La condizione di urgenza nella consulenza ambientale

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Questo articolo prende spunto da un piccolo ma illuminante "sfogo" di Corrado Tumaini dal titolo "Consulenti Ambientali: cosa stiamo diventando" a proposito di cosa si richiede oggi ad un consulente ambientale (intervenire in situazioni di emergenza e risolverle), e di come invece le cose dovrebbero andare.
Nel suo articolo Tumaini afferma quanto segue: "Sono consulente, il mio ruolo deve essere:
  • promuovere le istanze del Cliente;
  • facilitare lo sviluppo delle procedure; 
  • rimuovere il problema con un processo sequenziale di analisi & sintesi basato su quattro elementi portanti: 1) la valutazione del problema, 2) la scelta della strategia di gestione, 3) il controllo della tensione attorno al caso, 4) la comunicazione. Ritengo mio compito ricercare il corretto equilibrio tra le differenti istanze, tale da consentire l’adozione di azioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti, di richiedere una procedura strutturata che applichi decisioni assunte sulla base di informazioni particolareggiate e obiettive". 
E invece scrive cosa gli capita sempre più spesso: "Da un po’ di tempo, nel prestare il mio servizio di consulente ambientale avverto di somigliare sempre più alla casalinga autistica intenta a mettere ordine nel cassetto dei bottoni mentre tutto intorno delinquenti e nuovi groll, indisturbati, devastano la Casa".

Le sue considerazioni non possono che essere condivisibili perché, da sempre, si ricorre alla consulenza ambientale in "condizione di urgenza", tipicamente nel momento in cui un proprio bene "subisce" un provvedimento quale un sequestro, ritenendo insomma "normale"  che il consulente ambientale intervenga normalmente ex post e sani l'esito finale di situazioni anomale o processi anche con lontanissimi prodromi nel passato.
Un po' come andare dal dentista quando il dente è già così malandato che l'unica opzione possibile resta quella di toglierlo.



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Q8easy. Le stazioni di servizio intelligenti

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Scarrozzare a casa tutte le tue amiche brille dopo l'ultimo pizza party ha prosciugato il serbatoio dell'auto di tuo marito? E sai già che domattina - tra il profumo del caffé e il mal di testa - arriverà la sua immancabile ramanzina?
No problem: oggi in tutti i punti vendita Q8easy, è possibile effettuare da soli il rifornimento, ad un prezzo sempre chiaro e conveniente, a qualsiasi ora del giorno e della notte. I prezzi comunicati e visibili dalla sede stradale riproducono «senza sorprese» il costo del carburante.
In più, la rete Q8easy è la prima in Italia a permettere di pagare il rifornimento sull’accettatore anche con le carte di credito dei circuiti Visa, Mastercard e Maestro: un’opportunità in più per fare rifornimento in modo semplice, sicuro e veloce.
Ma in cosa consiste il progetto Q8easy? Q8, già  prima compagnia petrolifera a creare una rete di impianti "environmental friendly", ha scelto di adottare una serie di misure innovative per ridurre le emissioni di gas serra e soprattutto di anidride carbonica attraverso un percorso di efficienza e risparmio energetico, grazie all'utilizzodi luci LED attorno e sotto le pensiline, che evitano la dispersione di luce, e all'installazione di pannelli fotovoltaici sulle pensiline. 
Ed è proprio questo il cuore del Progetto z.e.r.o – Zero Emissioni su Rete stradale Ordinaria, promosso da Kuwait Petroleum Italia sui suoi impianti Q8easy. Una serie di misure che mirano a ridurre l'impatto ambientale delle attività sui punti vendita. Anche il cliente è parte di questa filosofia a impatto zero perché q8easy è anche una un nuovo sistema di distribuzione del carburante, più semplice perché basato sulle più moderne tecnologie di automazione, veloce e conveniente che, grazie all’impiego di stazioni di servizio automatizzate, consente di effettuare il rifornimento da soli, 7 giorni su 7, tutto l'anno, a prezzi convenienti. Una bella occasione di risparmio !
Consultando inoltre il sito  Q8easy.it, i clienti Q8 potranno verificare la presenza di punti vendita Q8easy nella propria regione e su tutto il territorio nazionale, scoprire i vantaggi e le novità di un rifornimento intelligente e verificare quotidianamente prodotti e promozioni. È infatti sempre disponibile una sezione di consultazione dei prezzi praticati sui singoli impianti.
Il progetto Z.E.R.O. non si ferma qui perché Q8 sostiene anche un progetto di riforestazione per la compensazione di emissioni residue: in questo caso, compensare significa annullare la quantità di CO2 che viene immessa in atmosfera e che non si è potuta evitare nonostante l’adozione delle tecnologie sopra indicate. Q8 ha scelto di acquistare crediti sul mercato volontario generati da progetti di forestazione e/o altri interventi di natura ambientale. I progetti forestali sono verificati in conformità con il Codice Etico "Parchi per Kyoto" (Parchi per Kyoto), un Protocollo Etico per progetti forestali, che fornisce criteri trasparenti per garantire la stabilità di una foresta e la sostenibilità del progetto. Complessivamente attraverso il progetto forestale, Z.E.R.O. Kuwait ha contribuito sinora a piantare circa 55.000 nuovi alberi in tutta Italia.

