Il nucleare innovativo. Intervista con Carlo Rubbia su La Repubblica

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Un paio di mesi fa La Repubblica pubblicava un’interessante intervista a Carlo Rubbia, nella quale il fisico friulano, ribadendo che soltanto il sole può darci energia, e che non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie, diceva tuttavia sì ad un nucleare innovativo con piccole centrali senza uranio.

L’intervista parte dall’analisi di un rapporto dell’Energy Watch Group, che contiene un “Outlook” dal quale emerge l’enorme divario fra le previsioni elaborate dall’I.E.A. e la realtà che si è, invece, delineata…in materia di:
1. prezzo del greggio
2. produzione mondiale di petrolio (l’E.W.G. delinea uno scenario diverso da quello dell'IEA: 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia…)
3. uranio, il combustibile per l'energia nucleare (dal 1990 la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima).

Dopo questa indispensabile premessa, ha inizio l’intervista, nella quale vengono sciorinati dati di cui non è possibile non tenere conto (Rubbia parla di nucleare, “carbone pulito”, energia solare), e delineati scenari futuribili e sostenibili, di cui non bisogna sottovalutare l’importanza…

Riporto la prima parte dell’intervista, quella relativa al nucleare.

Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia?
"Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame.
Non possiamo continuare perciò a elaborare
piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada.
 

Dobbiamo sviluppare la fonte energetica del sole, la più importante che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero, che  ogni giorno illumina e riscalda la terra".

Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti?
"Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico.
Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".



Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito?

"Non esiste un nucleare sicuro. O a ba
ssa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".

In che cosa consiste?
"Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile".

Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo?
"E' già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia".

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