C’è chi dice SI’

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Vi ricordate quella fantastica scena del film “French Kiss”, quando Kevin Kline spiega a Meg Ryan, sospirando, che “il broncio, è una delle più grandi armi delle donne francesi”, perché “è provocante, mette l’uomo in un continuo stato di eccitazione, ansia…

Lei sa quando dire sì quando intende no e no quanto intende sì

Ecco, quello che, metaforicamente, dovremo mettere il 12 e il 13 giugno 2011, quando andremo, perché andremo, a votare sui quattro referendum:
  • quello sul nucleare, per ridare al nostro paese una prospettiva all’insegna delle molteplici sostenibilità, e non farlo implodere, alla ricerca di qualcosa che anche gli stati più avanzati e progrediti (o vogliamo considerare la Germania un paese retrogrado?);
  • i due sull’acqua (privatizzazione dell’acqua e modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica), per far sì che l’acqua rimanda un bene pubblico, che non deve essere gestito secondo logiche di puro profitto (slegate
  • quello sul legittimo impedimento, quello che, al di là delle chiacchere giuridiche, serve a Berlusconi per pararsi…
Dobbiamo votare sì per dire no al nucleare.
Dobbiamo votare sì per farla finita con la presunzione che il mercato possa aggiustare le inefficienze della gestione dell’acqua.
E dobbiamo dire sì per fare in modo che tutti, TUTTI, siano veramente uguali innanzi alla legge.

Ecco perché mi è venuta in mente quella simpatica scena, che vi ho citato all’inizio di questo post.

Ne scrivo sul blog di Natura Giuridica non solo perché tre quesiti su quattro riguardano una materia che troppo a lungo è stata bistrattata e considerata fertile terreno per politiche – come definirle? – indegne, criticate più di una volte nelle pagine di NG

Ma anche, e soprattutto, perché l’eccezione democratica del referendum serve per “rendere il popolo, nella sua immediatezza, attivo e non passivo, non massa ma insieme di cittadini”, come sottolineava l’altro giorno Carlo Galli su “La Repubblica”.

Quello stesso popolo che – invocato quando si tratta di giustificare le peggio porcate: “Sono stato eletto per la sovrana volontà popolare” – ora si cerca, di volta in volta:
  • di imbrogliare, con una legge scritta in fretta e furia per cercare di cancellare la legge che istituiva la possibilità di riaprire i cantieri nucleari nel nostro Paese, dopo che nel 1986 gli italiani avevano detto chiaro e tondo che il nucleare non lo volevano;
  • di depistare, dicendo che il referendum non serve a nulla.

Non si tratta di essere filosofi per capire che, se veramente il referendum non serve a nulla, non occorreva preparare una legge truffa (e, nei fatti, scoraggiare i cittadini dall'andare a votar sugli altri referendum, altrettanto importanti ma sicuramente meno "emotivi"...)
O, se si vuole, che se si è pensato ad una legge truffa – che la Cassazione ha puntualmente “bocciato” – allora quel referendum a qualcosa serve. O per lo meno fa tremare i contrari

E non si tratta di essere dei politologi per capire che invitare all’astensione equivale a cercare di dare forza alle ragioni del “no”, che in una lotta ad armi pari (cioè, se non esistesse il quorum, o se il quorum potesse essere tranquillamente raggiunto senza pressioni di segno contrario) non ha nessuna possibilità di prevalere.

Di approfondimenti, in tema di referendum 2011, ne potrete trovar a bizzeffe sulla rete che, per fortuna, continua a rimanere un luogo di libertà e confronto.
Approfondimenti, beninteso, di coloro che si battono per il sì (per dire no!), perché quelli che sono favorevoli al passato, non avendo argomenti da offrire ad una libera dialettica, preferiscono sottacere l’argomento, sperando che quello dei referendum sia un week-end all’insegna del bel tempo, ideale per una scampagnata al mare…
Argomenti da statisti o da lobbisti, questo lo lascio scegliere a voi.

Io andrò a votare, e voterò convintamente sì.

Perché – utilizzando le parole del mio grande Professore di diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Torino, Gustavo “Gus” Zagrebelsky – la soddisfazione di aver compiuto il mio dovere, posso chiamarla felicità...


P.S. di giovedì 9 giugno 2011: voglio condividere con voi il Buongiorno di oggi di Massimo Gramellini, che s'intitola "Astenuti biforcuti"..."dite vobis"

L’altra sera, guardando Ballarò, mi sono stropicciato gli occhi. L’ecologista Bonelli e il liberista Giannino discutevano di referendum. Ma non come accade di solito in tv. Quei due sapevano di cosa stavano parlando. Tanto da sollevarsi dal tema specifico, l’acqua, alle grandi questioni ideali: quando il Pubblico non funziona, è meglio cambiare il Pubblico o cedere il passo al Privato? Questa è la politica che mi piace. E perciò ho la massima stima di chi domenica e lunedì voterà Sì come Bonelli o No come Giannino. Merita rispetto anche chi si asterrà per disinteresse, sebbene il nucleare, la gestione di un bene primario come l’acqua e l’uguaglianza davanti alla legge siano questioni su cui ogni cittadino dovrebbe cercare di formarsi un’opinione.

Chi invece non sopporto sono gli astenuti biforcuti. Quelli interessati ai referendum. Interessatissimi. Ma che proprio per questo, dopo aver cercato di vanificarli spingendoli alla soglia dell’estate, si asterranno al puro scopo di farli fallire. Per giustificarsi, costoro tirano in ballo la volontà dei Padri Costituenti. Ma chiunque vada a rileggersi i lavori preparatori della Costituzione scoprirà che il quorum del 50% degli aventi diritto al voto fu inserito come clausola di autodifesa contro i referendum di scarsa presa popolare, non come trappola per consentire ai contrari di truccarsi da disinteressati. Questa gherminella viene usata solo in Italia. Ed è anche per infliggere una lezione a certi azzeccagarbugli da strapazzo che domenica e lunedì non andrò al mare.