All’insegna delle molteplici sostenibilità: ambientali, energetiche, economiche, sociali, culturali, giuridiche

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Viva l’Italia il calcio il testosterone, 
gli inciuci e le buttane in preda all’ormone
A noi ci piace assai la televisione,
proprio l’oggetto – dico – esposto in salone
chissà quale amara considerazione 
avresti concepito in virtù del pudore…
Venerdì scorso sono stato relatore in un Forum Internazionale, in cui si è parlato di Green Economy e ruolo dell’agricoltura nella produzione delle energie rinnovabili.

Sullo sfondo, inevitabile, il ruolo della nostra politica energetico-ambientale: nel Belpaese ci sono, sicuramente, delle ottime risorse e capacità imprenditoriali, vette di qualità in grado di fare la differenza nel mercato globale, di porci ai primi posti, di guardare al futuro con l’ottimismo della ragione e della volontà. Non con quello di plastica spacciato da certa zerbino-televisione.

Ma, purtroppo, esiste anche uno scenario politico che queste vette tende a nasconderle, a reprimerle, in un perverso gioco al massacro che ha, nei suoi geni, quell’anti-italianità spesso rinfacciata a chi si limita a sottolineare le storture del nostro sistema, non per disfattismo, ma per, e con, spirito costruttivo.

Io ho parlato di un argomento che ritengo di vitale importanza per il nostro futuro, anche energetico: il ruolo delle energie rinnovabili nell’agricoltura multifunzionale, e l’imprescindibilità di sinergie, coordinamento, equilibrio, sostenibilità.

Multifunzionalità, a mio avviso, deve essere uno dei punti cardini della futura (ma anche e soprattutto dell’attuale) politica energetico-ambientale del nostro paese: nel settore agricolo, pensate un po’, la multifunzionalità è stata definita dall’Unione europea come
"il nesso fondamentale tra agricoltura sostenibile, sicurezza alimentare, equilibrio territoriale, conservazione del paesaggio e dell'ambiente, nonché garanzia dell'approvvigionamento alimentare"
che consente di dare valore aggiunto alle produzioni, di individuare nuove strade agricole e nuove attività "paragricole".
In questo modo, l'impresa che gestisce un'azienda agraria multifunzionale può cessare di essere "mono-settoriale" per diventare "multi-settoriale", e svolgere – in prospettiva – un ruolo essenziale per affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici, e dalla necessità di trovare un’efficiente (oltre che sostenibile) alternativa ai combustibili fossili per la produzione di energia elettrica: l’energia rinnovabile.

Di questo argomento parleremo a lungo, nelle pagine di Natura Giuridica.

In questo primo post post-pausa (curioso il gioco di parole: per come sono concepiti, gli “articoli” di un blog vengono chiamati post, pur anticipando, spesso, argomenti altrove sottaciuti…) volevo solo fare qualche breve considerazione, alla luce delle mie conclusioni al Forum, e di quanto oggi scrive “il mio amico”, Massimo Gramellini, su La Stampa.

Dopo aver:
  • sottolineato, e motivato, le difficoltà di orientarsi nei meandri del diritto ambientale e del diritto dell’energia, semplificato, sicuramente, rispetto al passato, ma a tutt’oggi tutt’altro che semplice: da interpretare, da applicare, da rispettare, ed
  • evidenziato che, al di là delle affermazioni di principio, la normativa energetico-ambientale, nel nostro Paese, è ancora lontana dall’aver trovato una stabilità e una coerenza tali da garantire, in prospettiva, le molteplici sostenibilità: ambientali, energetiche, economiche, sociali, culturali e, in definitiva, anche giuridiche
ho detto, e qui lo rivendico, che le ultime evoluzioni in politica energetica, e soprattutto i recenti contratti quadro stipulati fra importanti operatori del settore, lasciano ben sperare per il nostro futuro sostenibile (non solo dal punto di vista energetico, ma anche da quello sociale, economico, ambientale, culturale).

Lasciano ben sperare perché intervengono con una nuova consapevolezza, e pongono le basi per un futuro più in là della mera contingenza emergenziale.
E anche perché sottolineano la necessità di un nuovo approccio, basato su programmazione attenta, all’insegna delle molteplici sostenibilità.

In un’ottica sostenibile, nel campo del diritto dell’ambiente e dell’energia è proprio questo che occorre: agire guardando al lungo periodo, superando le normative settoriali, frammentarie ed emergenziali che finora hanno caratterizzato le nostre politiche ambientali ed energetiche. Con i risultati che tutti abbiamo sotto gli occhi.

