Il post che segue offre una sintesi di Eco-smart: il consumatore vincente di Renato Mannheimer all'interno della rivista Oxygen - La scienza per tutti del 02. 2012, rivista trimestrale edita da Codice Edizioni, Torino.
L'articolo traccia un ritratto del c.d. smart consumer, il consumatore intelligente, e fiero di esserlo, emerso dalla tremenda crisi economica che ci affligge da qualche anno. La differenza principale rispetto al precedente modello di consumo con cui imprese e agenzie di comunicazione erano abituate a trattare è questa: il consumatore intelligente ragiona applicando il motto: "Sono, dunque consumo", consumo solo e soltanto certi beni in funzione delle cose in cui credo.
L'articolo traccia un ritratto del c.d. smart consumer, il consumatore intelligente, e fiero di esserlo, emerso dalla tremenda crisi economica che ci affligge da qualche anno. La differenza principale rispetto al precedente modello di consumo con cui imprese e agenzie di comunicazione erano abituate a trattare è questa: il consumatore intelligente ragiona applicando il motto: "Sono, dunque consumo", consumo solo e soltanto certi beni in funzione delle cose in cui credo.
Se il consumatore del passato andava indottrinato, lusingato - e anche un po' istupidito - quello attuale pretende di essere informato e trattato da pari a pari. Inoltre, lo smart consumer ha una spiccata coscienza verde, ed ecco perché può essere chiamato eco-smart consumer.
Questo consumatore "apprezza le aziende che impegnano una parte delle proprie revenues nel campo della solidarietà sociale o della protezione ambientale". In altri termini, si tratta di consumatori che prediligono le aziende capaci di produrre senza inquinare e senza sfruttare i lavoratori e le figure più indifese, come i bambini.
Questo consumatore "apprezza le aziende che impegnano una parte delle proprie revenues nel campo della solidarietà sociale o della protezione ambientale". In altri termini, si tratta di consumatori che prediligono le aziende capaci di produrre senza inquinare e senza sfruttare i lavoratori e le figure più indifese, come i bambini.
Nel 2009, quando della crisi si parlava senza tuttavia sentirne troppo gli effetti, l'IPO (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione) ha condotto un sondaggio a livello nazionale intervistando un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne: dall'indagine è emerso che un consumatore su 2 mostrava di aver sviluppato l'attitudine a distinguere e scegliere le aziende con le caratteristiche prima citate, rispetto a tutte le altre. Questo per dire che l'eco smart consumer non è il nome di una specie rara di consumatore, ma è l'etichetta che accomuna un esercito di persone, che alimenta e coltiva le proprie convinzioni attraverso le relazioni "di rete": ecco un altro tratto di questo consumatore. Si informa e condivide informazioni attraverso il web, attraverso i social network e le reti locali, come i gruppi di acquisto (GAS).
Le imprese e le agenzie di comunicazione hanno dal canto loro cercato di rispondere ai bisogni di questo nuovo e potente mercato, spesso con esiti catastrofici. E' nato per esempio il termine greenwashing per indicare il repulisti di immagine cui molte aziende si sottopongono proprio per agganciare questo genere di consumatore. Si cerca di associare il proprio marchio o i propri brand a campagne ed iniziative volte alla tutela e al rispetto per l'ambiente ma, come dicevo, non sempre si centra il risultato, come nel caso di Ferrarelle.
Il mercato degli eco-smart consumers è prezioso, ma occorre intercettarlo con intelligenza e onestà. Gli eco consumers non fanno vita da asceti: amano la tecnologia che li connette gli uni con gli altri, per esempio lo smartphone, quella che semplifica la vita, per esempio la domotica, oltre a tutto ciò che ha a che fare con il risparmio e l'efficienza energetica: dagli elettrodomestici in classe A ai pannelli fotovoltaici. E, dulcis in fundo, spendono meno in cibo spazzatura e di più in cibo biologico. Un mare magnum di ricavi per le aziende "intelligenti".
L'articolo prosegue con la descrizione delle c.d. "5 erre" che guidano le scelte degli eco-smart-consumers: risparmiare, ridurre, riusare, riciclare, riparare. Vediamole più nel dettaglio e soprattutto analizziamo come questi 5 input si traducano in maniera concreta in precise scelte d'acquisto - o di non acquisto.
Risparmiare e ridurre: dai soldi, all'energia da fonte fossile, all'acqua minerale. Il consumatore eco intelligente cerca di non rinunciare alle cose che apprezza, e al contempo cerca di attuare una spending review su tutto quello che non gli serve davvero. Riduce persino l'uso del cibo, perché ricorre alle ricette della nonna - e al buon senso - per trasformare in nuove portate gli avanzi che in passato sarebbero stati buttati, usa la lavastoviglie solo a pieno carico e compra lampadine a basso consumo energetico.
Riusare e riparare: il nuovo consumatore non ha paura di acquistare nei mercatini dell'usato e di usare roba di seconda mano, ricorrendo alla sarta per riparare vestiti e accessori.
Riciclo: il consumatore eco smart fa la differenziata, e spesso possiede un'etica del riciclo più solida e intransigente di quella dell'amministrazione in cui vive!
Dalle prime avvisaglie di "consumo critico" e di "spesa ragionata" mi pare che si sia fatta molta strada. Certo non possiamo dire come sarebbero andate le cose se non fosse arrivata la crisi economica mondiale, ma forse arrivati a questo punto è più saggio dedicare tutte le nostre energie a cogliere le opportunità e le potenzialità insite in questi nuovi stili di consumo.
Dalle prime avvisaglie di "consumo critico" e di "spesa ragionata" mi pare che si sia fatta molta strada. Certo non possiamo dire come sarebbero andate le cose se non fosse arrivata la crisi economica mondiale, ma forse arrivati a questo punto è più saggio dedicare tutte le nostre energie a cogliere le opportunità e le potenzialità insite in questi nuovi stili di consumo.