La centrale a biogas di Cherasco alla ricerca delle molteplici sostenibilità

0 commenti
Un'azienda braidese vorrebbe realizzare un impianto a biogas al confine tra i Comuni di Cherasco e di Bra in provincia di Cuneo, ma parte della comunità locale ha manifestato nei giorni scorsi il suo disaccordo, attraverso un portavoce, presidente del Comitato di quartiere “Centro Storico” e vicepresidente del circolo locale di Legambiente. Primo Penone, questo il suo nome, si è fatto portavoce di moltissimi cittadini, scrivendo una lettera ufficiale che riassume i principali timori della comunità.
Il progetto contestato consiste in un impianto alimentato da gas derivato da biomasse agricole e reflui zootecnici, per la produzione di energia elettrica e termica, della potenza di 635 kW. 
Martedì 24 gennaio 2012 si è tenuta, presso il Palazzo della Provincia, a Cuneo, la Conferenza dei servizi: la costruzione e l’esercizio di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, infatti, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o dalle province delegate a seguito di un procedimento unico, svolto nel termine massimo di novanta giorni (escluso il tempo necessario per l’espletamento dell’eventuale verifica di assoggettabilità sul progetto preliminare), nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico.
Questo meccanismo (sistema autorizzatorio e procedimento unico) incentra nella conferenza di servizi la sede per la composizione e il bilanciamento degli interessi pubblici e privati coinvolti – tra cui assumono rilievo in modo particolare gli interessi alla tutela del paesaggio, alla tutela dell’ambiente e dell’iniziativa economico privata – e prevede il rafforzamento della fase istruttoria e dell’apporto motivazionale delle amministrazioni coinvolte, che hanno l’obbligo di fornire completa e adeguata motivazione in ordine al bilanciamento effettuato.

Anche la giurisprudenza – chiamata a dirimere sempre più spesso i numerosi contenziosi che hanno contrapposto, da una parte, gli operatori del settore, intenzionati a realizzare impianti per la produzione di energia da fer (soprattutto nel settore eolico) e, dall’altra, a seconda dei casi, le regioni (nel caso, ad esempio, di diniego di nulla osta paesaggistici), il Ministero dei beni culturali e ambientali (quando, ad esempio, le soprintendenze hanno annullato nulla osta paesaggistici regionali) o i comuni (nell’ipotesi di dinieghi di autorizzazioni o atti regolamentari preclusivi all’installazione degli impianti) – dopo un’iniziale oscillazione interpretativa, sembra essersi orientata a valorizzare il ruolo del giudizio comparativo degli interessi coinvolti effettuato dalle PP.AA. in sede istruttoria.

Attraverso la lettera di cui sopra, i cittadini esprimono preoccupazioni circa i rischi per la  salute che l'impianto comporterebbe, "per il formarsi di microparticelle che, non potendo essere filtrate, si diffondono nell’aria arrecando danni alla pelle ed all’apparato respiratorio"; il timore per la generazione e diffusione di altri sgradevolissimi odori, oltre al possibile prodursi di inquinamento delle falde acquifere "con gravissimo e prevedibile danno per tutta l’economia agricola della zona".
Inoltre, viene contestato il probabile aumento di rumore e traffico stradale dovuto alla quotidiana presenza di mezzi pesanti atti a far confluire i liquami verso la centrale.
La conclusione è che i cittadini richiedono una localizzazione diversa per tale impianto.
A tale coro di protesta si unisce Carlo Petrini, presidente di Slow Food, il quale ha motivato la sua contrarietà sia dal punto di vista morale che da quello ecologico (il testo integrale dell'intervento è visionabile al seguente indirizzo: http://sgonfiailbiogas.blogspot.com/2012/03/petrini-no-al-biogas-bra.html).

Il 25 gennaio, all'indomani dello svolgimento della conferenza di servizi, l'Amministratore Delegato della ditta che dovrebbe realizzare l'impianto si è dichiarato "contento della professionalità dei tecnici Provinciali", mentre ha polemizzato sulla protesta dei cittadini in una sorta di botta e risposta che si concentra soprattutto sulla tipologia delle argomentazioni esposte da coloro che si oppongono all'impianto.
I toni sono accesi perché all'esterno del Palazzo della Provincia, mentre era in corso la conferenza, si è svolta la protesta di una delegazione di braidesi e cheraschesi.

Al momento in cui si scrive, la decisiva nuova conferenza di servizi in merito all'impianto non ha ancora avuto luogo. Nel frattempo, sarà il Politecnico di Torino - Dipartimento Energia ad effettuare uno studio approfondito dell'impianto di Bra - Cherasco e del suo impatto ambientale. Saranno le amministrazioni dei 2 comuni coinvolti a finanziarla. Alla base di questa decisione l'esigenza di disporre di una documentazione tecnica, che sia al di sopra delle parti, da presentare alla prossima conferenza.

