Car fluff nelle campagne cuneesi

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Car fluff non è il nome di un personaggio dei cartoni animati, ma è il termine per indicare gli ultimi materiali residui derivanti dalla demolizione delle automobili, quella che avviene dal classico sfasciacarrozze. Chi si occupa di demolizione di veicoli ha precisi obblighi relativi allo smaltimento del car-fluff e, se vi si sottrae, per esempio interrandolo anziché conferendolo in discarica, commette un reato penale.
Il car-fluff è classificato come rifiuto speciale e contiene sostanze tossiche e nocive come arsenico e piombo.
L'occasione per parlarne è data dal caso relativo alla scoperta di car fluff illegalmente interrato e scoperto nelle campagne tra Barge e Revello in provincia di Cuneo, reato per il quale ora è in corso il processo. (Natura Giuridica si è occupata di una prima inchiesta sempre relativa all'interramento illegale di car fluff in provincia di Cuneo, giunta a sentenza definitiva nel 2009).
E' notizia - apparsa il 20 dicembre scorso su La Stampa di Cuneo - che la Procura di Saluzzo ha chiesto il rinvio a giudizio di 5 persone (tra i quali il titolare di un'azienda di demolizione di veicoli e 2 agricoltori) accusate di discarica illegale di rifiuti e di avvelenamento di acque destinate al consumo umano. Gli imputati  hanno chiesto di essere giudicati col rito abbreviato e, dopo la presentazione delle perizie di parte, il processo proseguirà il 24 gennaio con le arringhe conclusive, le discussioni, da parte del pubblico ministero e delle parti civili, cui seguiranno quelle degli avvocati difensori, mentre la sentenza dovrebbe essere pronunciata a marzo. 
Il car fluff è costituito da una miscela eterogenea di materiali metallici, ferrosi e non, di plastica, di gomma, vetro, fibre tessili, carta e cartone, vernici. Rappresenta circa il 25-30% del peso totale dell'intero veicolo, una percentuale elevata che fino ad oggi non veniva intercettata dalla filiera del riciclo a causa dei costi elevati di gestione e della mancanza di tecnologie adeguate. A fronte di un parco auto circolante di oltre 36 milioni di veicoli solo in Italia, ogni anno sono 1,5 milioni le auto italiane che concludono la loro onorata carriera e la produzione di rifiuti che ne deriva ammonta a circa 9 milioni di tonnellate annue. Questa enorme quantità di materiale si divide in pezzi di ricambio – che hanno nuova vita in altre auto – e componenti recuperabili, di cui ad oggi si riesce a riciclare un buon 70%. 
Il “car fluff” è invece costituito dalle rimanenti parti dell’auto in materiale plastico, le schiume, la gomma, il vetro, e pure alcune polveri metalliche, vernici ed i tessuti di rivestimento, parti che oggi rimangono per lo più in discarica. Inoltre le sperimentazioni sull'utilizzo del car-fluff "tal quale" come carica combustibile per cementifici e termovalorizzatori hanno dato esito negativo a causa della formazione di fumi e gas tossici e dell'elevato quantitativo dei residui della combustione contenenti, fra l'altro, anche metalli pesanti e sostanze nocive.
Non resta che il conferimento in discarica, ma chiaramente la cosa migliore sarebbe quella di cercare di diminuire sempre di più la quantità di questo insospettabile scarto, liberando così le discariche e danneggiando meno le risorse naturali. Riciclando anche questi scarti, la quasi totalità del veicolo può essere recuperata: si stima infatti che in un anno si possa arrivare a riciclare circa 1 milione di tonnellate di materiale metallico, come acciaio e alluminio, riutilizzandoli al posto della materia prima.
La vera sfida oggi è recuperare anche il car fluff, che da solo vale 400.000 tonnellate di residui non metallici e, oltre a rappresentare uno spreco di risorse, contamina terreno e falde, rilasciando, col tempo, diverse sostanze tossiche.
La soluzioni proposte per il riciclo e il recupero di questi componenti sono diverse: la prima comporta la trasformazione del fluff in conglomerato bituminoso da impiegare per la pavimentazione delle strade, così da ridurre ulteriormente e drasticamente la percentuale stoccata in discarica. Un’altra proposta, invece, riguarda il recupero energetico attraverso processi di piro-gassificazione: il materiale adeguatamente riscaldato si trasformerebbe in gas che, recuperato e convogliato, produrrebbe energia elettrica utile a livello nazionale.