Con il Comunicato stampa n. 13 del 01 agosto 2008, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha informato che
su iniziativa del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, sono stati proposti:- due disegni di legge, da sottoporre al parere della Conferenza unificata, concernenti:1. il conferimento al Governo di una delega a riordinare, coordinare ed integrare la legislazione esistente in materia ambientale, con particolare riferimento alla gestione dei rifiuti e dei siti contaminati, alla tutela delle acque dall’inquinamento e gestione delle risorse idriche, alla difesa del suolo, alla tutela dell’aria, alle procedure di valutazione d’impatto ambientale, anche strategica, e di autorizzazione ambientale integrata, alla tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente;2. un più incisivo contrasto alle massicce violazioni della normativa in materia di rifiuti che ha comportato gravi rischi di danno ambientale e compromissione dell’ecosistema; viene tra l’altro previsto che ove sussista un sospetto fondato di contaminazione, la provincia disponga l’accesso al sito anche senza il consenso del proprietario per il prosieguo delle necessarie operazioni di verifica;
Il Testo Unico Ambientale – Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" – è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 (Supplemento Ordinario n. 96), ed è entrato in vigore il 29 aprile 2006.
Le “modalità” e la fretta che spinsero l’allora uscente Governo a emanare il “testone” sono note a tutti.
Così come altrettanto note sono le estenuanti vicende che hanno caratterizzato lo stillicidio di modifiche, integrazioni, ripensamenti, pacchiani errori procedurali del successivo Governo, con lo “stesso identico (rectius, per gli amanti delle sfumature: analogo…) umore ma la divisa di un altro colore”…
Guarda a caso, ora, è ritornato a Palazzo Chigi il Governo cui va il “merito” dell’adozione di un provvedimento tanto auspicato ed aspettato che, tuttavia, nonostante lo “sforzo”, e al di là dei proclami, non è riuscito a rendere concrete le aspettative di semplificazione, razionalizzazione e coordinamento del coacervo di norme – prive di un disegno unitario – succedutesi negli ultimi quarant’anni in materia ambientale….
(Nuovo) Governo che, poco dopo essersi insediato, "spara "(di nuovo) su quanto fatto, proponendo di ricominciare di nuovo tutto da capo…
Ricominciare non un lavoro condiviso per la tutela (futura? futuribile?) dell’ambiente, ma il ben più prosaico valzer dei continui, e sterili, cambiamenti gattopardeschi…
Di politiche ambientali si è già parlato nelle pagine del blog, e si continuerà a farlo: nei post dedicati si è cercato di cominciare a delineare alcuni dei tanti lati oscuri della normativa (e, ahimè, anche del comportamento di tanti singoli…), ed è stata evidenziata la mancanza di un progetto condiviso,che crea gli sconquassi e l’incertezza che sono sotto gli occhi di tutti…
Nonostante i proclami, appunto, e la consapevolezza ciò quello che serve sono poche regole, ma chiare ed applicabili.
Nonostante sia “l’aspetto normativo-politico a rimanere, purtroppo, l’anello debole della filiera ambientale. La maggior parte degli operatori è infatti concorde nell’affermare che “in Italia mancano ancora politiche ad hoc e un quadro normativo chiaro e coerente”, come si leggeva anche nelle pagine del Sole 24 ore poche settimane fa..
Nella logica manichea (bipartisan) di chi contrappone ai velleitari (perché scoordinati) e inutili (perché non integrati, né condivisi) progetti altrui esclusivamente (più o meno) lunghe e ansiose attese, volte alla semplice prevaricazione, condita qua e là dall’eterno gioco del rimpallo delle colpe (sempre della fazione opposta, s’intende…), non sembra esserci spazio per un dialogo costruttivo.
Dialogo che dovrebbe aprire lo spiraglio per un progetto finalmente concreto che, lungi dall’aver come punto di riferimento interessi (quali?…) di parte, possa costruire ciò di cui abbiamo bisogno: un ambiente salubre, un cittadino consapevole e partecipe, una nuova economia (e un nuovo modello di consumo) che da queste nuove basi sappia trarre spunto e forza proiettarci verso un futuro anche semplicemente più civile.
Per il momento, però, a “far veglia” a questo deserto, vedo solo mille papaveri rossi...