L’APER ha pubblicato i report 2007 sulle fonti rinnovabili.
Ecco i punti salienti dello studio relativo all'energia eolica.
Il report evidenzia che nel corso del 2007 sono stati installati, in tutto il mondo, 19.696 MW eolici per un totale di 93.849 MW, corrispondenti alla produzione di circa 200 TWh/anno e all’impiego di 350.000 unità.
L’Europa continua a mantiene il suo ruolo di leadership con 56.535 MW installati, anche se la concorrenza americana ed asiatica si fanno sentire.
L’Italia tocca quota 2.726 MW al 31.12.2007, una posizione di rispetto, seppur a distanza da Paesi come Germania, Spagna e Danimarca e con tassi di crescita inferiori a quelli francesi ed inglesi.
A partire dall’installazione della prima centrale eolica nella metà degli anni novanta, l’eolico nella penisola ha subito nel tempo una crescita alterna per ragioni legate prevalentemente alle procedure autorizzative, alle modalità di connessione alla rete elettrica ed alle modifiche del sistema di incentivazione.
Al 2030 il 23% dell’energia elettrica prodotta in Europa potrebbe derivare da fonte eolica: questa in sintesi la visione ispiratrice a livello comunitario espressa a Bruxelles nell’ambito della piattaforma tecnologica per l’energia eolica (TP Wind).
Anche la Commissione Europea, nella proposta di Direttiva resa nota il 23 gennaio 2008, punta fortemente allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e indica, per l’Italia, un obiettivo vincolante del 17% sul consumo interno lordo al 2020 a partire dal 5,2% del 2005.
In tale contesto, il Position Paper del Governo italiano, approvato a palazzo Chigi a settembre 2007, definisce il potenziale tecnico teorico di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili da qui al 2020. Per l’eolico si identifica un potenziale totale di 12.000 MW, 10.000 MW sulla terra ferma e 2.000 sul mare, contro 2.700 MW complessivamente installati al termine dello scorso anno.
Ma come ripartire a livello locale tali potenziali?
Quali sono le principali criticità da superare?
Come garantire che gli obiettivi vengano effettivamente raggiunti?
Qual è la situazione attuale a livello locale?
La Sardegna sfrutta solo parzialmente il proprio potenziale e vive da oltre tre anni in uno stato di blocco quasi totale dell’eolico, tanto da aver spinto gli operatori a investire altrove.
In Sicilia è in corso un braccio di ferro con la Regione che, a partire dal 2006, ha introdotto irragionevoli prescrizioni tecniche di chiara ispirazione politica, di fatto bloccando tutte le iniziative in sviluppo.
In Puglia si è avuta recentemente un’apertura all’eolico, dopo l’uscita di scena della moratoria, peraltro giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale: dDiverse migliaia di MW di progetti presentati hanno sommerso gli uffici regionali che ora hanno un’intricata matassa da sciogliere.
La Basilicata ha bloccato il rilascio di tutte le autorizzazioni fino a data da destinarsi.
Il Molise, dal canto suo, ha candidamente bocciato il progetto di un parco off-shore mostrando peraltro palesi segni di chiusura anche sulla terraferma.
Nel Lazio manca una normativa di riferimento e in Toscana la debole volontà politica, nonostante l’esistenza di un discreto impianto normativo, limita nei fatti le installazioni a un decimo del potenziale regionale.
Il quadro locale appena descritto non è certo entusiasmante e si pone in contrasto con gli indirizzi sovranazionali e nazionali.
Esso dimostra che l’iter autorizzativo rappresenta la principale barriera allo sviluppo dell’eolico in Italia, ostacolo non facile da superare anche per i più svezzati imprenditori.
Peraltro la mancanza di un riferimento nazionale sul percorso autorizzativo, reclamato all’unisono da operatori e funzionari locali, ha portato le regioni ad emanare Linee guida o strumenti di indirizzo temporanei per regolamentare le modalità di progettazione e autorizzazione di impianti eolici, ispirandosi a criteri e procedure quanto meno singolari.
Questi esempi sono sufficienti a dimostrare che le discipline locali rappresentano il principale collo di bottiglia che limita lo sfruttamento delle FER ed è pertanto quanto mai necessario un cambio radicale nell’approccio alla tematica che si fondi sui principi ispiratori indicati sia nel citato articolo della proposta comunitaria, che nello spirito della disciplina nazionale (ex. art. 12 del D. Lgs. n. 387).
Il report conclude evidenziando che è fondamentale che il Governo elabori le Linee guida nazionali per il procedimento autorizzativo degli impianti alimentati a FER le quali, al di là delle technicalities, rappresentino un momento unificante e siano in grado di impegnare le regioni ad eliminare gli ostacoli, chiarendo alle Amministrazioni locali quanto è loro concesso e vietato, anche grazie all’ulteriore stimolo lanciato in tal senso dalla Proposta di Direttiva dello scorso gennaio.
In mancanza di questa condizione necessaria, ogni altro sforzo nello sfruttamento delle rinnovabili potrebbe risultare vano.
