Sanatoria Dia L. 129 2010

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Domanda: "Se voglio realizzare un impianto per la produzione di energia da fonte rinnovabile, e dunque compilo la mia bella DIA, in ottemperanza a quanto Comune e Leggi Regionali stabiliscono, posso dormire sonni tranquilli, ed avviare di conseguenza tutte le altre altre pratiche necessarie, come per esempio la richiesta di allacciamento alla rete elettrica"?

Siamo in Italia, e la risposta è: "No".

Se, per esempio, come è successo in Puglia, emerge che la Legge Regionale - che mi autorizzava a servirmi della DIA, denuncia inizio attività, e non di una procedura autorizzatoria più complessa e dispendiosa -  è incostituzionale, e se le sentenze della Corte Costituzionale hanno effetti "ex tunc", cioè sono retroattive, che fine fa la mia attività imprenditoriale, divenuta da legale ad abusiva in seguito alla pronuncia della Corte?
Serena Manzoli, consulente legale ambientale esperta in diritto comunitario, ricostruisce questa vicenda che nasce da una cattiva interpretazione della ripartizione di competenze tra Stato e Regioni in materia di ambiente.

La Corte Costituzionale, infatti, con la sentenza n. 119/2010 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di una legge pugliese, con la quale il nomoteta reionale aveva consentito, di fatto, la sostituzione dell'autorizzazione unica con la denuncia di inizio attività per gli impianti con potenza fino ad 1 MW.
Prontamente, il legislatore nazionale è intervenuto in materia, sancendo la  sanatoria per gli impianti da FER avviati con DIA prima del pronunciamento della Corte.

L'intento della legge 129 del 2010 è lodevole: vorrebbe fare chiarezza, ed evitare che chi ha agito in buona fede, sulla base di una normativa regionale che glielo permetteva, fosse ingiustamente punito...

Peccato che, dato il tipo di domande che fa sorgere rispetto alla disciplina della sanatoria, forse non ci è riuscita.
Perché scrivere leggi poco chiare, che omettono riferimenti anche importanti per la loro corretta comprensione da parte dei soggetti interessati?
E ritornando all'origine della vicenda, perché la Regione Puglia, che geograficamente è una delle zone più soleggiate d'Italia, non può semplificare la vita a coloro i quali investono i propri capitali ed il proprio rischio in loco in un settore come quello delle fonti rinnovabili?