Fertilità dei terreni agricoli dopo il fotovoltaico

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Fra il secondo ed il quarto conto energia, in Italia sono cresciuti gli impianti fotovoltaici installati a terra. Molti di questi impianti sono stati costruiti su terreni agricoli perché, grazie all'incentivo statale e ad una congiuntura non favorevolissima per il settore agricolo, parecchi agricoltori hanno ritenuto più remunerativo vendere o affittare i propri terreni al fine di produrre energia da impianti fotovoltaici piuttosto che continuare a coltivare la terra come hanno sempre fatto.

Ma che cosa succederà ai terreni su cui sono stati installati impianti fotovoltaici tra 20 anni (termine per il godimento dell'incentivo statale) o fra 25/30 anni (durata media attuale di un pannello fotovoltaico)? Questo è l'interrogativo di fondo che sta alla base di una ricerca volta ad analizzare la fertilità dei terreni dopo la dismissione di un impianto fotovoltaico, con l'obiettivo di salvaguardarla e proteggerla.

La ricerca, avviata grazie a un accordo tra uno dei maggiori operatori del mercato fotovoltaico chiavi in mano, e CRA-RPS (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura-Centro di Ricerca per lo Studio delle Relazioni tra Pianta e Suolo), si concentra su campi solari con almeno 20 anni di attività. 

Il centro di ricerca ha avviato un'attività di analisi di alcuni terreni, in cui l'operatore partner ha installato impianti fotovoltaici, cui seguirà l'applicazione di metodologie di gestione del suolo e delle piante, compatibili con l'esistenza dell'impianto fotovoltaico, finalizzate a mantenere o addirittura migliorare la fertilità dei terreni. 

L'esperimento sarà condotto in Puglia, presso l'impianto da 8MW denominato Masseria Martellotta, situato nel comune di Palagianello, in provincia di Taranto, e nel Lazio, presso l'impianto da 6MW denominato Bellavista 1, costruito nel comune di Lanuvio, in provincia di Roma. Questi due impianti sono già dotati di ampie aree dedicate a frutteto biologico. In particolare, l'impianto di Lanuvio ha anche un progetto di Fattoria Sociale. Le aree verranno suddivise in 6 sottoaree sperimentali su ciascuna delle quali verrà applicata una metodologia di gestione e/o di coltivazione di opportune essenze secondo i principi dell'agricoltura biologica. Le analisi preliminari del terreno e quelle che saranno effettuate nell'arco dei tre anni successivi verranno eseguite e valutate dai ricercatori del Cra-Rps. Dai risultati ottenuti, si potrà stabilire la migliore metodologia di gestione del terreno o la coltura più adatta, tra quelle sperimentate, a mantenere il terreno nelle condizioni di fertilità uguali o migliori a quelle preesistenti all'installazione dei pannelli. 

L'obiettivo è quello di restituire i terreni utilizzati per gli impianti fotovoltaici all'attività agricola preesistente, con una fertilità uguale o migliorata rispetto al passato. Si tratta insomma di una modernissima rotazione delle coltivazioni "di lunghissimo periodo": il terreno può in senso lato sia servire per produrre energia, per poi essere di nuovo utilizzato per produzioni agricole.

Concretamente, la ricerca dovrà servire per stilare un protocollo da applicare a tutti gli impianti installati su aree agricole da parte dell'operatore prima menzionato. Il fatto di per sé è positivo, in quanto si evince l'intento di pensare al futuro, diversamente da quanto è accaduto finora, in cui agricoltori e proprietari di terreni agricoli da una parte, e investitori dall'altra, hanno colto le opportunità di business nel settore fotovoltaico; tuttavia, viene spontaneo chiedersi perché mai tali dubbi sulla fertilità dei terreni nel post fotovoltaico non siano maturati prima. 

La bolla speculativa del fotovoltaico sui terreni agricoli c'è già stata, per poi essere drasticamente ridimensionata con l'emanazione del quarto conto energia; oggi l'incentivo per il fotovoltaico a terra è stato ridotto, a vantaggio degli impianti posti su tetti ed aree dismesse, mentre a metà strada tra gli uni e gli altri si collocano gli incentivi per le serre fotovoltaiche...

Nella sezione naturagiuridica.com/editoriali è possibile consultare altri commenti al Quarto Conto Energia scritti da Andrea Quaranta, esperto in diritto dell'ambiente e dell'energia.



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Anonimo
5 novembre 2011 alle ore 09:01

Sono d'accordissimo con Roberto Saija: “Cambiare il sistema normativo che regola il settore è il modo migliore per disincentivare gli investimenti, mettere l’Italia nelle condizioni di non sviluppare una filiera e diventare terra di conquista degli stranieri”

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