Il futuro incerto di alcuni progetti di centrali a biogas e biomasse legnose in provincia di Cuneo.
Tempi duri per chi vuol realizzare impianti a biomasse legnose o a biogas in provincia di Cuneo. La telenovela della centrale che dovrebbe sorgere tra Bra e Cherasco è solo l'episodio più eclatante: ne abbiamo già parlato in questo post ("La centrale a biogas di Cherasco, alla ricerca delle molteplici sostenibilità"), cercando di sottolineare l'importanza di un'analisi del caso concreto, al fine di determinare la bontà, o meno, di un'idea progettuale.
Quando non prevale il senso di allarmismo da parte dei cittadini, che spesso (ma non sempre) hanno poche nozioni e molti pregiudizi rispetto allo sfruttamento di queste due fonti energetiche rinnovabili, l'iter si blocca in conferenza di servizi, perché risulta necessario apportare integrazioni notevoli ai progetti presentati dai soggetti proponenti. A Chiusa Pesio gli abitanti hanno addirittura proposto al Sindaco di indire un referendum per dire no, una volta per tutte, al progetto di una centrale a biomasse da 400 kw, che dovrebbe sorgere nell'area compresa tra la collina del Mombrisone e la provinciale per Peveragno. Il Sindaco, dal canto suo, si è detto disponibile, ma solo quando vi sarà un progetto vero e non una semplice ipotesi.
A Mondovì invece gli imprenditori agricoli proponenti hanno rinunciato a presentare le integrazioni al progetto richieste dalla conferenza di servizi. A marzo un comitato spontaneo di cittadini aveva promesso di dar battaglia ed è di pochi giorni fa (venerdì 25 maggio) la dichiarazione del dirigente della Provincia Luciano Fantino - uff. Energia, secondo cui - dato che i proponenti non hanno presentato la documentazione richiesta entro i termini previsti dalla legge - si configura la chiusura di tutti i procedimenti autorizzativi, che tradotto significa che - almeno per il momento - la centrale non si farà.
Al di là di quanto la legge consentirebbe, i timori dei cittadini presso le cui comunità dovrebbero sorgere gli impianti a biomasse e biogas riguardano soprattutto alcuni fattori chiave: la salvaguardia dell'ambiente e della salubrità dell'aria (insorgenza di cattivi odori, rumori molesti, emissioni pericolose e danni alle falde acquifere ed alla fertilità dei terreni circostanti), la svalutazione delle proprietà immobiliari in prossimità e l'aumento di traffico su gomma per il trasporto di legnami o scarti di allevamento alle centrali, cui si collegano le obiezioni riguardanti l'eccessiva lontananza tra il sito della centrale e quello / quelli in cui si trovano le materie prime.
Molti di questi argomenti sono all'origine del lungo iter autorizzatorio cui in questi mesi viene sottoposto il progetto della centrale a biogas che dovrebbe sorgere lungo la provinciale 661 ai confini con Bra. Siamo arrivati alla terza Conferenza di Servizi che dovrebbe essere risolutiva e tenersi il 6 giugno prossimo.
La situazione appare complessa in quanto da una parte vi sono le proteste dei Sindaci di Bra e Cherasco, che hanno finanziato uno studio ad hoc del Politecnico di Torino sull'impatto ambientale della centrale, dall'altra c'è il no dell'ARPA che ha motivato il parere negativo parlando di copertura non sufficiente a coprire gli odori, decentramento dell'impianto rispetto agli allevamenti, pur definendolo nel complesso uno dei migliori progetti di impianti previsti nel territorio. Dulcis in fundo, dall'Ufficio Tecnico Comunale di Cherasco emergono forti perplessità sul versante urbanistico: il progetto non rispetterebbe i vincoli del Piano Regolatore Comunale, né per quanto riguarda la distanza dal confine con le proprietà vicine, né per le ristrettezze previste dal piano paesistico di Pollenzo per il quale in quell'area non è possibile fare un impianto a biogas.
Dopo una conferenza durata 5 ore, la Provincia ha deciso di chiedere all'impresa proponente ulteriori chiarimenti. La provincia specifica che non si tratta più di documentazione integrativa, né di osservazioni ma di chiarimenti su quanto emerso. Vedremo come andrà a finire.
Quel che è certo è che l'accettazione da parte di comunità locali e istituzioni della realizzazione di progetti di questo tipo appare per una larghissima misura correlata alla qualità del progetto dei proponenti, ed al di là dei dati tecnici quel che fa la differenza è dato da rassicurazioni e garanzie circa le conseguenze nel lungo periodo (impatto ambientale globale) del funzionamento dell'impianto.
Dopo una conferenza durata 5 ore, la Provincia ha deciso di chiedere all'impresa proponente ulteriori chiarimenti. La provincia specifica che non si tratta più di documentazione integrativa, né di osservazioni ma di chiarimenti su quanto emerso. Vedremo come andrà a finire.
Quel che è certo è che l'accettazione da parte di comunità locali e istituzioni della realizzazione di progetti di questo tipo appare per una larghissima misura correlata alla qualità del progetto dei proponenti, ed al di là dei dati tecnici quel che fa la differenza è dato da rassicurazioni e garanzie circa le conseguenze nel lungo periodo (impatto ambientale globale) del funzionamento dell'impianto.