Report, puntata del 16 marzo 2008: un altro modello di sviluppo (I). Il discorso di Robert Kennedy e i "ribelli dell'energia"

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La puntata di Report di domenica 16 marzo 2008, intitolata “L’altro modello” è stata così importante e densa di contenuti che merita un’analisi approfondita.

Posto che le risorse del pianeta non sono infinite, l’indagine della Gabanelli e del suo prezioso staff si è incentrata su una serie di questioni non più rinviabili:

- quali sono le conseguenze di una crescita incontrollata su un pianeta dalle risorse non infinite?
- qual è il senso di un modello di sviluppo
basato sulla crescita illimitata, in cui anche traffico, rifiuti e malattie fanno crescere il P.I.L.?
- è possibile "riorientare" l’economia e pensare a un nuovo modello di
sviluppo che impieghi meno risorse e produca più benessere?
- è possibile far camminare diversamente le merci e le persone, consumando meno energia?


È possibile, in definitiva, un mondo alla rovescia, in cui il consumatore,
consapevole ed organizzato, può porsi al centro dello scenario energetico (e non solo…) e prendere in mano le redini del proprio futuro?

La puntata ha preso le mosse dal discorso che Robert Kennedy pronunciò all’Università del Kansas il 18 marzo 1968:
“Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo
(PIL).
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.

Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.


Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese".


Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo esse
re orgogliosi di essere americani”.

L’Altro modello è quello messo in pratica dai “ribelli dell’energia” a Schonau, nel sud
della Germania; quello che cerca un modo per utilizzare meglio meno risorse; quello che mette in discussione il sistema dei trasporti.
Quello che, sostanzialmente, combatte contro l’inutile spreco di risorse di un modello che, se continua ad basarsi sul PIL (produrre, buttare e produrre all’infinito…), ci porterà dritto dritto al collasso del sistema


A Schonau, nel sud ovest della Germania, dopo la catastrofe di Chernobyl gli abitanti dissero NO al nucleare, e si misero in testa di dimostrare che era possibile crescere consumando meno risorse.
Con “piccoli” gesti alternativi, condivisi, consapevoli, convergenti: installare un microgeneratore, ad esempio, cioè un motore che genera corrente e recupera tutto il calore prodotto (attraverso l’utilizzo diretto e l’immissione in rete di quello in eccesso).
O incentivare le fonti rinnovabili: vento sole e acqua, attraverso una politica di decentralizzazione dei picc
oli impianti, in grado di non sprecare energia (si è calcolato che i due terzi dell’energia prodotta dalle grandi centrali elettriche semplicemente si disperde nell’ambiente…).

I risultati, oggi sono sotto gli occhi di tutti: è possibile costruire una democrazia energetica: attraverso la decentralizzazione è possibile sfuggire alla “logica” imposta dalle grandi centrali.
Con un enerme risparmio sia in termini economici, sia in termini ambientali.


La differenza sostanziale, spiega M. Sladek, A.D. della EWS Schonau, è questa: il nucleare è una produzione di corrente elettrica basata sull’offerta, e le persone vengono sempre più stimolate a consumare elettricità.
L’utilizzo di fonti rinnovabili e di regolatori di energia (tecnologia basata sulla necessità del consumo e non sullo stimolo della domanda), invece, è in grado di far risparmiare energia e di rendere inutile la costruzione di nuove centrali elettriche, che inquinano.