Emergenza rifiuti in Campania: cronaca di una partita a carte fra Governo, Regione, Sindaco e, soprattutto, UE

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Il fatto: il Ministro Clini vorrebbe che Napoli ospitasse un secondo inceneritore, oltre a quello di Acerra, mentre il sindaco De Magistris si oppone. Sull'emergenza rifiuti in Campania, la solita italica partita a carte con tre giocatori: Governo, Regione stretta tra due fuochi, e Comune, che potrebbe procedere con il solito stillicidio di quotidiane scaramucce, se non fosse che l’Unione Europea ha ammonito duramente l'Italia e Napoli per un problema, quello della gestione dei rifiuti, che ormai si trascina irrisolto da molto, troppo tempo. Se l'emergenza non verrà risolta dalle Istituzioni nazionali e locali entro giugno, ci saranno per l'Italia conseguenze negative sul fronte economico: una multa giornaliera salatissima, da pagare.
Ma che cosa è successo?
La Corte di Strasburgo, con la sentenza del 10 gennaio 2012 (caso Di Sarno e altri c. Italia, n. 30765/08), ha dichiarato, a maggioranza, che l'Italia ha violato l'art. 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo con esclusione dell'obbligo delle autorità italiane di fornire informazioni sui rischi potenziali corsi dai ricorrenti nonché art. 13 (diritto ad un ricorso effettivo). Il caso riguardava lo stato di emergenza - dall'11 febbraio 1994 al 31 dicembre 2009 - in relazione alla raccolta dei rifiuti, trattamento e smaltimento nella regione Campania, dove i ricorrenti hanno vissuto e/o lavorato, ivi compreso un periodo di cinque mesi durante il quale l'immondizia si era accumulata per le strade cittadine. C’era da attenderselo. Nonostante i richiami più volte operati dalle Istituzioni europee al nostro Stato per risolvere la questione dei rifiuti nel territorio della Regione Campania, il problema, ormai radicatosi da anni, si era progressivamente ingigantito, conducendo, da un lato, la Corte di Giustizia ad infliggere reiteratamente condanne nei confronti del nostro Paese per non aver risolto il problema e, dall’altro, il legislatore nazionale ad emanare una legislazione emergenziale con cui erano state introdotte, a far data dal 2008, anche sanzioni penali di maggiore afflittività (punite come delitti e non come contravvenzioni) per cercare di fronteggiare il fenomeno.
L’Italia è sempre stata perciò nell’occhio del ciclone per la mancata gestione della crisi dei rifiuti in Campania. L'endemica tendenza all'emanazione di "provvedimenti tampone", aventi efficacia limitata nel tempo, la cui adozione era imposta da situazioni locali insostenibili, è riuscita in parte a fronteggiare soltanto situazioni di emergenza senza incidere su situazioni di crisi socio-economico-ambientali nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi.
Si erano, infatti, susseguite una indefinita serie di decreti e di ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri con cui dichiarava lo stato di emergenza in relazione all'aggravamento dello stato di crisi nell'attività di smaltimento dei rifiuti da parte dei comuni sull'intero territorio della regione Campania, soprattutto in materia di bonifica dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinati, di tutela delle acque superficiali e di dissesto idrogeologico del sottosuolo.
Per cercare di garantire un più efficace coordinamento si era anche provveduto alla nomina di numerosi “commissari straordinari” chiamati a gestire l’emergenza, dotati di superpoteri.
Lo stato di crisi cronica della gestione dei rifiuti nella Regione Campania aveva determinato la competente Commissione UE ad avviare un procedimento di infrazione contro l'Italia. La Commissione, in particolare inviava nel giugno 2007 una lettera di costituzione in mora con cui chiedeva l'invio di osservazioni entro un mese, stante l'urgenza e la gravità della situazione. Si riteneva che l'Italia fosse venuta meno agli obblighi della direttiva 2006/12/CE sui rifiuti in particolare per i seguenti punti: 1) mancanza di una rete di impianti di smaltimento idonea ad assicurare un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute umana; 2) gravi lacune nella raccolta dei rifiuti comunali e nella lotta allo smaltimento illegale; 3) accumulo di immondizie abbandonate per strada.

