L’altro giorno, nel postarvi un interessante articolo di Enrico Lorenzini sul "Nucleare di quarta generazione" (Sole 24 ore del 17 giugno 2008), ho evidenziato come, a mio parere, i “sordi isterismi” (anche nella dialettica in materia ambientale) non servono, in ogni caso, a fare il punto della situazione, né ad aiutare un dialogo costruttivo fra posizioni contrapposte, e come sia indispensabile informarsi, prima di parlare (e immolare e immolarsi a questa soluzione piuttosto che a quella), per capire e poter essere più consapevoli delle proprie scelte, in totale indipendenza.
L’alternativa è quella di ridurre tutto a tifo da stadio...
Oggi posto stralci del secondo dei due articoli, firma di Marcello Inghilesi (sempre tratto dal Sole 24 ore del 17 giugno 2008)
“Si fa presto a dire «nucleare».
Ci sono alcune premesse doverose.
«Pietà l'è morta», recitava un vecchio adagio dell'ultima guerra.
Passata la pietà, ora sembra morta l'umiltà: da tempo molti, moltissimi pontificano sull'argomento nucleare, dicendo bestialità, normalmente interessate a beghe di parte o di villaggio o di potere, grande o piccolo che sia.
I poveri e pochi italiani che hanno studiato professionalmente la materia sono ormai rossi di vergogna.
Al G8, gruppo degli Stati più industrializzati del mondo, siamo gli unici che non solo non hanno più centrali elettronucleari, ma che le hanno anche spente (dopo aver maltrattato gli austriaci, che qualche anno prima, avevano dato il buon esempio, gettando dalla finestra, tecnologie, "saper fare" e decine di miliardi di euro).
Una volta laurearsi in Ingegneria nucleare era un titolo di grande merito […]
La proposta del Governo è ora di riaprire rapidamente i cantieri per costruire centrali nucleari di terza generazione.
Contro questa proposta si sono già schierati diversi gruppi.
Gli anti-nucleari, tout court.
Quelli che dicono che forse è meglio aspettare i reattori di quarta generazione.
Oppure che l'Italia non è Paese adatto all'installazione di centrali nucleari.
Oppure che il nucleare è troppo caro.
Oppure che il nucleare «inquina».
Oppure che il minerale di uranio, da cui deriva il combustibile nucleare, è in via di esaurimento.
I filo-nucleare sostengono che tutte queste argomentazioni sono o infondate o inconsistenti o risibili.
La mancanza di umiltà di fronte al sapere, continua, anzi si aggrava, perché il sapere in materia è in continua evoluzione.
Cerchiamo di capire qualcosa su questa storia delle «generazioni» dei reattori nucleari, oltretutto fortemente contestate, in questa loro evoluzione generazionale, da alcuni movimenti ecologisti, come l'«uscire dal nucleare».
[…]
Una considerazione finale.
Il "nucleare" in Europa ormai si basa su due fattori, di cui bisogna assolutamente avere coscienza, al di là di opinioni sbandierate, per lo più superficiali.
La prima è che una centrale elettronucleare ha senso solo se inserita in un quadro almeno continentale, per tecnologie, necessità finanziarie, localizzazioni e reti di distribuzione.
La seconda è che il "nucleare" è composto da sistemi tecnologici complessi e internazionali, talvolta autonomi tra loro (in maniera analoga al settore "spaziale").”
Per leggere l’intero articolo (in particolare, per l’interessante storia delle varie generazioni del nucleare, clicca qui)
Foto
L’alternativa è quella di ridurre tutto a tifo da stadio...
Oggi posto stralci del secondo dei due articoli, firma di Marcello Inghilesi (sempre tratto dal Sole 24 ore del 17 giugno 2008)
“Si fa presto a dire «nucleare».
Ci sono alcune premesse doverose.
«Pietà l'è morta», recitava un vecchio adagio dell'ultima guerra.
Passata la pietà, ora sembra morta l'umiltà: da tempo molti, moltissimi pontificano sull'argomento nucleare, dicendo bestialità, normalmente interessate a beghe di parte o di villaggio o di potere, grande o piccolo che sia.
I poveri e pochi italiani che hanno studiato professionalmente la materia sono ormai rossi di vergogna.
