I bandi smart-cities in Italia

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Smart City Model
Un territorio può essere definito “smart” quando concentra i suoi sforzi di sviluppo nel capitale umano e sociale, nei trasporti e nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict), nella gestione oculata delle risorse naturali e nella promozione di una governance partecipativa.
Il modello smart city prevede la valorizzazione di comunità medie e piccole, al fine di dare una risposta ed un'alternativa concreta alla progressiva perdita di qualità di vita che si sta verificando nelle metropoli.
Si tratta di una risposta alle principali problematiche connesse con la globalizzazione, che oggi più che mai sembra eliminare opportunità di sviluppo più che aumentarle, e sembra perdere di vista la centralità dell'essere umano e del cittadino.
A lato, una sintesi dei parametri in base ai quali una city, una comunità, può essere considerata smart, che in questo caso non sta tanto per "elegante", quanto per "semplificata", "intelligente".
In parole povere si tratta di un modello di intelligenza territoriale che, partendo da un'analisi dei punti di forza e di debolezza riferiti ai parametri evidenziati in tabella cerca, attraverso una serie di strategie, all'interno delle quali rientrano bandi e finanziamenti, di superare gli eventuali punti critici e di migliorare, in ultima analisi, la qualità della vita di una città.
Il Governo Italiano ha già pubblicato un primo bando Smart Cities in scadenza il 30 aprile, ma altri sono previsti nel corso di tutta l'estate.
Possono presentare proposte le imprese, i centri di ricerca, i consorzi, i parchi scientifici e tecnologici con sedi operative nelle regioni beneficiarie o che si impegnino a crearne una, in caso di approvazione del progetto.
Il bando entra nel dettaglio delle azioni che rendono intelligente una città. Gli ambiti di interesse restano ambiente, economia, governance, mobilità, persone, qualità della vita. Un segmento del programma sulle smart cities è riservato ai progetti di innovazione sociale, per i quali è appostata una somma di 40 milioni di euro. 
Il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo ha dichiarato che "oltre 2 mld di euro saranno dedicati al perimetro delle comunità intelligenti", fondi che saranno complessivamente "banditi entro il mese di giugno. Questi fondi sono la nostra risposta all'Europa che ha apprezzato la politica messa in atto dall'Italia sull'Agenda Digitale europea ma che ha chiesto fatti concreti".
Punto di riferimento è il programma europeo “Horizon 2020”, rispetto al quale si sottolinea l'opportunità di un miglior utilizzo delle risorse europee coinvolgendo imprese, università, enti di ricerca e amministrazioni centrali o locali, allo scopo di aumentare la competitività a livello internazionale, portare valore aggiunto sul territorio e creare nuovi mercati di prodotti e servizi innovativi.
Tra gli altri impegni: sviluppare un'azione integrata nella ricerca nell'ambito della piattaforma progettuale delle Smart Cities e Communities, sostenere e qualificare la ricerca pubblica per l'economia della conoscenza e dell'innovazione, valorizzare forme di collaborazione tra il settore di ricerca pubblico e quello privato. 
Presupposto perché una città diventi intelligente è la digitalizzazione della maggior parte dei servizi, nonché il definitivo superamento del digital divide che ancora penalizza interi territori: ecco perché il progetto Smart Cities si inscrive all'interno di un programma più ampio che fa riferimento alla c.d. Agenda Digitale Italiana, e che consiste in una serie di misure concertate fra il MIUR e il Ministero dello Sviluppo Economico.
Mario Calderini, consigliere del ministro Profumo, ingegnere e professore ordinario al Politecnico di Torino, è coordinatore del gruppo di lavoro sulle smart cities,  dichiara: "nell'ambito del tavolo sulle smart cities abbiamo lavorato a due principali obiettivi: da un lato la carta della cittadinanza digitale, una riflessione sui diritti e sulle garanzie per il cittadino che vivrà nella smart city, dall'altro la piattaforma amministrativa per realizzarle. Come hanno già detto i ministri Profumo e Passera, prima di emanare nuove leggi dobbiamo sfruttare le potenzialità di regolamenti e atti amministrativi che possono mettere in moto ciò che già è stato fatto. Questa piattaforma amministrativa, continua Calderini, è una sorta di "campo base" da cui ciascun comune italiano può partire per sviluppare il proprio progetto".
I risultati di questo lavoro saranno presentati entro il 15 giugno con il pacchetto Digitalia. 
Nel frattempo Calderini ricorda che fino al 30 aprile restano aperte le candidature ai bandi pubblici su smart cities e social innovation, che servono a costruire capacità industriali e a sperimentarle nella Pubblica amministrazione. Le candidature pervenute saranno analizzate da un gruppo di valutatori indipendenti. Parallelamente, il nostro gruppo di lavoro s'impegna affinchè la Pubblica amministrazione possa attuare in modo semplice i progetti di smart cities. 
Calderini fa riferimento ad alcuni esempi di città che vanno in questa direzione: "penso a Genova, Bari, Torino, Reggio Emilia. L'Italia, però, deve cercare la sua via alle smart cities. Ci sono alcune caratteristiche nazionali che andrebbero valorizzate, come il patrimonio culturale, i centri storici, senza fare una semplice replica delle esperienze straniere, che in questo momento di crisi economica sarebbe difficile".
Modelli europei di riferimento? "Amsterdam, Monaco di Baviera, Stoccolma, Aarhus". 
Il primo bando mette sul piatto 200 milioni da destinare alle cosiddette regioni della convergenza (Campania, Sicilia, Calabria e Puglia), cui vanno aggiunti altri 70 milioni da assegnare anche a Sardegna, Basilicata, Molise e Abruzzo, messi a disposizione direttamente dalle Regioni. 
Non solo, un capitolo a parte è riservato agli under 30 per progetti di innovazione sociale: sono 40 i milioni di euro stanziati dal Governo per favorire la partecipazione dei giovani meridionali (residenti nelle regioni della convergenza) a presentare idee tecnologicamente innovative rivolte alla sostenibilità ambientale e a modelli di integrazione sociale. 
I settori su cui dovranno essere formulate le proposte da parte di cittadini, imprese, enti locali e università sono otto: scuola, sanità, governo, mobilità, energia, ambiente, turismo e cultura. Per ciascuno di settori dovrà essere sviluppato un progetto pilota, che se nella sua parte hard, ovvero infrastrutturale, rimarrà ovviamente nell’area di provenienza, nella sua parte soft, ovvero progettuale e tecnologica, sarà gestita a livello governativo in modo da poter essere condivisa da tutte le altre Regioni. “L’Italia - a detta del Ministro Profumo - deve superare antichi egoismi e puntare sul potere della condivisione”.
Dopo questo primo bando, che scadrà il 30 aprile, seguirà una seconda chiamata nel mese di giugno riservata alle regioni del Centro-Nord, sul piatto 700 milioni di euro. 

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