La Commissione riteneva, inoltre, che non solo l'Italia dovesse risolvere in tempi rapidi l'attuale crisi, ma dovesse anche creare le premesse per una raccolta e uno smaltimento compatibile con i principi fondamentali della normativa dell'UE, soprattutto allo scopo di proteggere la salute umana e tutelare l'ambiente. Nel testo della lettera si faceva infatti riferimento allo studio condotto dall'OMS che confermava il rischio elevato di mortalità e malformazioni congenite presente nelle province di Napoli e Caserta.
All'esito della procedura, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, con la sentenza C-297/08 del 4 marzo 2010, aveva condannato la Repubblica Italiana, ai sensi dell'art. 226 CE, per la violazione degli obblighi ad essa incombenti in forza degli artt. 4 e 5 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 5 aprile 2006, 2006/12/CE, relativa ai rifiuti, non avendo adottato, per la regione Campania, tutte le misure necessarie per assicurare che i rifiuti fossero recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza recare pregiudizio all'ambiente e, in particolare, non avendo creato una rete adeguata e integrata di impianti di smaltimento.
Con il D.L. 23 maggio 2008, n. 90, recante Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile (in G.U. n. 120 del 23 maggio 2008) convertito nella Legge 14 luglio 2008, n. 123, erano state, nel frattempo, introdotte numerose misure emergenziali, usando anche la mano pesante con gli autori dei reati in materia di rifiuti.
Nel 2009 veniva emanato il D.P.C.M. 18 dicembre 2009 "Proroga dello stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani nel territorio della regione Campania" (G.U. n. 303 del 31 dicembre 2009) ed il D.L. 30 dicembre 2009, n. 195 "Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile" (G.U. n. 302 del 30 dicembre 2009), prorogandosi di un altro anno, fino al 31 dicembre 2010, lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti urbani in Campania, operata dal D.P.C.M. 18 dicembre 2009.
L’emergenza era proseguita nell’anno 2011. Era stato prorogato al 31 dicembre 2011 il regime straordinario di gestione dei rifiuti nella regione Campania con il D.P.C.M. 25/3/2011 (G.U. 31/3/2011, n. 74). Non meno importante la Legge 24/01/2011, n. 1 (G.U. 24/01/2011, n. 18), di conversione del D.L. 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Fino all'ultimo atto: secondo la sentenza della Corte citata a inizio articolo, apparirebbe chiaro come nella gestione dello stato di emergenza rifiuti vi sia stata una violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e dell’articolo 8 della Convenzione relativa all’obbligo delle autorità italiane a fornire informazioni sui potenziali rischi innescati dalla particolare situazione e dal periodo di cinque mesi in cui i rifiuti venivano ammucchiati nelle strade.
In attesa di un dettagliato piano per la gestione dei rifiuti entro il 15 gennaio 2012, la Commissione europea aveva detto che avrebbe notificato una multa di venti milioni di euro più una sanzione quotidiana (di € 500.000) per ogni giorno di ritardo. Se, inoltre, non ci fossero state risposte su termovalorizzatore e discariche, l'Italia sarebbe stata nuovamente portata davanti alla Corte di Giustizia. Il commissario all'Ambiente a Bruxelles, Janez Potocnik, ha parlato di «vergogna che va avanti da anni» sottolineando che «non ci sono scuse» per i ritardi che sta accumulando la Campania soprattutto per ottenere risultati congrui sulla raccolta differenziata.
Il ministro Clini ha reagito appellandosi agli enti locali campani affinché si mettessero d'accordo sul paradosso nel frattempo determinatosi: da una parte il sindaco taglia dal piano rifiuti l'inceneritore de quibus  - in virtù di un accordo con il governo - puntando sulla differenziata e, soprattutto, sullo smaltimento dei rifiuti napoletani all'estero, mentre  la Regione sostiene che, finché qualcuno non darà valore legislativo all’accordo che ha tagliato l’inceneritore, Palazzo Santa Lucia va avanti in direzione contraria, proprio perché quella resta l’unica programmazione da offrire a Bruxelles. Tant'è, il commissario Alberto Carotenuto, nel  frattempo ha prodotto un nuovo bando per quell’impianto, poiché, dalla regione si sostiene: «Nell’accordo sottoscritto il 3 dicembre in prefettura - scrivono gli uffici di Stefano Caldoro - le istituzioni hanno convenuto sulla necessità di riesaminare l'accordo del 2008, relativo all'impianto di Napoli Est, e sulla possibilità di valutare ipotesi alternative connesse al miglior funzionamento del ciclo dei rifiuti. Compito delle istituzioni è il rispetto delle leggi, e predisporre e seguire gli atti amministrativi conseguenti. E' quello che il commissario per l'impianto, nominato dal presidente della giunta regionale sulla base delle vigenti disposizioni, sta svolgendo con rigore e responsabilità». In sostanza, a inizio anno non si trova l'accordo su come risolvere l'emergenza rifiuti, e di conseguenza su cosa scrivere nel piano da presentare all'U.E.
