Ieri è stata la festa della Repubblica (fondata sul denaro), trascorsa fra scintillanti parate militari in pompa magna ai Fori, simbolo di questa nave senza cocchiere, che "sta Fuori" da tutto ciò che sia buon senso, cultura, futuro, pietà, umanità.
Il mio Amico Massimo Gramellini (lui non lo sa, ma è mio amico) nel "Il Buongiorno" di ieri ironizzava sugli "Aerei blu", simbolo di un insensato modo di "governare" il nostro "Bel Paese", da parte di politicanti dediti al difficile mestiere di ripetere in modo ossessionanti (come in una canzone rap di serie zeta) slogan politici sempre uguali a se stessi, sempre autoreferenziali, sempre vecchi, sempre falsi.
Perchè pensano che chi li sente (gli italiani non ascoltano: si limitano, se del caso, a sentire), non sia in grado di scorgere l'agghiacciante baratro che si nasconde fra le pieghe della loro dignità fatta di vuoto.
E in un certo senso "hanno ragione", se il nostro Paese pullula di personaggi cattolici e contadini, spesso ignari di quello che viene detto loro di pensare, come quelli descritti, sempre dal mio amico, ne "Il Buongorno" di oggi, 3 giugno 2010, "Saviano purché francescano", che oggi ho deciso di riportare nelle pagine di Natura Giuridica
Fino a quando lo affermavano politici prevenuti e intellettuali invidiosi, si poteva sorvolare. Ma ora che persino un punto di riferimento per le masse come il centravanti milanista (e napoletano) Borriello accusa Saviano di «aver lucrato sulla mia città», la questione si fa maledettamente seria. È giusto che uno scrittore possa acquisire fama e denaro parlando di camorra, come un centravanti facendo dei gol? Nel suo ultimo disco il musicista partenopeo Daniele Sepe - meno conosciuto di Borriello perché non si è mai fidanzato con Belen - rinfaccia a Saviano: «Hai fatto fortuna, ma chi ti paga è il capo dei burattinai», come se fosse la berlusconiana Mondadori ad aver arricchito il suo autore e non viceversa. Eppure basta bighellonare fra i blog che commentano le parole di Borriello per accorgersi che tanti la pensano come lui e paragonano Saviano a «uno che fa beneficenza e va a dirlo in giro».
In questo Paese cattolico e contadino, che pensa al denaro di continuo ma non smette di considerarlo lo sterco del demonio, è passato il principio che argomenti nobili come la legalità e la giustizia sociale vanno maneggiati in incognito e senza percepire compensi di mercato. Briatore può farsi docce di champagne su tutti gli yacht che vuole: è coerente col personaggio. Ma Santoro non deve guadagnare come Letterman né Saviano come Grisham, perché da chi sferza il malcostume gli italiani pretendono voto di povertà. A noi gli eroi piacciono scalzi e sfigati, per poterli compatire e sentirci più buoni. Così dopo votiamo i miliardari con maggiore serenità.
Stupendo: mi viene il vomito!
Foto: "Povera Italia!" originally uploaded by Francesco Milana