Al G8, gruppo degli Stati più industrializzati del mondo, siamo gli unici che non solo non hanno più centrali elettronucleari, ma che le hanno anche spente (dopo aver maltrattato gli austriaci, che qualche anno prima, avevano dato il buon esempio, gettando dalla finestra, tecnologie, "saper fare" e decine di miliardi di euro).
Una volta laurearsi in Ingegneria nucleare era un titolo di grande merito […]
La proposta del Governo è ora di riaprire rapidamente i cantieri per costruire centrali nucleari di terza generazione.
Contro questa proposta si sono già schierati diversi gruppi.
Gli anti-nucleari, tout court.
Quelli che dicono che forse è meglio aspettare i reattori di quarta generazione.
Oppure che l'Italia non è Paese adatto all'installazione di centrali nucleari.
Oppure che il nucleare è troppo caro.
Oppure che il nucleare «inquina».
Oppure che il minerale di uranio, da cui deriva il combustibile nucleare, è in via di esaurimento.
I filo-nucleare sostengono che tutte queste argomentazioni sono o infondate o inconsistenti o risibili.
La mancanza di umiltà di fronte al sapere, continua, anzi si aggrava, perché il sapere in materia è in continua evoluzione.
Cerchiamo di capire qualcosa su questa storia delle «generazioni» dei reattori nucleari, oltretutto fortemente contestate, in questa loro evoluzione generazionale, da alcuni movimenti ecologisti, come l'«uscire dal nucleare».
[…]
Una considerazione finale.
Il "nucleare" in Europa ormai si basa su due fattori, di cui bisogna assolutamente avere coscienza, al di là di opinioni sbandierate, per lo più superficiali.
La prima è che una centrale elettronucleare ha senso solo se inserita in un quadro almeno continentale, per tecnologie, necessità finanziarie, localizzazioni e reti di distribuzione.
La seconda è che il "nucleare" è composto da sistemi tecnologici complessi e internazionali, talvolta autonomi tra loro (in maniera analoga al settore "spaziale").”
Per leggere l’intero articolo (in particolare, per l’interessante storia delle varie generazioni del nucleare, clicca qui)
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2 comments
Mi chiamo Depinguente e sono un dirigente di una finanziaria regionale di investimento. Mi dedico alle grandi opere infrastrutturali e sono uso elaborare piani economico finanziari pluridecennali. Ho realizzato un piano economico finanziario per una centrale nucleare da 1800 mwh. Il risultato (contenuto in un post dal riroli"il nucleare crea profitti?" nel mio blog WWW.DEPCOR.Blogspot.com) dimostra che il business è in forte perdita ed il costo al kwh prodotto molto elevato e decisamente superiore a quanto indicano le statistiche e ciò per una serie di motivi ben precisi indicati nel blog. Ritengo che sia utile anche una visuale economica per avere tutti i termini di valutazione, visuale che manca nel dibattito.
ReplyDepinguente
Caro Depinguente,
Replyho cominciato a leggere il suo post "Il nucleare crea profitti?", che continuerò a leggere, con più calma, questa sera a casa.
Innanzitutto grazie per l'interessante commento, che contribuisce pro quota all'indispensabile InFormazione, fatta inevitabilmente di tante sfaccettature...
Non sono un economista, per cui non posso spingermi in analisi tecniche come ha fatto lei nel suo post, e per questa ragione è molto gradita la sua partecipazione al dibattito, che ne risulta arricchito, e sicuramente più completo.
Posso quindi solo dir la mia, da cittadino senza paraocchi politico, che ragiona con la propria testa, ma disposto a sentire le opinioni altrui, ancora meglio se altrettanto libere da condizionamenti di qualsivoglia colore.
Mi sembra che parlare di nucleare oggi, nei termini che ho cercato di delineare, in parte, e riportato, per un'altra parte, nei miei post dedicati al tema, rappresenti un velleitario tentativo per continuare a rimanere bloccati dove siamo...
Parlare, cioè, di una tecnologia già vecchia in partenza, invece che investire coraggiosamente in energie alternative.
Paradossale, come sempre, del resto...
Di sicuro continuerò a parlarne in futuro, anche prendendo spunto dall'analsi economica fatta da lei, il cui prezioso punto di vista non fa che arricchire il dialogo, che Natura Giuridica auspica sopra ogni cosa, per districarci dal piccolo cabotaggio quotidiano privo di aspettativa e destinato ad un misero fallimento.