Così, per risolvere finalmente il problema e per evitare la maxi multa da 516 mila euro al giorno, il 25 gennaio scorso a Bruxelles il ministro Clini ha incontrato il commissario europeo Janez Potocnik per  illustrare i provvedimenti già applicati e quelli a breve termine per evitare di ritrovarsi i cumuli di immondizia nelle strade, e gli interventi strutturali che dovranno impedire nuove emergenze. L'Italia e la Commissione Ue lavoreranno insieme a livello tecnico per dare una risposta conclusiva alla crisi in Campania entro giugno: questo l'impegno assunto il 25 gennaio a Bruxelles dal commissario Ue all'Ambiente Janez Potocnik e dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini.
«È una lotta contro il tempo», ha dichiarato Potocnik, parlando di «tempo non illimitato». La Ue «non sospende alcuna procedura», ha precisato, ma tiene conto di «certi passi che sono stati presi» dalle autorità nazionali e locali. La Commissione Ue si è detta pronta a scongelare progressivamente i fondi di coesione all'Italia congelati nel quadro della procedura per i rifiuti della Campania, «sotto condizioni», ha poi aggiunto Potocnik dopo l'incontro con Clini.
I fondi di coesione che saranno scongelati da Bruxelles dovranno essere finalizzati a «sostenere il riciclaggio, le nuove tecnologie di gestione dei rifiuti e un aumento dell'efficienza della raccolta», ha ribattuto Clini.
La lettera italiana, che ha risposto uno per uno a tutti i rilievi mossi dalla commissione Ue, prevede sia il trasferimento fuori regione (e fuori Italia, a cominciare dalle navi per l'Olanda), come soluzione provvisoria, sia il potenziamento della raccolta differenziata e l'ampliamento della capacità delle discariche, come rimedio strutturale.
Base di partenza è il Piano regionale approvato dal consiglio e inviato in allegato al documento approntato dal Dipartimento delle politiche comunitarie. Nel Piano si parla di riduzione della produzione e di differenziata al 65% — in media — a fine 2012, insieme con un sistema di impianti. In realtà, alla Commissione non interessa quali e quanti impianti andremo a realizzare, ma in sostanza preme che siano sufficienti a smaltire in Campania i rifiuti che si producono nella regione. Quindi, in questa sede e in questa fase, è possibile non entrare nel merito del contrasto sull'impianto di Napoli Est. Un'altra parte di rifiuti potrà continuare ad andare fuori regione, ma in Italia, «fino all'ampliamento» di alcuni siti «per ovviare alla insufficiente capacità di discarica». La capacità delle discariche per il 2012, si spiega nella missiva indirizzata alla commissione Ue, è di circa 700 mila tonnellate (anche se attualmente i cinque siti arrivano a 232 mila). Dal 2013 viene previsto un incremento fino a un milione. Ma già ora, si spiega nella lettera, in Campania sono «ormai superate le condizioni di emergenza verificatesi nel 2008».
Ne riparleremo a giugno.


Fonti:
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/12/23/news/lite_sull_inceneritore_l_avvertimento_di_clini-27081284/
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-22/clini-entro-anno-revisione-182732.shtml?uuid=AasnCiNE
http://www.ipsoa.it/News/Sicurezza%20e%20Ambiente/italia_condannata_dalla_corte_di_strasburgo_per_incapacita_nella_gestione_della_crisi_dei_rifiuti_in_campania_id1064920_art.aspx
http://www.loccidentale.it/node/114142
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2012/25-gennaio-2012/rifiuti-clini-bruxelles-evitarela-maxi-multa-campania-1903003430757.shtml
http://www.lettera43.it/attualita/37608/rifiuti-l-ue-l-italia-non-ha-applicato-la-sentenza.htm