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Il DLgs 231 entra nel calcio e in politica: due "settori" che devono dare il buon esempio per il raggiungimento delle molteplici sostenibilità

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In questo articolo vediamo come l'introduzione del D.Lgs 231/2001, che sancisce la responsabilità amministrativa per le imprese, stia producendo una serie di riflessioni, e forse di conseguenze concrete, nell'ambito di un dibattito che sembra poter condizionare profondamente la cultura della responsabilità d'impresa in Italia.
Non dimentichiamo, infatti, che il presupposto dell'intero impianto normativo italiano della responsabilità ex 231/2001, inclusa l'estensione a determinati reati ambientali, è quello di introdurre una serie di cambiamenti "morbidi" all'interno della cultura imprenditoriale italiana, con lo scopo di suscitare il cambiamento "dal basso" e non con stravolgimenti normativi piovuti dall'alto. In particolare, negli ultimi tempi il dibattito sulla 231 ha investito il mondo del calcio, quello dei partiti politici e dei rimborsi elettorali, e quello di alcune società di gioco (casinò e siti on line). Infine, il dibattito è approdato in Confindustria e poi in Consiglio dei Ministri, ma per questo ultimo tema, al di là di una prima introduzione, rinvio ad un articolo dedicato.
In questo post, parlerò dei primi due ambiti.

Il modello organizzativo 231 fa il suo ingresso nel mondo del calcio: il 27 aprile scorso, il Consiglio federale FIGC ha approvato le linee guida per la redazione di un proprio Modello organizzativo ai sensi del D.lgs. 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle società e degli enti, che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1 Luglio 2012. Solo pochi giorni prima, il 20 aprile, l’Assemblea della Lega di Serie A ha deliberato di adottare un Codice Etico ed un Modello di organizzazione, gestione e controllo ai sensi del medesimo decreto e di prevedere quale fondamentale requisito per l’iscrizione al campionato di serie A, a partire dalla stagione sportiva 2013/14, l’adozione di un Modello organizzativo ex D.lgs. 231/2001 da parte delle società sportive militanti in tale categoria.


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Quanto amianto c'è ancora in Italia?