Report completo
Per scaricare gli altri report clicca sui collegamenti
Bioenergie
Fotovoltaico
Idroelettrico
Fonte Ambientenergia
Ecco i punti salienti dello studio relativo all'energia eolica.
Il report evidenzia che nel corso del 2007 sono stati installati, in tutto il mondo, 19.696 MW eolici per un totale di 93.849 MW, corrispondenti alla produzione di circa 200 TWh/anno e all’impiego di 350.000 unità.
L’Europa continua a mantiene il suo ruolo di leadership con 56.535 MW installati, anche se la concorrenza americana ed asiatica si fanno sentire.
L’Italia tocca quota 2.726 MW al 31.12.2007, una posizione di rispetto, seppur a distanza da Paesi come Germania, Spagna e Danimarca e con tassi di crescita inferiori a quelli francesi ed inglesi.
A partire dall’installazione della prima centrale eolica nella metà degli anni novanta, l’eolico nella penisola ha subito nel tempo una crescita alterna per ragioni legate prevalentemente alle procedure autorizzative, alle modalità di connessione alla rete elettrica ed alle modifiche del sistema di incentivazione.
Al 2030 il 23% dell’energia elettrica prodotta in Europa potrebbe derivare da fonte eolica: questa in sintesi la visione ispiratrice a livello comunitario espressa a Bruxelles nell’ambito della piattaforma tecnologica per l’energia eolica (TP Wind).
Anche la Commissione Europea, nella proposta di Direttiva resa nota il 23 gennaio 2008, punta fortemente allo sfruttamento delle fonti rinnovabili e indica, per l’Italia, un obiettivo vincolante del 17% sul consumo interno lordo al 2020 a partire dal 5,2% del 2005.
In tale contesto, il Position Paper del Governo italiano, approvato a palazzo Chigi a settembre 2007, definisce il potenziale tecnico teorico di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili da qui al 2020. Per l’eolico si identifica un potenziale totale di 12.000 MW, 10.000 MW sulla terra ferma e 2.000 sul mare, contro 2.700 MW complessivamente installati al termine dello scorso anno.
Ma come ripartire a livello locale tali potenziali?
Quali sono le principali criticità da superare?
Come garantire che gli obiettivi vengano effettivamente raggiunti?
Qual è la situazione attuale a livello locale?
La Sardegna sfrutta solo parzialmente il proprio potenziale e vive da oltre tre anni in uno stato di blocco quasi totale dell’eolico, tanto da aver spinto gli operatori a investire altrove.
In Sicilia è in corso un braccio di ferro con la Regione che, a partire dal 2006, ha introdotto irragionevoli prescrizioni tecniche di chiara ispirazione politica, di fatto bloccando tutte le iniziative in sviluppo.
In Puglia si è avuta recentemente un’apertura all’eolico, dopo l’uscita di scena della moratoria, peraltro giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale: dDiverse migliaia di MW di progetti presentati hanno sommerso gli uffici regionali che ora hanno un’intricata matassa da sciogliere.
La Basilicata ha bloccato il rilascio di tutte le autorizzazioni fino a data da destinarsi.
Il Molise, dal canto suo, ha candidamente bocciato il progetto di un parco off-shore mostrando peraltro palesi segni di chiusura anche sulla terraferma.
Nel Lazio manca una normativa di riferimento e in Toscana la debole volontà politica, nonostante l’esistenza di un discreto impianto normativo, limita nei fatti le installazioni a un decimo del potenziale regionale.
Il quadro locale appena descritto non è certo entusiasmante e si pone in contrasto con gli indirizzi sovranazionali e nazionali.
Esso dimostra che l’iter autorizzativo rappresenta la principale barriera allo sviluppo dell’eolico in Italia, ostacolo non facile da superare anche per i più svezzati imprenditori.
Peraltro la mancanza di un riferimento nazionale sul percorso autorizzativo, reclamato all’unisono da operatori e funzionari locali, ha portato le regioni ad emanare Linee guida o strumenti di indirizzo temporanei per regolamentare le modalità di progettazione e autorizzazione di impianti eolici, ispirandosi a criteri e procedure quanto meno singolari.
Questi esempi sono sufficienti a dimostrare che le discipline locali rappresentano il principale collo di bottiglia che limita lo sfruttamento delle FER ed è pertanto quanto mai necessario un cambio radicale nell’approccio alla tematica che si fondi sui principi ispiratori indicati sia nel citato articolo della proposta comunitaria, che nello spirito della disciplina nazionale (ex. art. 12 del D. Lgs. n. 387).
Il report conclude evidenziando che è fondamentale che il Governo elabori le Linee guida nazionali per il procedimento autorizzativo degli impianti alimentati a FER le quali, al di là delle technicalities, rappresentino un momento unificante e siano in grado di impegnare le regioni ad eliminare gli ostacoli, chiarendo alle Amministrazioni locali quanto è loro concesso e vietato, anche grazie all’ulteriore stimolo lanciato in tal senso dalla Proposta di Direttiva dello scorso gennaio.
In mancanza di questa condizione necessaria, ogni altro sforzo nello sfruttamento delle rinnovabili potrebbe risultare vano.
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