Ritengo che l’unica azione credibile consista in interventi coordinati e razionali, strutturali e strutturati, sia in campo giuridico che in campo economico: una politica dell’ambiente e dell’energia integrate e di qualità.
La qualità che finora “abbiamo” relegato nei meandri nebulosi della mente, in preda a convulse quanto mediocri isterie collettive.

Come descrive, in modo assolutamente divino, il mio amico Gramellini, su “La Stampa” di oggi, primo giorno di un’estate che sembra non dover mai arrivare: “Mediocrità azzurra, specchio del Paese”
Fra coloro che ieri davanti alla tv imputavano a Marcello Lippi di aver assemblato la sua mestissima Nazionale privilegiando i sudditi ai condottieri c’erano molti italiani che nella vita di tutti i giorni purtroppo si comportano allo stesso modo.

Dirigenti d’azienda, titolari di negozi e responsabili di «risorse umane» che sul lavoro privilegiano la fedeltà al talento, l’affidabilità all’estro e il passo del pedone alla mossa del cavallo. Intervistati, risponderebbero anche loro come Lippi: «Non abbiamo lasciato a casa nessun fenomeno». Ma è una bugia autoassolutoria che accomuna quasi tutti coloro che in Italia gestiscono uno spicchio di potere e lo usano per segare qualsiasi albero possa fargli ombra: è così rassicurante passeggiare splendidi e solitari in mezzo ai cespugli, lodandone l’ordine perfetto e la silente graziosità.

L’abbattimento di ogni personalità dissonante viene chiamato «spirito di squadra».Ma è zerbinocrazia. Tutti proni al servizio del capo, è così che si vince. Eppure la storia insegna che il capo viene tradito dai mediocri, mai dai talenti. I quali sono più difficili da gestire, ma se motivati nel modo giusto, metteranno a disposizione del leader la propria energia. La Nazionale di Lippi assomiglia alla Nazione non perché è vecchia, ma perché privilegia, appunto, i mediocri. Averli avuti ieri in panchina, certi vecchi! Contro i goffi neozelandesi sarebbe servito più un quarto d’ora di Totti o di Del Piero che una vita intera di Iaquinta, Pepe e Di Natale, tre bravi figli che, con tutto il rispetto, se hanno giocato anni e anni nell’Udinese, una ragione ci dovrà pur essere. I pochi campioni veri, da Buffon a Pirlo, sono zoppi. Oppure vecchie glorie che si rifiutano di andare in pensione, come l’imbarazzante Cannavaro che ha più o meno l’età di Altafini e forse avrebbe fatto meglio a presentarsi in Sudafrica anche lui nelle vesti di commentatore.

C’è, naturalmente, anche la questione dei giovani. La follia antistorica di questa Nazionale e di questa Nazione non consiste tanto nel continuare a lasciar fuori i Cassano, ma i Balotelli. Non i talenti troppo a lungo incompresi o compresi solo a metà, ma quelli ancora acerbi che chiedono solo un’occasione per sfondare e, non ricevendola, spesso emigrano in cerca di fortuna. Balotelli è il loro simbolo e non solo per via del colore della pelle, che ne fa l’italiano di domani. Lo è perché a vent’anni ha già vinto Champions e scudetti, e ha un fisico e un talento che ne fanno un predestinato, imparagonabile agli smunti replicanti dell’attacco azzurro. Eppure per lui non si è trovato un posto neppure nel retrobottega. Mi rifiuto di credere che un capufficio dell’esperienza di Lippi non sappia riconoscere la differenza fra un fuoriclasse potenziale come Balotelli e i bravi mestieranti che si è portato appresso. Ma il successo rende sordi al buonsenso. Ci si illude di poter vincere meglio da soli, muovendo pedine inerti sulla scacchiera. Poi quelle pedine si rivelano di burro e alla fine ci si ritrova soli, con un po’ di unto fra le dita.
Una politica energetico-ambientale di qualità, cioè di ampio respiro, dinamica, che sia al tempo stesso incentivante e dissuasiva, adeguata e, soprattutto, effettivamente operativa, capace di dare, finalmente, una seria e concreta risposta alle esigenze di tutela, di sviluppo e di sostenibilità, troppo a lungo disattese.


Foto: “Piuma tricolore” originally uploaded by mareluna_99