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Quanto amianto c'è ancora in Italia?
La sentenza del processo Eternit rappresenta una tappa importante, ma appunto solo una tappa, nella lunga battaglia contro l'eternit in Italia perché, a due decenni dalla legge che, nel nostro Paese, ha vietato l’uso dell’amianto, la situazione è ancora allarmante: "non si contano" i metri quadri di eternit ancora presenti in Italia, e ogni anno muoiono circa 3.000 persone per patologie legate all'esposizione all'amianto.
In sostanza, non vi sono esclusivamente vittime da esposizione diretta, perché per esempio lavoravano in settori produttivi come edilizia, metalmeccanica, cantieristica navale ferroviaria, ma nel 15% dei casi si parla di “esposizione ignota”. 
Alessandro Marinaccio, ricercatore Inail e responsabile del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, avverte che  questo trend «si ripeterà ancora per qualche anno, con un picco di vittime fino al 2015, quando la curva epidemiologica comincerà a ridursi». 
Non c'è da meravigliarsi di queste cifre, perché in Italia i metri quadri ricoperti di amianto sono il doppio della superficie del comune di Roma: secondo una stima del Cnr, in Italia esistono ancora 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture realizzate con materiali contenenti amianto, pari a circa 32 milioni di tonnellate.


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I dati aggiornati sulle eco-aziende del Piemonte

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A pochi giorni dalla chiusura di Energethica 2012, il salone della green economy che quest'anno si è svolto a Torino, si può stilare qualche bilancio sulle imprese piemontesi che si dedicano alla green economy.
L'occasione è data dal fatto che sono stati diffusi i primi risultati del Rapporto “Eco-imprese in Piemonte” realizzato da Ambiente Italia e promosso dalla Camera di Commercio di Torino con il supporto operativo del Ceipiemonte (Centro Estero per l’Internazionalizzazione), in occasione della sessione di apertura di Bioedilizia Italia a Energethica 2012. I dati delineano “un territorio in grado di attrarre investimenti anche nel comparto eco”. 
Le eco-company piemontesi sono cresciute di 100 unità dal 2009 al 2011: nel 2009 erano circa 1.200, soprattutto nel settore energia, mentre nel 2011 si contavano circa 1.300 eco-imprese diffuse su tutto il territorio, con un fatturato di 2,6 miliardi di euro e 33.000 addetti. 
Si tratta di aziende che coprono le diverse province, da Torino (45%) a Cuneo (20%), da Alessandria (9%) a Novara (8%), fino a Biella (6%), Asti (5%), Vercelli (4%) e Verbania (3%). Quasi la metà (49%) sono concentrate nel settore energia, di queste il solare rappresenta il 76%. Seguono quelle che si occupano di rifiuti (19 per cento), trattamento dell’acqua (12 per cento), aria (10 per cento) e ricerca e sviluppo (9 per cento). Le eco-imprese sono soprattutto micro: su un campione di 600 imprese analizzate, il 73% conta meno di 10 impiegati, il 21 % tra gli 11 e i 50, solo il 6% più di 50 (dati aggiornati al settembre 2011).
A parte infatti i colossi, come Asja Ambiente Italia, o Marco Polo, la maggior parte delle aziende eco ha meno di 10 addetti. Un settore dinamico e fortemente innovativo, almeno a giudicare dagli oltre 1000 brevetti registrati e oltre 300 milioni di investimento in ricerca e sviluppo. Quello della produzione di impianti fotovoltaici è uno dei settori più diffusi tra le imprese che in Piemonte producono energie pulite.
Un altro documento, il rapporto Comuni Rinnovabili 2012 stilato da Legambiente, contribuisce meglio a chiarire la situazione del Piemonte rispetto al resto d'Italia: la regione si piazza al secondo posto, proprio alle spalle della Lombardia, per la produzione di energia da fonti idriche, con 2.479 megawatt, grazie anche alla grande disponibilità di acqua nelle zone alpine che fa del Piemonte il fornitore del 25 per cento dell’energia idroelettrica prodotta in Italia (solo nel Cuneese c’è una vera disputa per installare nuove centraline lungo il corso del fiume Tanaro). 



