Le liti nel Governo M5S-Lega in merito all’incenerimento (o termovalorizzazione) di rifiuti

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Il Governo giallo verde vede contrapposti fra di loro Luigi Di Maio (contrario agli inceneritori) e Matteo Salvini (favorevole ai termovalorizzatori. Analisi del perché in Italia, in tema di rifiuti e, in particolare, di incenerimento (o termovalorizzazione?) di rifiuti nessuno ha il coraggio di porsi le domande giuste.


Quello relativo all’incenerimento dei rifiuti è un argomento che mi interessa particolarmente perché l'incenerimento è il primo tema di cui mi sono occupato, ormai 16 anni fa, quando ho cominciato ad occuparmi di diritto dell’ambiente.

Nel tempo, ho fatto molte ricerche normative, mi sono documentato, ho scritto anche diversi altri articoli sul tema (v. fondo del post): posso dire che, quando parlo di incenerimento, ne parlo con cognizione di causa e non solo dal punto di vista giuridico. 

E' per questo motivo che, di fronte alle ennesime prese di posizione aprioristiche – pro o contro incenerimento dei rifiuti, o come preferiscono dire in televisione, in modo più accattivante ma non corretto dal punto di vista giuridico: termovalorizzazione dei rifiuti – e alle liti fra il Movimento 5 stelle (assolutamente contrario) e il suo partners di Governo, la Lega (aprioristicamente favorevole), mi domando: 

"Perché il M5S e la Lega, sul tema incenerimento dei rifiuti, non si pongono alcune domande, prima di dare delle risposte inadeguate?".

Piccola premessa: in materia di rifiuti, lo stesso ragionamento vale per tutte le altre forze politiche, che si sono succedute alla guida del Governo negli anni passati. La mia non è una critica a questo Governo, ma a tutta la nostra politica, nel suo complesso. E, per dimostrarlo, riporto qui il link ad un mio precedente articolo - pubblicato su Edicola Professionale Ipsoa - in cui, patendo da una precedente critica allo #SbloccaItalia voluto da Matteo Renzi, mi chiedevo il perché di un decreto sull’individuazione a livello nazionale della capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati, con l'indicazione espressa della capacità di ciascun impianto, e gli impianti di incenerimento con recupero energetico di rifiuti urbani e assimilati da realizzare per coprire il fabbisogno residuo. Nell'articolo, dopo aver analizzato l’intero iter di quel faticoso parto legislativo, mi domandavo, proprio come lo si fa adesso, perché il legislatore continua a non porsi le domande che andrebbero poste...

In questo post, voglio invece richiamare le mie conclusioni, già pubblicate sul blog Natura Giuridica in cui, anche per “sdrammatizzare” un argomento divisivo come quello relativo all’incenerimento dei rifiuti richiamavo una citazione ironica, tratta da un famoso romanzo di fantascienza umoristica: 42 è la risposta! Ma a quale domanda? 

Allora, quella bozza di decreto mostrava almeno due grosse criticità:"
• a volte in modo palese, ad esempio laddove il legislatore continua a volersi riferire al fatto che tali impianti di “termovalorizzazione” “costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale, e realizzano un sistema integrato e moderno di gestione di rifiuti urbani e assimilati, garantendo la sicurezza nazionale nell'autosufficienza del ciclo di gestione integrato dei rifiuti”;
 • a volte in modo più sfumato, e quindi potenzialmente ancora più pericoloso, sotto forma riferimento a forze esogene (ce lo chiede l'Europa), per giustificare qualsiasi decisione, specie se impopolare; l’utilizzo approssimativo di una terminologia non sempre coerente, sia che si tratti di “terminologia di dettaglio”, sia che si tratti di definizioni anche all’apparenza più cogenti, sia che si tratti, infine, di espressioni dirimenti per capire il contesto operativo; il pedante richiamo ad una gerarchia di gestione dei rifiuti diversa da quella reale, e modellata sulla base degli obiettivi (ehm: interessi) che si intendono raggiungere; la possibilità preventivata di revisionare periodicamente le previsioni del decreto, salvo farlo soltanto “in presenza di variazioni documentate” (in sostanza: solo a consuntivo, e non in base alle previsioni delle programmazioni regionali per il futuro…); la nuova formulazione delle disposizioni finali (comma 6), laddove il legislatore stabilisce che per le modifiche del decreto, si debba tener conto anche delle politiche in atto relative alla dismissione di impianti o alla riduzione di capacità di incenerimento per le sole regioni caratterizzate da una sovraccapacità di trattamento rispetto al relativo fabbisogno di incenerimento". 

Inoltre individuavo incongruenze/contraddizioni: 

"La più evidente – ma non per chi ha ipotizzato queste risposte – è quella che non riesce a rispondere alla seguente domanda, per il semplice fatto di non essersela posta: perché puntare sull’incenerimento dei rifiuti, con questa presunta fretta “non operativa” (ma senz’altro con frettolosità), in un momento in cui la produzione di rifiuti è in netto calo? 

