La seconda parte dell’affermazione ricorda tanto l’attuale situazione politica e giudiziaria nel nostro Paese, nel quale si vaneggia tanto di Startup, di investimenti, di grandi opere, di futuro, e poi di tutto questo vociare non rimane che una frase e qualche gesto.
E tutto ritorna come prima.
Naturalmente è sempre colpa di qualcun altro, e le opere, anche quando sono solo annunciate, devono essere fatte da un’altra parte.
Forse, ma anche no.
Come il TAP (Trans Adriatic Pipeline), definitivamente approvato dal Consiglio di Stato (sentenza n. 1392/2017) ma poi immediatamente sospeso dal TAR del Lazio (decreto 1753/2017), affinché vengano precisate (ancora!) le misure di mitigazione dell’impatto ambientale.
Immediate le urla di giubilo dei NO TAP, che rivendicano (chi anche con scopi politici) la paternità della vittoria, e che promettono battaglia anche a metà aprile, quando ci sarà la “decisione” collegiale.
Sullo sfondo,
- una politica “che solo fa carriera”, priva di idee, di visione, di coraggio, di slancio;
- l’atavica idiosincrasia nostrana per tutto ciò che non garba al particulare;
- una magistratura onnipresente che più che dirimere controversie sembra favorire ulteriormente l’ancestrale attitudine italica a litigare e a dividersi su tutto;
- la consapevolezza che basta “ricorrere alla giustizia” per far impantanare tutto (e tutti).
Nel mentre passerà inesorabilmente altro tempo, si rafforzerà l’idea di un Paese immobile, e non si faranno più neanche proclami, ma ci limiteremo a TARtagliare parole a vanvera, naturalmente lamentandoci che qui da noi nessuno viene più ad investire.
Ma state tranquilli, perché in compenso continueremo a sfornare vincitori.
Di che cosa, non si sa, ma vincitori.
Perché qui in Italia “hanno tutti ragione”, anche se nessuno si è ancora accorto si sta facendo TARdi.