Buone notizie per l’eolico.
Ma non in Italia, dove oltre al miope particolarismo dei molti, e al “piccolo cabotaggio” come strumento di politica (ambientale) emergenziale, esiste un burocrazia che, quando va al di là del doveroso e essenziale controllo preventivo delle attività che impattano sull’ambiente, si trasforma in un pericoloso boomerang …
Mentre arriva la conferma che nel mondo l’energia prodotta dal vento ha superato quella prodotta dalle centrali nucleari (20 mila megawatt di eolico contro 1,9 megawatt di energia atomica), in Italia, Paese del vento e del sole, si ritira fuori il nucleare dell’ammuffito baule dove l’aveva riposto più di 20 anni fa un referendum popolare e si ostacolano in ogni maniera gli impianti eolici e solari che anche la nucleare Francia mette in piedi in gran numero.
Una situazione che non piace affatto alle associazioni di categoria, alcune delle quali hanno preso carta e penna per scrivere al governo per sottolineare le difficoltà che incontrano nel nostro Paese i settori dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
In sintesi: le associazioni riconoscono che nelle ultime due legislature si è realizzato un quadro di riferimento sufficientemente organico, «che non va stravolto, ma attentamente monitorato in modo da essere in grado di predisporre per tempo gli eventuali adeguamenti in corso d’opera».
Per questo chiedono la redazione di un Testo unico delle rinnovabili che recepisca la nuova Direttiva europea in via di definizione, per avere più facilmente accesso alle procedure ed alle normative e semplificare i meccanismi autorizzativi e le procedure operative.
Occorre, inoltre, l’integrazione fra risorse finanziarie (per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili) e politiche ambientali che promuovano la ricerca scientifica e lo sviluppo di specifiche attività produttive.
Qui il ritardo è grave e preoccupante, e deve essere suprato nel più breve tempo possibile…
La lettera si chiude con la richiesta di una «garantita una continuativa, estesa e penetrante azione informativa rivolta all’insieme della popolazione, a partire dalle scuole di tutti gli ordini e gradi, per la quale le organizzazioni firmatarie del presente documento si dichiarano pronte a contribuire con tutte le risorse che sono in grado di mettere in campo» e con la «volontà di collaborare con il nuovo governo e con il nuovo Parlamento per la realizzazione di un sistema energetico meno dipendente dalla importazione di combustibili fossili e più rispettoso dell’ambiente».
Il rilancio del nucleare non va certo in questa direzione, e di fatto mette in secondo piano gli investimenti statali nelle fonti rinnovabili.
Fonte Greenreport
Ma non in Italia, dove oltre al miope particolarismo dei molti, e al “piccolo cabotaggio” come strumento di politica (ambientale) emergenziale, esiste un burocrazia che, quando va al di là del doveroso e essenziale controllo preventivo delle attività che impattano sull’ambiente, si trasforma in un pericoloso boomerang …
Mentre arriva la conferma che nel mondo l’energia prodotta dal vento ha superato quella prodotta dalle centrali nucleari (20 mila megawatt di eolico contro 1,9 megawatt di energia atomica), in Italia, Paese del vento e del sole, si ritira fuori il nucleare dell’ammuffito baule dove l’aveva riposto più di 20 anni fa un referendum popolare e si ostacolano in ogni maniera gli impianti eolici e solari che anche la nucleare Francia mette in piedi in gran numero.
Una situazione che non piace affatto alle associazioni di categoria, alcune delle quali hanno preso carta e penna per scrivere al governo per sottolineare le difficoltà che incontrano nel nostro Paese i settori dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
In sintesi: le associazioni riconoscono che nelle ultime due legislature si è realizzato un quadro di riferimento sufficientemente organico, «che non va stravolto, ma attentamente monitorato in modo da essere in grado di predisporre per tempo gli eventuali adeguamenti in corso d’opera».
Per questo chiedono la redazione di un Testo unico delle rinnovabili che recepisca la nuova Direttiva europea in via di definizione, per avere più facilmente accesso alle procedure ed alle normative e semplificare i meccanismi autorizzativi e le procedure operative.
Occorre, inoltre, l’integrazione fra risorse finanziarie (per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili) e politiche ambientali che promuovano la ricerca scientifica e lo sviluppo di specifiche attività produttive.
Qui il ritardo è grave e preoccupante, e deve essere suprato nel più breve tempo possibile…
La lettera si chiude con la richiesta di una «garantita una continuativa, estesa e penetrante azione informativa rivolta all’insieme della popolazione, a partire dalle scuole di tutti gli ordini e gradi, per la quale le organizzazioni firmatarie del presente documento si dichiarano pronte a contribuire con tutte le risorse che sono in grado di mettere in campo» e con la «volontà di collaborare con il nuovo governo e con il nuovo Parlamento per la realizzazione di un sistema energetico meno dipendente dalla importazione di combustibili fossili e più rispettoso dell’ambiente».
Il rilancio del nucleare non va certo in questa direzione, e di fatto mette in secondo piano gli investimenti statali nelle fonti rinnovabili.
Fonte Greenreport