E/ma soprattutto, perché puntare in questo modo così “cautelativo” sugli inceneritori che, per definizione, hanno una continua necessità di ricevere rifiuti, e per stessa ammissione del legislatore in passato sono stati sovradimensionati? Non si tratta, con tutta evidenza, delle domande che chi legifera dovrebbe porsi prima di intraprendere un percorso normativo, quanto piuttosto di interrogativi ex post che sorgono dalla lettura di queste risposte… 

Viene da chiedersi, inoltre, ad esempio:
- perché, stando così le cose, il legislatore afferma, in premessa, che “l’individuazione di un fabbisogno basato su percentuali di raccolta differenziata minori rispetto al 65 per cento e senza tener conto degli obiettivi di ulteriore riduzione di rifiuti urbani e assimilati, determinerebbe una capacità impiantistica sovradimensionata rispetto alle esigenze nazionali”? Senza contare il fatto che “gli impianti di trattamento preliminare hanno una capacità spesso superiore rispetto al fabbisogno di trattamento calcolato su una quantità di rifiuti residui derivanti da una raccolta differenziata a norma di legge”. 
- perché non si coordina la sedicente “strategia dell’incenerimento” (o incenerimento delle strategie?) con quanto di recente approvato con la legge sulla green economy, la quale prevede una serie di interventi che vanno in assoluta controtendenza rispetto a questa bozza di decreto?" 

Anche allora, sottolineavo l’assenza di qualsiasi connessione con gli scenari delineati nel “Pacchetto sull’economia circolare”, adottato dalla Commissione europea il 2 dicembre 2015 per promuovere la transizione dell'Europa verso un'economia circolare che aumenterà la competitività globale, sosterrà la crescita economica e genererà nuova occupazione. 
Il pacchetto – che contiene alcune proposte legislative riviste sui rifiuti nonché un piano d'azione globale, sulla base di una visione chiara e ambiziosa di lungo termine per aumentare il riciclaggio e ridurre il collocamento in discarica – parla anche di incenerimento, ma in termini (non mistificatori) più realistici, anche se utilizza il termine termovalorizzazione in modo giuridicamente border line… Alla precisa domanda (“Nell'ambito di queste proposte è ancora permesso l'incenerimento dei rifiuti?”) la Commissione, infatti, risponde affermando che “se non è possibile evitare di produrre rifiuti né è possibile riciclarli, recuperarne il contenuto energetico è di norma preferibile al collocamento in discarica, sia sotto il profilo ambientale che economico. Vi è quindi spazio per la termovalorizzazione, che contribuisce a creare sinergie con le politiche unionali in materia di energia e clima, ma sempre seguendo i principi della gerarchia dei rifiuti stabilita dall'UE. La Commissione esaminerà come ottimizzare questa pratica, senza compromettere il potenziale di realizzazione di tassi di riutilizzo e di riciclaggio più elevati e come sfruttare al meglio tale potenziale energetico. A tal fine la Commissione adotterà un'iniziativa sulla termovalorizzazione nell'ambito dell'Unione dell'energia”. 

Si tratta, in sostanza, di una questione di numeri. Già in quella bozza i conti non tornavano, anche soltanto considerando "il trend decrescente della produzione di rifiuti: a ciò si deve aggiungere che non vi è nessuna revisione dei calcoli per le Regioni con nuove programmazioni in corso di preparazione e che anche la terminologia utilizzata – non ulteriormente specificata – lascia ampi margini di movimento, sia in relazione ai presupposti localizzativi, sia con riguardo alla vera e propria realizzazione “di un sistema moderno ed integrato di gestione dei rifiuti urbani ed assimilati”. 

La normativa, specie quella ambientale, non ha bisogno di continui ritocchi di facciata, ma di essere emanata sulla base di dati precisi e di scelte strategiche. 


Di seguito, per i più curiosi, alcuni link ai post sull'incenerimento all'interno di questo stesso blog e poi:

Il nuovo incenerimento dei rifiuti alla luce delle modifiche introdotte dallo #SbloccaItalia: aguzzate la vista ... (Ambiente & sviluppo n. 1/2015)
Sblocca Italia e news ambientali: novità all’insegna di cosa? (Ambiente & sviluppo n. 11/2014) 
Emergenza rifiuti e diritti dell'uomo: quale tutela? (nota a TAR Campania n. 676/2012 e a CEDU 10 maggio 2012) (Ambiente & sviluppo n. 7/2012)
Ambiente, concorrenza e spedizioni di rifiuti destinati al recupero (Ambiente & sviluppo n. 4/2005) 
La Corte di Giustizia su incenerimento di rifiuti e recupero energetico (Ambiente & sviluppo n. 8/2003) 
Incenerimento con recupero di energia: procedimenti davanti alla Corte di Giustizia CE (Ambiente & sviluppo n. 2/2003)