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Testo unificato auto elettriche: il bonus incentivo

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Nel mese di giugno dovrebbe approdare in Parlamento un testo unificato sull'auto elettrica adottato dalle commissioni Trasporti e Attività Produttive della Camera. La novità più rilevante è un bonus fino a 5mila euro per chi compra un'auto elettrica, cui si aggiunge un piano infrastrutturale per la loro ricarica e tariffe gas ed elettriche promozionali nella fase di start up del mercato.
L'esigenza di ricorrere ad un vero e proprio incentivo è determinata dal fatto che le auto elettriche, da tempo presenti nel mercato, sono a tutt'oggi piuttosto care: ben oltre i 20.000 euro. A fronte di questo, con la crisi del settore dell'auto, i prezzi delle auto alimentate dalle fonti tradizionali stanno rapidamente calando, e le Associazioni di categoria sono già piuttosto allarmate da questa iniziativa, che potrebbe portare a rapidi quanto imprevedibili mutamenti nel mercato dell'auto e delle infrastrutture collegate.
Ma torniamo al documento delle commissioni: il testo è di 15 articoli e prevede uno stanziamento di 420 milioni in tre anni a partire dal 2013.


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L'eco smart consumer: il consumatore vincente

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Il post che segue offre una sintesi di Eco-smart: il consumatore vincente di Renato Mannheimer all'interno della rivista Oxygen - La scienza per tutti del 02. 2012,  rivista trimestrale edita da Codice Edizioni, Torino.
L'articolo traccia un ritratto del c.d. smart consumer, il consumatore intelligente, e fiero di esserlo, emerso dalla tremenda crisi economica che ci affligge da qualche anno. La differenza principale rispetto al precedente modello di consumo con cui imprese e agenzie di comunicazione erano abituate a trattare è questa: il consumatore intelligente ragiona applicando il motto: "Sono, dunque consumo", consumo solo e soltanto certi beni in funzione delle cose in cui credo. 
Se il consumatore del passato andava indottrinato, lusingato - e anche un po' istupidito - quello attuale pretende di essere informato e trattato da pari a pari. Inoltre, lo smart consumer ha una spiccata coscienza verde, ed ecco perché può essere chiamato eco-smart consumer.
Questo consumatore "apprezza le aziende che impegnano una parte delle proprie revenues nel campo della solidarietà sociale o della protezione ambientale". In altri termini, si tratta di consumatori che prediligono le aziende capaci di produrre senza inquinare e senza sfruttare i lavoratori e le figure più indifese, come i bambini.
Nel 2009, quando della crisi si parlava senza tuttavia sentirne troppo gli effetti, l'IPO (Istituto per gli studi sulla pubblica opinione) ha condotto un sondaggio a livello nazionale intervistando un campione rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne: dall'indagine è emerso che un consumatore su 2 mostrava di aver sviluppato l'attitudine a distinguere e scegliere le aziende con le caratteristiche prima citate, rispetto a tutte le altre. Questo per dire che l'eco smart consumer non è il nome di una specie rara di consumatore, ma è l'etichetta che accomuna un esercito di persone, che alimenta e coltiva le proprie convinzioni attraverso le relazioni "di rete": ecco un altro tratto di questo consumatore. Si informa e condivide informazioni attraverso il web, attraverso i social network e le reti locali, come i gruppi di acquisto (GAS). 
Le imprese e le agenzie di comunicazione hanno dal canto loro cercato di rispondere ai bisogni di questo nuovo e potente mercato, spesso con esiti catastrofici. E' nato per esempio il termine greenwashing per indicare il repulisti di immagine cui molte aziende si sottopongono proprio per agganciare questo genere di consumatore. Si cerca di associare il proprio marchio o i propri brand a campagne ed iniziative volte alla tutela e al rispetto per l'ambiente ma, come dicevo, non sempre si centra il risultato, come nel caso di Ferrarelle.