Non si vuole entrare in questa sede, nel merito della vicenda, che chi scrive non conosce in modo approfondito. Ma è proprio da qui che voglio partire: dalla conoscenza corretta ed approfondita delle vicende...
Conoscenza esatta che, per definizione, cozza con gli opposti estremismi che spesso si  contrappongono a priori, senza un'adeguata valutazione, prima, e ponderazione, poi, delle scelte progettuali proposte.
Ecco, l'impressione che ho, occupandomi da vicino di problematiche, come quella relativa alla centrale a biomasse de qua, è che a livello comunicativo passino dei messaggi sbagliati, da un parte e dall'altra, fondati su "pezzi" di "verità" e perciò incompleti. Messaggi che non aiutano una sana comprensione delle dinamiche sociali, ambientali, energetiche ed economiche sottostanti.
Da una parte comitati che (non tutti, per carità) semplicemente non vogliono opere sul proprio territorio, a prescindere da qualsiasi considerazione giuridica e tecnica di merito. Fatelo a casa di altri, ovvero in luoghi in cui ci sarà qualcuno che invita a fare la stessa cosa: morale, dovremmo ritornare nel medioevo o ancora più indietro...
Dall'altra società che, pur di guadagnare, costruirebbero una centrale a biomasse (per rimanere al tema del giorno) anche in mezzo all'oceano (magari pure sott'acqua), se a qualcuno particolarmente originale dovesse mai venire  la malaugurata idea di incentivare tale futuristica tipologia di impianti...
Certo, non è facile (anzi, è impossibile) trovare una soluzione che accontenti tutti: semplicemente perchè non esiste, sia dal punto di vista "sociale" (per le presenza di interessi diversi, a volte divergenti) che da quello tecnico-temporale (tutti i progetti sono perfettibili, ma ad un certo punto occorre arrivare ad una sintesi sostenibile). E questo livello comunicativo è sufficiente per ingenerare, a seconda che si sia fautori o meno di una certa soluzione impiantistica (o anche semplicemente del fatto che si abiti in un luogo più o meno vicino a quello prescelto per la realizzazione di un'opera...), dibattiti sterili che assomigliano più a baruffe da bar per un rigore negato (o concesso, ovviamente ingiustamente, a seconda della parte della barricata nella quale ci si trova) che a discussioni, magari anche animate, sulla sostenibilità del nostro futuro, e soprattutto di quello dei nostri figli.
Da spettatore (ripeto, non conosco nel caso concreto la vicenda, e per coerenza non posso dire, da esperto in normativa ambientale, se c'è qualcosa che, unitamente agli aspetti tecnici, mi possa far propendere, nel caso concreto, ad una tesi piuttosto che a quella opposta. Per questo comunque è stata prevista la conferenza di servizi, che si presume abbia le competenze e le professionalità adeguate per compiere il proprio lavoro) imparziale non posso che rimanere sbigottito di fronte a discussioni generiche e generalizate, infarcite di stereotipi e cliché che sono di più facile consumo ma non ci conducono da nessuna parte.
Discussioni che invece dovrebbero partire almeno da una serie di considerazioni imprescindibili: da qualche parte determinate opere occorre realizzarle (perchè una centrale a biomasse a Bra non va bene, e una che brucia olio combustibile o rifiuti non opportunamente selezionati a Sarroch o Acerra sì?!), perchè più sostenibili di quelle esistenti, in un'ottica di microgenerazioni distribuita. Piccoli impianti delocalizzati, vicini ai luoghi in cui si produce la materia prima, sono preferibili a mega impianti cattedrali nel deserto, presso le quali bisogna portare materia prima prodotta anche molto lontano.
E questo mi permette di "attaccare concettualmente" anche le imprese che, costi quel che costi, sarebbero disposte a fare carte false (e a costruire anche all'interno del Colosseo) pur di accaparrarsi i lauti guadagni che una politica a volte sconsiderata elargisce...
Ma se manca una programmazione autorevole (che dia l'esempio: quello buono!) da parte dello Stato, della politica, in grado di mandare in pensione la vecchia paraideologia della perenne emergenza (in Italia si emanano leggi per far fronte all'emergenza di turno: non si programma quasi nulla) e sostituirla con un progetto di futuro, è difficile pretendere comportamenti più civili e lungimiranti.

Eppure la giurisprudenza afferma da tempo che:
  • la normativa nazionale (ma anche quella comunitaria e quella internazionale) “non impedisce affatto un giudizio di comparazione tra valori ed interessi pubblici coinvolti nel procedimento [volto all’autorizzazione di impianti alimentati da fer], che debbono essere appunto mediati con valutazione discrezionale del competente organo amministrativo in applicazione della normativa di settore. In particolare, nessuna norma o principio riconosce come prevalente l’esigenza energetica rispetto alla tutela ambientale” e rientrano pertanto nel potere discrezionale del competente organo amministrativo la comparazione e il bilanciamento dei vari interessi e valori sottesi alla vicenda di volta in volta presa in esame;
  • “l’astratta necessarietà degli impianti non può mai quindi condizionare e vincolare in maniera assoluta il giudizio di compatibilità ambientale, obbligandone il rilascio in termini positivi in relazione ai benefici legati all’efficienza energetica per la collettività, perché, altrimenti, si darebbe luogo ad un totale sbilanciamento (in favore delle sole esigenze energetiche) di un sistema di valori – quali quelli paesistico-ambientali ed economici – aventi invece pari rilevanza costituzionale”.
Detto altrimenti, la necessità di favorire ed incentivare la realizzazione di impianti alimentati da FER, che è un’attività libera, non è lasciata tuttavia alla libera iniziativa dei privati, ma soggiace ad apposite valutazioni da parte delle PP.AA., svolte nell’ambito del procedimento unico volto al rilascio dell’autorizzazione unica, sia in ordine alla quantità dell’energia da produrre con impianti alternativi, sia in ordine alla compatibilità ambientale dei singoli interventi.
Ma anche gli interessi ambientali devono essere contestualizzati, e non possono prevalere sempre e comunque, a prescidere, su quellil energetici.
Non mi sembrano conclusioni di persone "geneticamente diverse", ma molto più prosaicamente riflessioni ponderate di persone che hanno scelto la strada, ahimè finora meno battuta, delle molteplici sostenibilità (fra le quali rientra anche la dialettica)....