"Oggi voglio cominciare con una bella notizia, che fa parte di un circuito virtuoso che, per fortuna, esiste - il concetto e l’abitudine della spesa alla spina, di cui ho già parlato in questo blog in articoli dedicati alla spesa alla spina, ne costituisce un esempio - e che tuttavia non viene per niente pubblicizzato, né fatto oggetto di propaganda…se non nei pochi blog che si occupano, pro quota, di tematiche ambientali…"
Natura Giuridica, prefiggendosi di trovare il necessario dialogo fra il mondo della natura, dell’ambiente, dell’ecologia, da un lato, e quello del suo utilizzo da parte dell’uomo e delle sue leggi, dall’altro (oltre che di InFormare sul – e comunicare il – diritto ambientale), ha voluto anche lei diffondere la notizia relativa ad una innovativa idea di green - business: quella di una rete di negozi dove portare i propri rifiuti in cambio di denaro.
L'idea era stata attuata da un'azienda torinese, la Recoplastica, che aveva cominciato con l'aprire un ecopunto informativo, questo il nome dato al primo negozio che acquista rifiuti: "qui si possono vendere alcune tipologie di rifiuti, che verranno pagate a seconda del loro valore sul mercato.
Lattine, bottiglie di plastica e carta saranno acquistate dal negozio".
Doveva essere un modo per diffondere la cultura della raccolta differenziata dei rifiuti, dando a chi si impegna in questa campagna un riscontro economico effettivo e tangibile.
L'dea di business ha avuto, da un certo momento in poi, una vasta risonanza, per lo meno sul web, anche grazie a diversi blog, come Verdenero, che titolava: Rifiuti, fare i soldi con le emergenze. L’idea della canavese Recoplastica – si evidenzia nel blog – intende rivolgersi soprattutto alle fasce deboli (pensionati in primis).
"Ci rivolgiamo" dicono i responsabili "soprattutto ai pensionati, i più penalizzati. Abbiamo scelto questa collocazione pensando a un'offerta di carattere sociale, per aiutare le fasce deboli a risparmiare denaro smaltendo intelligentemente l'immondizia domestica".
Sul sito web della ditta piemontese (sito che oggi non esiste più) era scritto che “a distanza di una settimana dall'inaugurazione sono già più di 100 le città italiane da cui alcune persone ci hanno dimostrato il loro interesse richiedendoci informazioni sull'apertura di un negozio”.
A seguito di un tale successo, ecco la decisione del Consiglio di Amministrazione di Recoplastica di realizzare una rete di franchising.
Andrea Quaranta, titolare del blog e del sito Natura Giuridica, scriveva: "E, personalmente, sono convinto che il riutilizzo, prima ancora del recupero, sia la strada da perseguire: ma penso che iniziative come questa debbano essere seguite e incoraggiate, proprio perché, inserite in un contesto integrato, rappresentano il contributo che ci si aspetta da ognuno di noi, e perché concorrono a diffondere una cultura ambientale, indispensabile base per costruire, giorno dopo giorno, un mondo migliore".
Ma la storia, iniziata bene, ha poi seguito un suo strano - e poco trasparente - percorso che mostra come una buona idea di business, quando mancano le persone e le istituzioni giuste a supportarla, non riesce a concretizzarsi in un beneficio né in termini economici, né in termini di tutela dell'ambiente e né in termini di diffusione della cultura per il rispetto dell'ambiente stesso ...
Articoli correlati:
franchising di Recoplastica.
critica a certi atteggiamenti di occulta propaganda politica
Recoplastica e la strumentalizzazione politica
4 novembre 2011
L'idea era stata attuata da un'azienda torinese, la Recoplastica, che aveva cominciato con l'aprire un ecopunto informativo, questo il nome dato al primo negozio che acquista rifiuti: "qui si possono vendere alcune tipologie di rifiuti, che verranno pagate a seconda del loro valore sul mercato.
Lattine, bottiglie di plastica e carta saranno acquistate dal negozio".
Doveva essere un modo per diffondere la cultura della raccolta differenziata dei rifiuti, dando a chi si impegna in questa campagna un riscontro economico effettivo e tangibile.
L'dea di business ha avuto, da un certo momento in poi, una vasta risonanza, per lo meno sul web, anche grazie a diversi blog, come Verdenero, che titolava: Rifiuti, fare i soldi con le emergenze. L’idea della canavese Recoplastica – si evidenzia nel blog – intende rivolgersi soprattutto alle fasce deboli (pensionati in primis).
"Ci rivolgiamo" dicono i responsabili "soprattutto ai pensionati, i più penalizzati. Abbiamo scelto questa collocazione pensando a un'offerta di carattere sociale, per aiutare le fasce deboli a risparmiare denaro smaltendo intelligentemente l'immondizia domestica".
Sul sito web della ditta piemontese (sito che oggi non esiste più) era scritto che “a distanza di una settimana dall'inaugurazione sono già più di 100 le città italiane da cui alcune persone ci hanno dimostrato il loro interesse richiedendoci informazioni sull'apertura di un negozio”.
A seguito di un tale successo, ecco la decisione del Consiglio di Amministrazione di Recoplastica di realizzare una rete di franchising.
Andrea Quaranta, titolare del blog e del sito Natura Giuridica, scriveva: "E, personalmente, sono convinto che il riutilizzo, prima ancora del recupero, sia la strada da perseguire: ma penso che iniziative come questa debbano essere seguite e incoraggiate, proprio perché, inserite in un contesto integrato, rappresentano il contributo che ci si aspetta da ognuno di noi, e perché concorrono a diffondere una cultura ambientale, indispensabile base per costruire, giorno dopo giorno, un mondo migliore".
Ma la storia, iniziata bene, ha poi seguito un suo strano - e poco trasparente - percorso che mostra come una buona idea di business, quando mancano le persone e le istituzioni giuste a supportarla, non riesce a concretizzarsi in un beneficio né in termini economici, né in termini di tutela dell'ambiente e né in termini di diffusione della cultura per il rispetto dell'ambiente stesso ...
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