionato al soddisfacimento di una serie di condizioni; in seguito a ciò la ditta ha rivisto il progetto.
In particolare, per la questione del bilancio ambientale è stato consentito che la proponente possa corrispondere al Comune una misura compensativa finalizzata alla realizzazione di interventi di riqualificazione energetica delle strutture del Comune stesso o di realizzazione di impianti a fonti rinnovabili utili ad abbassare le emissioni sul territorio comunale.
“Dal punto di vista agricolo l’impianto si configura come una attività di trasformazione della produzione di legno, quindi classificabile come attività connessa all’agricoltura, pienamente compatibile con le politiche dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Piemonte. – afferma Giovanni Battista Testa , assessore all’agricoltura del Comune – Il progetto rappresenta un rafforzamento della filiera del legno, già ben rappresentata a Cavallermaggiore e il completamento del ciclo produttivo con la trasformazione in energia elettrica e termica di un prodotto del territorio. Il rammarico è che la passata Amministrazione non avesse intravisto nel progetto l’opportunità di utilizzo dell’energia termica per un impianto di teleriscaldamento per la Città, perché in quel caso si sarebbe chiuso il cerchio e razionalizzato al massimo l’efficacia produttiva dell’impianto. Quando abbiamo preso in carico l’istruttoria della pratica l’impianto aveva già una configurazione e una locazione che non consentiva più di tornare indietro”.
Anche in questo caso, come già affermato nel post "La centrale a biogas di Cherasco alla ricerca delle molteplici sostenibilità", chi scrive non conosce il merito della vicenda, e dunque non esprime alcun tipo di valutazione: ciò che si vuol sottolineare è il clima nel quale il dibattito sta avvenendo - un dibattito civile - in grado comunque di guidare l'amministrazione competente verso una scelta condivisa.
L'unica in grado di porre le basi per prospettive di sviluppo e crescita sostenibili
L’impianto utilizzerà legno cippato per produrre sia energia elettrica che termica (acqua calda). La Conferenza di servizi che ha esaminato la pratica ha coinvolto 16 diverse istituzioni o Enti come il Comune di Cavallermaggiore, la ASL CN1, i Vigili del fuoco, Legambiente e l'ARPA Piemonte. L’impianto, che verrà realizzato da una ditta del posto, sorgerà presso la strada vicinale delle Basse e appartiene alla categoria di impianti di media dimensione con una potenza produttiva di 1 MW di energia elettrica e 3,5 MW di energia termica.
Le 45 tonnellate giornaliere di biomasse legnose necessarie per alimentare l'impianto di Cavallermaggiore saranno approvvigionate dalla ditta stessa nel raggio di 70 Km di distanza dall'impianto, principalmente da coltivazione a ciclo breve di pioppi di proprietà dell'azienda: questi sono i criteri che stabilisce la legge per parlare di filiera corta delle biomasse.
Una distanza che alcuni ritengono eccessiva, ma che in ogni caso si attaglia alla perfezione alla "provincia granda", una provincia molto estesa, nella quale i boschi (fonte primaria della biomassa legnosa) si trovano spesso in zone impervie, che rendono difficoltoso l'insediamento di qualsiasi attività produttiva.
Non verranno utilizzati né sermenti di vite né rami di potatura di frutteti. L’insediamento dovrebbe comprendere, oltre all’impianto di cogenerazione, un essiccatoio di biomasse legnose e di serre per circa 2.000 mq, per la selezione e l’allevamento di piante necessarie alla realizzazione di filiere agro-energetiche. Le due strutture di servizio sono funzionali allo sfruttamento dell’energia termica prodotta dalla centrale e che altrimenti andrebbe persa. L’impianto, nel suo complesso, si dice, darà lavoro a circa 25 persone, delle quali, 4 addetti fissi all’impianto di cogenerazione e venti per le attività dell’essiccatoio e per le serre.
Il Comune di Cavallermaggiore, che ha partecipato ai lavori di istruttoria della pratica di autorizzazione, ha inoltre richiesto in sede di Conferenza di servizi che gli Enti competenti in materia di impatto ambientale assumessero le iniziative più consone per assicurare che l’impianto non rappresentasse un rischio per l’ambiente e per la popolazione di Cavallermaggiore.
L'assenza di polemiche o di proteste, e la celerità dell'iter autorizzatorio (portato avanti con 2 amministrazioni comunali che si sono succedute) sono forse in parte dovute al fatto che la ditta realizzatrice è di proprietà di una famiglia di Cavallermaggiore che da generazioni svolge l’attività di vivaismo e di coltivazione di pioppi. Ciò probabilmente costituisce un fattore positivo, anche per il solo fatto che la manutenzione dell'impianto sarà svolta da una ditta che si trova nel medesimo posto in cui sorge l'impianto, e non da un'impresa dislocata altrove.
L’iter era iniziato nell’Autunno 2010 e la prima Conferenza dei servizi, riunitasi il 16 Febbraio 2011, aveva richiesto una serie di chiarimenti ed integrazioni. Per quanto riguardava il Comune, a parte le osservazioni effettuate dall’ufficio tecnico circa la locazione dell’impianto, la Commissione Agricoltura si era espressa favorevolmente, anche se vi erano molti fattori critici: origine e caratteristiche delle biomasse necessarie all’impianto, viabilità che se non adeguata avrebbe causato grosse difficoltà e bilancio ambientale negativo. Tant'è, la Commissione agricoltura neo costituita dopo le elezioni amministrative del Maggio 2011, riunita a luglio, esprimeva un parere condizionato al soddisfacimento di una serie di condizioni; in seguito a ciò la ditta ha rivisto il progetto.
In particolare, per la questione del bilancio ambientale è stato consentito che la proponente possa corrispondere al Comune una misura compensativa finalizzata alla realizzazione di interventi di riqualificazione energetica delle strutture del Comune stesso o di realizzazione di impianti a fonti rinnovabili utili ad abbassare le emissioni sul territorio comunale.
“Dal punto di vista agricolo l’impianto si configura come una attività di trasformazione della produzione di legno, quindi classificabile come attività connessa all’agricoltura, pienamente compatibile con le politiche dell’Unione Europea, dello Stato e della Regione Piemonte. – afferma Giovanni Battista Testa , assessore all’agricoltura del Comune – Il progetto rappresenta un rafforzamento della filiera del legno, già ben rappresentata a Cavallermaggiore e il completamento del ciclo produttivo con la trasformazione in energia elettrica e termica di un prodotto del territorio. Il rammarico è che la passata Amministrazione non avesse intravisto nel progetto l’opportunità di utilizzo dell’energia termica per un impianto di teleriscaldamento per la Città, perché in quel caso si sarebbe chiuso il cerchio e razionalizzato al massimo l’efficacia produttiva dell’impianto. Quando abbiamo preso in carico l’istruttoria della pratica l’impianto aveva già una configurazione e una locazione che non consentiva più di tornare indietro”.
Anche in questo caso, come già affermato nel post "La centrale a biogas di Cherasco alla ricerca delle molteplici sostenibilità", chi scrive non conosce il merito della vicenda, e dunque non esprime alcun tipo di valutazione: ciò che si vuol sottolineare è il clima nel quale il dibattito sta avvenendo - un dibattito civile - in grado comunque di guidare l'amministrazione competente verso una scelta condivisa.
L'unica in grado di porre le basi per prospettive di sviluppo e crescita sostenibili