Il gioco dell'oca del diritto ambientale, come ho sottolineato più volte su Natura Giuridica, si svolge sulla pelle delle persone e a danno dell'economia del Paese.
Nel precedente post concludevo citando un famoso giurista ambientale che, in un suo intervento di qualche anno, osservava che
L'unico sacrificio che lo Stato può pretendere dal cittadino si appunta nell'osservanza della legge, non nella fatica e nel costo aggiuntivo di andarla a cercare, poi di capirla, quindi, una volta rispettata, di sperare che duri!Verso quale progresso condurranno quelle norme che si vanno trasformando in "strade che si succedono come un tedioso argomento ... con l'insidioso proposito di condurti a domande che opprimono ...?"
Oggi, invece, voglio parlarvi di un argomento decisamente interessante: il diritto ad essere informati quale elemento del rapporto di cittadinanza, che costituisce una delle strutture portanti del progetto di Natura Giuridica…
Lo spunto nasce dalla lettura di un articolo di V. Zeno-Zencovich su Diritto e informatica, e dalla domanda che si pone all’inizio del suo ragionamento: nella società dell'informazione come si configura il rapporto di cittadinanza?
Dopo aver effettuato un rapido excursus temporale del concetto di cittadinanza, come visto ed interpretato nel corso dei secoli (lo status politico, che conferisce al titolare un complesso di situazioni attive e passive che si riflettono tanto nei rapporti con le autorità, quanto con altri soggetti; aspetto passivo del sinallagma con le istituzioni l'assoggettamento ad una serie di obblighi), l’autore cerca di afferrarne il concetto nel nuovo contesto sociale che si è venuto a creare negli ultimi decenni, da quando la società è diventata la “società dell’informazione”.
“Nel passaggio dalla società agricola, a quella industriale a quella dei servizi – sottolinea l’autore – l'informazione assume un valore maggiore in quanto è alla base di tutti i processi decisionali individuali e collettivi. L'informazione si vende e si acquista, si accumula e si protegge, viene trasformata in prodotti complessi che comprendono conoscenza e attività”
[…]
L'effettivo godimento di quel complesso di servizi sociali che rappresentano l'aspetto di maggior rilievo delle nostre società presuppone che i destinatari siano compiutamente informati sulla loro natura, sui requisiti necessari per usufruirne, sulle modalità di loro erogazione. Ancorché si tratti una esigenza intuitiva, le difficoltà che si incontrano nel conseguire l'obiettivo appaiono legate ad una piccola ma essenziale differenza fra il settore privato e quello pubblico. Mentre il primo vive di comunicazione la pubblicità e la semplicità di prestazione del servizio è una componente essenziale del confronto concorrenziale, nel secondo la sua posizione di monopolio e l'assenza di una dinamica propriamente lucrativa si riverberano inevitabilmente sul processo comunicativo rendendolo opaco ovvero semplicemente distinguendo nettamente il messaggio informativo dalle prassi operative, le quali spesso non corrispondono affatto al primo”.
Il diritto all’informazione riguarda, ovviamente, anche la partecipazione politica e l’informazione giuridica, strettamente correlate.
Quest’ultima, in particolare, tocca un nervo scoperto dell’“italianità”: cercare di comunicare, e far comprendere, un coacervo di norme a tratti inestricabile, nella migliore delle ipotesi soggetto a numerose interpretazioni, con la conseguenza che la certezza del diritto, e della sua applicazione, rimangono parole importanti solo nelle intenzioni, ma vuote e sterili alla resa dei conti…
Nel suo interessante articolo, l’autore sottolinea come “non appare coerente con l'attuale nozione di cittadinanza l'approccio meramente formale alla pubblicità delle leggi per una serie di ragioni”.
Innanzitutto perché
“la produzione normativa, nel corso dei decenni, si è dilatata a dismisura anche attraverso il moltiplicarsi delle fonti di produzione che non sono più solo il Parlamento e gli organi centrali dello Stato, ma tutte le articolazioni locali, le autorità amministrative indipendenti, le autorità comunitarie”
Di conseguenza, immaginare che il cittadino debba documentarsi accedendo a decine di "gazzette" o "bollettini" significa prospettare un obbligo inesigibile.
“Nel sistema tradizionale – prosegue l’autore – è onere dello Stato pubblicare i provvedimenti normativi […], mentre è onere del cittadino informarsi se vuole godere dei benefici della norma o evitare di incorrere in sue violazioni. Ma il rapporto dovrebbe essere visto in modo diverso e cioè da un lato un obbligo del cittadino di osservare le leggi dello Stato, dall'altro un obbligo dello Stato di informare il cittadino. E le modalità con le quali viene assolto questo secondo obbligo non sono indifferenti rispetto al primo”.
[...]Il principio della pubblicità legale si è formato con essenziale riferimento alle norme penali quale esplicazione del principio di legalità (nullum crimen sine lege). Inevitabilmente esso riflette una logica punitiva. Attualmente però il problema della conoscenza delle leggi è solo in parte di natura penalistica e riguarda l'immensa mole di normative diverse. E mentre nella norma penale ciò che rileva è il rapporto di soggezione del destinatario, nelle altre soprattutto quelle amministrative il rapporto in primo luogo è tendenzialmente paritario, in secondo luogo di collaborazione-cooperazione.Ed è impensabile che il cittadino possa contribuire al raggiungimento degli scopi fissati dai soggetti pubblici se non è a conoscenza del quadro normativo.In secondo luogo lo strumento della pubblicazione su un supporto cartaceo ufficiale appare del tutto inidoneo ad assicurare la conoscenza che oggi si dovrebbe assicurare.Occorre, infine, prendere atto che gli strumenti della comunicazione pubblica sono profondamente mutati: la pubblicazione di un testo giuridico in una forma ufficiale è rivolta non a tutti i cittadini ma solo a coloro che sono in grado di comprenderlo, collocarlo nel sistema normativo, cogliere le implicazioni innovative o conformative; le tecniche comunicative si sono progressivamente affinate. la pubblicazione ufficiale è una tantum. La comunicazione deve essere continua e aggiornata”.
Questo è lo scopo che persegue Natura Giuridica.
Foto: "Comunicare è un gioco di prestigio" originally uploaded by montgolfier