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Per Langhe, Roero e Monferrato il riconoscimento come patrimonio Unesco è rimandato

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La candidatura di Langhe-Roero e Monferrato al riconoscimento Unesco di ”Patrimonio dell’Umanità” non è stata bocciata come molti hanno sostenuto, ma "rimandata" al 2013 perché sono stati richiesti degli approfondimenti al dossier di candidatura.
Dalla trentina di pagine stilate dalla International council on monuments and sites (si possono anche leggere sul sito Unesco) emerge che «il vitigno Nebbiolo e i vini Barolo e Barbaresco sono molto convincenti», mentre «deve essere meglio giustificato il modo in cui ognuna delle zone scelte contribuisca a dare l’eccezionale valore universale all’insieme». 
Fatte salve, quindi, le zone del Barolo e del Barbaresco, quelle del Moscato devono dimostrare l’unicità del prodotto che, si legge, «è presente in forme genetiche molto vicine in tutto il bacino del Mediterraneo», fino a dire che la zona di Loazzolo «sperimenta difficoltà dovute ai terrazzamenti su cui la meccanizzazione è difficile».
A influenzare il giudizio dei delegati del World Heritage Commitee (che il 29 giugno, a San Pietroburgo, saranno chiamati a sciogliere i nodi sulle proposte presenti sul tavolo di valutazione), sarebbe stata la frammentazione del dossier presentato dai rappresentanti del territorio: pare, infatti, che si sia voluto insistere eccessivamente sull’estetica delle vigne senza allargare il discorso, ovvero senza ricomprendere anche le cantine che, storicamente e culturalmente, hanno contribuito e non poco alla crescita e all’affermazione della viticultura. Il primo commento alla notizia è stato quello del vice-presidente della Regione, Ugo Cavallera: «L’ICOMOS, organo tecnico incaricato dall’Unesco per l’analisi del dossier di candidatura, riconosce il valore universale dei paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato come certo. E’ consuetudine nelle procedure di candidatura richiedere approfondimenti finalizzati alla continuazione del processo valutativo. Pertanto il gruppo di lavoro costituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Provincia di Alessandria, Asti e Cuneo, Associazione Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli e SITI, sta valutando le strategie da adottare per ottenere il riconoscimento ufficiale dell’UNESCO. Nei prossimi mesi sarà necessario adeguare il progetto alle osservazioni per rendere congruente il valore universale riconosciuto con i perimetri delle “core zone” in modo da riportare la candidatura all’attenzione dell’UNESCO già nel 2013».



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Le biomasse in provincia di Cuneo

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Il futuro incerto di alcuni progetti di centrali a biogas e biomasse legnose in provincia di Cuneo.
Tempi duri per chi vuol realizzare impianti a biomasse legnose o a biogas in provincia di Cuneo. La telenovela della centrale che dovrebbe sorgere tra Bra e Cherasco è solo l'episodio più eclatante: ne abbiamo già parlato in questo post ("La centrale a biogas di Cherasco, alla ricerca delle molteplici sostenibilità"), cercando di sottolineare l'importanza di un'analisi del caso concreto, al fine di determinare la bontà, o meno, di un'idea progettuale.
Quando non prevale il senso di allarmismo da parte dei cittadini, che spesso (ma non sempre) hanno poche nozioni e molti pregiudizi rispetto allo sfruttamento di queste due fonti energetiche rinnovabili, l'iter si blocca in conferenza di servizi, perché risulta necessario apportare integrazioni notevoli ai progetti presentati dai soggetti proponenti. A Chiusa Pesio gli abitanti hanno addirittura proposto al Sindaco di indire un referendum per dire no, una volta per tutte, al progetto di una centrale a biomasse da 400 kw, che dovrebbe sorgere nell'area compresa tra la collina del Mombrisone e la provinciale per Peveragno. Il Sindaco, dal canto suo, si è detto disponibile, ma solo quando vi sarà un progetto vero e non una semplice ipotesi.
A Mondovì invece gli imprenditori agricoli proponenti hanno rinunciato a presentare le integrazioni al progetto richieste dalla conferenza di servizi. A marzo un comitato spontaneo di cittadini aveva promesso di dar battaglia ed è di pochi giorni fa (venerdì 25 maggio) la dichiarazione del dirigente della Provincia Luciano Fantino - uff. Energia, secondo cui - dato che i proponenti non hanno presentato la documentazione richiesta entro i termini previsti dalla legge - si configura la chiusura di tutti i procedimenti autorizzativi, che tradotto significa che - almeno per il momento - la centrale non si farà.


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